Wec

Published on Novembre 12th, 2021 | by Massimo Campi

0

WEC: l’importanza di essere primi

La Toyota ha conquistato i primi titoli mondiale della nuova serie Hybrid Hypercar

La Toyota GR10 di Jose-Maria Lopez, Kamui Kobayashi e Mike Conway transita per prima sotto la bandiera a scacchi della 6 Ore del Bahrain mettendo il secondo sigillo dell’anno nella neonata serie per le Hybrid Hypercar del FIA World Endurance Championship. È la terza vittoria consecutiva della vettura numero 7, e dopo il risultato nella successiva 8 Ore la numero 7 conquista il titolo piloti dopo la vittoria della casa nipponica nel titolo costruttori. Sui social imperversano subito i commenti “facile vincere quando si è soli”, una affermazione che sentenzia troppo facilmente il verdetto del primo campionato per il nuovo regolamento delle Hybrid Hypercar dopo gli ultimi due campionati vinti sempre dalla Toyota, con la TS050 Hybrid.

Certamente la casa nipponica ha corso praticamente da sola dal 2018 ad oggi, ricordiamo che i due campionati precedenti sono stati praticamente estesi oltre l’anno solare. La Toyota ha seguito l’esempio di alcuni suoi blasonati predecessori, quando hanno continuato a credere in una serie mondiale, soprattutto nelle gare di durata, vincendo titoli che sono rimasti negli albi d’oro dei campionati. La Toyota ha lottato contro Audi e Porsche dalla nascita del WEC, quando i tedeschi hanno abbandonato la serie è toccato al marchio giapponese tenere in vita le gare di durata, con il prototipo ibrido, dove ha ottenuto vittorie e gloria anche alla 24 Ore di le Mans. Finita l’era dei costosissimi prototipi ibridi, è nata l’dea della nuova serie con le vetture Hybrid, con unità molto più semplici e meno costose dei precedenti prototipi che avevano la tecnologia basata sul consumo in megajoule, con costi elevatissimi di sviluppo e gestione in gara. Serviva un cambio di rotta, un ridimensionamento delle vetture e dei costi, con i tedeschi che sono fuggiti via e la Toyota, praticamente unica a credere nella nuova formula, che ha presentato il suo primo prototipo Hybrid alla 24 Ore di Le Mans sorprendendo le altre case costruttrici.

Da quel momento il nuovo regolamento Hybrid ha subito una serie di stop e di rimandi, con tutti gli altri ipotetici costruttori interessati che hanno iniziato a porre limiti e condizioni, mentre il costruttore del sol levante, senza opporre limiti e resistenze, ha continuato a credere in questa nuova categoria. La federazione è dovuta ricorrere ai ripari, promuovendo la nuova categoria LMDH ovvero la Le Mans Daytona Hypercar, in pratica una nuova generazione di prototipi ibridi basata sulla classe LMP2 con l’aggiunta di una unità elettrica aggiuntiva realizzata dalla Williams Advanced Engineering in accodo con la Bosch e la X-Trac per la trasmissione. Sicuramente il lancio della LMHD darà i suoi frutti omogeneizzando le vetture nelle varie serie che corrono a livello internazionale, con uno scambio tra il WEC, la ACO Promotrice della 24 Ore di le Mans e l’IMSA Statunitense.

La Toyota invece ha creduto da sempre nella nuova Hypercar, senza contestazioni e proclami a vanvera ed il risultato ottenuto è solo il frutto del lavoro svolto. Credere in una nuova categoria, per un grande costruttore, è sempre stato un netto vantaggio rispetto alla concorrenza che ora deve solo inseguire e cercare di raggiungere i risultati conquistati. La storia sportiva spesso si legge con le cifre e con le vittorie ed il palmares della Toyota rimarrà impresso negli annali, il torto è solo di chi non ha saputo credere da subito e non è sceso nella competizione.

Gli esempi si sprecano, basta tornare indietro e riguardare gli albi d’oro per vedere tanti esempi simili a quelli della Toyota. Se riguardiamo quello che è successo negli anni ’70 il parallelo è emblematico: la Federazione Internazionale annuncia che per il 1972 verranno abolite le grosse sport di 5 litri a favore dei piccoli prototipi di 3 litri. La Ferrari è la prima a sapere cogliere l’opportunità: ha il motore già pronto, il nuovo 12 cilindri boxer della Formula Uno, basta costruire attorno un buon telaio e svilupparlo a dovere per vincere. Così l’equipe diretta da Mauro Forghieri realizza la 312P, rinunciando a sviluppare la 512M in versione ufficiale che avrebbe potuto battere la rivale Porsche 917 nel 1971. Le rivali della Ferrari per il 1972 si chiamano Alfa Romeo a Matra, ma la prima non ha una vettura abbastanza competitiva, la 33 con il V8 di tre litri non ha la potenza necessaria per competere con il 12 cilindri boxer di Maranello, la Matra invece punta solo alla 24 Ore di Le Mans, e la Ferrari vince a man bassa l’ultimo titolo mondiale nelle gare di durata. L’anno successivo la Ferrari deve risolvere i problemi con la F.1, abbandona lo sviluppo della 312P e tocca alla Matra, che si impegna per tutto il campionato, la vittoria finale, ma negli albi d’oro rimane la Ferrari come vincitrice del primo titolo mondiale con i prototipi di 3 litri.

Chi ha saputo sfruttare diverse volte l’effetto di essere la prima a sviluppare una nuova tecnologia e la Porsche. Finita l’era mondiale della Porsche 917, inizia quella del turbo, i tecnici di Zuffehausen applicano la sovralimentazione al 12 cilindri boxer tedesco e vanno in America, dove non c’è nessuna limitazione tecnica, a dominare nella corse del nuovo continente. La 917 Turbo sarà la prima vettura a vincere le agre con il turbocompressore e rimarrà una icona nella storia del motorsport. Ma la Porsche capisce che la nuova occasione è nelle gare mondiali e prepara una nuova vettura turbocompressa derivata dalla 911 turbo di serie. Nasce la Porsche 934 e la sua evoluzione la 935. Nessun altro costruttore si impegna nella categoria Silhouette con la 935 che domina la scena mondiale e sarà la prima vettura turbocompressa derivata dalla serie a vincere anche la 24 Ore di Le Mans.

Anche l’Alfa Romeo approfitta dell’opportunità, la sua 33TT12 è una vettura realizzata nel 1973, ma è nel 1975 che viene impiegata nel Campionato Mondiale Marche che viene corso solo da alcune vetture gestite da team privati. L’Alfa Romeo è l’unica marca ufficiale che corre nella serie, contro avversari di inferiore  valore tecnico e conquista finalmente il suo titolo mondiale ripetendo i risultato nel 1977 nel Campionato Mondiale sport con la 33SC12. L’avventura della Alfa Romeo in quegli anni è molto simile a quella Toyota di questa stagione, l’importante è stato credere nella categoria!

Finita l’era silhouette, inizia quella della nuova categoria che pone il contenimento dei consumi come priorità nella gare. Tutti i principali costruttori snobbano la nuova categoria ad accezione della Porsche che, nel 1982, scende in pista con al 956 che domina subito la serie oscurando tutti gli altri partecipanti per un lustro.

La storia si ripete negli anni ’90 quando la ACO, per rivitalizzare gli schieramenti della maratona francese, promuove la nuova categoria GT1 basata sulla evoluzione della Granturismo che corrono nella serie BPR europea. La Porsche capisce l’opportunità e realizza la 911 Gt1, altra vettura iconica nella storia del motorsport.

Finita l’epoca delle Gt1, che ormai sono dei prototipi mascherati da Gt, inizia l’epoca delle barchette con la nuova categoria Le Mans Prototipe, ed è nuovamente un costruttore tedesco a credere in questa formula tecnica: l’Audi. Con la R8 a benzina munita della iniezione ad alta pressione, vince la sua prima 24 Ore di le Mans nel 2000 e va a vincere anche la nuova America Le Mans Series oltreoceano.

La ACO apre la 24 Ore di le Mans alle nuove tecnologie ed è sempre l’Audi con la R10 Tdi a conquistare la prima vittoria con un motore turbodiesel a gasolio nel 2006. La storia si ripete nel 2012 quando l’Audi R 18 E-Tron Quattro di Fassler-Lotterer-Treluyer passa per prima sotto la bandiera a scacchi sul tracciato della Sarthe.

Insomma per conquistare un posto d’onore nella storia è importante essere i primi ad intuire le possibilità e la potenzialità che possono offrire nuovi regolamenti tecnici, ed in questo caso la Toyota ha saputo approfittare di una opportunità che gli ipotetici avversari non hanno saputo sfruttare. Per le prossime stagioni sembra che la categoria delle Hybrid Hypercar abbia un futuro roseo, con nomi come Ferrari, Peugeot, BMW, Porsche, Audi che stanno studiando il ritorno nella gare di durata, ma per tutti ci sarà un avversario da battere, la Toyota che ha già conquistato il suo primato nella storia.

Immagini © Massimo Campi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email

Tags: , , , , , , ,


About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



Back to Top ↑