Storia

Published on Settembre 6th, 2021 | by Massimo Campi

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Gran Premio d’Italia nella storia: 8 settembre 1991, Mansell è imprendibile

Di Carlo Baffi

Partiamo da un antefatto che ha luogo venerdì 23 agosto a Spa. Nelle prove del Gran Premio del Belgio, sull’impegnativo e insidioso tracciato delle Ardenne fa il suo esordio un giovane tedesco di 22 anni, tale Michael Schumacher. Tale per il grande pubblico, ma non per gli addetti ai lavori che lo considerano uno dei giovani più promettenti del panorama motoristico. Michael scende in pista al volante della verde Jordan numero 32, dove ha preso il posto del francese Bertrand Gachot, finito nelle patrie galere del Regno Unito per aver malmenato un taxista londinese. Dal paddock della pista belga, i colleghi di Gachot, lanciano perfino un singolare appello indossando delle t-shirt bianche con la scritta “Save Bertand Gachot !” Dunque, trovatosi senza pilota di punto in bianco, il bizzarro Eddie Jordan offre la monoposto al giovane, ma dietro il corrispettivo di 150 mila sterline, versato grazie all’appoggio della Mercedes, con cui Schumacher ha disputato il mondiale prototipi. Il circuito belga si trova a poche decine di chilometri da Kerpen, ma Michael non vi ha mai girato. Per cui il giorno precedente le prove, il tedesco familiarizza con la pista percorrendo in bicicletta quei saliscendi e quelle curve da brivido. Schumi però dimostra subito di che pasta è fatto, piazzandosi 7° in qualifica. Purtroppo il suo primo Gran Premio dura solo poche centinaia di metri. Un problema alla frizione lo costringe a parcheggiare la vettura e ad alzare bandiera bianca. Ma la brillante prestazione in qualifica non passa certo inosservata. Flavio Briatore, vulcanico team principal della Benetton, mette subito gli occhi sul rookie; qualcuno dice ingolosito anche dalla presenza del munifico budget della Mercedes. Con un vero e proprio blitz, Briatore strappa Schumacher alla Jordan e lo promuove al volante della propria monoposto già dal G.P. d’Italia. Sono passati solo quindici dall’esordio di Spa. A farne le spese è il brasiliano Roberto Moreno, che vedendosi appiedato dalla sera alla mattina, ricorre in tribunale ed il Pretore di Monza ordina il sequestro della Benetton destinata al tedesco. Jordan dal canto suo alza la posta e s’intuisce che la questione può essere risolta in tempo utile soltanto con un congruo versamento. L’accordo tra Briatore e Jordan viene raggiunto nelle stanze dell’Hotel Villa d’Este sul lago di Como alla presenza di Bernie Ecclestone.

Un contratto siglato in extremis, solo poche ore prima dell’inizio delle prove a Monza. Moreno ottiene il pagamento dell’ingaggio fino a fine stagione ed il posto sulla Jordan, per contro Michael può calarsi nell’abitacolo della Benetton. Una vettura sicuramente più competitiva della precedente, ma che non conosce. Per lo meno con la Jordan aveva potuto fare un test a Silverstone qualche giorno prima di Spa, abbassando il record della scuderia sulla pista inglese. Suo compagno è niente meno che il tre volte iridato Nelson Piquet. Il carioca è fine carriera e a Monza taglierà il traguardo dei 200 Gran Premi, ma vanta grande classe ed esperienza. Un confronto che a detta di molti sarà impietoso, con quell’esordiente destinato a fargli da spalla. Mai dire mai però. Intanto però il “caso Moreno” ha sollevato non poche critiche nel paddock. Lo stesso Piquet si pronuncia a favore del connazionale, forse ha capito che il giovane tedesco non è proprio “mansueto” quanto Moreno. Ricordiamoci sempre che per un pilota il primo avversario è il suo compagno di squadra. E pure Senna per una volta si trova d’accordo con Nelson. Il paulista non esita a manifestare il suo disappunto a Briatore ed alla stampa:” L’appiedamento di Moreno è stato una cosa disgustosa – attacca Ayrton – Non è giusto cambiare un pilota senza che ci sia una causa di forza maggiore. A questo punto i contratti non valgono più niente, perché nessuno è più disposto ad osservarli. Prevale la legge del più forte. Noi piloti di alto livello, avremmo dovuto dire qualcosa.” Decisamente più sarcastico Ron Dennis, team boss McLaren, che incontrando Eddie Jordan pare gli abbia detto:” Benvenuto nel club dei piranha.” Il tempo rivelerà che Briatore ha visto nella giusta direzione e proprio grazie a Schumacher, la scuderia compirà quel salto di qualità che le permetterà di spodestare i top team del Cirucus.

Il riferimento è diretto a McLaren e Williams, che stanno dettando legge nella stagione 1991. I protagonisti infatti sono Senna e Mansell. Il brasiliano della McLaren-Honda ha grandi possibilità di bissare il titolo vinto nel 1990 , ma il “Leone britannico” dispone di una Williams-Renault molto competitiva. Ayrton arriva a Monza da capoclassifica con 71 punti, Nigel è a 49: un gap non esiguo, ma il britannico è deciso a vendere cara la pelle. La Ferrari non è certo all’altezza dell’anno prima e deve limitarsi a stare alla finestra. Una situazione che crea delle tensioni al punto che il direttore sportivo Cesare Fiorio è stato costretto a lasciare Maranello. Non è più in sintonia con la dirigenza, in particolare col Presidente Piero Fusaro. Ma all’origine di questo divorzio, più che la carenza di risultati c’è il pre-contratto stipulato con Senna. E’ lo stesso brasiliano a confermare i contatti, rivelando che l’accordo sfumò mentre era in dirittura d’arrivo. I fatti risalgono all’anno prima e quando Prost venendo a conoscenza della trattativa tra Fiorio e Senna si oppose con tutte le sue forze all’arrivo del suo acerrimo rivale. Non solo trovò l’appoggio di Fusaro, ma pure dall’avvocato Agnelli, mettendo in salita la figura del direttore sportivo del Cavallino. Ma torniamo a Monza. Nelle prove del venerdì prevale Senna con 1’21”114 alla media di 257,42 km/h, davanti a Mansell per soli due decimi. A seguire Berger (McLaren), Patrese (Williams), le rosse di Alesi e Prost, Schumacher, Moreno e Piquet. Il sabato nessuno riesce a migliorare il tempo di Senna che s’aggiudica la pole. Mansell partirà al suo fianco. Berger e Patrese sono in seconda fila. Precedono Prost, Alesi e Schumacher davanti a Piquet. Michael è settimo, proprio come nelle qualifiche di Spa, è sereno e scherza:” Nel G.P. del Belgio ho percorso 500 metri, qui spero di fare più strada.” Un auspicio che verrà presto confermato dai fatti. Alla partenza, Senna mantiene il comando seguito da Mansell, Berger, Patrese ed Alesi. Il brasiliano cerca di prendere il largo, la sua MP4/6 gli permette di sfruttare una buona accelerazione in uscita dai tornanti veloci e quindi di allungare. La sua fuga dura 25 tornate, con Mansell che lo bracca. L’inglese però si rende conto che sta forzando troppo sollecitando le gomme e altre parti della vettura. Decide così lasciare attaccare il compagno Patrese che s’è portato alle sue spalle. Riccardo è un fulmine e una volta raggiunto il leader lo passa alla variante Ascari salutato dall’entusiasmo della folla. La gioia del padovano però è breve. Nel giro dopo, giunto all’Ascari, non gli entra un marcia e va in testa coda, riuscendo comunque a tornare in pista. E’ scalato al terzo posto, ma sarà tradito dal cambio. Malgrado l’ennesima botta di sfortuna, Riccardo si consolerà dicendo:” Prima o poi vincerò anch’io.” Mansell, tornato secondo rompe gli indugi e muove all’assalto di Senna, lo mette nel mirino a sempre all’Ascari lo infila. Ayrton cerca di resistergli arrivando lungo, deteriora i suoi pneumatici e deve cedere il passo. Per nulla rassegnato il paulista si fionda ai box cambia le gomme e torna in battaglia: deve assolutamente guadagnare posizioni pensando alla classifica. Una volta davanti, Nigel diventa si trasforma in lepre. Ad inseguirlo è Prost su una Ferrari tornata competitiva. Senna però è indiavolato: dalle retrovie risale passando prima Schumacher, poi Berger ed infine il “Professore”. Mansell però è imprendibile e Ayrton si accontenta della piazza d’onore. La gara sarebbe ormai decisa se nonché ai box Williams inizia a salire una certa tensione. Dai computer giungono segnalazione poco rassicuranti ai tecnici della Renault. La temperatura dell’acqua della FW14 è alle stelle e si teme un cedimento improvviso del V10. Nel dopo gara si apprenderà che le foglie secche ed alcuni pezzi di carta hanno finito per ostruire parte delle griglie dei radiatori.

I fantasmi di un possibile ko svaniscono quando Mansell taglia il traguardo vittorioso. Per Nigel si tratta del primo trionfo nel “Tempio della Velocità” ed il quarto stagionale. “Ancora un giro e gli saltava il motore” confesserà nel dopo gara Bernard Dudot, responsabile dei motoristi transalpini. Senna si dice soddisfatto del risultato:” La Williams era imprendibile. Col passare dei giri sulla mia McLaren, gli pneumatici si degradavano in modo anomalo, perché la vettura non era ben equilibrata. Il secondo posto mi va bene – prosegue il leader del mondiale – il tempo lavora a mio favore ed ora per Mansell nel mondiale tutto è più difficile.” L’attenzione però è tutta per Schumacher giunto quinto alle spalle di Prost e Berger, precedendo Piquet autore di una rimonta dopo un’uscita di strada. “Conoscevo la pista di Monza – rivela Schumi – e grazie alla Benetton è stato tutto facile. Sono sorpreso di essere finito a punti.” Insomma un’ulteriore conferma per il rookie che chiuderà nei primi sei anche in Portogallo e Spagna. L’anno dopo firmerà la sua prima vittoria ed inizierà la sua grande scalata. A fronte di quanto visto a Monza, Mansell accorcia il distacco da Senna recuperando 4 punti, ma alla fine sarà Ayrton a fregiarsi del suo terzo titolo mondiale. La McLaren-Honda sarà campione tra costruttori, avendo la meglio sulla Williams e la Ferrari. Già il Cavallino….Malgrado il terzo posto in Italia ed il secondo in Spagna di Prost che aveva espresso un parere positivo sui progressi della rossa, il rapporto tra il Professore e la rossa si troncheranno di colpo dopo il Gran Premio del Giappone. Il francese criticherà la 643 definendola “un camion”. Termini non tollerati dai vertici di Maranello che avranno come conseguenza il licenziamento di Alain, sostituito per l’ultimo round di Adelaide con Gianni Morbidelli. E dire che proprio in occasione del Gran Premio d’Italia, Fusaro aveva confermato Alesi e lo stesso Prost per il campionato 1992.

Immagini © Massimo Campi

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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