Storia

Published on Aprile 25th, 2021 | by Massimo Campi

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25 aprile 1982, Gilles ed il tradimento di Pironì

Il 25 aprile 1982, nel Gran Premio di San Marino, inizia, con un tradimento da parte di Pironi, lo strappo tra Gilles Villeneuve e la Ferrari

Il 25 aprile del 1982 ci fu una edizione indimenticabile del Gran Premio di San Marino ad Imola, una gara che entrerà subito nella storia, per tutta una serie di motivi, ma soprattutto per quella rottura nell’infiammato cuore dei ferraristi: la gara che decreterà l’inizio della fine di Gilles Villeneuve.

Su quella gara verranno scritti fiumi di inchiostro, una miriade di illazioni, ci saranno tante verità, con una serie infinita di sfaccettature che a distanza di 35 anni sanno ancora colpire come un pugnale. Ma veniamo ai fatti. Quella gara era nata in modo strano, nella polemiche tra la Fisa e la Foca, le due federazioni che governavano il mondo della F.1. Si era entrati nell’era dei motori turbo. Da una parte c’erano i grandi costruttori, quelli che si potevano permettere le nuove tecnologie, riuniti sotto l’egida della FISA con Jean Marie Balestre come capo, mentre gli assemblatori inglesi, spesso ancora con in V8 Cosworth aspirato, facevano capo alla FOCA di Bernie Ecclestone. Per equiparare le prestazioni i sostenitori dell’aspirato correvano con macchine sottopeso con dei serbatoi di stoccaggio dell’acqua che venivano riempiti all’ultimo pit stop prima dell’arrivo e delle successive verifiche.

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Il 20 aprile il Tribunale della FIA accolse il ricorso presentato da Ferrari e Renault in merito al Gran Premio del Brasile, squalificando Nelson Piquet (su Brabham) e Keke Rosberg (su Williams), giunti rispettivamente, primo e secondo. La sentenza, inappellabile, ribadì che il peso minimo delle monoposto non poteva scendere sotto i 580 kg, e che i rabbocchi effettuati al termine della gara non potevano essere considerati come regolari. Il giorno successivo, dopo una riunione a Londra, la FOCA, guidata da Bernie Ecclestone, decise per il boicottaggio della gara imolese ed alcuni  van delle scuderie inglesi, già presenti sul circuito romagnolo, ritornarono presso le loro sedi.

Le scuderie presenti si riducevano così a Ferrari, Renault, Osella, Alfa Romeo e Toleman, tutte spinte da motori turbo, o comunque interessate in futuro a dotarsi di un motore sovralimentato. Rimasero anche la Tyrrell e la Arrows: avevano sponsor italiani e non correre ad Imola avrebbe significato la rottura dei contratti.

In questo clima di grande tensione si apriva la quarta prova stagionane della F.1. Le Renault ottennero la prima fila dello schieramento.

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Alla partenza i primi quattro piloti mantennero le loro posizioni, con René Arnoux che precedeva Alain Prost e le due Ferrari. Le due vetture italiane però, già nel corso del primo giro, alla Piratella, passarono Prost e la gara del francese terminò dopo solo sette giri, per un problema elettrico. Il vantaggio di Arnoux, sulle due Ferrari, si riduceva con Villeneuve che tentò, senza successo di passare il francese. Al ventiduesimo passaggio Pironi passò Villeneuve, per esserne poi ripassato al giro 26. Un giro prima, nel frattempo, Bruno Giacomelli, quinto, si era ritirato col motore fuori uso.

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Al giro 27 Villeneuve ebbe la meglio su Arnoux, con un sorpasso alla Rivazza; quattro giri dopo però, al Tamburello, il pilota della Renault riprese il comando della gara; ne approfittò anche Pironi, che passò nuovamente il suo compagno di scuderia, per il secondo posto. Il canadese, però, già alla Piratella, recuperò la piazza d’onore.

Nei giri successivi continuò la lotta tra i primi tre: al giro 35 Pironi passò ancora Villeneuve, col canadese che si riportò secondo al giro 41. Al quarantacinquesimo passaggio René Arnoux fu costretto ad abbandonare la gara, con il motore fumante. Ora la classifica vedeva, con ampio margine, al comando le due Ferrari, seguite dalla Tyrrell di Michele Alboreto, poi Jean-Pierre Jarier, Eliseo Salazar e Manfred Winkelhock.

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Un giro dopo, approfittando di un errore di Gilles Villeneuve, Didier Pironi prese il comando della gara. La lotta fra i due proseguiì, così che al giro 49 il canadese, con un’azione alla Tosa, ritornò a condurre. La situazione tra i due ferraristi iniziava ad essere incandescente e dai box della scuderia italiana venne esposto il cartello “SLOW”, che di fatto imponeva ai piloti di preservare le vetture. Pironi però, al giro 52, superò ancora Villeneuve, che, a sua volta, cercò di insidiare ancora il francese, fino all’arrivo. A un giro dal termine, sempre alla Tosa,Gilles Villeneuve riprese a condurre, ma all’ultimo giro, Pironi, giunto al Tamburello, si portò all’esterno di Villeneuve, per passarlo nella curva seguente.

Didier Pironi vinse così per la prima volta con la Ferrari, la seconda in carriera nel mondiale di F1. Terzo giunse Michele Alboreto, al suo primo podio iridato, quarto Jean-Pierre Jarier, che conquistò così i primi punti in F1 dell’Osella.

Questi i semplici fatti di cronaca, ma per capire bene cosa hanno poi scatenato bisogna porsi una domanda: che cosa significava la Ferrari per Gilles Villeneuve e cosa era diventato il pilota per la Ferrari?

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Gilles Villeneuve è stata l’ultima grande scommessa di Enzo Ferrari. “Io gli volevo bene” sono le considerazione del Drake che dicono tanto sul loro iniziale rapporto.

Gilles Villeneuve aveva dato tutto alla scuderia di Maranello, soprattutto era stato un passo indietro nel 1979, mai ostacolando, anzi aiutando Scheckter nella conquista del titolo mondiale. Poi gli anni bui dello sviluppo del Turbo, i ritiri, ma anche la fama di duro e puro conquistata. Ma la leggenda di Gilles stava oscurando quella del cavallino rampante e ad Enzo Ferrari iniziava a stare stretto quel rapporto: non gli erano mai piaciuti i piloti che riuscivano a sovrastare la fama delle sue macchine. Alcuni esempi: John Surtees, Manuel Fangio, Niki Lauda, rapporti alla fine interrotti con strascico di polemiche.

Gilles iniziava ad intuire che il vento a Maranello stava cambiando nei suoi confronti e si stava pensando di scappare via per realizzare un proprio team. A Maranello di sicuro il Drake nel vedere le immagini provenienti dal Santerno non si scompose, perché tanto alla fine a vincere fu una Ferrari e non prese mai le sue difese

Ormai tra i due ex amici Gilles e Didier, era scoppiata una guerra che da tempo covava sotto la cenere di un rapporto che era giunto all’epilogo. Il canadese si sentiva tradito e per lui, uomo abituato alla lotta leale e senza compromessi, questa fu come una pugnalata alla schiena.

Solo un uomo sapeva fino in fondo quanti sacrifici aveva fatto il canadese per la Ferrari e quel giorno non era ad Imola: Mauro Forghieri era via, per motivi famigliari, per la malattia di suo figlio. Fosse stato sul Santerno non avrebbe mai fatto esporre quell’anonimo cartello “slow”, ma un cartello molto più chiaro con scritto 1° Gilles – 2° Didier.

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“Tradimento”, questa parola è risuonata nella mente del canadese, un urlo lacerante, nella sua mente, su quel podio mentre la folla in delirio applaudiva i due ferraristi. “Vendetta” è l’altra parola sicuramente risuonata nella sua mente per due settimane, fino all’epilogo di quel tragico 8 maggio a Zolder!

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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