Mauro Forghieri compie 86 anni – di Carlo Baffi
Buon compleanno a Mauro Forghieri ! Modenese doc le cui invenzioni hanno portato il Cavallino a conseguire successi indimenticabili e rivoluzionato la F.1. Nato il 13 gennaio del 1935, Forghieri, figlio di Reclus, un meccanico specializzato in forza alla Ferrari varca per la prima volta i cancelli di Maranello nel 1957, quando è ancora studente in ingegneria per uno stage di un mese e mezzo. Passano due anni, arriva la laurea e scatta l’assunzione. Inizialmente Forghieri lavora allo sviluppo dei propulsori sotto la direzione di Chiti. La svolta ha luogo nel ’61, con il licenziamento del gruppo dei maggiori dirigenti della Rossa. Perso Chiti, Ferrari decide di dar fiducia al giovane tecnico modenese promuovendolo responsabile del reparto tecnico, sia per le monoposto di Formula 1, che per le vetture Sport Prototipo. Ha così inizio la grande avventura in Ferrari. La prima vittoria sotto la conduzione tecnica di Mauro Forghieri, va in scena al G.P. di Germania, ad opera di John Surtees sulla rinnovata 156 nel 1963. L’anno dopo il fuoriclasse inglese porterà il mondiale a Maranello. Ma negli anni ’60, il Cavallino è grande protagonista anche nel Mondiale Marche, nonostante l’agguerrita concorrenza del colosso Ford e della Porsche. Dalla matita di Forghieri nasce la 330P4, un prototipo spinto dal V12, che dominerà la 24 Ore di Daytona del 1967, con tre vetture rosse che taglieranno il traguardo in parata allineate orizzontalmente; una trovata coreografica dell’allora direttore sportivo Franco Lini per celebrare questo trionfo proprio in casa della Ford. Una sorta di vendetta nei confronti del colosso a stelle e strisce che l’anno prima a Le Mans, aveva fatto arrivare appaiate le proprie GT40. Altro capolavoro che scaturirà dal tecnigrafo dell’ingegnere emiliano sarà la 312T che riporterà ai vertici della F.1 la Ferrari a partire dalla metà degli anni ‘70. Va precisato però che gli studi iniziali di questo progetto, Forghieri li iniziò nel ‘72 con la B3 soprannominata “lo spazzaneve”, per via dell’originale parte anteriore. Due anni più tardi fa la sua comparsa un’ulteriore evoluzione, la 312B3 da cui ha origine la svolta. Con questa monoposto infatti, dopo un 1973 deludente, il Cavallino si gioca l’iride con Clay Regazzoni fino all’ultimo round nel ’74, perdendolo per tre sole lunghezze dal brasiliano Emerson Fittipaldi. Si giunge così all’indimenticabile 1975 con la marcia trionfale della sopracitata 312T. Una vettura velocissima dotata di cambio trasversale, competitiva su tutte le piste, con cui Lauda riporta la rossa sul tetto del mondo dopo undici lunghi anni di purgatorio.
Anche la 312T2 sarà molto competitiva, ma nel ‘76 dovrà inchinarsi alla McLaren di Hunt, complice il grave incidente patito da Lauda al Nurburgring. Si rifarà nel 1977 sempre guidata da Lauda e dopo un 1978 a secco, ecco che Forghieri crea una nuova arma micidiale, dopo vari studi condotti in galleria del vento in base alle ricerche dell’ingegner Gian Franco Poncini: è la 312T4. Una vettura che per via delle sue linee un po’ schiacciate viene soprannominata ironicamente la “ciabatta”, ma che una volta scesa in pista metterà in riga la concorrenza. E’ il 1979 quando il sudafricano Jody Scheckter diventa campione del mondo, precedendo il compagno Gilles Villeneuve. E la Ferrari si impone nella classifica costruttori. Con l’arrivo dell’era turbo, nata sulla scia della soluzione portata dalla Renault, Forghieri accetta la sfida e a Maranello si comincia a pensare di realizzare un modello spinto da un propulsore sovralimentato. Nel 1981 fa il suo debutto ufficiale la 126CK che a Monte Carlo coglie la sua prima affermazione con Villeneuve. Col passare del tempo e delle gare, il turbo costruito a Maranello si dimostrerà più efficiente e soprattutto più affidabile di quello targato Renault. La nuova 126C2 schierata nella stagione 1982, si rivelerà vincente e nonostante la disgrazia legata a Villeneuve e al grave incidente di Pironi, il Cavallino potrà fregiarsi del titolo costruttori. Un traguardo che viene raggiunto anche l’anno successivo con il modello 126C3, uno degli ultimi progettati da Forghieri. Si tratta della prima Ferrari il cui chassis viene realizzato interamente in carbonio, che però rispetto alla vetture prodotte oltre Manica, introduce la scocca integrata con la carrozzeria. Sul finire dell’84, il progettista modenese si allontana dalle competizioni per operare presso la Ferrari Engineering, una divisione staccata dal Reparto Corse, dedita alla ricerca di soluzioni innovative applicabili ai modelli stradali. Frutto di questo nuovo impegno sarà proprio l’ultima Ferrari firmata da Forghieri, la 4084RM. Sulla lunga e prestigiosa avventura in rosso, con 4 titoli piloti, 7 mondiali costruttori e 54 Gran Premi vinti calerà dunque il sipario quando nel 1987, l’ingegnere darà inizio ad un nuovo capitolo della sua luminosa carriera, alla corte della Lamborghini. Suo è il progetto di un nuovo 12 cilindri da 3500cc che esordirà in F.1 nel 1989 sulla Lola Larousse, per estendere la fornitura alla Lotus nel ’90. Nel 1991 l’impegno sarà ancora più grande, con la nascita del Modena Team e l’esordio nel Circus della Lambo 291. Un’esperienza che malauguratamente dura solo una stagione, ma che non frena la passione e la voglia di mettere in partica nuovi concetti da parte del geniale Forghieri. A Modena nasce infatti la Oral Engineering, dove il progettista profonde grande un grande impegno. Un’azienda rivolta allo studio e alla produzione di prototipi che vanno dalle varie componenti delle autovetture, dalle moto da competizioni alle monoposto di F.1, passando per le barche. Della serie un nuovo capitolo di una storia che non ha eguali.
Illustrazione ©Carlo Baffi.