Published on Settembre 6th, 2020 | by redazione

Gasly vince il GP d’Italia 2020

Il pilota dell’Alpha Tauri vince una gara follemente divertente – di Carlo Baffi

Era il 14 settembre del 2008, quando dopo un fine settimana condizionato dalla pioggia, il Gran Premio d’Italia salutava la vittoria di Sebastian Vettel al volante della Toro Rosso, la ex Minardi. Si trattava del primo successo in F.1 per entrambi. Da quel giorno ne è passato di tempo. Vettel s’è laureato campione del mondo per quattro volte, mentre la scuderia di Faenza non ha più vissuto momenti fantastici come quello, ormai ricordato come un miracolo irripetibile. Ma mai dire mai, perché i miracoli possono ripetersi, soprattutto se corri su una pista come quella di Monza, capace di regalare quelle magie che dal 1922 alimentano la sua leggenda. Ebbene ieri s’è scritta una nuova pagina importante con il 71° Gran Premio d’Italia.

 

Un’edizione che fa già parte della storia del motorsport; e non tanto perché disputata a porte chiuse causa le misure anti-Covid, bensì per i continui colpi di scena che hanno animato una corsa che pareva avviata ad un monotono epilogo, con il solito dominio del binomio Mercedes-Hamilton. A trionfare è stato Pierre Gasly, classe ’96, alla sua quarta stagione nel Circus ed alla sua prima vittoria nel mondiale. Il francese s’è imposto ed è qui che viene il bello, al volante di un Alpha Tauri, ovvero la ex Toro Rosso. Pensate, sullo circuito di casa, il medesimo di oltre vent’anni fa,  s’è materializzata la seconda affermazione per la scuderia di Franz Tost. In sostanza un altro miracolo. E c’è di più, perché dietro la AT01 motorizzata Honda si sono piazzati altri due outsider: Carlos Sainz jr su McLaren Renault e Lance Stroll sulla Racing Point Mercedes.

Un podio giovane, come è stato sottolineato da Hamilton a fine gara, risultato di una gara folle in cui sono subentrate numerose variabili che alla fine hanno fatto saltare il banco. Ma per comprendere meglio il tutto ripartiamo dall’inizio, quando le monoposto si posizionano sulla griglia in attesa del via in un’atmosfera irreale con le tribune vuote. Allo spegnimento dei semafori, Hamilton scatta in testa e affronta la prima variante mettendosi alle spalle Sainz, bravo a passare un Bottas molto lento. Malgrado sia al volante della potente W11, il finnico arranca  ritrovandosi in balia dei rivali. Viene superato prepotentemente da Norris alla Roggia e poi da Perez. Si attacca alla radio lamentando di avere poco equilibrio, ma gli viene detto che la vettura è ok e di continuare. Hamilton intanto allunga, con le McLaren che cercano tenere il passo.

E’ il preludio al trionfo numero 90 dell’esacampione ? Chissà… Le Ferrari, come da previsione, navigano nelle retrovie stracariche dei loro guai: Leclerc è 13° e Vettel 17°. La via crucis del tedesco è però destinata a durare fino al sesto passaggio, quando un problema ai freni lo costringe ad un mesto ritiro. Intanto la corsa procede sotto i colpi di “Hammertime” che aumenta sempre più il gap da Sainz e Norris. Ciò a differenza di Bottas che deve cedere il passo a Ricciardo e Verstappen. Al giro 19, arriva il primo scossone. Quello che darà inizio alla corsa più pazza del mondo. Magnussen parcheggia la sua Haas a bordo pista, sul prato, vicino l’entrata della pit-lane. Una posizione un po’ rischiosa, che richiede un intervento laborioso dei commissari. Entra quindi in azione la safety-car. Vista la momentanea neutralizzazione, la Mercedes coglie l’occasione per richiamare Hamilton al pit-stop. L’inglese rientra subito seguito da Giovinazzi; però sono gli unici a fermarsi. Gli altri piloti invece tirano dritto. A prima vista pare una strategia un po’ suicida degli avversari del capofila. Quando Lewis torna in pista è secondo alle spalle di Sainz e sono tutti convinti che quando lo spagnolo effettuerà il cambio gomme, il campione del mondo farà di nuovo la lepre. Ma in agguato c’è il secondo colpo di scena. Hamilton e Giovinazzi finiscono sotto investigazione, rei di essere entrati in corsia box quando era chiusa, per la rimozione della Haas. Attraverso le immagini televisive si scopre che in un primo tempo un pannello in Parabolica mostra la luce rossa, che però in pit-lane è verde quando Hamilton riparte. Insomma, una situazione dubbia, che però potrebbe compromettere la corsa della Mercedes.

 

C’è pure da chiedersi come mai la scuderia di Toto Wolff abbia potuto commettere un errore di tale portata. Nel frattempo con la corsia aperta rientrano in tanti, compresi Sainz e Norris. Finito il valzer delle soste la gara riprende al 24° giro, con una classifica mutata. Hamilton è sempre primo e spinge, ma dietro di lui sono spuntati Stroll (unico a non aver fatto il pit-stop), Gasly e Leclerc. Il ferrarista si trova sorprendentemente quarto dopo aver sorpassato Giovinazzi e Raikkonen. Ha già effettuato la sosta e monta gomme hard, che dovrebbero permettergli di arrivare sino in fondo. Una condizione che forse spinge Charles a premere sull’acceleratore per riscattare una stagione negativa. Giunto in Parabolica la sua SF1000 sbanda, lui cerca invano di tenerla, schiantandosi contro le barriere in uscita dalla curva. Un botto terribile, a quasi 230 km/h. Fortunatamente però il pilota si muove e aiutato dai commissari di percorso riesce ad uscire dall’abitacolo, ovviamente frastornato. Passata la grande paura, inizia il recupero della rossa distrutta, che però si trova in un punto molto pericoloso. Da qui la direzione gara fa esporre la bandiera rossa: gara sospesa ! E questa sarà la svolta della gara nel bene per qualcuno e nel male per qualcun altro. Ma non è ancora finita, perché nel frattempo arriva il verdetto sugli indagati. Hamilton e Giovinazzi sono sanzionati con uno stop&go e 10 secondi di penalità, che dovranno scontare nei primi tre giri successivi alla seconda ripartenza. Con le vetture ferme, le telecamere inquadrano il muretto Mercedes dove Hamilton discute con Wolff ed i tecnici su quanto sta accadendo e sul clamoroso autogol commesso.

Una sentenza che l’iridato fatica ad accettare, al punto che si reca in direzione gara accompagnato da Angela Cullen, la sua “personal-trainer”, al fine di fornire la propria versione dei fatti. Dopodichè si dirige verso la propria hospitality, contrariamente agli altri piloti che si apprestano a risalire in macchina: il secondo via è fissato per le 16.20. Un comportamento, quello del britannico che induce perfino a sospettare che voglia ritirarsi per protesta. Invece i dubbi svaniscono quando all’ultimo momento Lewis indossa il casco pronto a tornare in battaglia. E si, perché per lui, ora si fa veramente dura. Le monoposto si ripresentano in pista, dove percorreranno un giro dietro la safety-car, per poi effettuare il nuovo start da ferme, rispettando come logico l’ordine d’arrivo della cosiddetta “Race 1”. Al via Hamilton tiene la testa, precedendo Gasly, Raikkonen, Giovinazzi, Stroll (partito male) e Sainz. Al termine del primo passaggio, la Mercedes numero 44 rientra ai box dovendo pagare pegno. Una sosta forzata che la retrocede in 17esima posizione, cioè l’ultima. A 23 tornate dalla fine, Hamilton ha 23 secondi di ritardo sul gruppo ed è chiamato ad una missione impossibile. Si sa però che non è certo il tipo che si scoraggia. Ricordiamoci la vittoria su tre ruote a Silverstone dell’agosto scorso, o la rimonta a Interlagos nel 2008 che gli valse il primo titolo mondiale beffando Felipe Massa alle ultime curve. “Hammertime” sa benissimo che la vittoria è sfumata, ma deve arpionare punti preziosi per la classifica. Lo hanno infatti avvertito che Verstappen (3° tra nel mondiale piloti) s’è appena ritirato per noie alla power unit. L’altro avversario diretto sarebbe Bottas, che è sesto. Uscito di scena Lewis, il comando è ora nelle mani di Pierre Gasly sull’Alpha Tauri. Precede Raikkonen sull’Alfa Romeo e Sainz, che è veramente scatenato. Dopo aver vinto un duello coriaceo con Stroll, l’iberico agguanta Raikkonen e lo infilza alla prima variante. Il finlandese però si trova in palese difficoltà e andrà via via perdendo posizioni, forse complice il deterioramento delle sue gomme soft ed i limiti della sua C39 motorizzata Ferrari. Hamilton intanto raggiunge la Red Bull di Albon, ma fatica a liberarsene.

Colpa forse delle nuove mappature, visto quanto sta succedendo a Bottas? Sta di fatto che adesso i mattatori sono Gasly, Sainz e Stroll; poi c’è Norris più staccato. Con la gara che volge verso la fine, il duello tra i primi due si fa sempre più serrato. Gasly si dimostra freddo, non commette errori e non concede le scie al suo inseguitore sempre più aggressivo. Il box McLaren, conscio dell’ottima posizione in ottica del campionato costruttori, chiede a Sainz di non rischiare più del dovuto, ma Carlos replica deciso:” Voglio questa vittoria.” Quando inizia l’ultimo passaggio il margine di Gasly è sceso sotto il secondo e la lotta è palpitante. Sainz apre l’ala e lancia l’ultimo attacco. Entrambi sanno che in gioco c’è una posta che non ti può cambiare solo una stagione, ma una carriera. Lo spagnolo esce dalla variante Ascari vicinissimo a Gasly, che però tiene a bada la situazione. Pierre passa indenne la Parabolica, si presenta sul rettilineo d’arrivo ancora davanti e va trionfare sotto la bandiera a scacchi. Sainz deve rassegnarsi chiudendo secondo e Stroll conquista un importante terzo posto. Poi giungono Norris, Bottas, Ricciardo ed Hamilton. Grazie al settimo posto, l’inglese può aggiungere sette punti in classifica (sei per il piazzamento più quello per il giro più veloce).

Il giro di rientro dei piloti è un festival delle emozioni con Gasly che urla via radio la sua gioia, mentre Sainz sfoga la sua delusione per il successo mancato. Molto bello anche il messaggio di Russel e Latifi, che ringraziano la loro team principal Claire Williams, al suo ultimo Gran Premio. Arriviamo così alla festa del podio che vede Gasly ancora incredulo dell’impresa compiuta, così come i suoi meccanici. Alle prime note dell’inno italiano in onore dell’Alpha Tauri, i ragazzi di Faenza si scatenano cantando “Fratelli d’Italia”. Sono immagini toccanti che fotografano l’epilogo di un Gran Premio d’Italia davvero speciale. Per Gasly si tratta di una grande rivincita dopo il siluramento subito dalla Red Bull nel 2019, quando dovette cedere il volante ad Albon senza manco finire la stagione. Di sicuro la fortuna gli ha dato una mano, ma lui è stato impeccabile guidando con freddezza. Per gli amanti delle statistiche, un l’ultimo pilota francese a vincere in F.1 era stato Olvier Panis a Montecarlo nel 1996 sulla Ligier.

Comprensibile il rammarico di Sainz, che si dice deluso a metà. Carlos sentiva che il successo era a portata di mano:” M’è mancato un giro. Ho perso per soli 4 decimi – dirà a fine gara – Ho perso per la bandiera rossa. Quando è uscita ero in testa, avevo un buon passo e sapevo che Hamilton era sotto indagine.” A motori spenti, ha parlato anche Hamilton ammettendo di non aver visto il semaforo rosso e di aver capitalizzato il massimo dopo essersi trovato ultimo. Delusione condivisa pure da Toto Wolff che ha recitato il mea culpa sulla sosta incriminata:” Quando Magnussen s’è fermato, c’è stata subito la bandiera gialla e dopo 11 secondi hanno comunicato l’ingresso della safety-car. Quello che non siamo riusciti a capire – ha proseguito il team principal austriaco – è che mentre la safety car entrava in pista è stata chiusa la pit-lane”. Del resto, il tutto s’è svolto in pochissimi secondi, dove nella concitazione non è semplice mantenere tutto sotto controllo. E poi come dice il proverbio “errare humanum est”. Anche per una squadra che fino a sabato pareva invincibile. Monza amara anche per la Red Bull, mai veramente competitiva. Il ritiro di Verstappen ed il penultimo posto di Albon la dicono lunga. Riguardo alla Ferrari, non servono particolari commenti. La trasferta monzese s’è trasformata in un incubo che per fortuna, non ha avuto serie conseguenze nello schianto di Leclerc. Ora il Cavallino è atteso al Mugello per il suo millesimo Gran Premio. Chissà se riuscirà a galoppare un po’ di più ?

Immagini © FIA press

 

 

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