Published on Settembre 3rd, 2020 | by redazione
0Gran Premio Italia nella storia: 4 settembre 2005 vince Montoya
La McLaren del Colombiano passa per prima sotto la bandiera scacchi – di Carlo Baffi
Contrariamente ai pronostici, il 2005 aveva visto la Ferrari segnare il passo. Il dream team che aveva permesso a Schumacher di aggiudicarsi cinque corone iridate di fila (per un totale di sette), era incappato in una stagione decisamente negativa. La F2005 s’era rivelata poco competitiva e poco in sintonia con le gomme, imputate delle scarse prestazioni. L’unico successo era arrivato ad Indianapolis, in un Gran Premio disputato dalle sole sei vetture gommate Bridgestone, complice la debalce della Michelin che aveva indotto le scuderie, che calzavano i pneumatici francesi, a dare forfait prima del via. Nel frattempo il Circus aveva iniziato a fare conoscenza con nuovi piloti di grande talento, primi fra tutti lo spagnolo Fernando Alonso ed il finlandese Kimi Rikkonen. Alonso classe 1981, dopo aver debuttato in F.1 nel 2001 con la Minardi, era approdato alla Renault grazie al fiuto di Briatore e aveva siglato i suoi primi successi. Anche Raikkonen, più vecchio di due anni, aveva esordito nel Circus nel 2001 e dopo una stagione alla Sauber, era stato ingaggiato dalla McLaren-Mercedes con cui aveva sfiorato il titolo nel 2003. Due piloti di gran classe che con Schumi fuori dai giochi, si giocavano il mondiale 2005. Alonso si presentava in Italia da leader del campionato, forte di sei vittorie, contro le cinque di Raikkonen. I punti in classifica erano 95 per lo spagnolo e 71 per il finlandese. Sul veloce tracciato brianzolo però, le Frecce d’Argento dimostrarono subito di trovarsi a proprio agio, facendo pendere l’ago della bilancia in favore di Kimi rispetto a Fernando. Qui però entrò in gioco un fattore che non va mai sottovalutato: la sorte. Durante l’ultimo giro delle prove libere del sabato mattina, il V10 di Raikkonen si danneggiava dopo un calo di potenza. Un problema che imponeva al team anglo-tedesco la sostituzione del propulsore, che di conseguenza avrebbe retrocesso il finnico di dieci posizioni in griglia. Da qui la decisione di affrontare le qualifiche col pieno di benzina per effettuare un solo rifornimento. Per nulla demoralizzato dall’handicap, il finnico siglava una pole magistrale, mettendo dietro il suo compagno Juan Pablo Montoya. Prestazione monstre, che però non gli evitava di partire undicesimo, assai distante da Alonso, che aveva staccato il terzo tempo precedendo le BAR-Honda di Button e Sato. Poi c’era Trulli con la Toyota ed infine le Ferrari di Schumacher e Barrichello, relegate al 7° ed 8° posto.
Allo spegnimento dei semafori, Montoya scattava senza indugi ed inanellando giri veloci riusciva a creare un solco tra lui e i diretti rivali. Alonso s’era subito insediato in seconda posizione probabilmente correndo in ottica di classifica e tenendosi lontano da eventuali rischi. D’altronde l’avversario da tenere d’occhio era Raikkonen. Il finnico, malgrado il serbatoio pieno per fare una sola sosta, s’era lanciato subito in una forsennata rimonta girando con tempi da qualifica. Grazie alla strategia d’attacco, Kimi era risalito addirittura in seconda posizione, ma ecco che la sfortuna tornava a farsi viva. Alla 27^ tornata, la gomma posteriore sinistra della sua McLaren iniziava a deteriorarsi velocemente costringendo Kimi alla sostituzione. Un contrattempo che gli costava 5” e lo retrocedeva al 12° posto. Con grande tenacia ed una flemma glaciale, non a caso è noto come “Iceman”, dava inizio ad una nuova rincorsa risalendo quarto e ormai vicino alla Renault di Fisichella. Raikkonen ormai aveva nel mirino il terzo gradino del podio, che sarebbe stato un giusto premio per quanto espresso durante il weekend. Suo il nuovo record di velocità in rettilineo: 370,1 km/h. Purtroppo però durante il 44° dei 53 passaggi previsti finiva in testa coda, che non solo gli costava il podio, ma pure la quarta piazza. Non gli restava quindi che sfruttare le ultime tornate per recuperare punti preziosi e ci riusciva superando la Toyota di Trulli, riacciuffando così il 4° posto e consolarsi con il giro più veloce in 1’21”504.
Per quanto concerne le prime posizioni, Montoya aveva dominato dall’inizio alla fine e quando a quattro tornate dalla fine si trovava anch’egli alle prese con l’eccessiva usura della gomma posteriore destra, stringeva i denti e tirava dritto incurante del possibile pericolo di incorrere nello stesso guaio di Kimi. Ron Dennis ammetterà in seguito un errore nella regolazione sulle sue monoposto. Comunque grazie al gap accumulato, il colombiano transitava primo sotto la bandiera a scacchi con due secondi di vantaggio su Alonso finito secondo. Terzo giungeva Giancarlo Fisichella; era dal 1988 che un pilota italiano non saliva sul podio del Gran Premio d’Italia. Inoltre, sempre per gli amanti delle statistiche, era la prima volta dopo il G.P. d’Olanda del 1961 che tutte le vetture partite giungevano al traguardo. E le Ferrari? Praticamente non pervenute. Schumacher chiudeva decimo e Barrichello dodicesimo, ad un giro. Alonso beneficiando della jella di Raikkonen guadagnava punti importanti, potendo così guidare la classifica con 27 lunghezze di vantaggio a quattro gare dalla fine. La sfida iridata si sarebbe conclusa in Brasile, dove grazie al terzo posto, Alonso avrebbe messo le mani sul suo primo titolo mondiale.
Immagini © Massimo Campi