Alain Prost con la McLaren è primo a Monza 1985 – di Carlo Baffi
In Formula Uno s’era aperto un nuovo capitolo. Niki Lauda, dopo aver conquistato il suo terzo mondiale nell’84 era ormai giunto al capolinea di una luminosa carriera e nuovi campioni si stavano facendo largo. Parliamo di Piquet, Prost, Mansell, Alboreto e Senna. Quest’ultimo s’era messo in luce nel G.P. di Monte Carlo del 1984, quando alla guida della modesta Toleman aveva sfiorato il successo, preceduto d’un soffio da Prost sulla McLaren-Tag Porsche, complice la bandiera rossa che aveva posto fine anzitempo alla corsa flagellata dalla pioggia. Giudicato da tutti una vera e propria stella nascente, Senna era stato ingaggiato dalla Lotus Renault per l’anno successivo e le aspettative avevano trovato subito conferma. Nel campionato 1985, la Ferrari era tornata a lottare per il vertice e aveva lanciato la sua sfida alla McLaren. Monza era il quint’ultimo appuntamento in calendario e la battaglia per l’iride era più che mai aperta. Prost era leader in classifica con 56 punti davanti a Michele Alboreto con 53. Fino a quel momento, il pilota della Ferrari aveva disputato un’ottima stagione forte di due vittorie, quattro secondi posti e due terze piazze. La 156-85 s’era dimostrata competitiva e avrebbe permesso ad Alboreto di combattere per l’iride sino in fondo. Già avrebbe….Per una malaugurata decisione di Enzo Ferrari, a Maranello decisero di cambiare le turbine, passando dalle tedesche KKK alle americane Garrett. Il Drake temeva che la “KKK” favorisse la McLaren essendo spinta dal motore teutonico TAG Porsche. Un sospetto legato al nazionalismo, che si rivelerà causa di una bruciante sconfitta.
Tornando a Monza, nelle qualifiche Senna aveva siglato la sua quinta pole stagionale con una manovra da brividi alla prima di Lesmo. L’aveva affrontata in pieno finendo con due ruote all’esterno sull’erba. Con grande freddezza aveva tenuto il piede sull’acceleratore e percorso la seconda di Lesmo (dove non c’erano vie di fuga, bensì una tribuna) in quarta marcia a circa 250 all’ora. Risultato, la sua Lotus 97T aveva tagliato il traguardo nel tempo record di 1’25”084, alla media di 245,405 km/h. E pensare che il giorno prima Ayrton aveva confidato ai suoi ingegneri che non era a proprio agio sul tracciato brianzolo. Ma si sa che i fuoriclasse ti inventano le magie in qualsiasi momento. Dietro al paulista s’erano qualificate le due Williams-Honda di Rosberg e Mansell. Prost partiva col quinto tempo, mentre Alboreto non era andato oltre il settimo posto, superato nella fase finale delle qualifiche dal transalpino. Al semaforo verde, Rosberg prese il comando beffando Senna che cercò di mantenere la posizione, ma dovette desistere alla prima variante. Mansell subito dietro, piombò negli scarichi della Lotus e successivamente ebbe la meglio. Prost intanto si teneva lontano dai rischi optando per una gara d’attesa. Scelta che si rivelerà azzeccata sin da subito. Dopo aver passato Senna in rettilineo, salì al terzo posto e quando al giro numero tre Mansell rientrò ai box, dove vi rimase a lungo per un problema elettrico, si ritrovò secondo. Rosberg però viaggiava a ritmo serrato ed era quasi impossibile raggiungerlo. Nelle retrovie le Lotus di Senna e De Angelis davano vita ad un acceso duello, Alboreto lottava con Piquet e Lauda partito sedicesimo era risalito in terza posizione. La rimonta dell’austriaco era però destinata ad interrompersi, complice il danneggiamento dell’ala anteriore durante un sorpasso e poi il cedimento del suo propulsore. Il valzer delle soste aveva inizio a metà gara e quando al 28° passaggio la Williams di Rosberg si fermò per il cambio gomme, Prost balzò al comando, ma per poco. Rientrato in pista Keke, scatenò i cavalli del suo motore Honda e dopo 12 passaggi raggiunse il battistrada e si riprese la leadership. Il baffuto finlandese sembrava inarrestabile, quando a sette giri dal termine la sua FW10 venne avvolta in una nuvola di fumo bianco; segno inequivocabile del motore finito ko. Peccato, perché fino ad allora, Rosberg era stato il vero mattatore del Gran Premio. Il “Professor” Prost si ritrovava così ad un passo da un facile trionfo, vista la distanza che lo metteva al sicuro dagli immediati inseguitori. Il francese firmava così la sua quinta vittoria stagionale. A 51” e 635 giungeva Piquet e poi Senna. Quarta era la seconda Brabham dello svizzero Surer e quinto lo svedese Johansson con la prima Ferrari al traguardo. Una domenica da dimenticare invece per Alboreto, mai competitivo in gara causa un eccessivo consumo delle gomme sostituite al 27° giro. Parliamo delle Goodyear di tipo B, le stesse montate sulla McLaren del vincitore. Prova inconfutabile dei problemi riguardanti il telaio e le sospensioni della rossa. Poi a rendere ancora più amara la giornata del milanese era arrivato il ritiro per lo spegnimento del propulsore, che lo aveva privato anche della possibilità di arpionare qualche punto prezioso in ottica di classifica. Prost saliva a quota 65: dodici lunghezze in più sul ferrarista. Un duro colpo che segnò le sorti della lotta iridata. Gli ultimi quattro Gran Premi della stagione, furono per Alboreto una vero calvario. Quattro ritiri, che spalancarono le porte a Prost verso la sua prima corona iridata. A distanza di tempo, Ferrari stesso riconobbe l’errore del cambio delle turbine ed al fido Franco Gozzi, suo braccio destro confidò :” Ad Alboreto dobbiamo un mondiale.” Oltre al titolo piloti la McLaren aveva messo le mani anche sul campionato costruttori con 8 punti di vantaggio sulla Ferrari e 19 sulla Williams-Honda.