Formula 1

Published on Agosto 30th, 2020 | by redazione

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Ferrari crisi al buio?

Crisi profonda per la rossa – di Carlo Baffi

Le qualifiche del Gran Premio del Belgio hanno nuovamente confermato la crisi profonda che sta attraversando la Ferrari. Entrambe le SF1000 fuori dalla Q3, con Leclerc e Vettel rispettivamente al 13° e 14° posto sulla griglia. Una debacle che non accadeva dal 2014, con precedenti nel 2012 e nel 2010. Ma andiamo con ordine. Il 5 luglio del 2014 il Circus faceva tappa a Silverstone dove la Q1 fu condizionata dal meteo. Si iniziò con una pioggia leggera che poi smise e la pista migliorò. Alcuni team passarono dalle gomme intermedie a quelle d’asciutto. La Ferrari, in attesa di capire le intenzioni di Giove pluvio, temporeggiò più del dovuto e per sua sfortuna quando dovette scendere in pista ritornò l’acqua. Alonso e Raikkonen rimasero quindi fuori dai giochi. Certo, la F14T non era certo il massimo e a testimoniarlo fu il quarto posto tra i costruttori a fine anno, ma l’episodio di Silverstone fu un errore imperdonabile del muretto. Nel 2012 invece, in due occasioni le rosse non superarono l’asticella della Q2. La prima volta è datata 17 marzo, le prime qualifiche dell’anno, in Australia. I test precampionato aveva evidenziato alcune lacune della F2012 ammesse anche da Pat Fry, l’allora direttore tecnico, ma il sabato la situazione precipitò. Fernando Alonso, nel tentativo di staccare una buona prestazione, metteva le ruote sull’erba, la macchina andava in testa coda finendo nella ghiaia. Lo spagnolo riusciva a tenere acceso il motore, confidando che i commissari lo aiutassero a tornare in pista; speranza vana e qualifiche terminate. Purtroppo però anche Massa restava fuori dalla top ten e alquanto deluso sottolineava che la rossa era più indietro dell’anno prima. In gara poi Alonso sarebbe giunto quinto ad oltre 21” dal vincitore (Button su McLaren-Mercedes). Epilogo diverso per Massa, ritiratosi dopo una collisione con il connazionale Bruno Senna. Eravamo però soltanto alla prima gara e a Maranello erano consci dei margini di miglioramento della F2012, che arrivarono già dal Gran Premio successivo.

In Malesia, Alonso s’impose in una corsa condizionata da due partenze e dal diluvio; a volte ci vuole anche la fortuna. Ma l’asturiano firmò altri due trionfi, a Valencia ed Hockenheim. E proprio sul circuito cittadino spagnolo, il 23 giugno, ecco un altro sabato da dimenticare. Sotto un caldo torrido andò in scena una qualifica molto combattuta. In vista della Q2, i tecnici del Cavallino optarono per utilizzare un set di gomme dure ed un treno di soft, in modo da avere un set di queste ultime per la gara. Invece le F2012 non risultarono abbastanza rapide perdendo via via posizioni. E quando tornarono in pista con i pneumatici morbidi, ormai la frittata era fatta. Risultato: Alonso 11° e Massa 13°. Del resto anche le più quotate Red Bull (le monoposto da battere), ebbero i loro problemi. Webber venne eliminato in Q1 e Vettel superò in extremis la Q2, per poi siglare la pole. Alonso però non fece drammi ed il giorno successivo ottimizzò la strategia e realizzò l’impresa. Andò all’attacco con vari sorpassi e quando Vettel venne tradito da un guasto meccanico, prese il comando e lo tenne sino alla fine. Un vittoria che lo proiettò in testa ad un mondiale che l’avrebbe protagonista sino all’ ultimo round in Brasile. Perse il mondiale per soli tre punti e Vettel potè fregiarsi del suo terzo titolo. E per quanto concerne i costruttori, il Cavallino finì secondo, a 60 lunghezze dalla Red Bull. Certo, era venuta meno la conquista del mondiale e la delusione era parecchia, ma non si poteva parlare di stagione disastrosa. Così come nel 2010. Qualifiche da dimenticare in Malesia, ma scuderia in corsa nel mondiale piloti fino all’ultimo. Il 3 aprile, Alonso e Massa non andarono oltre la prima fase delle qualifiche, però come per Silverstone 2014 a giocare un ruolo decisivo fu il meteo. Poco prima della Q1 infatti, si abbattè su Sepang il classico diluvio tropicale creando il caos; stando però alle previsioni si sarebbe esaurito nel giro di pochissimo tempo. Alcune scuderie come la Red Bull sfidarono l’acquazzone, mentre altre rimasero in attesa sperando in un miglioramento. Tra queste la Ferrari. Purtroppo invece le condizioni peggiorarono, con grande rammarico dei piloti del Cavallino che partirono dalle retrovie. Anche in questa circostanza si trattò di un episodio. Alonso e Massa erano reduci da una doppietta nel Gran Premio d’apertura in Bahrein e la F10 permise allo spagnolo di ottenere cinque successi e di tenere testa alle Red Bull sfiorando la corona iridata al suo primo anno sulla rossa. Fin qui abbiamo citato dei flop in qualifica le cui cause non sono certo paragonabili a quanto accaduto in Belgio. La situazione attuale purtroppo è molto più preoccupante perché evidenzia una crisi emersa sin dal primo Gran Premio, in Austria. L’intero pacchetto SF1000 mostra lacune ovunque e non s’intravvedono nell’immediato prospettive di miglioramento. Una situazione plafonata che ci riporta indietro di quarant’anni esatti, ad una delle annate più deludenti della Ferrari: il 1980. Reduce dai trionfi iridati dell’anno prima, sia nei costruttori con la 312T4 che nel mondiale piloti con Jody Scheckter, il Cavallino affrontò la nuova stagione con la 312T5. Si trattava dell’evoluzione del modello precedente, che però si dimostrò inefficace sin dalle prime uscite. I guai andavano dal motore al telaio, passando per le gomme: scarsa nelle prestazioni e sul piano dell’affidabilità. Tanti ritiri e soli cinque piazzamenti in zona punti, ma mai oltre la quinta piazza. A fine anno, la Scuderia di Maranello era sprofondata al decimo posto in classifica con soli 8 punti, due in più della rivale Alfa Romeo. Il fondo venne toccato il 27 settembre in Canada, proprio dopo le qualifiche del sabato. Sulla pista di Montreal, Gilles Villeneuve era 22° (in gara sarebbe poi giunto quinto), mentre Scheckter, campione del mondo in carica, non era riuscito a qualificarsi. Altro che eliminati in Q2. Quella sarebbe stata anche l’ultima stagione del sudafricano nelle competizioni. Deluso e forse pure appagato, Jody appese il casco al chiodo. La Ferrari infatti aveva già provveduto a sostituirlo con il francese Didier Pironi, presentato all’indomani del Gran Premio d’Italia corso ad Imola in quell’anno. Un mondiale da dimenticare che aveva indotto i vertici di Maranello, Enzo Ferrari compreso, a varare il progetto della nuova vettura sovralimentata, la 126C turbo. La sua prima uscita in pubblico avvenne venerdì 5 settembre all’Autodromo di Imola intitolato a Dino Ferrari (il figlio del Drake). Erano in programma i test in vista del Gran Premio d’Italia che si sarebbe disputato il 15 di quello stesso mese. Era presente anche il grande capo, accompagnato dal figlio Piero e dal dottor Baldini suo medico personale. Il Commendatore seguì attentamente il lavoro dei suoi tecnici diretti da Mauro Forghieri. Quel primo collaudo venne affidato a Villeneuve che percorse 40 giri senza accusare grossi problemi, ad eccezione di una piccola noia ai freni e facendo segnare tempi incoraggianti. Nel frattempo Scheckter girava sulla T5. I primi guai, si manifestarono il giorno seguente. Il canadese potè compiere solo una decina di tornate e poi dovette tornare ai box complice un calo della pressione dell’olio con conseguente fermata ai box. Classici problemi di gioventù che sarebbero stati risolti, tanto che nel 1981, Gilles colse due memorabili vittore con quella monoposto: a Monte Carlo e a Jarama. Ma se allora la Ferrari uscì dalla crisi grazie ad un cambiamento radicale puntando sul turbo, oggi non è così. Il congelamento delle vetture, varato dalla Fia insieme al budget cap per fronteggiare la crisi economica causata dalla pandemia, non consente grandi innovazioni. Della serie, le vetture di quest’anno saranno anche quelle del 2021, nel bene e nel male. Con grande preoccupazione dei tifosi della rossa. Di sicuro a Maranello non sono impassibili e stanno lavorando alacremente per uscire dal tunnel. Sanno benissimo che è un anno difficile e particolare, ma chissà che dalle esperienze negative il Cavallino riesca a trarre utili elementi per potersi risollevare la prossima stagione. Come recita il proverbio :” La pazienza è la virtù dei forti.”

immagini press Ferrari

 

 

 

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