Published on Aprile 10th, 2017 | by Massimo Campi
0Motori e Massoneria di Gian Luigi Picchi
Gian Luigi Picchi è stato una meteora dell’automobilismo, erano dei veri cavalieri del rischio, vero campione, velocissimo, che nell’arco di pochissimi anni è arrivato al professionismo, in un periodo che i piloti erano i cavalieri del rischio. Anni sessanta, dal kart alle monoposto, subito Picchi conquista il titolo in F.850 e prosegue in Formula Tre, pilota ufficiale Tecno. Arriva, vince e si aprono le porte dell’Alfa Romeo. Chiti lo mette al volante della GTA Junior ufficiali ed anche lì il forte campione di Tivoli cala il suo asso e conquista il titolo Europeo. Il futuro è pronto è già salito sulla nuova 33 tre litri, ma Gian Luigi a sorpresa saluta tutti e decide di cambiare vita, di abbandonare quel mondo in un era diventato prepotentemente un protagonista ed un punto di riferimento per tanti giovani piloti. La carriera di Picchi è durata solo cinque anni, con titoli in F.850, in F.3 e nell’Europeo Turismo, per poi lasciare all’apice il mondo delle corse professionistiche. La futura nascita di suo figlio, i compagni deceduti, le responsabilità di padre lo mettono di fronte a delle scelte e decide di cambiare vita. Ed a questo punto entra in scena la massoneria, come elemento di crescita, di miglioramento continuo di se stesso e del modo di porsi rispetto a chi ti sta intorno. Gian Luigi Picchi, con questo libro, vuole quasi fare un sunto di queste sue fondamentali esperienze di vita, il tutto raccontato in una sorta di dialogo tra due amici: Giovanni e Luigi. Il primo, giovane rampante, pilota di successo, che decide di cambiare vita, in pratica la sua autobiografia, il secondo un suo tifoso che incontra in età matura, a cui Giovanni pian piano si apre spiegando la sua filosofia e le sue scelte di vita.
Dentro a questo libro ci sono i racconti delle corse dell’epoca, gli intrighi, il modo di porsi come driver ufficiale di una piccola casa, in pratica la Tecno e come pilota ufficiale di un grande costruttore, l’Alfa Romeo, con tutte le implicazioni e le grandi responsabilità di ottenere il risultato. Il tutto è filtrato attraverso la maturità degli anni e la scelta di essere massone in cerca di un continuo miglioramento di se stesso. C’è anche il rapporto con i campioni emergenti di quell’epoca: Merzario, Regazzoni, Brambilla, Salvati, Francisci anche se Picchi non li cita mai per nome ma solo con un semplice appellativo o un soprannome, che identifica il pilota.
“Fai bene a ritirarti: voi piloti siete solo carne da macello” è questa la considerazione di Carlo Chiti quando Picchi rinuncia alle corse e fa altre scelte di vita. Una frase che rimane scolpita nella mente del campione di Tivoli e che ben identifica come si correva in quegli anni, quando i piloti erano ancora considerati dei “cavalieri del rischio” e la morte nelle corse era solo fatalità ed un semplice elemento del sistema.