Sébastien Loeb (Peugeot 3008 DKR) ha vinto la seconda tappa della Dakar 2017, precedendo di circa un minuto e mezzo Nasser Al-Attiyah (Toyota Hi-Lux). Ora è il nuovo leader della classifica generale.
Alla Dakar 2017 Sébastien Loeb (nella foto d’apertura) si è imposto al termine di una tappa 2 lunga (803 chilometri, di cui 275 cronometrati, da Resistencia a San Miguel de Tucuman) e caratterizzata da piste strette, dove era difficile il sorpasso, con lunghissimi rettilinei che favorivano le alte velocità e che terminavano con curve strette che imponevano frenate energiche per passare da 200 a 50 orari. Il tutto con temperature ambientali attorni ai 45°.
Non è un caso, quindi, che in questa tappa, dove la navigazione aveva scarsa importanza, si siamo distinti piloti dalla notevole esperienza rallistica, ovviamente come Loeb, ma anche come il qatariota Nasser Al-Attiyah (nel 2012 e 2013 è stato pilota Citroën nel Mondiale Rally con il Qatar World Rally Team) e con l’evergreen Carlos Sainz (Peugeot 3008 DKR), campione del mondo rally nel 1990 e 1992, terzo al traguardo di tappa 2 e terzo in classifica generale.
“È stata una speciale velocissima, non troppo interessante a livello di guida. C’erano molti rettilinei con qualche curva di tanto in tanto. Per noi è andata benissimo – ha dichiaro a fine tappa Loeb – non abbiamo avuto alcun problema. Alla fine siamo stati infastiditi perché abbiamo guidato per 70 chilometri nella polvere di De Villiers, partito davanti a noi. Dunque abbiamo perso un po’ del nostro vantaggio verso la fine, ma niente di grave. Almeno, adesso siamo al comando della Dakar! Però questo tipo di terreno non è rappresentativo di quello che incontreremo in seguito. Quanto al caldo, era sopportabile. Ho anche spento la climatizzazione per recuperare un po’ di potenza”. Climatizzazione che Carlos Sainz ha utilizzato, per sua stessa ammissione, dall’inizio alla fine della speciale. Una questione di età anagrafica?

Tra i piloti Peugeot c’è da segnalare i quasi 11 minuti di distacco accusati da Cyril Despres rispetto al vincitore di tappa. Il motivo? Lo spiega lo stesso Cyril: “Abbiamo preferito essere cauti dopo la perdita dell’antenna del nostro Sentinel (è il dispositivo che in automatico avvisa i piloti di un prossimo sorpasso da parte di un avversario, ndr). Negli ultimi quaranta chilometri della speciale non potevamo avvisare i motociclisti che eravamo dietro di loro e abbiamo passato molto tempo nella loro polvere. Ne abbiamo superati alcuni, prendendoci dei rischi minimi. Le piste erano sinuose e di tanto in tanto c’erano dei tronchi che ci impedivano di superare. Avere 10 minuti di ritardo in questa fase del rally non è irrimediabile. Quello che abbiamo fatto finora non è niente rispetto a quanto ci attende. La Dakar non è solo un riscontro quotidiano. È sulla totalità della corsa che bisogna trarre degli insegnamenti”.
Tra le moto, vittoria di tappa per l’australiano Toby Price (KTM 450 Rally Replica), che ora comanda la classifica generale con 2’54” di vantaggio sul portoricano Paulo Gonçalves (Honda CRF 450 Rally) e di 3’54” sul britannico Sam Sunderland (KTM 450 Rally Replica).
Oggi si va da San Miguel de Tucuman a San Savador de Jujuy, 780 chilometri di cui 364 di speciale. Si sale decisamente verso i 5mila metri, con impegnativi tratti di vero fuoristrada.
Nel video d’apertura la sintesi di tappa 2