Published on Febbraio 16th, 2014 | by Massimo Campi
0Jean Berha, 16 febbraio 1921
È stato una leggendo dello sport francese, Jean Berha, nato a Nizza il 16 febbraio del 1921. Come molti piloti dell’epoca debutta con le due ruote per poi passare alle quattro. Con la Moto Guzzi vince quattro titoli in Francia della classe 500, dal 1948 al 1951 e debutta nel motomondiale al GP di Svizzera 1949 della mezzo litro, ritirandosi. Il suo miglior piazzamento in una gara iridata fu il 15º posto al GP di Francia 1951.
Inizia a correre in macchina nel 1950 partecipando alla corsa in salita del Mont-Ventoux vinse e venne ingaggiato dalla scuderia Gordini con la quale corse fino al 1954.
L’anno successivo, nel 1952, corre nelle gare mondiali debuttando con una Gordini nel Gran Premio di Svizzera del 1952, conquistando subito un terzo posto. Fino al 1954 guida per la scuderia francese ma la scarsità di mezzi gli impedisce di ottenere risultati. Nel 1955 è alla Maserati e conclude la stagione con sei punti in classifica mondiale ed un terzo podio a Montecarlo. La stagione migliore è quella del 1956, sempre con la Maserati dove conclude al quarto posto con una serie di terzi posti a Monaco, Francia, Gran Bretagna e Germania.
Andò peggio nel 1957, con un solo buon risultato: un secondo posto in Argentina. Il 1958 fu simile all’anno precedente.
Oltre che con le monoposto Behra gareggiò anche con vetture a ruote coperte e tra i risultati di rilievo ottenuti si possono citare la vittoria alla 12 ore di Sebring del 1957 in coppia con Juan Manuel Fangio a bordo di una Maserati e un secondo posto alla Targa Florio dell’anno successivo a bordo di una Porsche 718.
Nel 1959 arriva in Ferrari, fa coppia con Tony Brooks, ma il suo carattere focoso lo fa subito entrare in contrasto con Enzo Ferrari e con Romolo Tavoni, il direttore sportivo che così ricorda il pilota francese:
“Jean Berha è stata la mia debacle personale: non sono riuscito a convincerlo che non poteva fare due cose in una volta. Aveva preso un motore, aveva fatto fare un telaio, voleva fare sia il costruttore che il pilota. Il motore era un Porsche, Ferrari lo venne a sapere e gli dette fastidio. Quando c’erano dei circuiti che non si adattavano alla sua guida stava male, ed a Reims ci fu una polemica con la stampa. Fecero delle prove a Modena prima di Reims e Berha picchiò stortando una sospensione e, secondo lui, stortando anche il telaio. Ferrari allora, per sicurezza, fece montare un nuovo telaio sulla sua vettura. A Reims, in prova, tutti gli altri piloti andarono più forte di Berha, ed allora lui disse alla stampa che era colpa del telaio, che era stato incidentato a Modena. Non era vero, su quella pista non andava bene, ma intanto la stampa francese pubblicò la versione di Berha. Ferrari prontamente mi chiamò dicendomi di smentire la notizia, perché su quella vettura era stato montato un nuovo telaio e non quello vecchio raddrizzato come sosteneva Berha. Prima di fare la smentita, andai da Toto Ross della Federazione Sportiva e gli chiesi di convocare nel box Ferrari tutti i commissari tecnici per la verifica del telaio della macchina di Berha. Dopo la verifica ufficiale, comunicammo che il telaio era nuovo ed intonso e non riparato, quindi incontrai Berha e gli dissi che Ferrari esigeva una smentita sulla stampa. Berha mi rispose in modo offensivo, mi disse che ero un ipocrita, mi dette anche uno schiaffo. Risposi che mi dispiaceva, ma non ero certo io l’ipocrita e che lui non aveva diritto di usare le mani sulla mia persona. Allora Berha parte per la gara, fonde appositamente il motore, fa dei fuori giri, tira giù una valvola, continua per sette giri fino a quando il motore si ferma definitivamente completamente distrutto. Ferrari allora convoca Berha per il martedì successivo. Si presenta a Modena e Ferrari gli dice: “ho qui vari giornalisti e vorrei una sua smentita riguardo a quanto è stato detto in Francia sulla Ferrari” Berha sorpreso rispose che quello che era stato detto era stato detto e lui non ritirava niente. Prontamente Ferrari si rivolse a Della Casa e disse seccato “faccia pure i conti al signor Berha” lo salutò freddamente ed abbandonò la stanza: era finita.
La gara successiva, sul circuito dell’Avus Berha si presenta con la sua vettura Porsche, entra a tutta velocità nella parabolica esce fuori pista e perde la vita. La prima persona che venne da noi fu la moglie che mi disse “se fosse rimasto con voi sarebbe ancora vivo”. Questa affermazione non mi ha di certo confortato, io l’avevo pregato di non fare quello che stava facendo, ma lui non ha voluto capire e lo ha pagato nel modo peggiore!”
Era un pilota coraggioso e portava sul suo corpo un gran numero di cicatrici frutto di dodici grandi incidenti tra cui un orecchio strappato nel 1955.
Il divorzio tra la Ferrari e Berha si consuma tra le polemiche prima del G.P. dell’Avus. Behra vuole costruire una vettura Sport partendo dalle soluzioni tecniche adottate da Porsche. È il 1 agosto del 1959, Berha è al via con la sua Porsche nel G.P. di Berlino. Al quarto giro perde il controllo della vettura sulla curva parabolica, la Porsche vola in aria all’esterno della pista ed atterra, dopo un volo pauroso su una strada pubblica esterna. Berha, sbalzato dall’urto, viene dichiarato morto sul colpo.