La prima sessione di test pre-campionato della F1 disputata a Jerez dal 28 al 31 gennaio ha messo in crisi i motori Renault che non hanno bloccato ai box i team che li adottano, in particolare la Red Bull, vincitrice degli ultimi quattro titoli iridati.
«E’ inutile nasconderlo: abbiamo potuto girare poco a Jerez e quando lo abbiamo fatto, il livello delle prestazioni è stato insoddisfacente», confessa Rob White (nella foto), direttore tecnico aggiunto di Renault F1, il reparto che progetta e costruisce tutti i propulsori per la Formula 1.
Avete identificato le origini del malfunzionamento? «L’origine dei problemi non è facile da identificare. Non è un componente o sistema, ma una combinazione di fattori. Diversi elementi non funzionano come previsto, in particolare nel controllo e l’utilizzo dei vari sottosistemi del propulsore installato sulle monoposto.
Prendiamo, ad esempio, il primo giorno. Abbiamo riscontrato problemi con un sub-sistema dell’Ers che riguardava la batteria o il suo utilizzo. Il responsabile era un componente elettronico. Poi, abbiamo avuto problemi con la pressione dei sistemi di controllo (boost) che hanno avuto un impatto negativo sui sistemi di gestione associati al motore, che quindi hanno causato guasti meccanici».
Quali soluzioni avete provato ad introdurre a Jerez? «Tra i primi due giorni di test, con l’aiuto della Red Bull abbiamo installato nuove parti per risolvere il problema alla riserva di energia. Abbiamo mantenuto questo sistema per i restanti tre giorni. Contemporaneamente, nella nostra sede di Viry-Châtillon sono state condotte delle simulazioni ai banchi di prova per studiare i problemi in pista e di trovare soluzioni adeguate. Abbiamo identificato la probabile causa dei principali inconvenienti che interessano il nostro turbo. Giovedì sera, abbiamo montato un sistema di cuscinetti e siamo riusciti a far stare in pista tutte e tre le vetture (Red Bull, Toro Rosso, Caterham, ndr) durante l’ultima giornata di test».
Perché questi problemi non sono stati identificati nelle simulazioni ai banchi prova? «Pensavamo di avere una base di partenza solida, da sviluppare poi in pista. Abbiamo condotti numerosi test ai banchi senza incontrare particolari problemi. Ora sappiamo che c’è un certo divario tra quelle che erano le nostre aspettative e la realtà in posta. Insomma, le nostre prime impressioni erano incomplete ed errate».
Tutti i team hanno avuto gli stessi problemi? «Alcuni problemi si sono verificati in tutte le squadre in quanto dispongono praticamente dello stesso motopropulsore; altri inconvenienti sono dipesi dall’ambiente d’installazione dell’unità. Comunque, è nostro dovere trovare al più presto una soluzione per ogni problema riscontrato».
A questo punto siete preoccupati per il congelamento dello sviluppo del motore una volta che la stagione è iniziata? «Il termine per l’iscrizione del motore – conclude Rob White – è alla fine di febbraio, un termine che quindi va rispettato. Comunque, certe modifiche sono tollerate anche se devono essere approvate dalla Fia. Non sono ammessi cambiamenti sostanziali».