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Published on Luglio 17th, 2013 | by redazione

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L’avventurosa storia “segreta” di “Mister Formula 1”

1978 – Bernie Ecclestone, patron della Brabham – Alfa Romeo, con Niki Lauda, suo pilota di punta.Il suo nome è Bernard Charles, ma tutti lo conoscono come Bernie. Bernie Ecclestone. È nato il 28 ottobre del 1930 a St Peters, Suffolk, Gran Bretagna ed è accreditato di un patrimonio personale di 3,8 miliardi di dollari.

Fino a ieri era Mister F1, oggi la Formula 1 s’interroga sul suo ruolo, dopo l’incriminazione per corruzione da parte di un tribunale tedesco.

1978 - Bernie Ecclestone, patron della Brabham, con Niki Lauda, suo pilota di punta.

Darlo in disgrazia non solo è prematuro ma anche avventato perché l’uomo ha dimostrato di essere come la fenice, pronto a risorgere dalle proprie ceneri.

Della sua storia recente, quella che l’ha portato al controllo economico totale della Formula 1 e a mettere la Fia in posizione subalterna, grazie anche all’amicizia – connivenza con Max Mosley, suo avvocato personale e presidente della Federazione internazione del periodo pre-Todt, si è scritto tanto, se non tutto. Poco si sa, invece, almeno in Italia, della vita precedente questo periodo.

Il debutto di Bernie Ecclestone nel mondo dei motori è del 1950, prima come pilota di scarso talento, poi come manager della promessa Stuart Lewis-Evans. Alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1958, Bernie sparisce dalle piste per un decennio, per dedicarsi (così lui affermerà) al commercio di auto usate. Riappare ai box alla fine degli anni Sessanta come manager di un altro promettente giovane, l’austriaco Jochen Rindt.

A quel tempo è già un uomo ricco, anche se non certo ai livelli odierni. A chi gli chiede dl’origine del suo patrimonio, il nostro risponde che è frutto di una eredità. Alcuni giornalisti – investigatori inglese ipotizzano però che l’origine del denaro sia meno legale. Per anni, in Gran Bretagna, corre voce di un suo coinvolgimento nella progettazione e nella preparazione della rapina del secolo, quella al treno postale Londra-Glasgow dell’8 agosto del 1963, quando vengono rubati oltre due milioni e mezzo di sterline.

Interrogato nel 20025 dal quotidiano Indipendent sulla faccenda, Bernie se la vaca con una battuta molto … andreottiana: «Su quel treno non c’era abbastanza denaro. Io avrei saputo fare di meglio». Giustificando poi i suoi rapporti con Roy James, un pilota automobilistico che nella rapina ebbe il compito di guidare l’auto con cui fuggirono i rapinatori, con il fatto che Roy, una volta uscito di prigione, era andato da lui per riprendere l’attività di pilota, confidando nella sua amicizia con Graham Hill. «Non avevo l’intenzione farlo correre per me e così, sapendo che era un bravo disegnatore di gioielli, gli ho commissionato la realizzazione di un trofeo, lo stesso che diamo ogni anno ai nostri prometer ancora oggi. Tutto qui».

Dopo la morte a Monza di Jochen Rindt, Ecclestone decide che è arrivata l’ora di gestire non più i piloti ma un intero team. Così, nel ’72 acquista la gloriosa Brabham entrando di diretto nella Formula One Constructors’ Association (Foca), che riunisce i rappresentanti delle squadre impegnate in Formula 1.

Grazie alle sue indubbie qualità manageriali, nel corso degli anni Settanta ed inizio anni Ottanta Ecclestone diventa sempre più influente all’interno di questa associazione, tanto da convincere gli altri “soci” di affidargli il compito di trattare per conto di tutti la vendita dei diritti televisivi dell’intero campionato e non delle singole gare come in precedenza. In cambio, lui si impegna a pagare alle singole squadre una quota annua su quanto incassato. Il resto è storia recente.

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