Di Carlo Baffi
Dopo una magica pole, il Campione del Mondo domina a Suzuka tenendosi dietro le potenti McLaren di Norris e Piastri. Un’impresa storica! Quarto è Leclerc con la Ferrari, davanti alle Mercedes di Russell e di un sorprendente Antonelli.
Il weekend del G.P. del Giappone, terzo round del mondiale, ci ha fornito importanti elementi circa le forze in campo di questo campionato. La McLaren-Mercedes è sicuramente la monoposto di riferimento con una coppia di piloti veloci (non fuoriclasse) a rischio faida. In quel di Suzuka era la più accreditata ad una seconda doppietta, ma è subentrato il fattore Max che ha sovvertito i pronostici. L’oranje ha sfoderato un giro monstre il sabato beffando i papaya boys e gettando le basi del successo in corsa. S’è imposto al volante di una Red Bull ancora problematica che solo lui può domare. Il suo nuovo compagno Tsunoda, non ha superato la Q2 e non è andato oltre il 12° posto. C’è poi una Mercedes solida che fa incetta di punti grazie ai suoi alfieri: Russell divenuto prima guida, che cerca sempre di insidiare le McLaren e l’esordiente Antonelli il quale cresce gara dopo gara. E la Ferrari ? Si, c’è anche lei, purtroppo sul banco degli imputati. Il Cavallino ha più problemi del previsto che hanno adombrato le grandi speranze della vigilia.
La perfezione – Gianpiero Lambiase ingegnere di pista di Max Verstappen, ha usato un’espressione curiosa per esaltare via radio la pole del suo driver:” E’ insensato quello che hai fatto.” In quel momento tutti quanti han capito che l’olandese avesse scritto una nuova pagina importante nella storia della F.1 con quello stratosferico 1’26”983: 12 millesimi davanti a Norris che credeva ormai di aver centrato la sua 11^ pole. Uno dei tanti miracoli che sono diventati il marchio di fabbrica per Max, il quale fino alla Q2 non era mai stato veloce in alcun settore del circuito nipponico. Parliamo di un severo banco di prova per tutti, che al tempo stesso esalta i fenomeni. Verstappen era giunto nel paese del Sol Levante deluso per il “trasferimento” di Lawson alla Racing Bulls e nel corso delle libere aveva continuato a lamentarsi del rendimento della sua RB21. Pareva un fine settimana problematico per lui, poi ha messo insieme il lavoro fatto ed ecco la metamorfosi che l’ha lanciato in orbita, minando le certezze della McLaren. Una svolta da cui è partita la scalata al suo quarto trionfo consecutivo a Suzuka. Anche la domenica è stato impeccabile durante i 53 passaggi in un G.P. noioso, costruendosi il margine minimo per tenere Norris fuori dalla zona DRS. Unico brivido all’uscita della pit-lane dopo la sosta, quando ha avuto un incontro ravvicinato col suo diretto inseguitore che è finito sull’erba. A gara conclusa “Mad Max”, ha pure ironizzato:” Probabilmente Norris ha visto che l’erba non era stata tagliata e ci ha pensato lui.” Una rasoiata al morale del mansueto britannico. Morale, la doppia impresa di Verstappen è stato il miglior omaggio che la Honda potesse ricevere in casa propria, nell’ultimo anno di collaborazione vincente con la Red Bull. Un sodalizio celebrato con una livrea ad hoc (bianca col cerchio rosso) in ricordo della monoposto nipponica la RA272, che con Richie Ginther ottenne la sua prima affermazione in F.1 nel ‘65 in Messico. Si dice che chi s’impone a Suzuka conquisti il titolo piloti. E’ accaduto in passato, ma ora è ancora presto per dirlo. Certo, il quattro volte iridato s’è portato ad un solo punto da Norris ed è deciso a tenersi ben salda sul capo la corona di imperatore del Circus. Eloquente la sua dichiarazione dopo le qualifiche in cui ha sottolineato che se si avvicina alla McLaren, poi sa di poter fare la differenza. Ostentazione di superbia? Si, ma alla luce dei fatti se la può permettere. Max vanta una sensibilità che gli altri non hanno ed è la conferma che il pilota può ancora fare la differenza sul mezzo. Un dato di fatto che smentisce il luogo comune secondo cui in F.1 vince soltanto chi ha l’auto più potente; non è sempre così. Ora, in ottica mondiale e considerando lo stato di forma della RB21, è difficile pensare che a fronte di una McLaren così potente (anche se non come la Red Bull degli anni scorsi), Verstappen abbia molte chances per riconfermarsi campione. Dovrebbe confezionare parecchi miracoli in serie. Di sicuro è in grado di mettere in salita il campionato di Norris e Piastri. E qualora la Red Bull, orfana di Adrian Newey, dovesse crescere le prospettive cambierebbero ulteriormente. Tsunoda, seppur spinto dal suo pubblico, è terminato fuori dalla top-ten, non tanto per demerito suo, bensì per la RB21. E decisamente inferiore a quella papaya e ciò fa si che per il mondiale costruttori i “bibitari” combatteranno quasi sempre con il solo Verstappen. Stesso copione del 2024. L’unico target possibile è quindi il titolo piloti.

Calice amaro? – Diciamolo, malgrado abbia conquistato punti pesanti che la proiettano al vertice della classifica costruttori, già con un bel margine su Mercedes (+36) e Red Bull (+50), la McLaren non lascia il Giappone pienamente soddisfatta. L’obiettivo era quello di centrare i due gradini più alti del podio. Le due MCL39 avevano un ottimo passo gara, ma è mancato loro lo spunto decisivo per freddare il capofila. Però a fronte di un Verstappen imprendibile, han fatto di necessità virtù. Andrea Stella & c. non hanno osato oltre il dovuto, non permettendo ad Oscar Piastri di passare Norris e tentare l’assalto finale al lider Maximo. “Col nuovo asfalto il degrado è basso – ha spiegato il team principal di Orvieto – ed è quindi molto difficile superare se si ha la medesima strategia.” Il rammarico forse c’è, però l’impressione è che in McLaren abbiano voluto mantenere intatti certi equilibri tra i piloti consci di un potenziale tecnico che alla fine permetterà loro di vincere la guerra, magari sacrificando qualche battaglia, come quella in Giappone. Han guardato avanti, magari già dal prossimo round in Bahrain dove i punti in cui si usa il DRS sono maggiori rispetto all’unico di Suzuka (in fondo al rettilineo prima di curva 1). Resta sempre l’incognita legata ai piloti, tra i quali regna un’apparente pax armata. Piastri, nel vedere che Norris non era in grado di prendere Verstappen ha azzardato via radio:” Se Lando vuole salvare le sue gomme, io ho il passo per attaccare Max”. Non ha ricevuto alcuna risposta. L’australiano s’è portato in scia al compagno, ma alla fine è rimasto terzo non polemizzando ed ammettendo che aveva pregiudicato tutto in qualifica piazzandosi alle spalle di Lando. Oscar avrebbe comunque voluto festeggiare il suo 24° compleanno con un altro risultato. Ed arriviamo a Norris. L’inglese è forse rimasto annichilito dal montante beccato in Q3 da Verstappen, il suo perenne rivale che continua a subire. In griglia ha imitato Max, puntando la sua MCL39 contro la RB21, quasi per intimorire il nemico, ma allo spegnimento delle luci il poleman gli è andato via. L’ha seguito non perdendolo di vista, ma forse trovandosi in aria sporca non ha potuto affondare il colpo. Se l’è ritrovato di fianco all’uscita del pit-stop (giro 21) ed è finito sull’erba:” Mi ha spinto fuori” ha detto via radio, smentito dalle immagini che mostravano Verstappen tenere la sua posizione in fast lane. Norris ha liquidato l’argomento nel post-gara affermando di non aspettarsi mai che l’olandese gli dia strada. Forse a fronte del piazzamento gli resta qualche rammarico. Lando, ancora una volta, ha dovuto accettare la lezione impartitagli da Max ed ha dovuto guardarsi da un Piastri che mordeva il freno. Vogliamo credere che intendesse capitalizzare il secondo posto in attesa di momenti migliori. Urgono però segnali concreti, tali da convincere il team a puntare definitivamente su di lui, visto che Piastri non ha ancora spiccato quell’ulteriore salto di qualità che in tanti si aspettano. Il team di Woking marcia spedito tra i costruttori, ma il punticino di margine tra i piloti impone qualche riflessione.

In agguato – La Mercedes ha consolidato il suo status di seconda forza, anche se forse confidava in qualcosa di più. George Russell s’è giocato male la Q3 finendo solo quinto ed in gara non s’è migliorato. Le gioie sono arrivate invece da Andrea Kimi Antonelli, che continua a stupire. Su un circuito sconosciuto ed insidioso, il 18enne bolognese s’è qualificato accanto al compagno e molto intelligentemente non l’ha attaccato in partenza. Da li in avanti ha costruito la sua gara passo dopo passo. Durante il valzer delle soste, ha condotto in testa per dieci giri diventando il più giovane leader della F.1 rubando il primato a Verstappen. Una volta montate le dure alla 32^ tornata (una dopo il diretto rivale Hamilton), ha spinto siglando il giro più rapido in 1’30”965, nuovo record della pista. Per gli amanti delle statistiche, l’ultimo italiano a marcare il giro veloce in un G.P. fu Jarno Trulli nel lontano 2009. Antonelli ha chiuso sesto ed in classifica è 5° con 30 punti dopo tre G.P. Cifre a parte, i progressi di Antonelli (nel 2020 era ancora sui kart) sono evidenti per la soddisfazione di Toto Wolff che fu alquanto lungimirante ad investire sul talento di casa nostra.
Rallenty – Il 4° posto di Charles Leclerc ed il 7° di Lewis Hamilton, ha il sapore di una sentenza nuda e cruda che spaventa un po’. Dopo due round negativi, anche a Suzuka la Ferrari ha faticato parecchio, con l’aggravante che pur non commettendo errori non è mai stata protagonista, né in qualifica, né in gara. Unica nota positiva per il Principino, che ha dato l’’anima, è l’essersi tenuto a distanza di sicurezza la minacciosa Mercedes di Russell. Il suo commento la dice lunga:” Il feeling è migliore, ma il risultato non mi fa sorridere ed il 4° posto (come in qualifica) è quello che possiamo fare ora. Quando facciamo tutto perfetto e arriviamo a 16”, manca la performance.” Hamilton parla di una SF-25 non entusiasmante e sebbene abbia recuperato un posto (partiva 8°), ammette che non c’era il passo. L’eptacampione aveva adottato una strategia diversa dal monegasco schierandosi in griglia con le gomme dure, ma anche quando a montato le medie non è riuscito a sopravanzare il giovane Antonelli che girava con le hard perdendo pure terreno. Tanto amara quanto esplicita la conclusione del britannico:” Siamo la quarta forza a 3-4 decimi dai migliori, spero nelle novità.” E su questo punto il Team Boss Frederic Vasseur, ai microfoni di Sky è stato cauto:” Prima di portare aggiornamenti, cerchiamo di risolvere i problemi di bilanciamento”. Ha aggiunto inoltre che l’obiettivo delle prossime due gare (Bahrain ed Arabia Saudita in due settimane), sarà quello di estrarre ancora il potenziale da questa macchina. Purtroppo, come detto in altre occasioni, il tempo stringe. Il cambio di regolamento datato 2026, impone che entro l’estate le squadre saranno proiettate verso il futuro ed è poco probabile che continuino a sviluppare i progetti attuali. A Maranello si annunciano settimane di duro lavoro per risalire la china.

Fighter – E’ stato uno dei protagonisti del fine settimana. Parliamo di Isack Hadjar che ha regalato punti d’oro alla Racing Bulls, dopo quelli di Tsunoda nella Sprint di Shanghai. Il rookie francese naturalizzato algerino ha vissuto una qualifica da incubo, complice un problema alle cinture che ha rischiato di pregiudicare le sue prestazioni. Alla fine è approdato in Q3 piazzandosi 7°. La domenica ha lottato come un leone, ha effettuato un sorpasso magistrale su Sainz in curva 1 ed è giunto ottavo, per la prima volta nei primi dieci. Chissà se Helmut Marko gli ha dato almeno una pacca sulla spalla d’incoraggiamento, dopo il feroce commento sulle lacrime di Melbourne. Liam Lawson invece ha faticato. Non ha superato la Q2 come l’ex Tsunoda segnando un tempo migliore (il confronto era inevitabile), ma in gara è precipitato 17°.

Tempi duri – Per parlare dell’Alpine, è obbligatorio partire dal terribile schianto occorso a Jock Doohan all’inizio delle libere 2. Alla staccata di curva 1 dopo il rettilineo, il neozelandese ha perso il controllo della monoposto ed è finito rovinosamente contro le barriere a circa 330 km/h, con un impatto superiore ai 50G. Fortunatamente non ha riportato conseguenze fisiche, oltre al comprensibile shock. Ancora una volta è emerso l’alto standard di sicurezza raggiunto grazie al meticoloso lavoro svolto dalla Federazione Internazionale. Circa la causa del botto, dalle inquadrature è subito emerso che la vettura ha affrontato il tornante con l’ala mobile aperta: un’anomalia provocata da un errore del 22enne figlio di Mick, plurititolato Campione della due ruote. In pratica il pilota non ha disattivato il DRS, che si chiude azionando il pedale del freno, o premendo sul comando posizionato sul volante. Una disattenzione imperdonabile pagata a caro prezzo dal pilota stesso e dalla scuderia diretta da Flavio Briatore, che s’è ritrovata la A525 disintegrata sul lato sinistro, con inevitabili ripercussioni sul budget cap e straordinari dei meccanici. S’è infatti resa necessaria la completa ricostruzione sul telaio di scorta. Responsabilità del pilota a parte, è d’uopo soffermarsi sulla delicata situazione che sta vivendo questo debuttante. Nel 2024 disputò solo l’ultimo Gran Premio ad Abu Dhabi in cui chiuse 15° dopo esser partito ultimo. Venne confermato per l’anno successivo, ma il suo futuro è parso subito precario data l’incombente presenza di Franco Colapinto: il giovane argentino che vanta munifici sponsor. Si vocifera che Doohan avrebbe a disposizione solo 5 round per meritarsi il volante fino al termine del campionato. Una spada di Damocle che toglie il sonno ed a cui si somma la scarsa esperienza. In Fp1 anziché permettergli di macinare chilometri, il team ha preferito affidare la vettura al 31enne giapponese Ryo Hirakawa, anch’egli riserva Alpine. Probabilmente hanno prevalso gli interessi commerciali sull’opportunità di far cresce il giovane titolare. Scelta discutibile. Doohan è riuscito comunque disputare le qualifiche, non ha superato l’asticella della Q1 ed in gara è risultato 15°. Non sorride nemmeno Pierre Gasly, la prima guida con 155 partenze alle spalle, il quale dopo essersi qualificato 11°, è finito due posti più indietro. La classifica piange e la compagine transalpina è ancora a quota zero.

L’uomo-orso c’è – Che Oliver Bearman, sia un talento non lo scopriamo oggi, basta tornare indietro di una stagione e vedere ciò che fece al suo esordio nella massima serie al volante della Ferrari in Arabia Saudita. Reclutato al volo per sostituire l’indisposto Sainz, giunse settimo malgrado una pressione alle stelle. Aggiunse poi 1 punto a Baku con la Haas-Ferrari. Quest’anno, il 19enne britannico è entrato nella top-ten (ottavo) in Cina e sulla severa pista di Suzuka, è approdato sino in Q3 chiudendo decimo pur disponendo di una monoposto non certo al top. In corsa s’è difeso egregiamente transitando sotto la bandiera a scacchi nella posizione in cui era partito. Ha fatto meglio del più navigato Esteban Ocon disperso al 18° posto.
Tris! – Alexander Albon è entrato per la terza volta consecutiva nella top-ten. Grazie alla sua nona piazza è settimo in classifica con 18 lunghezze all’attivo. La stagione scorsa aveva totalizzato 12 punti nell’arco di tutto il calendario. Un segno tangibile che si trova a proprio sulla nuova Williams-Mercedes FW47, che ha fatto notevoli progressi. Diametralmente opposto il quadro preoccupante di Carlos Sainz jr. L’ex-ferrarista è praticamente irriconoscibile in questo inizio campionato. Dopo il crash di Melbourne aveva arpionato un punto in Cina, ma in Giappone non è andato oltre il 14° posto dopo esser stato penalizzato per aver ostacolato Hamilton in qualifica. Ma non è finita: c’è la sverniciata di Hadjar e ciliegina sulla torta, la multa di 20mila euro per aver ritardato (pare per problemi di stomaco) la sua presenza in griglia al momento dell’inno giapponese.
Down – Prosegue il momento negativo dell’Aston Martin. Fernando Alonso è ancora privo di punti e Lance Stroll è risultato il fanalino di coda. Se il due volte iridato era scattato col 13° crono, il canadese era stato eliminato in Q1 ed ha proseguito il suo travaglio in gara.
immagini RedBull/Ferrari/Mercedes/Pirelli/McLaren-PRESS
Ordine d’arrivo:
1° Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 53 giri
2° Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 1″423
3° Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 2″129
4° Charles Leclerc (Ferrari) – 16″097
5° George Russell (Mercedes) – 17″362
6° Andrea Kimi Antonelli (Mercedes) – 18″671
7° Lewis Hamilton (Ferrari) – 29″182
8° Isack Hadjar (Racing Bulls-Honda) – 37″134
9° Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 40″367
10° Oliver Bearman (Haas-Ferrari) – 54″529
11° Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 57″333
12° Yuki Tsunoda (Red Bull-Honda) – 58″401
13° Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 1’02″122
14° Carlos Sainz (Williams-Mercedes) – 1’14″129
15° Jack Doohan (Alpine-Renault) – 1’21″314
16° Nico Hulkenberg (Sauber-Ferrari) – 1’21″957
17° Liam Lawson (Racing Bulls-Honda) – 1’22″734
18° Esteban Ocon (Haas-Ferrari) – 1’23″438
19° Gabriel Bortoleto (Sauber-Ferrari) – 1’23″897
20° Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes) – 1 giro
Classifica Piloti:
1° Norris 62 – 2° Verstappen 61 – 3° Piastri 49 – 4° Russell 45 – 5° Antonelli 30 – 6° Leclerc 20 – 7° Albon 18 – 8° Hamilton 15 – 9° Ocon, Stroll 10 – 11° Hulkenberg 6 – 12° Bearman 5 – 13° Hadjar 4 – 14° Tsunoda 3 – 15° Sainz 1
Classifica Costruttori:
1^ McLaren-Mercedes 111 – 2^ Mercedes 75 – 3^ Red Bull-Honda 61 – 4^ Ferrari 35 – 5^ Williams-Mercedes 19 – 6^ Haas-Ferrari 15 – 7^ Aston Martin-Mercedes 10 – 8^ Racing Bulls-Honda 7 – 9^ Sauber-Ferrari 6