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domenica 9 Febbraio 2025

Ferrari 312T5 l’ultimo boxer

Immagini ©Massimo Campi – Raul Zacchè/Actualfoto

Anno 1980, il cavallino rampante era appena uscito da una stagione travolgente: la Ferrari 312T4 aveva riportato il titolo mondiale nella stanze di Maranello e tutto sembrava roseo per il futuro, però la strada del successo si è improvvisamente interrotta.

Due piloti, un campione del mondo però senza più motivazione ed una monoposto, la 312T5, una delle peggiori Ferrari in Formula 1, nata già superata, vecchia, cresciuta anche peggio, anzi mai. Le vittorie della Ferrari nel 1979 erano arrivate con la T4, la prima monoposto ad effetto suolo progettata dalla staff diretto da Mauro Forghieri. La grande competitività derivava soprattutto da collaudato 12 cilindri il famoso boxer, che però era un V12 a 180° ancora competitivo rispetto ai nuovi V6 Turbo francesi, più potenti ma poco affidabili.

La Ferrari 312T5 è l’evoluzione della T4, ma sarà una delle vetture meno competitive della storia del Team di Maranello dopo avere conquistato solo 8 punti nella stagione 1980. La presentazione arriva a novembre 1979 e subito si capisce che si tratta di un semplice e modesto aggiornamento della precedente. A Maranello la progettazione è già concentrata sul futuro motore turbo e sulla monoposto che dovrà essere la base di partenza per una Formula 1 che si appresta ad accogliere i grandi costruttori con i loro capitali e la tecnologia da sviluppare.

Le novità della 312T5 rispetto alla T4 consistevano essenzialmente in nuovi freni posteriori, sospensioni, pance laterali e carenatura leggermente modificate, ma il problema principale della nuovo monoposto era la mancanza di una vero affetto suolo, mentre la concorrenza aveva fatto notevoli passi avanti. Con gli ingombri del motore 12 cilindri era quasi impossibile avere un adeguato effetto venturi nella pance laterali, la T5 non era una vera wing-car. Inoltre la Ferrari era in grande ritardo nell’uso dei materiali compositi ed a Maranello si realizzavano ancora monoposto con il telaio tubolare rivestito con pannelli di irrigidimento, una tecnologia ampiamente obsoleta.

Sin dai primi appuntamenti si capisce che il vento è cambiato, i tifosi della Ferrari dovranno aspettare parecchio tempo per vedere nuovamente una rossa vincente. Di quel mondiale 1980 c’è poco da ricordare. Per le rosse ci sono pochi sprazzi di competitività nei primi due Gran Premi della stagione dove Gilles Villeneuve sfrutta le sue doti funamboliche per riuscire a stare con i migliori. Il canadese è sempre al limite, anche oltre, ed uno degli episodi che entreranno negli annali sarà la terribile uscita di strada alla staccata della Tosa ad Imola con Gilles Villeneuve ad Imola che esce miracolosamente illeso dall’abitacolo.

La Ferrari abbandona lo sviluppo della monoposto, tutte le forze sono concentrate sul turbo che non è così semplice da mettere a punto. Ulteriori problemi sono legati ai pneumatici Michelin, che erano state sviluppate dalla Renault per le potenze dei motori turbocompressi e sulle monoposto aspirate avevano problemi di consumi anomali.

La stagione 1980 sarà un vero e proprio disastro, la prima senza vittorie dal 1973. Il picco negativo è la mancata qualificazione in Canada di un poco motivato Jody Scheckter.  La Ferrari 312T5 è l’ultima monoposto di Maranello con il 12 cilindri aspirato a correre in Formula 1, ma sarà ricordata come uno dei più grandi fallimenti nella storia del cavallino rampante.

 

 

 

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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