l’analisi di Carlo Baffi
Il neo Campione del Mondo s’aggiudica una gara condotta in testa dall’inizio. Ha preceduto la Ferrari di Leclerc e la McLaren di Piastri. Solo quarto il poleman Russell. La lotta per il titolo costruttori resta aperta, complice la penalità inflitta a Norris reo di non aver rispettato una doppia bandiera gialla. Fa discutere l’operato della direzione gara, che non ha saputo gestire al meglio la presenza di un detrito in pista.
Il G.P. del Qatar, 23° e penultimo appuntamento del Campionato del Mondo di F.1, non è stato particolarmente avvincente. Il layout del tracciato non offre infatti molti punti di sorpasso, fatta eccezione della curva 1. Rispetto al 2023, quando il caldo torrido (sebbene si fosse corso in notturna) aveva torchiato i piloti, le condizioni climatiche sono risultate più favorevoli per via dello spostamento della data da ottobre a dicembre, quando a Losail è ormai inverno. Unico comune denominatore tra le due edizioni la vittoria di Max Verstappen, capace di imporre la sua legge senza grosse difficoltà.
Metamorfosi – Al termine della Sprint Race, la Red Bull di Verstappen figurava soltanto ottava. Per non parlare di Perez, ultimo. Pareva che i bibitari fossero destinati ad un fine settimane di sofferenze, invece ecco il ribaltamento che non t’aspetti. Utilizzata la monoposto del messicano come cavia, i tecnici di Milton Keynes hanno stravolto il set-up sulla RB20 dell’olandese che guarda caso ha poi firmato una pole con il solito guizzo del fuoriclasse. Peccato per lui che gli sarebbe stata tolta per aver ostacolato Russell (diventato nuovo poleman) sopraggiunto alle sue spalle in un tornante veloce. Retrocesso di una sola piazza (di solito per l’impeding si pagano 3 posizioni), il quattro volte iridato s’è rifatto con gli interessi 24 ore dopo, sorprendendo al via la Mercedes del britannico e dando così inizio alla sua fuga coronata con il 9° successo stagionale, 63° in carriera: pazienza se le pole restano ancora ferme a 40. Sulla pista qatariota s’è assistito ad un monologo di “Mad Max” che dal Brasile pare tornato a guidare la Red Bull dominatrice del passato. E quando il suo inseguitore Lando Norris ha tentato di sorprenderlo alla ripartenza Verstappen ha tirato fuori gli artigli. Non solo ha respinto il rivale, ma ne ha pure evidenziato via radio l’infrazione che ha fatto scattare l’indagine dei commissari, sfociata nel drive-through di 10” comminato all’inglese. Della serie, l’ennesimo sberleffo rifilato al … povero Lando. Diametralmente opposto il weekend di Sergio Perez, protagonista di un calvario senza fine. Il messicano, probabilmente a fine corsa con il team anglo-austriaco, ha potuto sorridere solo in qualifica approdando in Q3, per lui un risultato talmente eccezionale che l’ha fatto esultare. Sedicesimo sia nelle libere che nella qualifica Sprint, nella garetta partiva dalla pit-lane (per cambio del set-up) ed allo spegnimento del semaforo ha esitato facendosi passare da Colapinto sulla Williams. Scattato 9° è risalito di due posizioni, ma la sua gara si sarebbe esaurita dopo un testacoda in solitudine al restart. Fine dello psicodramma.
Reattiva – Alle spalle della Red Bull numero 1, è giunta la Ferrari di Charles Leclerc che insieme ai punti rimediati da Carlos Sainz terminato 6°, tiene ancora in gioco il Cavallino nella corsa al titolo costruttori. Un risultato confortante viste le premesse. Alla fine delle qualifiche Sprint, il monegasco ammetteva “Siamo tornati coi piedi per terra”, deluso per il 5° posto confermato anche nella short race, sempre dietro al compagno Sainz. Di fronte all’uno-due della McLaren il divario in classifica saliva a 30 punti e contemporaneamente calava l’indice di ottimismo. Il team principal Fred Vasseur però confidava nel Gran Premio ribadendo ai microfoni degli inviati di Sky, che la Rossa avrebbe lottato sino ad Abu Dhabi. Ebbene, il manager transalpino ha avuto ragione ed ora i punti da recuperare sono 21. Un gap importante intendiamoci, ma nemmeno proibitivo. Leclerc ha lottato e dopo esser stato invitato a non strapazzare le sue Pirelli nel corso delle prime tornate, ha potuto beneficiare del penalty inflitto a Norris e respinto l’arrembaggio di Piastri. Sainz invece è stato attardato da una foratura e nel finale non è riuscito a sopraffare un coriaceo Gasly sull’Alpine. Di conseguenza è tutto rimandato fra una settimana ad Abu Dhabi, dove gli uomini di Maranello tornano a giocarsi un mondiale all’ultimo round. Una località che purtroppo rievoca un ricordo non certo felice. Era il 2010 e Fernando Alonso, sulla pista di Yas Marina, perse il mondiale piloti beffato dal giovane Sebastian Vettel sulla Red Bull. Ma è acqua passata e forse è giunto il momento di resettare la memoria con un trionfo.
Sciupona – Aveva in canna il primo match ball per aggiudicarsi il mondiale costruttori e dopo la doppietta nella Sprint, tutto pareva indirizzarsi in quella direzione; lodevole il gesto di Norris che ha ceduto la vittoria a Piastri, sdebitandosi dei favori ricevuti di recente. Nella qualifica le MCL38 venivano però precedute da Verstappen e Russell, anche se riuscivano a tenersi dietro le Rosse. Allo start Lando Norris era abile a portarsi negli scarichi del leader Verstappen tenendo bene il passo. Piastri dopo esser stato fulminato da Leclerc, si ripigliava la 4^ piazza e cercava d’insidiare Russell. La svolta s’è materializzata alla tornata 40 quando è rientrata la Safety-Car. Norris non ha rallentato in rettilineo quando per un breve lasso di tempo è comparsa la luce gialla sul pannello e sventolava pure la bandiera gialla di un commissario, prima che si riaccendesse la luce verde. Un’ingenuità imperdonabile ed inspiegabile che ha pagato a carissimo prezzo. Finito nelle retrovie, s’è poi tuffato in una rimonta che gli ha permesso di entrare nella top-ten e di aggiudicarsi il punto aggiuntivo per il giro veloce, ma ormai la frittata era fatta. Un altro scivolone del 25enne inglese alla sua 5^ stagione in F.1, che dopo aver compromesso la sua rincorsa nel mondiale piloti, ora rischia di influire negativamente anche nella battaglia tra i costruttori. Andrea Stella, il team principal di Woking, ha ammesso pubblicamente la responsabilità del proprio driver, parlando contemporaneamente di episodio sfortunato e di punizione sproporzionata. Vi sono però dei precedenti in cui la Fia ha adottato lo stesso metro di paragone per infrazioni analoghe. Imbarazzante la spiegazione che Norris, visibilmente contrariato, ha rilasciato alla giornalista di Sky. Pur scusandosi col team è stato vago nello spiegare l’episodio incriminato. Si pensava che una volta archiviato il sogno di gloria mondiale, Lando si fosse liberato del pesante fardello e potesse correre più serenamente, ma le sue disattenzioni continuano e confermano la poca lucidità del momento. Per ora è ancora secondo tra i piloti, ma Leclerc è ormai a sole 8 lunghezze. Piastri è invece tornato sul podio dopo 5 G.P. e grazie a lui la McLaren può ancora tenere a distanza la Ferrari. Per Oscar trattasi di un’iniezione di fiducia che magari gli consente di ritrovare la forma di Monza e Baku.
Alti e bassi – Reduce dalla doppietta di Las Vegas, la Mercedes s’è presentata in Qatar sperando di proseguire il finale di stagione in crescendo. Il 3° posto nella garetta e la pole di George Russell (ereditata da Verstappen) hanno forse illuso la compagine anglo-tedesca. La brutta partenza di Russell a cui s’è sommata la penalità per non aver rispettato le regole in regime di Safety-Car, ha ridimensionato le ambizioni, con il britannico che s’è poi dovuto accontentare di chiudere ai piedi del podio. Da dimenticare la tre giorni di Hamilton: sesto nella Sprint Race, sesto in qualifica e 12° in gara, in cui s’è beccato un drive through per aver superato il limite di velocità in corsia box. Appassionante il corpo a corpo che l’eptacampione ha ingaggiato con Leclerc nel corso del 12° dei 19 giri della Sprint, in cui il suo futuro compagno in Rosso ha avuto la meglio.
Bingo! – Proprio nel finale di Campionato si registrano i primi punti mondiali della Sauber. A marcarli è stato il 25enne cinese Guan Yu Zhou terminato ottavo. Peccato per il compagno Valtteri Bottas, decimo sino alle ultime battute e poi impallinato da Norris.
Costanza – Dopo il ritiro col motore ko patito a Las Vegas, Pierre Gasly è ritornato a far capolino nella top-ten, transitando quinto sotto la bandiera a scacchi. A fronte del ritiro di Esteban Ocon sulla vettura gemella (allo start era entrato in collisione con Hulkenberg eliminando anche Colapinto), sono punti d’oro che permettono all’Alpine di affrontare l’ultimo round con cinque lunghezze di vantaggio sulla Haas che la segue in 7^ posizione. Nel post-gara ha fatto eco la notizia della chiusura anticipata del rapporto tra la scuderia transalpina ed Ocon, che a Yas Marina sarà sostituto da Jack Doohan che affiancherà Gasly nel 2025.
Giro di vite – Al suo secondo Gran Premio, il nuovo race director Rui Marques è finito sotto i riflettori e pure nel mirino delle critiche. Se a Las Vegas tutto era andato liscio, per il dirigente subentrato a Niels Wittich a metà di novembre, le cose si sono complicate e non poco in Qatar. Tutto nasce nel corso del 31° dei 57 giri previsti col distacco dello specchietto retrovisore dalla Williams di Albon. Il detrito resta al centro del rettifilo d’arrivo per alcuni passaggi fino a quando la Sauber di Bottas lo manda in frantumi, aumentando ancora di più i rischi. Fino a quel momento la direzione gara non aveva preso alcun provvedimento. Secondo alcuni bastava una Virtual Safety Car per permettere ad un commissario di rimuovere il pericolo. Fatto sta che i pezzi taglienti in carbonio hanno causato le forature ad Hamilton e Sainz e solo allora Marques è ricorso alla vettura di sicurezza (facendo transitare i piloti par la pit-lane) per far ripulire la pista. Al restart s’è verificata l’uscita di Perez ed Hulkenberg e conseguente VSC, diventata poi SC. Insomma una situazione caotica in cui qualche pilota non ha rispettato a pieno i regolamenti ed è stato sanzionato. Colpisce però il rigore con cui sono state inflitte le punizioni, lo stesso con il quale era stata tolta la pole a Verstappen il giorno prima. Ci s’è chiesto il motivo di tanta inflessibilità e forse le ragioni vanno ricercate nella diatriba tra il Presidente Mohammed Ben Sulayem ed i piloti. Questi ultimi infatti gli avevano chiesto tramite una lettera maggiore trasparenza nella gestione della Fia: nello specifico si riferivano alla modo in cui vengono impiegati i denari derivanti dalle multe comminate a piloti team. E non ultimo han chiesto di esser trattati come adulti dopo la disposizione di punire il linguaggio volgare (Verstappen ne sa qualcosa). Da sottolineare che oltre alla dipartita improvvisa di Wittich, ultimamente s’è registrato l’addio di Tim Mayer e Janette Tan, rispettivamente uno steward in servizio da 15 anni presso la Federazione Internazionale e la vice di Marques quando costui dirigeva le gare di F.2 e F.3. Due dipartite che hanno sollevato dubbi ed ipotesi. Per tutta risposta, Ben Sulayem ha negato problemi all’interno della massima struttura federale informando i drivers che non è affar loro occuparsi della gestione della Fia. Ed in merito alle presunte indecisioni del direttore di gara, la Federazione ha spiegato che la Safety Car non è uscita in quanto la prassi normale prevede che venga utilizzata in presenza di quantitativi maggiori di detriti e che poi lo specchietto era fuori dalla traiettoria ideale. Mentre sul caso Norris, il penalty rientra nelle linee guida distribuite ai team. Pensare che la querelle sia esaurita è improbabile e non ci sarebbe da meravigliarsi se in occasione dell’ultimo appuntamento stagionale ci si trovi dinnanzi ad ulteriori discussioni.
Ordine d’arrivo
1° – Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 57 giri
2° – Charles Leclerc (Ferrari) – 6″031
3° – Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 6″819
4° – George Russell (Mercedes) – 14″104
5° – Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 16″782
6° – Carlos Sainz (Ferrari) – 17″476
7° – Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 19″867
8° – Guan Yu Zhou (Sauber-Ferrari) – 25″360
9° – Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 32″177
10° – Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 35″762
11° – Valtteri Bottas (Sauber-Ferrari) – 50″243
12° – Lewis Hamilton (Mercedes) – 56″122
13° – Yuki Tsunoda (Racing Bulls-Honda) – 1’01″100
14° – Liam Lawson (Racing Bulls-Honda) – 1’02″656
15° – Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 1 giro
Ritirati
Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari)
Sergio Perez (Red Bull-Honda)
Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes)
Franco Colapinto (Williams-Mercedes)
Esteban Ocon (Alpine-Renault)
Classifica Piloti
1° Verstappen 429 – 2° Norris 349 – 3° Leclerc 341 – 4° PIastri 291 – 5° Sainz 272 – 6° Russell 235 – 7° Hamilton 211 – 8° Perez 152 – 9° Alonso 68 – 10° Hulkenberg 37 – 11° Gasly 36 – 12° Tsunoda 30 – 13° Stroll 24 – 14° Ocon 23 – 15° Magnussen 16 – 16° Albon, Ricciardo 12 – 18° Bearman 7 – 19° Colapinto 5 – 20° Lawson, Zhou 4
Classifica Costruttori
1^ McLaren-Mercedes 640 – 2^ Ferrari 619 – 3^ Red Bull-Honda 581 – 4^ Mercedes 446 – 5^ Aston Martin-Mercedes 92 – 6^ Alpine-Renault 59 – 7^ Haas-Ferrari 54 – 8^ Racing Bulls-Honda 46 – 9^ Williams-Mercedes 17 – 10^ Sauber-Ferrari 4