L’analisi di Carlo Baffi
La Ferrari vince il suo 5° Gran Premio stagionale, secondo consecutivo dopo quello di Austin. Sfuma la doppietta con Leclerc finito terzo e preceduto da Norris che si porta a 47 punti da Verstappen, ancora leader tra i piloti. L’olandese è giunto 6° penalizzato di 20” per ripetute scorrettezze. Nella classifica costruttori, il Cavallino supera la Red Bull e sale secondo a 29 lunghezze dalla McLaren.
Con una voce rotta dalla commozione, ha ringraziato il team dopo aver tagliato vittoriosamente il traguardo concludendo con il classico:” Forza Ferrari!”. E’ questo il messaggio di Carlos Sainz, dominatore assoluto del fine settimana di Citta’ del Messico. Con lui, la Rossa coglie il secondo trionfo in due settimane e guarda al Mondiale Costruttori. Poteva essere un altro uno-due, ma Leclerc ha perso il duello finale contro Norris, complice un largo all’uscita di curva 16 (la ex Peraltada) in cui ha sfiorato la collisione contro le barriere. L’inglese della McLaren ha guadagnato punti su Verstappen dopo un corpo a corpo serrato nelle battute iniziali, in cui il Campione del Mondo della Red Bull ha difeso la posizione con i suoi soliti metodi finalmente sanzionati dalla direzione gara.
Il sogno continua – Al termine del G.P. degli Stati Uniti, in cui era finito secondo dietro al compagno Leclerc, aveva proclamato di voler vincere una gara prima di salutare Maranello. Ebbene Carlos Sainz jr. ha mantenuto la parola. Fin dal venerdì ha mostrato un ottimo passo ed in qualifica ha conquistato una perentoria pole (prima del 2024), essendo l’unico a sfondare il muro di 1’16”, mettendosi alle spalle Verstappen e Norris. Allo start, il madrileno ha commesso l’unica sbavatura della tre giorni, facendosi sorprendere da Verstappen che partiva dal lato sporco. Ha cercato di difendersi dall’iridato tagliando curva 1 e gioco forza ha restituito la posizione dopo esser rientrato in pista davanti a tutti. Ma era solo questione di tempo, perché dopo il restart causato dall’uscita di pista di Tsunoda ed Albon, il ferrarista s’è rifatto sotto ed ha impallinato con un potente slancio Max lasciandolo di sasso.” Ero infastidito dall’aver perso una posizione in partenza e dovevo sorprenderlo. Mi sono detto che non avevo nulla da perdere, ho quindi cercato l’interno di curva 1 e son entrato molto sicuro. Sapevo di potercela fare solo così.” Ed una volta leader, Carlos ha gestito magistralmente la gara sino alla bandiera a scacchi siglando il suo 4° successo in carriera e 2° stagionale. E veniamo a Leclerc che scattava quarto. In partenza ha mantenuto la posizione davanti alle Mercedes tenendo a tiro i primi tre. Successivamente, quando la gara è ripresa ha approfittato della schermaglia tra Norris e Verstappen per salire secondo. Per il Cavallino si stava materializzando la seconda doppietta di fila, ma il ritorno di Norris ha messo il monegasco in difficoltà (rallentato anche dai doppiati), il quale al giro 62 cercando di resistere ha perso il controllo del mezzo rischiando grosso. L’ampio margine su Hamilton che gli assicurava la terza piazza, ha consentito a Charles di puntare al giro veloce aggiudicandoselo con tanto di punto aggiuntivo. Segno che la battaglia per il titolo costruttori è entrata nel vivo e la Ferrari ci crede. Il bottino conseguito a Mexico City è di 41 punti accompagnato da un ulteriore riscontro positivo fornito da un tracciato molto differente da quello di Austin (peraltro molto indicativo). In Messico si correva in altura a circa 2.229 metri e la conseguente rarefazione dell’aria, non incideva solo sulle power unit per quanto concerne il raffreddamento, bensì pure sul setup ed i freni. E non ultimo, il Cavallino ha ritrovato la competitività pure in qualifica, finora il suo tallone d’Achille. Tanti elementi con cui la Ferrari fa rotta verso Interlagos con l’obiettivo di allungare la striscia di affermazioni. Il mondiale costruttori è un traguardo alla portata, che se raggiunto sarebbe un ottimo viatico in prospettiva 2025.
Luci e ombre – La McLaren vista in Messico, non è ancora quella dominante di Baku e Singapore. Norris è arrivato secondo ed ha guadagnato 10 lunghezze su Verstappen, ma sul fronte costruttori le lunghezze dalla Ferrari scendono da 40 a 29. Se il Cavallino sta piazzando i due drivers sempre ai piani alti, in qualifica ed in gara, la coppia McLaren perde colpi. Oscar Piastri, dopo essersi imposto in Azerbaigian e giunto 3° a Singapore, è calato vistosamente: 5° in Usa ed 8° in Messico dove non ha addirittura superato la tagliola della Q1 (è poi partito 17°). Risultati che si traducono in un deficit di punti. Norris invece, che beneficiava di un fondo nuovo riservato solo a lui, ha svolto egregiamente il suo compito. Scattava dal terzo posto e facendo corsa su “Mad Max” è andato all’attacco alla tornata 10. Il suo “amico” olandese l’ha spedito fuori, ma a differenza del passato gli è andata male. Conscio della retrocessione del nemico, l’inglese ha sopravanzato la Red Bull numero 1 quando questa ha scontato la punizione in pit-lane. Azzardare un nuovo sorpasso poteva celare il rischio di un contatto assassino, perché il cosiddetto zero a zero gioca a favore di Verstappen: niente punti per entrambi ed una gara in meno. Ormai Norris conosce bene il nemico e lo testimoniano le sue parole dopo l’ennesimo faccia a faccia:” Rispetto Max come pilota e mi aspettavo questa sua reazione che non è il massimo della correttezza.” La volata mondiale resta alquanto complicata per il britannico, il quale però non ha nulla da perdere contrariamente al tre volte campione che ora dovrà pure contenere i suoi bollenti spiriti, trovandosi nel mirino dei marshalls.
Tracollo – Ha fatto un giro monstre in qualifica ed una partenza da manuale che l’ha proiettato in testa nei primi giri. Poi quando ha dovuto ingoiare il sorpasso di Sainz (pare anche per un problema alla batteria), a Max Verstappen devono esser girati i 5 minuti. Sebbene fosse osservato speciale dopo Austin, ha respinto gli assalti di Norris portandolo fuori pista con le sue consuete “buone maniere”, quelle che lui reputa normali manovre difensive. D’altronde è l’unico modo che ha per difendere il tesoretto di punti che gli permette di essere ancora leader del mondiale. Meno male che sull’oranje s’è abbattuto il pugno duro dei commissari, che forse han cominciato a catechizzarlo a dovere. I 20 secondi di penalty, hanno retrocesso il bulletto in 15^ posizione e da li ha dovuto risalire la china cercando di limitare i danni. Ora ha 47 punti da difendere, ma a fronte delle prestazioni della RB20 non può dormire sonni tranquilli. Non vince da 10 Gran Premi ed Helmut Marko, eminenza grigia dei “bibitari”, parla di un motore zoppicante che non doveva essere utilizzato in corsa ed ipotizza un cambio per il Brasile, in programma domenica prossima. Decisione che comporterebbe una retrocessione di 5 posizioni in griglia; non un dramma, ma un contrattempo in più che toglie serenità. Alla fine mancano 4 round ed una Sprint Race, oltre ai punti addizionali per il giro veloce. Un quadro che vieta qualsiasi errore, o manovre impulsive. All’Hermanos Rodriguez, Verstappen poteva ragionare in ottica di classifica evitando di intimidire il rivale facendo il buttafuori. Un argomento di cui s’è parlato molto dopo il Texas e se a detta di qualche avversario battere Verstappen da molta soddisfazione proprio per via della sua condotta poco disciplinata, Hamilton ha posto un interrogativo che la dice lunga:” Ma nel 2020 e 2021 dov’eravate e dov’erano i giudici?” L’eptacampione ha vissuto il problema sulla sua pelle arrivando anche allo scontro in pista, ricordiamoci Silverstone e Monza del 2021. Il provvedimento di Mexico City però potrebbe far presagire un cambio di rotta e non solo. Sempre sull’onda delle polemiche post-Usa, la Federazione ha incontrato i piloti ed ha deciso di stilare nuove linee guida per regolamentare i duelli. Una prima traccia verrà presentata in Qatar, visionata dai piloti ed eventualmente aggiornata prima di entrare in vigore al più presto. Altro tasto dolente relativo alla scuderia Campione è quello di Sergio Perez. Il messicano correva in casa e da lui ci si attendeva una sorta di resurrezione, con il padre che ha addirittura dichiarava che “Checo” diventerà campione del mondo. Peccato che la dura realtà abbia riportato “el senor Antonio” coi piedi per terra già dopo la Q1. Sergio è stato eliminato pregiudicando la gara del giorno dopo. Posizionatosi male in griglia, s’è beccato un penalty di 5” su cui ha mostrato un certo scetticismo via radio. Al 18°dei 71 giri ha ingaggiato un duello contro Lawson portandolo fuori pista. Per tutta risposta, il rookie della Racing Bulls ha replicato per le rime. In palio, tra i due non c’era solo il decimo posto, ma il volante della Red Bull per il 2025. Nella contesa, “Checo” rimediava un danno alla RB20 che avrebbe condizionato il prosieguo del suo G.P. Ma non è finita: attaccato da Stroll nel passaggio successivo, il messicano ripeteva lo stesso copione nel difendersi. Forse a condividere lo stesso garage di Verstappen, è stato contagiato dallo stesso vizio. Chissà… Sta di fatto che dopo un secondo pit-stop, Perez veniva richiamato per una terza sosta all’ultima tornata per tentare di strappare il giro veloce a Norris. Missione fallita ed arrivo in 17^ posizione, ad un giro. Insomma, più che una gara pare il riassunto di uno psico-dramma. “Checo” ripete di non avere feeling con i freni, il team sta cercando di recuperarlo, ma vanamente. Un calvario che se vogliamo rispecchia la stagione della Red Bull, ormai lontanissima da quella perfetta macchina da guerra che non conosceva rivali.
Rebus – Il weekend messicano della Mercedes era iniziato all’insegna dell’ottimismo: George Russell siglava la miglior prestazione nelle Libere 1 del venerdì ed il rookie Andrea Kimi Antonelli otteneva la 12^ prestazione al termine di un proficuo lavoro sulla vettura di Lewis Hamilton. Peccato che nella sessione successiva, Russell finiva contro le barriere dopo essere salito su un cordolo. Per l’inglese era il secondo crash rovinoso in pochi giorni (vedi la Q3 di Austin) che costringeva i meccanici a nuovi straordinari. In qualifica le due W13E si attestavano in 5^ e 6^ piazza ed il giorno dopo davano vita ad lunghissimo testa a testa coi piloti liberi di fare la loro corsa. Hamilton aveva la meglio precedendo George e guadagnandosi il 4° posto. La Stella a Tre Punte ha consolidato lo status di 4^ forza, ampiamente davanti all’Aston Martin, ma distante ben 146 lunghezze dalla Red Bull.
Sottotono – Fernando Alonso elebrava in Messico la sua 400^ presenza nella categoria regina (le partenze sono invece 387) ed ha voluto festeggiare la ricorrenza sfoggiando un casco dalla grafica molto ricercata. Sullo sfondo color oro spiccava una pellicola nei cui fotogrammi erano immortalati i momenti più significativi della sua formidabile carriera. Purtroppo il responso della pista è stato molto deludente. Eliminato in Q2, l’asturiano ha potuto percorre soltanto 15 passaggi, per poi rientrare in pit-lane e ritirarsi complice un problema tecnico. Il suo compagno Lance Stroll ha chiuso 11° dopo esser partito 14°.
Consistenza – Per la terza volta in questa stagione, la Haas porta al traguardo entrambe le VF-24, entrate pure in Q3. Magnussen è giunto 7°, come è partito, mentre Hulkenberg da decimo è finito 9° davanti a Gasly. In virtù di questo risultato, la compagine statunitense guadagna ulteriori 10 lunghezze sulla Racing Bulls rafforzando il suo sesto posto.
Piccolo passo – Non andava a punti da Zandvoort, quando giunse nono e dopo quattro gare incolori Pierre Gasly è finalmente entrato nella top-ten, sebbene fosse partito ottavo. Grazie al punto del francese, l’Alpine si avvicina alla Williams sopra di 3 punti.
Ordine d’arrivo
1° Carlos Sainz (Ferrari) – 71 giri
2° Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 4″705
3° Charles Leclerc (Ferrari) – 34″387
4° Lewis Hamilton (Mercedes) – 44″780
5° George Russell (Mercedes) – 48″536
6° Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 59″558 **
7° Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 1’03″642
8° Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 1’04″928
9° Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – 1 giro
10° Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 1 giro
11° Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes) – 1 giro
12° Franco Colapinto (Williams-Mercedes) – 1 giro
13° Esteban Ocon (Alpine-Renault) – 1 giro
14° Valtteri Bottas (Sauber-Ferrari) – 1 giro
15° Guan Yu Zhou (Sauber-Ferrari) – 1 giro
16° Liam Lawson (Racing Bulls-Honda) – 1 giro
17° Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 1 giro
Ritirati
Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes)
Alexander Albon (Williams-Mercedes)
Yuki Tsunoda (Racing Bulls-Honda)
** 20″ di penalità
Classifica Costruttori
1° Verstappen 362 – 2° Norris 315 – 3° Leclerc 291 – 4° Piastri 251 – 5° Sainz 240 – 6° Hamilton 189 – 7° Russell 177 – 8° Perez 150 – 9° Alonso 62 – 10° Hulkenberg 31 – 11° Stroll 24 – 12° Tsunoda 22 – 13° Magnussen 14 – 14° Albon, Ricciardo 12 – 16° Gasly 9 – 17° Bearman 7 – 18° Ocon, Colapinto 5 – 20° Lawson 2
Classifica Costruttori
1^ McLaren-Mercedes 566 – 2^ Ferrari 537 – 3^ Red Bull-Honda 512 – 4^ Mercedes 366 – 5^ Aston Martin-Mercedes 86 – 6^ Haas-Ferrari 46 – 7^ Racing Bulls-Honda 36 – 8^ Williams-Mercedes 17 – 9^ Alpine-Renault 14