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martedì 11 Febbraio 2025

GP Italia nella storia: 07 settembre 2014, doppietta Mercedes con Hamilton e Rosberg

 

di Carlo Baffi

E’ il mondiale che segna l’inizio dell’era turbo-ibrida. Vengono infatti reintrodotti i motori turbo con cilindrata 1.600 cm cubi a V6 dotati di un sistema di recupero di energia. Sono le cosiddette “power-unit”, che utilizzano una doppia alimentazione, termica ed elettrica. Una tecnologia in cui la Mercedes vanta un’esperienza avanzata, che sin dai primi Gran Premi si traduce in una dittatura assoluta, facendo capire senza mezzi termini che il mondiale avrà un solo padrone. La “Stella a Tre Punte” sta finalmente raggiungendo il suo grande obiettivo dopo quattro stagioni senza grandi acuti, in particolare le prime tre (una sola vittoria) dopo il suo ritorno nel Circus datato 2010. Nel 2013 è iniziata la svolta, pensionato il sette volte iridato Michael Schumacher, è arrivato Lewis Hamilton molto caldeggiato dal mitico Niki Lauda, presidente onorario non esecutivo di Mercedes Amg F1 e gran consigliori di Toto Wolff il team boss di Brackley. A far coppia con il britannico, Nico Rosberg figlio di Keke (campione del mondo nell’82), presente a Brackley dal 2010. I due si conoscono fin dai tempi del karting, quando correvano insieme per la scuderia di Dino Chiesa, con tanti sogni nel cassetto. La loro carriera è proseguita e sono diventati dirimpettai nello stesso condominio a Monte Carlo. Insomma … erano amici. Giusto l’uso dell’imperfetto e presto comprenderemo il motivo. A fine campionato 2013, la Mercedes è 2^ dietro alla Red Bull, praticamente è il viatico verso la scalata definitiva. I piloti sono sempre Nico e Lewis, ma con una macchina così potente l’amicizia muta in rivalità fino a sfociare in faida. Le polveri si accendono a Monte Carlo, in qualifica il tedesco va dritto prima della discesa che porta alla Curva del Loews impedendo all’inglese di fare la pole causa bandiere gialle esposte. Hamilton si rifà all’Hungaroring non rispettando l’ordine di scuderia di dar strada al compagno e si arriva a Spa. La prima fila è tutta d’argento, il poleman Rosberg partito male si vede infilato dal rivale e non ci sta. Al 2° passaggio attacca in fondo al rettilineo del Kemmel prima di Les Combes all’esterno e l’ala anteriore della sua W05 Hybrid entra in contatto con la gomma posteriore sinistra della vettura gemella e la taglia. Lewis lancia l’Sos via radio:” Nico mi ha colpito.”, deve tornare ai box e finisce in fondo al gruppo. La sua domenica si concluderà con un mesto ritiro e zero punti nel carniere contro i 18 di Nico che però non vince e chiude secondo (beccandosi pure i fischi durante la premiazione) alle spalle di Ricciardo che guadagna terreno nella graduatoria piloti. A fine gara i due galletti si scambiano accuse, ma i più inferociti sono i vertici Mercedes che han visto evaporare una doppietta annunciata per la foga di un loro pilota. Un atto che ha rotto un equilibrio già precario e che compromette la serenità della squadra. Il saggio Lauda dice chiaro e tondo che Rosberg è colpevole, aggiungendo:” …capisco all’ultimo giro, ma al secondo.” Forse anche lo stesso Hamilton non si aspettava di ritrovarsi di fianco un avversario così aggressivo, che dietro la “faccia d’angelo” cela l’animo del killer. Attenzione però, Nico è cresciuto, di classe ne ha parecchia e forse gli anni trascorsi vicino ad un cannibale come Schumacher l’hanno temprato e trasformato. Non dimentichiamoci che nel 2010, il figlio di Keke era designato come vittima sacrificale del Kaiser, invece alla fine le cose sono andate in un altro modo, anzi l’opposto. Così a ridosso dell’85° Gran Premio d’Italia, la classifica recita: Rosberg primo con 220 punti, Hamilton 2° con 191 e Ricciardo della Red Bull, 3° con 156, il quale spera (finchè la matematica glielo permetterà) di fare il terzo incomodo. Tra i costruttori invece non c’è storia, la Mercedes comanda a quota 411, poi vengono la Red Bull a 254 e la Ferrari a 160: una distanza di anni luce. Ma oltre alle questioni meramente agonistiche, a Monza tiene banco il solito dilemma legato al futuro del Gran Premio d’Italia. Il contratto con la Fom scadrà fra due anni, ma il patron Bernie Ecclestone intende avviare la trattativa con la Sias (la società che gestisce l’impianto) sulla base delle nuove condizioni che tolgono al “Tempio della Velocità” quei privilegi di cui ha beneficiato fino ad ora. Quali? Innanzitutto l’onorario che da 10-12 milioni di Euro raddoppierebbe, al pari degli altri circuiti del calendario mondiale. Inoltre, Monza non godrebbe più della possibilità di affittare le salette vip situate nei suoi fabbricati, le quali vanno in concorrenza con il lussuoso “Paddock Club” gestito dal “Supremo”, che richiede pure un ampliamento del paddock. Condizioni capestro? Beh si, dal momento che non mancano le proposte di paesi emergenti disposti a versare cifre astronomiche pur di ospitare la F.1 ed Ecclestone è sempre più insensibile alla tradizione ed al blasone delle piste. La novità che presenta il tracciato riguarda la Curva Parabolica dove la ghiaia è stata sostituita con l’asfalto, una soluzione non gradita a tutti i concorrenti. Ma torniamo alle vicende sportive. La battaglia delle Ardenne ha lasciato il segno e tra i due piloti Mercedes vige una pax armata. Rosberg s’è preso una sonora multa oltre alla lavata di capo da parte di “Herr Toto Wolff”. Jock Clear, il “performance engineer” di Hamilton la butta sul ridere:” Abbiamo introdotto sull’ala anteriore il paraurti dei kart.” Qualcuno ricorda ad Hamilton la rivalità feroce con Alonso nella McLaren del 2007 (anno del suo esordio in F.1), in cui il titolo venne vinto da Raikkonen e lo spagnolo se andò. Il britannico chiarisce che la situazione è diversa, ha ancora un anno di contratto e che non si vede altrove. Aggiunge che vuole a tutti i costi vincere il campionato e sul rapporto con Nico precisa:” La parola fiducia è troppo grossa, in particolare confrontandoci in gara.” Rosberg ha presentato le sue scuse al team, ma nega di esser stato costretto a farlo:” Nessuno mi può obbligare a tanto. Ho riflettuto e mi sono assunto le responsabilità.” Circa i fischi dei tifosi è sereno:” Feriscono, ma guardo avanti, godendomi il raro privilegio di avere un’auto così veloce che può farmi vincere ogni gara.” Le prove del venerdì vedono Hamilton segnare il miglior crono in 1’26”187, contro l’1’26”225 di Rosberg. In scia alle “Frecce d’Argento” troviamo le rinate Ferrari di Raikkonen ed Alonso per appena due decimi, che pare stiano beneficiando dell’aria monzese. Un risultato positivo nella gara di casa, sarebbe una boccata d’ossigeno per il Cavallino, la cui stagione è stata povera di risultati, con relativi scossoni ai piani alti. A farne le spese è stato il Team Principal Stefano Domenicali sostituito a metà aprile da Marco Mattiacci. Ma con l’avvento di Sergio Marchionne, amministratore delegato di FCA, pare che un’altra eminente carica di Maranello sia giunta al capolinea, niente di meno che Luca Cordero di Montezemolo. Si vocifera che a Monza, questa figura storica del Cavallino, farà la sua ultima apparizione in qualità di Presidente della Rossa. Le qualifiche del sabato non offrono un copione diverso, le Mercedes s’impossessano senza grosse difficoltà della prima fila con Hamilton che regola Rosberg: 1’24”109 il crono del britannico, 1’24”383 per il teutonico. Ma quello che stupisce è che in seconda ed in terza fila si trovano altre quattro monoposto spinte dai V6 di Stoccarda. Sono le Williams di Bottas e Massa e le McLaren di Magnussen e Button. La prima Rossa è quella di Alonso, settimo al fianco della Red Bull di Vettel, mentre la seconda F14T di Raikkonen è 11^. L’asturiano è determinato, confessa di aver tirato fuori il massimo dalla macchina e che per puntare al podio servirà una corsa perfetta, che affronterà con una configurazione d’ala più carica. Per Alonso certe missioni non sono così impossibili, basti pensare al 2012 quando partì 10° e chiuse terzo. Un suo nuovo exploit farebbe felice anche Montezemolo che incalzato dai media smentisce le indiscrezioni circa un suo avvicendamento:” Ho sentito il polverone di questi giorni – afferma il Presidente – e anche se d’estate, in Italia c’è sempre bisogno di creare un tormentone. Sto lavorando assiduamente, abbiamo davanti mesi impegnativi. A marzo ho dato disponibilità agli azionisti per restare altri tre anni. Se però ci fossero novità, sarei io il primo a comunicarle.” Intanto in casa Mercedes non mancano i briefing in vista di domenica. Wolff catechizza i suoi drivers:” Sono due piloti esperti e seri professionisti e ricorderemo loro su come comportarsi nei primi due giri. Quando ho parlato di riconsiderare la posizione dei piloti per il futuro, mi riferivo a casi estremi dai quali siamo lontani. – E poi arriva la minaccia – Se per 3-4 gare di fila i nostri dovessero buttarsi fuori, allora potremmo davvero prendere provvedimenti. Con una macchina così, che speriamo domini per i prossimi due anni, c’è la fila di piloti che bussa alla nostra porta.” Hamilton, felice per la pole, punta alla vittoria:” Ho bisogno di questi punti per iniziare il mio recupero.” Rosberg fa tesoro delle parole di Wolff, afferma di pensare al titolo evitando rischi inutili, al tempo stesso desidera fortemente siglare il suo primo successo monzese, ma mette le mani avanti:” … non mi farò licenziare.” Allo spegnimento delle luci, Hamilton esita e viene sopravanzato da Rosberg, Magnussen e Massa; dietro di lui Vettel, Button e Alonso. Affonda invece Bottas che precipita 11°. Lewis resetta la mente dopo l’errore al via e spinge. Guadagna la terza piazza al 5° dei 53 giri dopo aver liquidato Magnussen, precedentemente passato da Massa e cinque passaggi dopo si libera del brasiliano in prima variante: proprio il punto in cui nella tornata precedente Rosberg era arrivato inspiegabilmente lungo, restando però sempre capofila. Salito secondo, Hamilton si mette a caccia di Rosberg, mentre dietro inizia la girandola delle soste. Bottas si rende protagonista di una veemente rimonta che lo porta sorprendentemente in quarta posizione, ma alla tornata 29 arriva la svolta della gara. Rosberg finisce nuovamente dritto alla prima chicane, per rientrare in pista perde tempo zigzagando tra i pannelli della via di fuga e permette così ad Hamilton di guadagnare il comando. Un regalo in grande stile, peccato che a Natale manchino oltre tre mesi. In quello stesso passaggio svaniscono anche le speranze del Cavallino. Sempre in prima variante Alonso ferma la sua Rossa sul prato tradito dal motore elettrico. Da li in avanti le emozioni arriveranno solo dalle retrovie con un indomito Bottas, finito dietro dopo le soste, che combatte prima con Magnussen e poi con Vettel: una battaglia che gli varrà il quarto posto finale. La bandiera a scacchi sancisce la vittoria di Hamilton che riporta la sua 28^ affermazione in carriera, precedendo Rosberg e l’ex ferrarista Massa. L’unica Ferrari rimasta in gara è quella di Raikkonen che termina nono ad oltre 1 dal vincitore. Per Maranello è un’autentica debacle che scatena l’ira di Marchionne presente al Forum di Cernobbio, sul Lago di Como. Pur trovandosi ad una quarantina di chilometri da Monza, il manager Fiat non s’è fatto vedere, ma una volta attorniato dai giornalisti spara autentiche bordate, senza dubbio dettate dalla cocente delusione post Gran Premio: “Il cuore della Ferrari è quello di vincere in F.1. Io sono un tifoso da anni e vedere la Ferrari in queste condizioni che non vince nulla dal 2008, avendo due piloti campioni del mondo, una squadra eccezionale e degli ingegneri bravissimi, mi intristisce e mi da un fastidio enorme.” E riferendosi a Montezemolo aggiunge:” Le sue dimissioni non sono sul tavolo, ma nessuno è indispensabile. Sui volumi e sui risultati economici, Luca ha fatto un grandissimo lavoro e gli faccio i complimenti.” Ma poi ecco l’affondo riferito alle frasi rilasciate dal Presidente 24 ore prima:” Io e Luca siamo grandissimi amici, ma quando leggo le dichiarazioni … beh sono cose che non avrei detto di me stesso. Io mi considero – prosegue l’A.D. di Fca – naturalmente essenziale, ma so benissimo che sto al servizio dell’azienda. Quindi crearsi posizioni, illusioni che siamo fuori dalle regole, al di fuori dall’indipendenza che esiste tra azienda ed amministratore delegato sono cavolate che non esistono. Quando l’azienda cambia idea, o per lo meno non c’è più convergenza di obiettivi le cose cambiano. Una cosa è vendere macchine e l’altra è fare risultati, che è la parte essenziale per rappresentare una Ferrari vincente in F.1. Questo è un punto non negoziabile e non possiamo accettare una soluzione diversa. Non voglio vedere gente nelle retrovie, sono cose che non mi interessano.” Espressioni al vetriolo che fanno immediatamente il giro del mondo e segnano ineluttabilmente il rapporto tra i due big e che porteranno all’uscita di scena di Montezemolo il 13 ottobre successivo, quando la Presidenza Ferrari passerà nelle mani dello stesso Marchionne. Un altro movimento tellurico che provocherà la fuoriuscita di Mattiacci a fine novembre, rimpiazzato da Maurizio Arrivabene. E pochi giorni dopo, si consumerà l’ultimo atto con la dipartita di Alonso che emigrerà alla McLaren ed il cui volante sarà ereditato dal quattro volte iridato Sebastian Vettel. Una Ferrari quindi che ripartirà dal foglio bianco per una nuova ricostruzione, l’ennesima. Il lungo digiuno sottolineato da Marchionne pesa tanto e la scalata ai vertici nella nuova era turbo-ibrida non s’annuncerà facile. La Mercedes è solida, veloce ed i suoi motori sono potentissimi. La vittoria in Italia di Hamilton è stata perentoria, lascia qualche dubbio invece la prestazione di Rosberg caratterizzata da due leggerezze un po’ troppo banali per un pilota del suo calibro, preciso e che conosce Monza a mena dito. I sospettosi azzardano che l’abbia fatto apposta per sdebitarsi nei confronti di Hamilton dopo il pasticcio di Spa. Wolff replica seccamente che solo una mente paranoica può ipotizzare una cosa del genere. Rosberg sorride stranamente dopo aver ammesso l’errore complice a suo dire il pressing di Hamilton:” Dentro di me sono arrabbiato, ma in fondo abbiamo fatto doppietta, ho 22 punti di vantaggio e non mi sembra un disastro.” Lewis è al settimo cielo e dal podio si rivolge alla marea di tifosi che hanno invaso la pista:” Siete incredibili. Siete voi che fate la corsa qui.” L’iridato d’oltre Manica è stato abile a contrattaccare con lucidità dopo il pessimo start, aiutato dai suggerimenti dei suoi tecnici che gli raccomandavano prudenza:” Anche loro volevano vincere come me su questo tracciato fantastico, è un ottimo carburante per la rincorsa al titolo.” Parole profetiche quelle di Hamilton, perché dopo Monza inanellerà un poker di trionfi che gli permetterà di scavalcare Rosberg in classifica e giungere all’ultima fatica di Adu Dhabi in testa al mondiale con 17 lunghezze di vantaggio. Negli Emirati Arabi, s’imporrà sfoderando una gara maiuscola, al contrario di Nico che sebbene fosse partito dalla pole andrà incontro ad una via crucis incomprensibile, che lo relegherà al 14° posto. Hamilton metterà così le mani sulla seconda corona iridata, sei anni dopo quel primo titolo vinto nelle ultime curve dell’ultimo round in Brasile contro Massa. Per Lewis sarà l’inizio di un lungo regno costellato di altri cinque trionfi iridati, grazie ai quali raggiungerà “Kaiser Schumi”. Rosberg invece riuscirà a togliersi la soddisfazione di battere l’acerrimo nemico nel 2016 dopo una lunga guerra di nervi durata tutta la stagione, al termine della quale annuncerà a sorpresa il suo ritiro dalle competizioni, stremato ed appagato per la grande impresa realizzata. Nota alquanto dolorosa della stagione 2014, la tragedia del francese Jules Bianchi, che nel corso del Gran Premio del Giappone rimane coinvolto in un terribile schianto a bordo della Marussia motorizzata Ferrari. Rimarrà in coma fino al 17 luglio del 2015, quando si spegnerà all’età di 25 anni presso l’ospedale di Nizza.

 

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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