Formula 1

Published on Luglio 16th, 2024 | by Massimo Campi

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F1 – GP Ungheria 1989: il ruggito del Leone!

 

Di Carlo Baffi

Al volante della Ferrari, Nigel Mansell firma una vittoria in rimonta dopo esser partito dalle retrovie.

E’ risaputo che il tracciato magiaro dell’Hungaroring realizzato nel 1986 a Mogyorod ad una ventina di chilometri da Budapest, sia poco favorevole ai sorpassi. Un layout molto tortuoso con curve in sequenza dove chi parte dalle prime file è candidato al successo. Nel 1989 però, c’è stato un pilota che ha sfatato la tradizione ottenendo un trionfo dopo aver disputato delle qualifiche da dimenticare. Parliamo di Nigel Mansell, classe 1953, che prese posizione in griglia col 12° tempo a 2”.225 dal poleman Riccardo Patrese sulla Williams-Renault.

La stagione – Il 1989 vede il prolungamento del dominio delle McLaren-Honda di Ayrton Senna, il campione del mondo in carica e di Alain Prost. Una supremazia che l’anno prima aveva registrato 15 vittorie su 16 Gran Premi per la scuderia anglo-giapponese, ma che inizia a soffrire della frizione interna tra i due fuoriclasse destinata a sfociare in una guerra senza esclusione di colpi, anche bassi. Alla vigilia della decima prova del mondiale, il francese Prost è leader nella classifica piloti con 17 punti di vantaggio sul brasiliano Senna, mentre tra i costruttori la McLaren è saldamente prima con 51 sulla Williams. La Ferrari è terza forza a quota 25 e l’unico suo driver piazzato in graduatoria è Mansell, quarto con 25 punti. Il compagno, l’austriaco Gerhard Berger non è mai riuscito ad entrare tra i primi sei quindi è a zero, complice i continui ritiri ed il pauroso incidente ad Imola che l’ha costretto a dare forfait a Monaco. Il suo destino è però segnato, dal momento che l’impegno con Maranello non proseguirà ed è quasi certo che la McLaren sarà la sua prossima scuderia. Non per questo l’austriaco si mostra remissivo, anzi dichiara alla stampa che la più grande soddisfazione di questo ’89 incolore sarebbe proprio quella di battere le monoposto di Ron Dennis. A detta dell’austriaco, pur consapevole della potenza degli avversari, l’Hungaroring s’addice alla Rossa dove percorre curve in alleggerimento con l’acceleratore.

Tutti in pista – Dopo le prime prove, Gerhard è quarto preceduto da Prost, dal sorprendente Caffi sulla Dallara-Cosworth e da Patrese. Mansell è solo nono ed il sabato scivola addirittura al 12 °posto (Berger 6°), complice gli assetti sbagliati che hanno confuso le idee ai tecnici costretti a cambiare continuamente parecchie parti meccaniche senza ottenere alcun beneficio. Da qui la decisione di mandare in pista l’inglese col pieno e le gomme da gara al fine di mettere a punto la 640 per la domenica. Una gara che s’annuncia in salita, ma che non preoccupa il britannico:” Non credo che sarà un grosso problema partire così indietro, del resto in Francia sono partito ultimo dai box (dopo il nuovo via) e poi sono arrivato secondo.” Qualcuno gli fa notare la diversa conformazione della pista, ma Nigel ribatte che tutti i suoi rivali hanno montato gomme tenere da qualifica per migliorare la performance, mentre lui è andato più forte con le coperture da gara:” … e con 50 litri circa di carburante nel serbatoio. Ciò significa che in corsa potrò difendermi bene.” In pole come detto c’è Patrese, affiancato da Senna ed a seguire Caffi, Boutsen e Prost. Ma le affermazioni, per qualcuno spavalde, di Mansell iniziano a trovare conferma nel warm-up della domenica mattina in cui il ferrarista fa registrare il miglior tempo. C’è poi l’incognita meteo con i nuvoloni che si addensano sulle colline circostanti ed inizia pure a cadere qualche goccia.

Il capolavoro – Al semaforo verde Patrese mantiene a testa seguito da Senna e Caffi, col bresciano che presto viene sopravanzato da Berger  e Prost. Dopo la prima delle 77 tornate in programma, Mansell è ottavo e prosegue nella sua rimonta. E’ 7° al giro 12 (Nannini che lo precedeva ha cambiato le gomme) , 6° alla 19^ tornata dopo aver avuto la meglio sulla Williams del belga Boutsen. Al 22° passaggio regola Caffi salendo 5° (19” da Patrese) e quando sette giri dopo il suo compagno Berger va ai box perché in crisi di gomme è 4° a 7”,5 dal battistrada. Insomma il “Leone” è sempre più incontenibile per la gioia del pubblico e dei tanti fans del Cavallino presenti, che iniziano ad assaporare la grande impresa. Sarà l’inglese stesso a raccontare:” In quel momento capivo che la gara stava diventando alla mia portata, ma volevo avere la mente sgombra da qualunque preoccupazione. Quando attacchi e la macchina ti sorregge, senti addosso una piacevole euforia. Pensavo a raggiungere Prost che mi precedeva e poi gli altri.” E così sarebbe stato. E’ la tornata 41 quando all’improvviso, Nigel fulmina il due volte iridato che sorpreso non resiste più di tanto. A 24 giri dalla fine, la sorte gli da una mano eliminando Patrese (vittima di un buco nel radiatore) che gli cede così il posto d’onore. Ora a Nigel non resta che braccare il leader, Senna, che ormai si trova a meno di 1 secondo. La 640 resta incollata alla MP4/5 del paulista per 5 passaggi, tutti attendono l’affondo che si materializza quando davanti ai due compare la Onyx dello svedese Stefan Johansson (ex pilota Ferrari nell’85 e ’86). Mentre Senna inizia la manovra di doppiaggio attaccando sulla destra, Mansell fredda i due con uno scarto felino lasciandoli di stucco ed entrando da leader nella curva successiva. E’ l’apoteosi! Il giro è il 58° e da li in avanti la Ferrari n°27 sarà protagonista di un’autentica marcia trionfale. E c’è di più, a 11 passaggi dal termine farà registrare anche il giro più veloce, percorso in 1’22”637. Alle 15.49 di quel 13 agosto 1989, Mansell transita vittoriosamente sotto la bandiera a scacchi dopo 1 ora e 49’ di corsa, siglando così il suo secondo trionfo stagionale dopo quello nel round d’esordio in Brasile. Il britannico è salutato dallo sventolio di una moltitudine di bandiere rosse col Cavallino. Alle spalle del vincitore si piazzano Senna e Boutsen, mentre Berger è vittima dell’ennesimo guasto tecnico: è stato tradito dal cambio (il tallone d’Achille della 640) al 57° giro. Una nota dolente che turba un po’ la festa per un trionfo che francamente era pronosticato da pochi. Uscito dall’abitacolo, il “Leone” è ovviamente stremato e confessa:” Voglio tornare il più presto possibile a casa per godermi un meritato riposo. In settimana c’è il compleanno di mia figlia e voglio essere presente per festeggiarla.” Dopodichè inizia a parlare del Gran Premio:” Già ieri dopo le prove, ero sicuro di poter fare una bella gara. Tutti dicevano che rimontare dalla 12^ posizione sarebbe stato impossibile, ma sapevo perfettamente come si comportava la vettura. Non è stato facile. Un buon colpo l’ho messo a segno quando allo start ho zigzagato in mezzo agli altri guadagnando cinque posizioni in un sol colpo. Forse è stata una delle più belle corse della mia carriera e tutti i sorpassi sono stati estremamente emozionanti.” E sul duello con Senna spiega:” Sono passato proprio al limite, approfittando del fatto che lui ha dovuto rallentare per una vettura lenta che lo precedeva. Ho persino chiuso gli occhi.” Non mancano i complimenti anche da parte del brasiliano:” Ha guidato benissimo, nel finale non avrei potuto resistere ad un attacco della sua Ferrari. La mia McLaren vibrava in modo anomalo.” Particolarmente soddisfatto del successo anche il responsabile tecnico della Ferrari, l’inglese John Barnard prossimo a lasciare Maranello a fine campionato. All’ingegnere inglese va il merito di aver migliorato l’affidabilità del cambio e l’affermazione di Mansell ne è stata la conferma.” In Brasile – illustra Barnard – dissi che la nostra macchina avrebbe potuto ripetere l’exploit vittorioso non appena fossero stati risolti i problemi di affidabilità che non intaccavano la validità del progetto. Come tecnico mi sentivo già appagato allora, ma è ovvio che questo nuovo successo mi rende estremamente felice. Qui in Ungheria, avremmo potuto festeggiare una doppietta e mi sarebbe piaciuto se ci fosse stato ancora Enzo Ferrari (deceduto nell’agosto dell’anno prima) per potergli dedicare la vittoria.” Al settimo cielo anche Cesare Fiorio, il responsabile della Gestione Sportiva:” Mansell è stato grandissimo come tutta la Ferrari. Tutti hanno collaborato per restituire affidabilità a questa vettura che da quattro gare accumula risultati positivi. Purtroppo, nella lotta per il mondiale pesa la lunga serie di ritiri consecutivi della prima fase della stagione.”

Epilogo – In virtù del risultato di Budapest, Mansell superò Patrese nella classifica piloti issandosi al terzo posto con 34 punti, 9 in più del padovano. Tra i costruttori la Ferrari consolidò il suo status di terza forza a 8 lunghezze dalla Williams; la McLaren restava imprendibile a quota 98 e si sarebbe confermata Campione senza difficoltà. Il titolo mondiale sarebbe stato appannaggio del “Professor” Prost dopo l’ennesimo duello rusticano contro Senna, con un ulteriore ondata di veleni. Stanco di questa situazione invivibile, sarebbe passato a Maranello al fianco di Mansell col quale non mancarono momenti di attrito e che favorirono la conquista dell’iride 1990 da parte di Senna. L’Ungheria avrebbe regalato a Mansell un’altra grande gioia nel ’92, quando al volante della potentissima Williams-Renault si laureò Campione del Mondo con ben cinque Gran Premi d’anticipo.

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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