Formula 1

Published on Giugno 30th, 2024 | by Massimo Campi

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F1 GP Austria 2002: Il diktat Ferrari!

 

Di Carlo Baffi

Dal box del Cavallino viene invertito l’ordine d’arrivo, con cui Barrichello cede la vittoria nelle mani di Schumacher. Una decisione che scatena un mare di polemiche e critiche verso la scuderia di Maranello.

Rivalità tra compagni di squadra, screzi, colpi bassi e mugugni. Tematiche che da sempre orbitano nell’universo del motorsport. Non più tardi di domenica scorsa, sul tracciato Barcellona, è divampata la polemica tra i piloti della Ferrari complice Sainz che ha attaccato Leclerc in curva uno al terzo giro. Il monegasco s’è infuriato davanti ai media parlando di comportamento scorretto e lo spagnolo gli ha risposto per le rime. Una situazione delicata quella tra i due fantini del Cavallino, difficile da gestire dal momento che Carlos, essendo in uscita è una sorta di scheggia impazzita che fa corsa a sé, perché deve mettersi in mostra in quanto a caccia di un sedile. A Monte Carlo, il madrileno s’era messo pubblicamente al servizio del compagno per aiutarlo a vincere la gara di casa facendo un’eccezione, ma ora difficilmente gli si potrà imporre un ruolo di sudditanza. Se fossero impartiti degli ordini di scuderia, sarebbero rispettati? Bella domanda.

Amarcord – Nel lontano 2002 la Formula 1 fu teatro di un episodio in cui il box Ferrari condizionò le posizioni sul podio dei propri drivers. La stagione in questione era proprio nel pieno del dominio Rosso iniziato nel 1999 col titolo costruttori e proseguito l’anno dopo col mondiale piloti riportato a Maranello da Michael Schumacher dopo ben 21 anni. L’inizio del campionato 2002 aveva salutato 4 trionfi di “Kaiser Schumi” nei primi 5 G.P. Alla vigilia di Zeltweg, il Campione del Mondo in carica guidava la classifica piloti con 21 punti di margine su Montoya e 24 sul fratello Ralf: entrambi guidavano le Williams-Bmw. Sul fronte costruttori, la differenza era leggermente più ridotta con sole 13 lunghezze tra la Ferrari capolista ed il team anglo-tedesco. Nelle qualifiche svettarono queste due compagini, ma a siglare la pole fu Rubens Barrichello col tempo di 1’08”082, seguito da Ralf, Michael e Montoya. Il brasiliano si confermò il più rapido pure nel warm-up della domenica mattina, precedendo il “Kaiser” ed il giovane Felipe Massa (al suo primo anno nella categoria regina) al volante della Sauber.

La corsa – Rubinho fu lesto ad assumere il comando in partenza e ben presto si ritrovò alle spalle il compagno che aveva superato le due Williams-Bmw. Con i ferraristi in testa la gara non ebbe storia e le F2002 procedettero in parata. Tutto pareva ormai deciso, quando all’ultimo dei 71 giri previsti, ecco il colpo di scena. A pochi metri dal traguardo, il brasiliano rallentò improvvisamente, facendosi superare dal teutonico, consegnandogli così la vittoria. Lo stupore iniziale lasciò presto spazio alla spiegazione più ovvia: dal muretto era giunto un ordine via radio. Tutto vero! A confermarlo fu il pit-wall degli uomini in rosso e l’atteggiamento dello stesso Schumacher, che una volta sul podio, dapprima invitò Barrichello a salire sul gradino più alto e poi gli porse il trofeo del vincitore. Gesti che però non placarono l’indignazione degli 80 mila presenti sull’A1 Ring, che fischiarono ininterrottamente durante la premiazione. Impietose le telecamere che inquadrarono i tifosi col pollice verso. Sotto il podio infuriarono gli animi erano infuocati. L’inviata della Rai, Federica Balestrieri, incalzò il direttore sportivo del Cavallino: “Signor Todt, Patrick Head (d.t. della Williams-BMW) ha appena detto che questa è la cosa peggiore che ha visto in 25 anni di F.1….” Il manager francese glissò esaltando la doppietta e sottolineando la duplice impresa di Rubens:”… ha vinto una gran gara e ha dimostrato che lavora per la Ferrari.” Flavio Briatore, team boss della Renault, fu tagliente:” Non c’è più rispetto per i tifosi, né per i piloti. Avete sentito i fischi? La F.1 non ha bisogno della Ferrari, vadano in quel posto.” Gerhard Berger capo di BMW Motorsport, la buttò invece sul ridere rivelando che aveva scommesso con Briatore 20 mila dollari su Schumacher vincente e che ora “FB” non voleva pagarlo:” Fatti dare i soldi dalla Ferrari.” – replicò l’uomo d’affari piemontese. In realtà, anche il tema delle scommesse divenne un ulteriore capo d’accusa per il Cavallino. Di li a poco il Codacons presentò un esposto alla Procura della Repubblica, per accertare che il comportamento della Ferrari non configurasse il reato di frode in competizione sportiva. Se così fosse stato, gli scommettitori truffati potevano chiedere il risarcimento, ma era altrettanto vero che il regolamento in vigore in F.1 non vietava gli accordi di scuderia. In passato infatti, non erano mancati casi analoghi.

La difesa – La Ferrari dal canto suo cercò di spiegare l’accaduto, tirando in ballo l’interesse della squadra. “Nel ’97, nel ’98 e nel ’99 – disse Todt – ci era sfuggito il titolo all’ultima gara. Che cosa ci verrebbe rimproverato se alla fine, a Schumacher, mancassero proprio i quattro punti presi oggi? E’ accaduto anche lo scorso anno sempre qui in Austria – proseguì il team principal – quando Barrichello fece passare Schumacher, arrivando secondo e nessuno protestò.” Verità assoluta, dal momento che pure nel 2001, Rubens ricevette via radio l’ordine perentorio:” Let pass Michael for championship”, ma allora la McLaren-Mercedes di David Coulthard era decisamente più minacciosa, a solo 8 lunghezze dal Kaiser primo a quota 36. Stavolta il divario dall’irruente Montoya era più ampio. Non a caso il Kaiser faticò a celare il suo imbarazzo. Cercò di giustificare l’autogol dichiarando di aver ubbidito alla decisione del team:” speravo che non dessero l’ordine – confessò Michael – durante le ultime curve, ho persino rallentato, ma Rubens ha rallentato più di me.” Una sportività alquanto insolita, per un cannibale come lui, fece notare qualcuno. Ma è indubbio che un trionfo ceduto così platealmente non faceva piacere, tanto più che si verrà a scoprire che il “contestato ordine”, non era arrivato all’ultima curva, bensì dal 63° passaggio. E perché mai Barrichello ubbidì solo all’ultimo? Guarda caso, con una manovra simile a quella del 2001. Fresco di un ricco rinnovo di contratto con Maranello, il paulista non poteva disattendere le consegne, però volle togliersi lo sfizio di mostrare in mondo visione la realtà dei fatti. Il Presidente Montezemolo si disse d’accordo con la strategia del team e per stemperare gli animi parlò di un’impresa mai riuscita a nessuno:” un pilota ha vinto la gara e l’altro ha preso 10 punti.”

Sanzione a metà – La Fia invece, di fronte alle tante polemiche, decise di intervenire prendendo come pretesto quanto avvenuto sul podio e processò la Ferrari. Il 26 giugno, il Consiglio Mondiale riunitosi a Parigi, da un lato assolse il team per non aver manipolato il risultato del G.P., ma dall’altro lo punì con una multa da 1 milione di dollari, perché Schumacher aveva ceduto il gradino più alto del podio, infrangendo un protocollo “sacrale”. Sanzione il cui importo venne versato per metà subito; il resto invece sarebbe stato pagato qualora un medesimo episodio si fosse ripetuto nel corso della stagione.

Epilogo – Della serie tutto è bene quel che finisce bene.  In seguito all’accaduto però, la Federazione introdusse, a partire dal 2003, l’articolo 39.1 che proibì gli ordini di scuderia che interferivano col risultato della gara. Una norma paradossale, che fu abrogata nel 2011. Tornando al 2002, il mondiale piloti e quello costruttori furono vinti a mani basse dal binomio Schumacher-Ferrari. Il tedesco conquistò il 5° titolo, come il leggendario Juan Manuel Fangio, vincendo il G.P. di Francia, mentre il trionfo nei costruttori, andò in scena nel G.P. di Ungheria con largo anticipo sulla fine del calendario. Barrichello chiuse alle spalle del “Barone Rosso” con 4 vittorie all’attivo, ma gli restò sempre il dente avvelenato in merito a quel 12 maggio. Nel 2006, ingaggiato dalla BAR Honda, il brasiliano non risparmierà frecciate a Maranello: “Quando l’anno prossimo mi batterò con Schumacher, la mia radio non suonerà più.” In compenso trovò come compagno di squadra un certo Jenson Button, che non solo gli rese la vita alquanto difficile, ma vinse il titolo iridato nel 2009, quando la scuderia si era trasformata in Brawn GP … e senza ordini di scuderia.

 

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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