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sabato 22 Marzo 2025

F.1: Ben Sulayem indagato

 

Di Carlo Baffi

Il Presidente Fia sarebbe accusato su due fronti. Il primo concerne le interferenze fatte per cancellare una penalità ad Alonso nel G.P. di Arabia del 2023. Il secondo riguarda il tentativo di ostacolare l’omologazione della pista cittadina di Las Vegas.

E’ un inizio di stagione davvero turbolento per la Formula Uno. Dopo il sex-gate in cui è coinvolto il Team Principal della Red Bull Christian Horner, irrompe la notizia che vede Mohammed Ben Sulayem al centro di una duplice inchiesta.

Indagine 1 – La news è stata riportata dalla BBC, che avrebbe preso visione di una relazione di un funzionario della Federazione diretta al comitato etico della Fia stessa, in cui si afferma che il Presidente avrebbe esercitato pressioni al fine di togliere una penalità inflitta al due volte iridato dell’Aston Martin facendogli riguadagnare il podio perduto.

Il fatto incriminato – Per comprendere meglio il tutto ritorniamo al 19 marzo 2023. La seconda prova del mondiale di F.1 salutò la doppietta Red Bull di Perez e Verstappen, alle spalle dei quali si piazzò Alonso ad oltre circa 20”. Un risultato che premiò l’ottimo inizio stagione dell’asturiano e della sua monoposto, l’AMR23, l’unica che sembrava essere in grado di dar del filo da torcere alle RB19. Una volta terminata la cerimonia di premiazione però, lo spagnolo si vide retrocesso in quarta posizione complice un secondo penalty di 10”. All’origine di questo provvedimento, il non aver scontato correttamente la penalità ricevuta ad inizio gara durante la sosta ai box. Ma cos’era successo?  Dalle immagini esaminate in direzione gara s’era rilevato che il carrello spinto da un meccanico avesse toccato la AMR 23 dello spagnolo prima che trascorressero i 5” di penalty. Regolamento alla mano, la vettura non può essere “lavorata” durante il conto alla rovescia della punizione perchè occorre attendere la fine del countdown. Attenzione! La normativa però vieta di operare sulla monoposto, non di toccarla. Un cavillo a cui si aggrappò l’Aston Martin per fare ricorso dimostrando che le tempistiche erano state osservate.” Abbiamo rispettato più dei 5” per avere margine” spiegò il Direttore Sportivo Andy Stevenson. Un’arringa che sortì l’effetto sperato ottenendo la revisione della sentenza. “Dopo aver esaminato le nuove prove – comunicarono gli stewards – abbiamo concluso che non c’era un accordo chiaro, come era stato suggerito ai Commissari Sportivi in precedenza, su cui si potesse fare affidamento per determinare che le parti avessero concordato che un cric che tocca una vettura equivale a lavorare sulla vettura. In queste circostanze, abbiamo ritenuto che la nostra decisione originaria di imporre una penalità alla vettura 14 dovesse essere annullata e lo abbiamo fatto di conseguenza”. Così a notte inoltrata, Alonso ha potè godersi il tanto sospirato podio, il secondo consecutivo con la verde monoposto di Silverstone. All’asturiano tornò il sorriso dopo aver esternato il proprio rammarico nelle ore precedenti:” A dire la verità, è un po’ una brutta figura per la FIA – confidò Fernando – perché erano trascorsi 35 giri dal pit stop. Ed infliggere una penalità dopo il podio non è corretto per i nostri tifosi che non si meritano uno spettacolo del genere”. Non mancarono le critiche rivolte alla lentezza della comunicazione sia della penalità che dell’investigazione. Per tutto quel tempo trascorso in gara, l’asturiano avrebbe potuto aumentare l’andatura accumulando un vantaggio di oltre 10”, tale da assicurarsi il terzo posto.

Colpo di scena – Allora si gridò “giustizia è fatta!”, peccato che a distanza di un anno emerge una nuova versione dei fatti. A detta della BBC, il massimo esponente federale avrebbe chiamato il vicepresidente Fia nella sezione sportiva per quanto riguarda la regione Nord Africa e Medio Oriente, parliamo dello sceicco Abdullah bin Hamad bis Isa Al Khalifa. Costui era presente alla gara in veste ufficiale e Sulayem gli avrebbe fatto intendere di far abrogare la sanzione: detto, fatto. Se fosse provata quest’accusa, saremmo in presenza di un fatto molto grave che potrebbe mettere in dubbio la credibilità dell’organo che legifera e fa rispettare i regolamenti stessi. Saremmo di fronte ad una mancata imparzialità che delegittimerebbe la figura di chi arbitra e giudica con conseguenze inimmaginabili sul campionato. Tutto è ora nelle mani del comitato etico a cui spetta il compito di redigere un rapporto entro sei settimane al massimo.

Indagine 2 – Sempre dalle carte in mano alla BBC, emergerebbe un’altra questione delicata secondo la quale Ben Sulayem avrebbe tentato di impedire la certificazione del circuito di Las Vegas, sede del penultimo G.P. della stagione 2023 e disputato il 18 novembre scorso. Sempre secondo la stessa fonte d’informazione, il Presidente cercò il modo di non autorizzare la sicurezza del tracciato in vista della gara. L’intento era quello di trovare problemi del circuito identificati anche artificialmente al di là della loro reale presenza. Della serie cercare il pelo nell’uovo anche dove non c’era. Ricordiamoci che il G.P. di Las Vegas rappresentava un fiore all’occhiello per l’americana Liberty Media che come promoter dell’evento investì oltre 800 milioni di dollari per organizzare la gara sulle strade della capitale del gioco d’azzardo. Non osiamo pensare quale danno avrebbe provocato alla Fom un’eventuale mancata omologazione dell’ultim’ora. Sta di fatto però che non fu riscontrato alcun difetto ed alla fine arrivò l’ok e si corse. Anche se qualche guaio ci fu, come il tombino saltato che distrusse la Ferrari di Carlos Sainz nelle libere. La BBC però sostiene pure che altri funzionari presenti nella riunione incriminata hanno un ricordo diverso rispetto a quello del fantomatico informatore. Chissà chi avrà ragione? In sostanza siamo di fronte all’ennesima controversia che vede coinvolto Sulayem e che andrà chiarita al più presto.

Tensioni – Succeduto alla presidenza Fia dopo Jean Todt (in carica per 12 anni) il 62enne Mohammed Ben Sulayem venne eletto il 17 dicembre del 2021. Erano trascorsi pochi giorni dal rocambolesco e discusso G.P. di Abu Dhabi che consegnò il titolo iridato a Max Verstappen ai danni di Lewis Hamilton. Fin dai primi mesi del suo mandato emersero opinioni divergenti con Liberty Media che detiene i diritti commerciali del Circus. Frizioni che a poco a poco si trasformarono in scontri veri e propri. Agli inizi del 2023, il massimo dirigente degli Emirati Arabi rilasciò un commento via social in merito all’interessamento del fondo sovrano saudita per l’acquisto della Formula Uno. A suo giudizio l’offerta di circa 20 miliardi di dollari era gonfiata e quindi poco proficua per il compratore. Frasi che irritarono il gruppo americano che fa capo a John Malone che rispose per le rime rivolgendosi ai propri avvocati con tanto di minacce di richiesta per danni. Poco dopo il Presidente annunciò di delegare le questioni relative al Circus ai propri collaboratori, conservando il ruolo di supervisore. Un passo indietro che durò poco, in quanto Sulayem tornò in campo schierandosi a favore dell’entrata in F.1 della nuova scuderia Andretti-Cadillac. Una presa di posizione che entrò nuovamente in rotta di collisione con Liberty Media e pure con le squadre restie a dover spartire i proventi con una nuova franchigia. L’ultima grana risale al dicembre scorso, quando la Federazione istituì un’inchiesta contro Toto Wolff per un presunto conflitto d’interesse con la moglie Susie responsabile della gestione della F1 Academy, il campionato riservato alle donne, gestito da Liberty Media. Una bufera che però si esaurì dopo due giorni, col dietrofront federale ed il fronte comune di tutte le dieci scuderie del Circus. Ovvio il risentimento della famiglia Wolff che si riservò il diritto di ricorre alle vie legali per chiedere un ingente indennizzo.

 

Massimo Campi
Massimo Campihttp://www.motoremotion.it/
Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.

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