Published on Settembre 2nd, 2023 | by Massimo Campi
0G.P. d’Italia 1983 – 11 settembre 1983
Di Carlo Baffi
A tre gare dalla conclusione del Mondiale, si fa sempre più serrata la battaglia tra Alain Prost e Renè Arnoux. E’ un derby tutto francese tra due piloti che si conoscono bene visto che hanno corso assieme con la Renault per due stagioni, fino all’anno prima. Ora però si trovano su fronti diversi, Alain è sempre portacolori della Regie, mentre Renè è in forza alla Ferrari. Alla vigilia del 54° Gran Premio d’Italia, Prost comanda la classifica piloti dall’alto dei suoi 51 punti, mentre Arnoux è a 43. Terzo è il brasiliano Nelson Piquet (Brabham-Bmw) con 37, a pari merito con un altro transalpino Patrick Tambay, sulla seconda Ferrari. A Maranello sono reduci da un annus horribilis, quel maledetto 1982 che li ha visti trionfare nel costruttori, ma che s’è portato via il leggendario Gilles Villeneuve e che ha stroncato la carriera a Didier Pironi. La nuova rossa, la 126C2B poi 126C3, è un’evoluzione della precedente 126 C2 e lo testimonia la leadership nel campionato marche dove la Ferrari è prima con 12 lunghezze sulla Renault e ben 39 sulla Brabham. A fare notizia sin da venerdì è la presenza delle guardie del corpo di Prost, i cosiddetti “gorilla”, che lo seguono in circuito e stazionano nel suo hotel, il famoso Fossati di Canonica Lambro a due passi dal tracciato. Un luogo cult per gli appassionati del motorsport, in cui alloggiano storicamente buona parte dei piloti. Dalla Renault precisano che si tratta solo di una mossa per garantire una maggiore tranquillità ad Alain. Egli è reduce da un brutto errore in Olanda in cui è uscito di pista eliminando anche Piquet. E’ bersagliato dalle critiche e la tappa in Italia, dove pulsa il cuore Ferrari, arriva nel momento meno indicato. “Monza non c’entra – assicura l’addetto stampa della Regie – l’avremmo fatto anche se si fosse corso in Francia.” Si scopre però, da quanto scrive “La Gazzetta dello Sport”, che il servizio di sicurezza prevede l’arrivo di Prost in pista con l’elicottero (così come per il suo compagno Eddie Cheever) e che il driver se ne resti protetto all’interno del paddock in un caravan a cui potranno accedervi soltanto pochi intimi del team. Ma non è tutto: secondo il protocollo i tecnici ed i meccanici si recheranno in autodromo non con la consueta divisa coi colori sociali, bensì in borghese. Contromisure da anti-terrorismo che alla fine diventano pure bersaglio di qualche battuta ironica. Piquet che alloggia nello stesso albergo di Prost afferma:” Io vado in autodromo con una moto Guzzi che mi hanno prestato e nessuno tenta di aggredirmi, anzi, mi fanno festa.” Fortunatamente le preoccupazioni della casa francese non troveranno conferma, fatta eccezione per alcuni fischi e qualche sparuto coro offensivo nel corso delle qualifiche del sabato. Manifestazioni becere di fronte alle quali Prost, salirà sul muretto della pit-lane, mimando i gesti di un direttore d’orchestra. Una reazione scherzosa seguita dal commento:” Gli italiani sono simpatici. Si divertono loro, mi diverto io. Il pubblico di Monza non mi preoccupa affatto.” Sul fronte economico, spuntano voci poco rassicuranti sulla Theodore, il cui azionista al 49% Morris Nunn ha chiesto con una lettera ufficiale al proprietario di maggioranza Theodore “Teddy” Yip di riscattare la sua quota. Mossa che decreterà la fine dell’avventura in F.1 della scuderia con base ad Hong Kong. Nelle prime prove cronometrate svettano le Brabham di Piquet e Patrese che precedono le Ferrari di Arnoux e Tambay, poi ecco l’Euro-Alfa di Andrea De Cesaris. Il romano si dice ottimista per la gara, forte del miglior tempo registrato durante i test di agosto da una vettura di F.1 a fondo piatto senza minigonne. Prost è solo settimo, preceduto da Cheever:” La macchina ha grossi problemi di assetto – rivela Alain – nelle chicane slittano le ruote posteriori ed i motori sono sfiatati: ma non mi preoccupa partire dalle retrovie.” Anche per le qualifiche del sabato si registra un calo di affluenza di pubblico, così come la Brabham spinta dal supermotore Bmw si conferma la monoposto più veloce, l’unica differenza è il pilota. Anziché Piquet è Riccardo Patrese ad aggiudicarsi la pole avendo la meglio su Tambay e riservando una doccia fredda ai ferraristi. Il padovano ferma i cronometri sul tempo di 1’29”122 (con la velocità massima di 313,04 km/h) contro l’1’29”650 del francese. A seguire Arnoux e Piquet, Prost e De Cesaris. Decisamente sfortunato il pomeriggio di Piquet che dopo aver rotto il turbo ha pure problemi ad avviare quello montato sul muletto, da qui la decisione di Bernie Ecclestone, proprietario del team e padrino Circus, di far salire il brasiliano sulla BT52 del poleman per un ultimo disperato tentativo di piazzare le sue vetture in prima fila. Nelson si sente ancora in corsa per il titolo, ma ha solo il tempo di effettuare il giro di lancio, quando calata la bandiera a scacchi vede sfumare le sue velleità e resta a bocca asciutta. Non risparmierà critiche al direttore di gara Sancristoforo:” Han visto tutti quello che ha combinato. Quando sono arrivato sul rettilineo, ho visto quel signore precipitarsi in mezzo alla pista con la bandiera a scacchi. Davanti avevo una Williams che ha potuto fare un altro giro, mentre io niente. Evidentemente avevano paura che potessi prendermi la pole.” Quella di Patrese può considerarsi un’impresa storica dal momento che un poleman italiano a Monza mancava da trent’anni. L’ultimo fu Alberto Ascari nel 1953 a bordo di una Ferrari. Una grande soddisfazione per il 29enne che ritrova il sorriso dopo l’amarezza di Imola, quando dopo aver sbattuto mentre era in testa s’è preso i fischi dai tifosi locali felici di vedere in testa la rossa di Tambay. Ora che ha ricevuto gli elogi dal pubblico monzese e pure da Tambay sottolinea:” Di solito, qui sono tutti per la Ferrari, oggi invece applaudono anche me e mi fa piacere.” E poi ecco che si toglie qualche sassolino dalle scarpe:” La stampa mi ha un po’ dimenticato, nessuno mi ha messo tra i possibili protagonisti di Monza. Ora con la pole mi si riscopre. E’ una grossa rivincita nei riguardi di chi mi ha snobbato.” E forse questa performance gli può valere la riconferma in squadra, che non è ancora arrivata:” Io non devo dimostrare niente ad Ecclestone – puntualizza il padovano – quello che valgo l’ho dimostrato decine di volte e poi il mio futuro alla Brabham è quasi sicuro. I dirigenti del team si augurano che la squadra resti così com’è.” Durante quel fine settimana in Brianza, ha luogo un incontro importante tra Ecclestone e Calisto Tanzi titolare della Parmalat, il main sponsor della Brabham. Sul tavolo delle discussioni, oltre alle cifre del budget c’è anche il destino del sedile occupato da Patrese. Circolano i nomi di Alboreto, Bellof, Martini, Cecotto, perfino quello di Prost e di un tale Da Silva: trattasi di una giovane promessa brasiliana che a breve si rivelerà al mondo con un cognome diverso, quello della madre: Senna. Ma a poche ore dalla partenza del Gran Premio, va in scena un secondo meeting, altrettanto importante, tra Piquet, lo stesso Patrese ed i vertici della scuderia. Il tema ruota intorno alla volontà del padovano di fare corsa a sé e ciò provoca il malumore non tanto di Nelson, quanto di Ecclestone e Gordon Murray (il progettista della BT52). Una presa di posizione comprensibile da un lato, visto che Riccardo corre in casa, ma poco opportuna dal momento che è in discussione il contratto. Piquet dal canto suo, s’è già espresso dopo le qualifiche:” In gara non mi aspetto aiuti da nessuno. Baderò a fare la mia corsa e se ci saranno degli ordini particolari per Patrese, sarà Mister Ecclestone a dettarli. Il gioco di scuderia lo decide lui.” La partenza vede il poleman involarsi da leader verso la Prima Variante, seguito da Piquet bravo a sopravanzare le due Ferrari, insidiate da Cheever autore di un ottimo spunto. Riccardo vuole guadagnare terreno per poi gestire in tutta tranquillità una gara che potrebbe regalargli un successo importante e dare un definitivo calcio alla sfortuna che lo perseguita da troppo tempo. Malauguratamente la sua marcia trionfale durerà solo due giri, quasi un battito di ciglia. In prossimità della staccata alla curva Parabolica, dal retrotreno della Brabham numero 6 si sprigiona una fumata azzurrognola, segno inequivocabile che il turbo Bmw ha ceduto. Addio sogni di gloria. Per l’ennesima volta Patrese deve ingoiare il rospo e prendere la strada dei box ed uscire mestamente dall’abitacolo. Ai cronisti che si avvicinano timidamente chiedendogli dell’accaduto, Riccardo sbotta:” E me lo chiedete? E’ successo quello che ormai si verifica dall’inizio della stagione. Si è rotto il motore, tanto per cambiare.” E rivolge un pensiero alla dea bendata che proprio non vuole proprio essergli amica.” Qui bisogna che mi faccia una cinquantina di chilometri a piedi verso qualche santuario.” Parole eloquenti da cui emerge una totale amarezza, mentre Piquet ereditato il comando inizia a fare la lepre ed il suo Bmw funzionerà con precisione svizzera, pardon bavarese. Dietro di lui intanto, durante la terza tornata, c’è una rossa che rischia grosso, è quella di Tambay. Affiancato da Cheever alla prima chicane, rallenta di colpo in frenata e viene colpito nel retrotreno da De Cesaris arrivato con troppa foga. Per sua fortuna, l’Euro-Alfa centra il supporto dell’alettone e pur decollando la Ferrari non subisce danni e può proseguire. Con Piquet sempre più solo al comando, il Gran Premio non vivrà particolari emozioni. Il Cavallino non è in grado di contrastare il passo della Brabham-Bmw: Arnoux secondo, perde terreno dal battistrada e Tambay viene passato momentaneamente dalla Lotus-Renault di Elio De Angelis. Fatica parecchio pure Prost alle prese con fastidiose vibrazioni. Il transalpino effettua il pit-stop, rientra in corsa, ma il suo turbo zoppica sempre più fino ad esalare l’ultimo respiro al giro 26 dei 52 previsti. Il ritiro del capoclassifica induce i suoi inseguitori a mantenere le posizioni, paghi dei punti recuperati in chiave mondiale. Piquet trionfa in 1 ora 23’10”880, davanti ad Arnoux e Cheever. Tambay chiude quarto seguito da De Angelis e Warwick (Toleman). La manifestazione si conclude con una travolgente invasione di pista da parte dei tifosi che la domenica son tornati a ripopolare l’autodromo. Tanto affetto verso il Circus, ma pure troppi eccessi che han rischiato di trasformare la festa in tragedia. Dopo aver tagliato la finish line, il vincitore ancora a velocità sostenuta s’è trovato la Prima Variante piena di gente.” Sul mio casco sventolavano le bandiere della Ferrari e alle curve di Lesmo c’era una muraglia fino al traguardo. Ho avuto paura non per me, ma di travolgere i tifosi, che sembravano incuranti del pericolo.” Autentici scalmanati che come uno sciame di cavallette ha occupato pure la pit-lane cercando di fare razzia di quanto gli capitasse a tiro: dalle gomme agli altri attrezzi. “E’ come il carnevale di Rio” – scherza Piquet dal podio, a differenza di Arnoux preoccupato di dover districarsi tra quella bolgia per raggiungere il caravan della Ferrari. Un epilogo gioioso per tanti, tranne che per la Renault, la vera sconfitta della giornata. Al di là del terzo posto di Cheever, Prost esce molto ridimensionato dalla trasferta lombarda ed ora in classifica sente il fiato sul collo di Arnoux a soli due punti e Piquet a cinque. Il paulista al suo primo successo monzese confessa:” Vincere in Italia è l’esperienza più bella, perché qui batte il cuore della Formula Uno. Sono partito bene sulla sica di Patrese, a cui poi è esploso il motore ed io sono stato investito da una scia di olio, ma la mia Brabham non ha subito danni ed ha avuto un rendimento ottimale.” E sullo sprint per la corona mondiale sentenzia:” Sono tornato in corsa. Non sarà facile riuscirci, ma ci sono tutte le possibilità. Devo arrivare davanti a Prost sia a Brands Hatch, che a Kyalami.” E per concludere non risparmia una stoccata al transalpino:” Sfortunato? Non direi. Piuttosto è stato fortunatissimo fino al Gran Premio d’Olanda. E’ la prima volta che il suo Renault s’è rotto in tutta la stagione. Fosse andata così per me…” Al fare provocante di Nelson si contrappone il volto scuro di Prost:” Ho il morale sotto i piedi, proprio non mi aspettavo una cosa del genere. Nulla poteva farmi immaginare che ci sarebbero stati guasti meccanici. Il mondiale – prosegue Alain – si deciderà sui prossimi due circuiti che non sono proprio favorevoli alla Renault. Se non trovo la mia buona stella, per me è finita.” Saranno parole profetiche. Alla guida di una BT52, il cui turbo è stato aggiornato con turbine più grandi e nuove teste, Piquet s’imporrà a Brands Hatch, pista di casa della Brabham, precedendo Prost; male la Ferrari, ko con Tambay e solo nona con Arnoux. Nell’ultimo round in Sudafrica, il brasiliano deve recuperare solo due punti e tutto si decide al 30° dei 77 passaggi previsti. Nel momento in cui Nelson è primo, Prost è nuovamente vittima del turbo e deve alzare bandiera bianca. Il 31enne di Rio de Janeiro, noto anche come lo “zingaro” per i suoi atteggiamenti istrionici, conquista così il suo secondo Campionato del Mondo con la Brabham, dopo quello del 1981. Ormai sicuro del traguardo raggiunto, cede la vittoria a Patrese e si accontenta del terzo gradino del podio. Il padovano chiude nel migliore dei modi una stagione decisamente storta costellata di ben 10 ritiri su 15 Gran Premi. Ecclestone gli offrirà di restare, ma a condizione di fare lo scudiero di Piquet. Riccardo rifiuta e si trasferisce all’Alfa Romeo, confidando nelle potenzialità di un progetto che si sarebbe rivelato deludente. Ed il Cavallino? Sconfitto sul fronte piloti, si sarebbe consolato riconfermandosi campione tra i costruttori precedendo di 10 lunghezze la Renault, grande delusa e sul viale del tramonto. Alain Prost infatti, lascerà la Regie per accasarsi alla corte della McLaren di Ron Dennis, i cui programmi di sviluppo gli avrebbero garantito una rapida scalata ai vertici del Circus, promuovendolo al blasonato ruolo di “Professore”.