Published on Agosto 11th, 2023 | by Massimo Campi
0Tazio Nuvolari, 11 agosto 1953
Undici agosto 1953, una data ai più anonima, ma è il giorno della scomparsa del “Mantovano volante”, il pilota che più di ogni altro è entrato nel mito collettivo, il simbolo di un’epoca, il simbolo della velocità.
Parlare di Tazio Nuvolari, scoprire qualcosa di nuovo è difficile, di lui si è detto e scritto tanto e la sua storia sembra più un romanzo che una vicenda umana. Eppure, oltre al pilota, anche l’uomo Nuvolari ha saputo dire la sua, alcune volte con prese di posizione forti, ed infine con un triste tramonto, una morte nel suo letto, causa un ictus ed i polmoni minati dai fumi delle benzine speciali e dalle tante sigarette fumate nella sua vita. Una fine triste per un uomo che ha come sempre cercato la morte in corsa, come un fulmine, credendo solo nella velocità pura che era la sua unica ragione di vita. Tanto fortunato in gara, uno dei pochi superstiti di un’epoca dove era più facile morire che vincere, lui che di gare ne ha vinte più di chiunque altro, quanto sfortunato nella vita, con la perdita dei suoi due amati figli.
L’ultima gara della sua vita da pilota fu la salita Palermo-Monte Pellegrino. Era il 10 aprile 1950, la disputò al volante di una Cisitalia di Carlo Abarth. Era una piccola vettura, classe 1.100 ma il mantovano dette tutto se stesso, come al solito. Correva per la gente, correva per lui, correva per vivere, volava ancora tra due ali di folla. Giunse quinto assoluto, primo della sua classe, ancora una vittoria, purtroppo l’ultima.
Nuvolari non annunciò mai formalmente il suo ritiro, ma la sua salute andava deteriorandosi e divenne sempre più solitario. Nel 1952 venne colpito da un ictus che lo lasciò parzialmente paralizzato, e morì un anno più tardi, l’11 agosto, a causa di un altro ictus.
In piazza scese tutta la città di Mantova. Ai suoi funerali, che si tennero il 13 agosto 1953 parteciparono tantissime persone.si parla di circa 50.000. Il corteo funebre era lungo alcuni chilometri e la bara di Nuvolari fu messa su un telaio di macchina scortato da Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio. Fu sepolto con gli abiti che indossava sempre scaramanticamente in corsa: un maglione giallo, pantaloni azzurri e gilet di pelle marrone. Al fianco il suo volante preferito.
Oltre ai tanti cittadini, ai tifosi, alla gente comune, venne anche Enzo Ferrari a rendere omaggio alla salma «…non appena mi giunse notizia della sua fine partii per Mantova. Nella fretta mi persi in un dedalo di strade sconosciute della città. Scesi di macchina, chiesi ad un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla macchina, per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore. “Grazie di essere venuto” – bisbigliò commosso – “Come quello là non ne nasceranno più”».
Sulla tomba di Nuvolari venne incisa una frase che riassume le gesta di quell’uomo, unico al mondo: «Correrai ancor più veloce per le vie del cielo».