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Formula 1

Published on Luglio 25th, 2023 | by Massimo Campi

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Verstappen: Scatenato pure in Ungheria.

di Carlo Baffi

Alla guida della Red Bull, il Campione del Mondo domina all’Hungaroring dal primo giro. Nessuna chance per gli avversari giunti secondi con Norris sull’emergente McLaren e terzi con Perez, compagno dell’olandese. Quarto Hamilton autore della pole con la Mercedes, ma deludente allo start. Ancora insufficiente la Ferrari, settima e ottava con Leclerc e Sainz.

44 vittorie, 9 in questa stagione di cui 7 di fila. Vanta 110 punti di vantaggio nella classifica piloti sul secondo, il compagno Sergio Perez (vittima sacrificale), 142 sul terzo Fernando Alonso. Mentre la sua squadra è a + 229 sulla Mercedes (l’inseguitrice più prossima). Distanze siderali. Ormai per Max Varstappen e la Red Bull, è solo una questione di numeri. Il countdown che li separa dalla conquista matematica dei titoli mondiali è cominciato. Da adesso il quesito relativo a Max sarà: “con quanto anticipo si riconfermerà iridato?” Il record per ora appartiene a Schumacher con sei gare nel 2002, a seguire Mansell con cinque nel 1992, poi ancora Schumi e Vettel a quota quattro. L’olandese inanella primati a raffica realizzati al volante di una RB19 che con il successo magiaro ha siglato il dodicesimo trionfo consecutivo frantumando le undici affermazioni di fila della leggendaria McLaren-Honda del 1988, quella di Senna e Prost per intenderci. E pensare che dopo le qualifiche, c’erano le aspettative di assistere ad una competizione vivace a fronte della pole firmata da Sir Lewis Hamilton capace di spezzare l’egemonia del “dittatore orange” e con le McLaren appena dietro pronte a graffiare. Speranze vane durate sino alla prima curva e poi, il copione è stato quello di sempre. Max ha mantenuto il comando, ha salutato tutti per poi ripalesarsi sul gradino più alto del podio; non prima di aver carpito il giro più rapido in 1’16”609 al 53esimo dei 70 giri previsti. Il bello è che l’ha realizzato appena dopo il suo secondo pit-stop, quando ha montato le medie ed è uscito con un margine di 12” su Norris secondo: incredibile. Ormai il cannibale cerca sempre di stupire, divertendosi ad affermare il suo stato di dominus per buona pace dei rivali. Nel dopo gara di fronte ai media ha rivelato che la macchina era bella da guidare, il che l’ha fatto sorridere sotto il casco:” Vincere da solo non mi annoia, lo adoro.” Ad osservare la classifica costruttori la Red Bull comanda con 452 lunghezze, di queste 281 sono di Verstappen che ne conta ben 58 in più delle 223 della Mercedes e parliamo della somma di quanto hanno guadagnato Hamilton e Russell. Dati eloquenti che sminuiscono il ruolo di Sergio Perez che guida la seconda RB19.

Il caso. Perez è l’unico tasto dolente per la compagine di Milton Keynes. Dopo il secondo posto di Miami, il messicano era lanciatissimo e guardava al successivo impegno di Monte Carlo con particolare ottimismo visto che i tracciati cittadini sono il suo terreno di caccia. Invece dopo i primi metri della Q1 tutto è cambiato con un crash a Saint Devote. Da li è entrato in un loop negativo da cui non è ancora uscito totalmente: assente più volte nella Q3 ed autore di altri botti, non ultimo quello nelle libere 1 di Budapest. Un’involuzione acutizzata anche dalla scuderia che non gli ha risparmiato critiche per voce dell’influente Helmut Marko. Aggiungiamoci pure la presenza di Daniel Ricciardo, driver esperto la cui promozione in Alpha Tauri al posto di De Vries, ha rappresentato una sorta di avviso di garanzia. Eppure malgrado il pasticcio nelle libere e l’ulteriore pressione incombente, Perez ha tirato fuori l’orgoglio materializzatosi nella nona piazza in Q3 e poi in gara ha lottato fino ad agguantare il podio, chiudendo terzo. Teniamo però sempre presente il nome della sua monoposto che anche a Budapest s’è presentata con novità significative. Sta di fatto che dopo essere scattato con le gomme dure ha subito raggiunto Alonso e poi Sainz. Dopo aver montato le medie al 25esimo passaggio, è uscito settimo tra le due Ferrari, ha sopravanzato il madrileno ed ha freddato la Mercedes di Russell. Non pago, Sergio ha messo Hamilton nel mirino, prima di effettuare la seconda sosta accodandosi ad Oscar Piastri; e qui va un plauso ai meccanici Red Bull che hanno sostituito le gomme in un tempo record di 1”9. Ne è nato un corpo a corpo per cinque tornate, in cui è riuscito ad avere la meglio e salire terzo. Da qui ha un po’ tirato i remi in barca (tenendo Hamilton a distanza di sicurezza) portando a casa un risultato che rappresenta una bella boccata d’ossigeno. Domanda: Perez è resuscitato? Chissà. Domenica prossima lo attende una prova importante a Spa-Francorchamps. Coraggio “Checo”, ma fai sempre attenzione a non infastidire più di tanto “Super Max”.

Alta quota. Il decollo della McLaren-Mercedes è avvenuto a Silverstone e forse non è un caso. Prima di essere consacrato a culla della Formula Uno, l’impianto britannico era un aeroporto militare utilizzato dai bombardieri alleati nelle incursioni verso la Germania di Hitler. Di fronte al grande exploit delle due MCL60 efficaci sia in qualifica che in gara, non è mancato lo scetticismo secondo cui un giudizio più veritiero sarebbe arrivato dall’Ungheria, con il suo layout da kartodromo. Morale: Lando Norris ha lottato per la pole piazzandosi terzo precedendo di poco Piastri. Il 22enne di Melbourne dopo aver pagato lo scotto di essere un rookie e per di più su una vettura molto problematica, adesso sta sfoderando tutte le sue qualità. Allo spegnimento dei semafori, le due McLaren hanno approfittato dell’errore del poleman per issarsi al terzo e quarto posto. A differenza del suo compagno, Norris ha mantenuto la seconda posizione anche dopo le soste, aggiudicandosi il cosiddetto Gran Premio dei terrestri per la seconda volta a riprova che quello di due settimane fa non era affatto un episodio isolato. A fronte di questi progressi il boss Zac Brown, Andrea Stella e tutto il clan di Woking cercano di stare coi piedi per terra anche se in pochissimo tempo sono approdati al settimo cielo e chissà fin dove arriveranno. Pensare ad una vittoria nell’immediato? E’ ancora prematuro come afferma Norris:” Se Verstappen si ritira allora forse abbiamo delle possibilità, ma al momento la Red Bull è troppo veloce. Adesso siamo molto soddisfatti dei progressi ottenuti e ci accontentiamo. La nostra occasione arriverà nel corso dell’anno.” E’ un momento decisamente straordinario quello che sta attraversando il 24enne di Glastonbury, al punto da causargli un incidente diplomatico in mondovisione. Alludiamo al rito del brindisi. Il britannico ha impugnato il bottiglione di spumante Ferrari e per far saltare il tappo l’ha sbattuto sul gradino più alto del podio, facendo rotolare a terra il trofeo destinato a Verstappen, un pregiato vaso in ceramica. Di fronte ai cocci, Lando non ha fatto una piega dirigendosi verso i colleghi per innaffiarli e continuare la festa. Giorni dopo s’è scusato con Max e con gli ungheresi.” … so cosa rappresenta per loro un trofeo che è espressione della loro cultura. Volevo semplicemente festeggiare a mio modo il secondo posto sul podio, ma non intendevo fare disastri.” Della serie, l’euforia gioca brutti scherzi.

Occasione persa. Forse il momento clou del 39esimo Gran Premio di Ungheria è andato in scena la domenica a ridosso della gara. Poco prima che si aprisse la pit-lane due monoposto si sono schierate una di fianco all’altra all’uscita della corsia box pronte a prendere la via della pista. Erano la Red Bull numero uno di Verstappen e la Mercedes numero 44 di Hamilton. I due si sono dati una rapida occhiata da dietro le visiere, dopodiché Lewis ha dato una accelerata e se n’è andato. Di colpo la memoria è tornata al 2021 quando questi due fighters si erano affrontati all’arma bianca fino all’ultimo round di Abu Dhabi. Aveva prevalso “Mad Max” che tra tante polemiche aveva detronizzato l’eptacampione negandogli la gioia di indossare l’ottava corona. Un brutto colpo per il britannico che complice una Mercedes al di sotto delle aspettative non era più stato in grado di prendersi la rivincita. Un anno e mezzo di bocconi amari, salvo qualche podio illusorio (per la Stella a Tre Punte solo una vittoria di George Russell in Brasile nel 2022), fino alla Q3 di sabato scorso. Da ricordare che per la prima volta è stato introdotto un nuovo format di qualifica che prevedeva l’impiego di gomme hard nella Q1, delle medie in Q2 e delle soft in Q3. Ebbene grazie ad una magia degna della sua classe, “Hammertime” ha partorito l’impresa al suo ultimo assalto con un giro perfetto beffando Verstappen per soli 3 millesimi. Una pole che gli mancava dall’Arabia Saudita del 2021. “E’ stato un giro tutto in apnea – ha confessato Hamilton – ed alla fine ero praticamente senza fiato. E’ una sensazione straordinaria ed anche se questa è la pole position numero 104, sembra la prima.” Per lui è la nona all’Hungaroring il toboga che esalta la precisione di guida, dove guarda caso ha trionfato per otto volte. Un capolavoro che ha esaltato la folla, ansiosa di tornare a rivedere … il duello. Un sogno che però s’è smaterializzato di colpo dopo lo start. Colpa di una brutta partenza di Hamilton che curando Verstappen, non solo ha perso la testa, ma s’è visto sfilare pure dalle due McLaren e la sua gara è finita li, dopo soli 400 metri. Conscio dell’errore e della grande chance gettata alle ortiche, ha chiesto scusa via radio alla squadra, ha resettato la mente e s’è rituffato nella bagarre al fine di capitalizzare al meglio i 69 passaggi che gli restavano da percorrere. Un compito non facile perché se davanti c’era una McLaren in palla, dietro stava risalendo Perez. Alla fine, il sette volte campione ha passato Piastri e tenuto a bada il messicano chiudendo quarto a 39”134 dal vincitore. Un risultato che può sembrare inferiore alle aspettative data la pole, ma che non ha demoralizzato Lewis consapevole dei valori in campo:” Non siamo i più veloci. Sapevo che sarei stato almeno cinque decimi più lento della Red Bull – ha ammesso l’inglese – per cui speravo di poter lottare con le McLaren, ma questa è risultata troppo veloce anche per noi. Comunque sono orgoglioso di me stesso e del lavoro fatto in qualifica.” Buono il sesto posto di George Russell scattato dal 18° posto in griglia, segno che inizia a prendere confidenza con la nuova versione della W14E che da quando ha debuttato è parsa più adatta allo stile di guida di Hamilton. Il bottino finale conta 10 punti che consolidano il secondo posto tra i costruttori per la scuderia diretta da Toto Wolff. Il numero uno di Brackley ha elogiato l’operato della Red Bull, sua acerrima avversaria, parlando di meritocrazia e riferendosi al ritmo di Verstappen è stato alquanto chiaro:” E’ come se noi girassimo su una vettura di Formula 2 contro una monoposto di Formula 1.” Circa la W13E, secondo il manager austriaco è la seconda macchina in termini velocistici, ma il risultato finale non lo dimostra, o meglio:” Non l’abbiamo sfruttata e questo è deludente. George ha rimontato da lontano superando le Aston Martin e le Ferrari.” E su Lewis:” La partenza è stata determinante e può accadere, ma forse abbiamo utilizzato le gomme con molta attenzione, forse troppa e si può notare la differenza di tempo sul giro verso fine gara.”

Chi l’ha vista? Se non è un caso lo sta diventando. Da tre Gran Premi l’Aston Martin non sale sul podio, l’ultimo risale al Canada del 18 giugno scorso con Fernando Alonso secondo. Lecito interrogarsi sulle problematiche che sta incontrando la squadra di Lawrence Stroll che tanto aveva stupito nella prima parte del campionato. Alonso ha riconosciuto che l’attuale stallo della AMR23 sia imputabile ai progressi della concorrenza favoriti sul fronte dello sviluppo, in particolare quelli della McLaren. Però ha pure aggiunto:” Sarà una combinazione, ma da quando la Pirelli ha portato a Silverstone le nuove gomme, vi sono un paio di team che fanno più fatica e altri due che vanno più forte.” Le scuderie penalizzate sarebbero la sua e la Red Bull, riferendosi alle performances di Perez. Mentre tra i favoriti ci sarebbe quell’Alfa Romeo che gli ha piazzato davanti due macchine in qualifica. Un’affermazione rilasciata nel pre-gara di Budapest agli inviati di Sky che però ha trovato subito una replica da parte di Mario Isola, responsabile sportivo del costruttore milanese, secondo il quale nulla è variato sugli pneumatici:” Il profilo, l’impronta a terra ed il raggio di rotolamento sono le stesse di prima. Tutti i piloti hanno provato le nuove gomme e nessuno ha notato differenze.” E’ d’uopo rammentare che se la Pirelli ha introdotto un nuovo modello lo ha fatto col benestare di tutte le scuderie e della Fia. Una soluzione presa al fine di garantire una gomma più resistente di fronte all’aumento repentino del carico aerodinamico dopo i primi G.P. ed evitare l’aumento delle pressioni minime di gonfiaggio. Forse le parole dell’asturiano nascondono una sua frustrazione personale dopo gli ultimi risultati a vuoto, tant’è che l’Aston Martin stessa non ha mosso nessuna accusa alla Pirelli, con il team principale Mike Krack che ha parlato di una crescita veloce degli avversari:” Le regole sono stabili, occorre lavorare duramente per raggiungere le vetture che ci stanno di nuovo davanti.” Partiti 8° e 14° , Alonso e Stroll hanno concluso rispettivamente in fondo alla top ten e l’iberico ha constatato come l’AMR23 non fosse abbastanza rapida e che i tre punti guadagnati fossero il massimo rendimento possibile. “Sia in Inghilterra che in Ungheria probabilmente il nono posto rispecchia il nostro passo, ovvero dietro a Mercedes, Red Bull, Ferrari e McLaren” ha concluso Fernando. Un dato che preoccupa considerando che le due piste in questione hanno caratteristiche completamente diverse. Tuttavia l’Aston Martin resta ancora terza nel mondiale costruttori, ma la Ferrari benché in crisi è a sole 17 lunghezze.

Ogni maledetta domenica. Canada ed Austria a parte, dove il Cavallino aveva illuso di aver imboccato la strada per uscire dal tunnel, il giorno del Gran Premio si sta trasformando quasi sempre in un vero e proprio tormentone per Il Cavallino ed i suoi tanti e pazienti tifosi. D’accordo Il gruppo di inseguitori della Red Bull, per meglio capirci quelli che disputano il campionato degli altri, sono raccolti in un fazzoletto e basta una battuta a vuoto perché un team passi dalle stelle alle stalle. Ma al di là della posizione in graudatoria, quello che preoccupa sono i distacchi rimediati dalle rosse. Il primo classificato è stato Charles Leclerc (settimo) giunto ad 1’10”317 (compresi i 5” di penalità) da Verstappen. Al di là che costui sia un alieno, pesano i 37” da Norris, la cui McLaren ad inizio anno non passava la Q1 ed i 31” dalla Mercedes di Hamilton. Care e grazia che l’Aston Martin si sia impaludata e che con Alonso non sia andato oltre il nono posto, dietro a Carlos Sainz. E dire che L’Hungaroring era considerata una pista “amica” che sposava le caratteristiche della SF-23. Doveva essere una medicina in grado di curare i mali patiti sul velocissimo circuito di Silverstone. Invece il quadro clinico è peggiorato, un po’ come l’anno passato quando l’allora team boss Mattia Binotto lanciò proclami di trionfo alla vigilia per poi tornarsene a Maranello con le pive nel sacco. Al di là dell’acuto di Leclerc il venerdì nelle libere 2 (una sessione poco indicativa), la Ferrari è parsa a corto di fiato anche in qualifica, a differenza dell’anno scorso quando il sabato dava parecchio filo da torcere alla Red Bull. Leclerc è risultato sesto dietro all’Alfa Romeo (team cliente) di Zhou e appena davanti alla seconda C43 di Bottas. Sainz addirittura undicesimo fuori dalla Q3. Cosa stia accadendo a Maranello non si sa. Tornano alla mente i fantasmi del penoso 2020, ma almeno allora si sapeva che le difficoltà erano imputabili al discusso accordo secretato con la Fia che a fine 2019 aveva azzoppato di fatto il Cavallino. Oggi invece siamo di fronte ad un vero e proprio rompicapo, con una vettura che ad ogni G.P. denuncia comportamenti diversi: è stata definita bipolare e metereopatica. A Budapest s’è scoperto che oltre al variare della temperatura dell’asfalto ed al grado di umidità, la Rossa patisce anche il vento. A tutto ciò si aggiunge il cruccio del latente comportamento anomalo con le varie mescole di pneumatici con il relativo degrado. Insomma una SF-23 sempre più indecifrabile intorno alla quale i tecnici brancolano nel buio: siamo a metà stagione e certe lacune che avrebbero dovuto essere colmate persistono. Una situazione che rischia di fiaccare la pazienza dei piloti, in primis Leclerc bersagliato pure da una sorte non amica. Dopo il guaio elettrico nelle libere 2 di Silverstone, a Budapest ha patito un problema alla pistola verificatosi nel primo pit-stop e pure la radio malfunzionante. Gliene capitano troppe e sempre a lui. Ciò nonostante tiene duro e cerca di infondere ottimismo nel team:” Non sono demoralizzato da questa situazione. Sono motivato al 200%. Darò sempre tutto fino all’ultima gara. Purtroppo abbiamo tantissimi problemi di radio e nelle comunicazioni si sente una parola su quattro. Per ora non abbiamo una macchina per fare cose speciali, per fare sorpassi. Dobbiamo pazientare e spero che il nostro momento arriverà attraverso il lavoro.” La corsa anonima del monegasco è stata condizionata anche da un suo sbaglio alla seconda sosta, in cui per eccesso di velocità in pit-lane s’è preso 5” di penalità. Sainz invece è partito alla grande guadagnando posizioni grazie anche alle soft (Leclerc aveva le medie) e s’è ritrovato subito alle spalle del compagno, mantenendo questa posizione sino alla bandiera a scacchi separato da pochi decimi. Lapidario il suo commento:” La McLaren e la Mercedes hanno avuto un passo superiore al nostro, un qualcosa che abbiamo già visto in passato. Quando usiamo le gomme dure sugli stint lunghi fatichiamo e dobbiamo migliorare. La SF-23 ha deficienze che non riusciamo a correggere.” Severo anche il giudizio del team boss Frederic Vasseur che ha giudicato insoddisfacente il responso della pista:” Il passo non era certo magico, ma abbiamo perso 7/8 secondi al pit-stop, poi c’è stato il penalty a Leclerc e questi sono errori che in queste condizioni non ci possiamo permettere. Ho la sensazione – ha puntualizzato il manager francese – che come passo non eravamo così lontani da Hamilton.” Ora il Cavallino è atteso a Spa, la cosiddetta università del motorsport, una pista dove si raggiungono velocità elevate, che non perdona e dove il meteo è imprevedibile. Vasseur fa sapere che al di là degli sviluppi, è d’obbligo non sbagliare. “Dobbiamo capire dove possiamo migliorare e cercare di crescere in ogni area e stiamo spingendo al massimo su ogni persona.” Sarà importante per le rosse incamerare punti utili, sia per recuperare terreno sull’Aston Martin, che per tenere a distanza di sicurezza la McLaren in piena ascesa. Il margine di vantaggio è di 40 punti, non pochi, ma non tantissimi considerando il ruolino di marcia del team d’oltre Manica.

Il debuttante. Appena dopo Silverstone, gli è stato consegnato il volante dell’epurato Nyck De Vries, vittima di risultati al di sotto delle attese complice pure un’Alpha Tauri disastrosa. Una missione tutt’altro che semplice anche per un veterano come lui, alla sua 13esima stagione nella massima serie. Parliamo di Daniel Ricciardo, classe 1989, tornato quest’anno nella galassia Red Bull come terzo driver. Eppure, nonostante un tempo limitato per prendere confidenza con la AT04 s’è fatto onore mettendosi alle spalle il compagno Yuki Tsunoda sia in qualifica che in corsa. E’ terminato 13esimo, scampando alla collisione a quattro nel corso del primo passaggio. “Penso che se fossimo rimasti al nostro posto in partenza (13°), avremmo potuto lottare per la zona punti. Il fatto di non aver disputato una gara sulla distanza per otto mesi – ha aggiunto l’australiano – è una delle cose più difficili. Sono migliorato sessione dopo sessione, guadagnando sempre qualcosa e questo è l’aspetto più incoraggiante. In pista mi sono sentito davvero bene.” L’esperienza e l’immancabile sorriso di Daniel, saranno sicuramente una panacea per risollevare la scuderia satellite della Red Bull, da un’annata poco felice.

Biscione rampante. Oltre al ritorno alla pole di Hamilton, l’altra grande sorpresa arrivata dalle qualifiche è stato il piazzamento delle due Alfa Romeo. Attenzione, non parliamo solo

dell’approdo in Q3, bensì del quinto e settimo crono di Guanyu Zhou (in assoluto la sua miglior qualifica) e Valtteri Bottas, che hanno messo a sandwich Leclerc, il pilota della casa che fornisce le power unit al team di Hinwil. Una performance stupefacente salutata con grande entusiasmo dalla scuderia diretta da Andreas Siedl ed Alessandro Alunni Bravi, che nutriva ottimismo dopo le prove libere. Purtroppo buona parte di questo capolavoro è stato vanificato dalla pessima partenza di Zhou che scivolato 16esimo ha frenato in ritardo tamponando Ricciardo che a sua volta ha colpito Gasly terminato contro Ocon. Uno strike in piena regola, così spiegato:” Non so proprio cosa sia accaduto. Stavo tenendo alti i giri del motore – ricorda il cinese – prima che i semafori diventassero rossi, poi ho perso la risposta dell’acceleratore e sono partito senza motore su di giri. Sono molto amareggiato, perché avremmo potuto fare molto bene.” Bottas invece ha tagliato il traguardo dodicesimo. Peccato perché sul circuito magiaro la C43 prometteva bene.

Piove sul bagnato. Sono stati giorni alquanto movimentati quelli trascorsi in casa Alpine a ridosso della trasferta ungherese. Ad Enstone s’è infatti registrato un avvicendamento ai piani alti con l’amministratore delegato Laurent Rossi, trasferito ai progetti speciali legati alla trasformazione ed allo sviluppo del costruttore transalpino. Il suo posto è stato affidato a Philippe Krief, ora diretto responsabile di Otmar Szafnauer e Bruno Famin. Una ristrutturazione avviata dal CEO del Gruppo Renault Luca De Meo a fronte del bilancio negativo emerso dopo la prima parte di questo campionato: solo 47 punti e sesta posizione tra i costruttori. Credere che questo cambio della guardia producesse un repentino beneficio era pura utopia; i meccanismi del motorsport non sono come quelli del calcio, dove a volte basta l’arrivo di un nuovo mister per scuotere la squadra e spingerla alla vittoria. A Budapest, come volevasi dimostrare, Esteban Ocon e Pierre Gasly non hanno superato la tagliola della Q2 rimediando rispettivamente la 12esima e la 15esima posizione. In corsa ci si è messa di mezzo pure la sfortuna che ha eliminato le due A523 alla prima tornata. Prima della pausa estiva, l’Alpine dovrà dare un segnale positivo in Belgio, dove scenderà in pista con un nuovo fondo.

 

Ordine d’arrivo

1 – Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 70 giri 1.38’08″634
2 – Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 33″731
3 – Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 37″603
4 – Lewis Hamilton (Mercedes) – 39″134
5 – Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 1’02″572
6 – George Russell (Mercedes) – 1’05″825
7 – Charles Leclerc (Ferrari) – 1’10″317 **
8 – Carlos Sainz (Ferrari) – 1’11″073
9 – Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 1’15″709
10 – Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes) – 1 giro
11 – Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 1 giro
12 – Valtteri Bottas (Alfa Romeo-Ferrari) – 1 giro
13 – Daniel Ricciardo (Alpha Tauri-Honda) – 1 giro
14 – Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – 1 giro
15 – Yuki Tsunoda (Alpha Tauri-Honda) – 1 giro
16 – Guan Yu Zhou (Alfa Romeo-Ferrari) – 1 giro
17 – Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 1 giro

** 5″ di penalità

Ritirati
Logan Sargeant
Esteban Ocon
Pierre Gasly

Classifica Piloti
1° Verstappen 281 – 2° Perez 171 – 3° Alonso 139 – 4° Hamilton 133 – 5° Russell 90 – 6° Sainz 87 – 7° Leclerc 80 – 8° Norris 60 – 9° Stroll 45 – 10° Ocon 31 – 11° Piastri 27 – 12° Gasly 16 – 13° Albon 11; 14° Hulkenberg 9 – 15° Bottas 5 – 16° Zhou 4 – 17° Tsunoda, Magnussen 2

Classifica Costruttori
1^ Red Bull-Honda 452 – 2^ Mercedes 223 – 3^ Aston Martin-Mercedes 184 – 4^ Ferrari 167 – 5^ McLaren-Mercedes 87 – 6^ Alpine-Renault 47 – 7^ Haas-Ferrari, Williams-Mercedes 11 – 9^ Alfa Romeo-Ferrari 9 – 10^ Alpha Tauri-Honda 2

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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