24H LeMans

Published on Giugno 4th, 2023 | by Massimo Campi

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Ferrari, il ritorno a Le Mans nel 2023 con la 499P

 

Maranello ha nel suo dna le gare di durata, è con queste che la Ferrari è diventata famosa nel mondo ed ha conquistato i primi titoli mondiali con un successo che, negli anni Cinquanta e Sessanta sovrastava per popolarità e palmares quello riscosso in Formula 1. Dopo tanti anni di assenza il cavallino rampante torna ufficialmente alla 24 Ore di le Mans, la regina della gare di durata, con una sua macchina ufficiale dopo le vittorie conquistate con le granturismo che hanno aperto la strada ad un nuovo capitolo di una storia iniziata nel 1949. Sono molti i successi nelle varie categorie sul tracciato della Sarthe delle rosse, ma quelle più importanti sono i nove successi di cui ben sei consecutive dal 1960 al 1965, che ne fanno il terzo marchio più vincente nella storia della classica francese, dietro ai diciannove successi di Porsche e alle tredici vittorie di Audi.

La prima vittoria Ferrari risale al 1949, la prima edizione della 24 Ore di Le Mans dopo la Seconda Guerra Mondiale. Sul traguardo passa per prima la Ferrari 166 MM pilotata da Luigi Chinetti e “Lord Selsdon” Peter Mitchell Thomson. La stagione sportiva del 1949 fu trionfale per la “166 MM” che vince la Mille Miglia 1949 e la stessa vettura, venduta a Lord Selsdon tramite Chinetti, viene portata a Le Mans. La gara vede l’eroica impresa di Luigi Chinetti che guidò per 23 ore e mezza lasciando solo per mezzora la vettura al suo compagno di squadra e proprietario della vettura Lord Seldsdon.

Ben presto i vari costruttori intuiscono il grande rischiamo della gara francese, e la seconda vittoria arriva con la Ferrari 375 Plus che monta il V12 progettato da Aurelio Lampredi per la Formula 1 ed è vestita dalla  carrozzeria firmata Pininfarina. A Le Mans 1954 la 375 Plus vince con Jose Froilan Gonzalez e Maurice Trintignant. La Ferrari 250 TestaRossa è una delle vetture iconiche di Maranello. Viene realizzata in funzione dei nuovi regolamenti per i motori da 3 litri dal 1958. La 250 TestaRossa conquista tre successi a Le Mans nel 1958, 1960 e 1961, a cui seguono altrettanti titoli costruttori negli stessi anni. Olivier Gendebien e Phil Hill sono tra i piloti che hanno meglio interpretato la vettura di Maranello. Vincono la prima volta a Le Mans nel 1959, nel 1960 Gendebien vince con Paul Frere e l’anno successivo ritorna sul gradino del podio con l’americano.

Per il 1962 viene istituita una nuova categoria fino a 4 litri, sulla Testarossa viene montato il  il V12 a “blocco lungo” progettato negli anni cinquanta da Aurelio Lampredi, che era già installato sulla 400 Superamerica. Nasce la Ferrari 330 TR, con il V12 da 4.000 cc per 390 cavalli che vince nuovamente la 24 Ore del 1962 ancora con Phil Hill ed Olivier Gendebien.

Il motore passa dietro la spalle del pilota

Con la direzione tecnica di Carlo Chiti il motore passa in posizione centrale dietro le spalle del pilota sia sulle monoposto che nelle vetture sport. Dopo la fuoriuscita degli ex dirigenti e Mauro Forghieri che eredita la direzione tecnica di Maranello e nasce la nuova Ferrari 250 P, contraddistinta dalla lettera P a rimarcare la sua natura di prototipo. Monta il V12, di 60° con la cilindrata di 2.953 cc che già aveva equipaggiato diverse vetture sia stradali che da competizione. A Le Mans la 250P vince nel 1963 con la coppia tutta italiana composta da Ludovico Scarfiotti e Lorenzo Bandini ed è la prima Ferrari a riuscirci con un motore centrale.

Visti i risultati della 250P, per il 1964 la Ferrari decise di non progettare una nuova vettura, e cercò invece di aumentare le prestazioni della 250 P. La prima evoluzione, la Ferrari 275P con il V12 di 3285,72 cc sarà la prima vettura che si confronta con la Ford GT40 riuscendo a sconfiggerla con Jean Guichet e Nino Vaccarella alla guida.

Ferrari contro Ford e l’ultima vittoria a Le Mans

L’ultima vittoria assoluta delle rosse a Le Mans risale al 1965, con la Ferrari 250LM del Team NART che conquista la rocambolesca edizione del 1965, quando Jochen Rindt, e Masten Gregory vincono nonostante una vettura non iscritta alla massima classe, beneficiando dei ritiri della concorrenza. È l’ultima vittoria assoluta di Maranello a Le Mans, nel pieno della sfida con le Ford e nella notte al posto i uno dei titolari sale anche il pilota di riserva Ed Hugus che però non verrà mai citato nell’albo d’oro della maratona francese. Dalla Ferrari 330 P con il V12 da 4 litri nasce la Ferrari 330P2 la vettura di Maranello per il campionato 1965 che vince il titolo Mondiale, ma una serie di problemi tecnici ne impediscono l’affermazione a Le Mans comunque conquistata dalla 250 LM.

La Ferrari 330P3 monta il V12 con il nuovo sistema di iniezione del carburante al posto del carburatori Weber. È il primo prototipo di Maranello che si deve arrendere alla supremazia dei potenti motori di sette litri della Ford GT nella sfida con il colosso americano che conquista la vittoria nel 1966. la Ferrari 330P4 rappresenta la risposta di Maranello alla Ford con l’importante innovazione tecnica delle tre valvole per cilindro. Non vince a Le Mans, ma a fine anno arriva il titolo mondiale e storica è la tripletta alla 24 ore di Daytona del 1967, con le tre P4 immortalate in parata sul banking, uno scatto che monopolizza le prime pagine dei quotidiani italiani e americani.

A fine 1967 vengono abolite le vetture con cilindrata oltre i tre litri, e dopo aver boicottato il mondiale 1968 per protesta contro le nuove regole che avevano di fatto vietato di poter schierare le 330P4 da 4.000 cc la scuderia di Maranello ritorna nel 1969 con la Ferrari 312P che monta il V12 di tre litri derivato dalla Formula 1. Inizia la stagione con una sola vettura, ma a Le Mans 1969 le vetture sono due, Chris Amon e Peter Shetty sono quinti in prova, dietro alle potenti vetture di cinque litri seguiti dalla gemella di Pedro Rodriguez e David Piper. Entrambe non finiscono la gara ed Amon si deve ritirare subito al primo giro finendo dentro ai rottami incendiati della Porsche 917 di John Wolfe.

Sport 5 litri e l’ultimo titolo con la 312P

La Ferrari 512S nasce a tempo di record in soli tre mesi sotto la direzione tecnica di Mauro Forghieri, con l’intento di montare il nuovo V12 da 5 litri per uniformarsi al cambio regolamentare che prevede vetture sport di 5 litri realizzate in almeno 25 esemplari. La 512S si dimostra inferiore alla rivale Porsche 917, a Maranello hanno poco tempo per lo sviluppo e nel 1970 arriva la sola vittoria alla 12 ore di Sebring con Giunti, Vaccarella e Andretti. A le Mans viene sviluppata anche una versione a coda lunga, ma la stagione è un susseguirsi di vittorie Porsche. A fine anno arriva l’evoluzione Ferrari 512M che verrà fatta correre solo tra i vari team privati nel 1971.

I nuovi regolamenti per il 1972 prevedono la scomparsa delle vetture Sport di 5 litri mentre la categoria prototipi di tre litri diventa quella al top. A Maranello sin dal 1971 si lavora per la realizzazione di una nuova vettura, la Ferrari 312PB che monta lo stesso dodici cilindri piatto utilizzato in Formula 1, ma con il regime di rotazione massimo ridotto di 1.500 giri. Il debutto avviene nel 1971, con un anno segnato dalla messa a punto della vettura e dal dramma di Ignazio Giunti a Buenos Aires. La stagione mondiale 1972 è un assolo rosso, con dieci vittorie su dieci gare, compresa la Targa Florio vinta da Arturo Merzario e Sandro Munari, momentaneamente travasato dai rally alle sport-prototipo. Manca la vittoria alla 24 ore di Le Mans, gara fuori campionato dove la Ferrari non partecipa ma ritorna nel 1973 con il Cavallino che sfiora la vittoria sulla Sarthe con  Arturo Merzario e Carlos Pace.

Il ritorno negli anni novanta con la 333SP

Per oltre due decenni non si vedono prototipi di Maranello nelle gare. La squadra corse è sempre più impegnata nella Formula 1 dove vince titoli mondiali con Lauda e Scheckter. Per avere un prototipo con il cavallino rampante bisogna attendere la fine del secondo millennio quando viene realizzata la Ferrari 333SP, un progetto semi-privato con la vettura costruita inizialmente da Dallara ed in seguito da Michelotto. La 333 SP che corre solamente con i team privati diventa una delle vetture di punta nel campionato statunitense IMSA, dove conquista i titoli piloti e costruttori nel 1995, oltre che la vittoria a Daytona nel 1998. In Europa, l’ultimo prototipo del Cavallino conquista diverse vittorie nei vari campionati prototipi ed una vittoria di classe alla 24 ore di Le Mans del 1991.

Il presente si chiama Ferrari 499P la Hypercar con cui la Ferrari ritorna ufficialmente nella top class del Mondiale Endurance. Il confronto è con avversari del calibro di Toyota, Porsche, Peugeot e Cadillac ed a mezzo secolo di distanza dalla 312PB la Ferrari è nuovamente pronta per salire sul podio delle maratona più importante del mondo.

Immagini © Massimo Campi

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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