Formula 1

Published on Aprile 12th, 2023 | by Massimo Campi

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Singapore-gate: caso riaperto?

 

A quindici anni di distanza si torna a parlare dell’incidente simulato da Piquet jr. che condizionò in parte l’epilogo del mondiale di Formula Uno 2008 perso da Felipe Massa

Di Carlo Baffi

Non si sono ancora placate le critiche esplose dopo l’ultima gara di Melbourne che nel Circus rispunta un vecchio scandalo, quello relativo al Gran Premio di Singapore 2008, quando Nelsinho Piquet simulò un incidente per favorire la vittoria di Fernando Alonso suo compagno alla Renault. Una sorta di “cold case” per usare una terminologia divenuta famosa grazie alla serie televisiva poliziesca prodotta negli Stati Uniti. A scatenare il tutto sono state le parole del 92enne Bernie Ecclestone, l’ex padre padrone della Formula Uno, che al sito britannico “f1-insider.com” ha confessato che sia lui che l’allora Presidente Fia Max Mosley erano a conoscenza dell’illecito già nel 2008 (la combine sarebbe venuta alla luce l’anno dopo) e che avrebbero taciuto il tutto per non rovinare la reputazione della F.1. Non scordiamoci che solo due anni prima il paddock era finito sottosopra per la squallida spy-story, che aveva visto coinvolte la Ferrari come parte lesa e la McLaren come imputata e poi condannata. Il campionato mondiale 2008 ebbe come protagonisti Lewis Hamilton e Felipe Massa, McLaren-Mercedes contro Ferrari. I due piloti lottarono per il titolo sino all’ultimo round in Brasile e sulla pista di Interlagos il britannico soffiò la corona iridata al brasiliano a poche curve dal traguardo arpionando un quinto posto dopo un sorpasso a Timo Glock in un finale rocambolesco sotto il temporale. A nulla servì la meritata vittoria del driver di casa in quanto fu beffato dal britannico per un solo punto nella corsa mondiale. Una ferita ancora dolente per Massa che a fronte delle dichiarazioni di Ecclestone, soprattutto quando dice che col senno di poi si sarebbe dovuto cancellare il G.P. di Singapore, è ritornato sull’argomento confessando a “Motorsport.com” l’idea di un eventuale ricorso. Un’azione che se andasse in porto rivoluzionerebbe il finale di quella stagione e pure la storia del Circus. Va ricordato infatti che a Singapore Massa chiuse 13° per un guaio durante il pit-stop mentre era al comando, Hamilton invece giunse terzo conquistando sei punti e se quel Gran Premio fosse stato annullato a suo tempo Lewis non avrebbe beneficiato del punteggio acquisito e di conseguenza il ferrarista sarebbe divenuto Campione del Mondo. L’epilogo però fu diverso. Ecclestone menziona la regola secondo cui dopo la premiazione ufficiale della Federazione, la classifica non poteva più essere modificata. Una tesi espressa anche dagli avvocati della Ferrari che tolsero ogni speranza a Massa, il quale però non intende ancora darsi per vinto. E’ ben conscio di quanto sia complicato ottenere la cancellazione della gara e di conseguenza modificare il verdetto finale che se da una parte gli assegnerebbe un titolo mondiale, dall’altra riporterebbe Hamilton a quota sei lasciando così Michael Schumacher l’unico pilota ad aver vinto sette corone. Felipe dichiara di non agire per una ragione economica bensì per giustizia, ritenendo di esser stato quello a smenarci di più. Secondo il paulista, la storia dello sport non è esente da episodi in cui sono stati modificati risultati a distanza di anni, citando il caso del ciclista americano Lance Armstrong quando venne condannato per doping. Un elemento che a nostro avviso rende completamente diverse le due vicende. Senza contare che il G.P. di Singapore non si trattava dell’atto conclusivo del campionato, era il quartultimo. Ma per comprendere meglio il tutto è bene ritornare indietro di quindici anni (pare trascorsa un’eternità) riesaminando quanto accadde nella serata del 28 settembre 2008 a Singapore e le conseguenze prodotte dall’inchiesta successiva. Era in corso il 14° giro della prima edizione del Gran Premio per le vie della città stato, quando Piquet junior, figlio del tre volte iridato Nelson, impattò contro il muro nella zona della Raffles Avenue di fronte alla Tribuna Bay. La sua Renault rimbalzò in pista e concluse la sua corsa dopo un testacoda contro le barriere di cemento sul lato opposto. Gara finita per il brasiliano che uscì indenne dall’abitacolo e conseguente safety car in pista. Al 17° passaggio, sempre con la vettura di sicurezza in pista, fu aperta la pit-lane e parecchi piloti rientrarono a rifornire, tra questi Massa che occupava la prima posizione davanti ad Hamilton. Gli uomini in rosso cercarono di sfoderare tutta la loro bravura accelerando le operazioni, sia per garantire a Felipe la leadership, che per assistere Kimi Raikkonen (l’altro ferrarista) sopraggiunto a sua volta per la sosta. Tutto procedette per il meglio quando un meccanico premette il pulsante collegato al semaforo che accese la luce verde. Una procedura perfetta, soltanto che il bocchettone era ancora attaccato al serbatoio della F2008. Risultato: Massa scattò trascinando con se parte dell’impianto, sotto lo sguardo attonito degli uomini in rossi. Fermatosi subito lungo la corsia box, dovette attendere che i meccanici sbrigassero la pratica Raikkonen, dopodichè arrivarono i soccorsi. Purtroppo però gl’intoppi continuarono. Lo strattone aveva incastrato il tubo nell’airscope e per liberare la monoposto servì un’azione di forza da parte di più uomini. La scena si chiuse con Massa che rientrò in pista molto attardato ed i meccanici che tornano nel proprio garage con il “serpentone” argenteo sulle spalle.

La neutralizzazione momentanea della gara ed il valzer dei pit-stop furono abilmente sfruttati da Alonso, il quale partito 15° risalì fino a vincere la corsa. Lo schianto di Piquet jr. sembrò un normale race incident, ma circa dieci mesi dopo la tv brasiliana Rede Globo diffuse la notizia che il crash era stato provocato ad arte, al fine di favorire la remuntada del pilota spagnolo. Una rivelazione che indusse la Federazione Internazionale ad aprire un’inchiesta. Ma perché quella verità emerse così in ritardo? Sono in molti a sostenere che si trattò della ritorsione di Piquet a fronte del suo licenziamento dalla Renault allora diretta da Flavio Briatore (“Flavio è il mio killer“ disse il pilota), avvenuto  dopo il G.P. d’Ungheria del 26 luglio 2009. “La proposta di provocare un incidente deliberatamente mi fu fatta poco prima della gara da Briatore e Pat Symonds (a quel tempo responsabile tecnico ad Enstone)” – confessò Nelsinho alla FIA nei primi giorni di agosto – “Symonds mi chiese se ero disposto a sacrificare la mia corsa per la scuderia costringendo la Safety Car ad entrare in pista. Symonds – aggiunse il pilota – mi mostrò la mappa del circuito ed il punto esatto dove sarei dovuto uscire. Concordammo inoltre che l’incidente sarebbe avvenuto tra il 13° ed il 14° passaggio, affinché Alonso potesse rifornire dopo l’entrata della Safety Car.” Piquet rivelò pure che trovandosi in una situazione psicologica fragile complice l’incertezza sul suo rinnovo contrattuale, pensò di accettare la proposta sperando che la sua posizione migliorasse. “Durante la gara – disse Piquet – chiamai varie volte via radio il box per avere un’ulteriore conferma e a fine G.P., Briatore mi ringraziò.” Il brasiliano informò subito Felipe Vargas, un amico di famiglia, che a sua volta avvisò papà Nelson, che accese la miccia. Sempre all’Hungaroring, il tre volte iridato domandò a Briatore il motivo del siluramento del figlio. Secca fu la risposta del team principal della Renault: “Se hai qualcosa da recriminare fallo in tribunale. Io sono un uomo d’affari e mi comporto come tale.” Allora Piquet sr. vuotò il sacco: prima con Charlie Whiting (direttore di gara F.1), poi con Mosley ed Ecclestone. Il Presidente FIA rivelò di essere al corrente dei fatti, ma in mancanza di denuncia non si poteva provare nulla e alla domanda circa i rischi che avrebbe corso Nelsinho in caso di deposizione, Mosley rassicurò:” Se parla spontaneamente ed emerge la verità, avrà l’immunità dal Consiglio Mondiale.” Ecclestone fu invece meno politico, suggerendo al suo ex pilota:” Se vuoi fare un’azione falla!” Affermazione che però sarà smentita dallo stesso “Mister E”, che addosserà a Piquet la volontà di distruggere il boss della Renault.

La reazione di quest’ultimo non si fece attendere. L’11 settembre, congiuntamente alla casa francese, Briatore querelò i due Piquet per tentata estorsione ed il giorno dopo, intervistato da “La Gazzetta dello Sport” respinse ogni accusa spiegando :” Nelsinho aveva un’opzione che scadeva il 30 luglio 2008, non potevo tenerlo visto lo scarso rendimento, ma gli avrei prorogato la scadenza al 30 settembre. Il 28 ci fu il G.P. di Singapore. Dunque se si fosse deciso l’incidente, il giorno dopo gli avrei rinnovato il contratto, invece lo feci all’ultima gara in Brasile quando ero certo che Alonso sarebbe rimasto.” A detta del manager piemontese, il contratto 2009 con Nelsinho prevedeva il suo licenziamento qualora non avesse realizzato il 40% dei punti di Alonso entro il G.P. di Germania. “Nelsinho dichiara di aver chiesto ripetutamente via radio il giro per non sbagliarsi su quando andare a sbattere. Falso – attaccò Briatore – Ha parlato alla radio una sola volta e ci sono le registrazioni. “Ho fatto di tutto per proteggere Nelsinho – aggiunse il boss – gli ho messo a disposizione un appartamento nella mia casa londinese e anche un medico che fosse a sostegno della sua fragilità psicologica.” Briatore concluse l’intervista dicendosi molto tranquillo e pronto ad andare sino in fondo al fine di evitare che un bimbo viziato e bugiardo mettesse a repentaglio il lavoro dei tecnici di una squadra. Ma a sollevare non poche perplessità fu la testimonianza di Symonds:” Nelson ha parlato con me il giorno prima e mi ha fatto la proposta”. Poi, sempre di fronte ai commissari, l’ingegnere mostrò una certa reticenza trincerandosi dietro a frasi del tipo:” Preferirei non rispondere”. Un mistero destinato ad infittirsi ulteriormente quando il 16 settembre, a meno di una settimana dal Consiglio Mondiale di Parigi, la Règie annunciò che non avrebbe contestato le recenti accuse fatte dalla FIA riguardanti il G.P. di Singapore 2008 e al tempo stesso rese noto che Briatore e Symonds avevano lasciato la Renault. Un comunicato ambiguo che non chiarì se si trattava di dimissioni, o licenziamento. Parve piuttosto un atto di resa con cui il costruttore d’oltralpe prendendo le distanze dai due managers, sperava di cavarsela con una mega multa evitando la scure della FIA. Furono in tanti a sostenere che Briatore fosse da tempo nel mirino di Mosley. Una rivalità nata ai tempi della Benetton, per arrivare alle battaglie portate avanti dalla FOTA (l’asso-costruttori guidata da Briatore) contro il budget cap proposto dal Presidente Federale. E la conferma di tutto ciò arrivò il 21 settembre, giorno della sentenza di primo grado pronunciata dal Consiglio (presenti anche Mosley ed Ecclestone). Briatore venne radiato dalla F.1, da tutte le competizioni sportive sotto l’egida della Federazione (aveva anche grossi interessi nella GP2 insieme ad Ecclestone) ed inibito dal ruolo di manager dei piloti (gestiva infatti Alonso e Webber). Sorte simile, ma ridotta a 5 anni, per Symonds il quale ammise il complotto. Alonso venne scagionato così come Piquet che godeva dell’immunità. La Renault fu condannata a 2 anni di squalifica, ma potè beneficiare della condizionale (fino alla fine del 2011 se non avesse ripetuto atti così gravi) dal momento che aveva condotto un’indagine interna allontanando i colpevoli e rinunciando alla difesa. Dunque un verdetto annunciato? Pare proprio di si, forse stilato nella cena tenutasi a Parigi la sera precedente il Consiglio, tra i vertici della Renault, quelli Fia ed ovviamente Ecclestone. Ma per una condanna così severa, rimasero tanti dubbi senza risposta. Ad esempio, perché non vennero forniti i dettagli della manipolazione della corsa? Dopo l’incidente mancavano ben 47 giri alla fine e su un circuito cittadino come Singapore sarebbe potuto accadere di tutto e di più. Inoltre, chi era la fantomatica figura di “Mister X” che emerse improvvisamente dalle indagini in qualità di testimone chiave, di fronte agli investigatori della Withers, la società ingaggiata dalla stessa Renault per far luce sull’intrigo? Si sarebbe trattato di una terza persona la cui identità andava preservata e che sarebbe stata al corrente dei fatti, secondo la quale:” Dopo le qualifiche, Nelsinho avrebbe suggerito a Symonds l’idea del botto volontario. E Symonds l’avrebbe poi riportato a Briatore.” Insomma, Briatore non poteva non sapere. Elementi sfruttati ad arte da Mosley per eliminare un avversario divenuto troppo ingombrante …e non solo per lui. A suo tempo si disse che pure Ecclestone (malgrado gli affari in comune) non avesse digerito certe iniziative della FOTA che minavano la sua leadership. Briatore comunque non si arrese e fece ricorso al Tribunal de Grande Instance di Parigi il 24 novembre, chiedendo l’annullamento della sentenza FIA ed un risarcimento di 1 milione di Euro per i danni d’immagine. Fu l’inizio della sua riscossa. Non a caso in quegli stessi giorni Ecclestone parlò di una punizione troppo dura:” Non la meritava, ero nella commissione che ha deciso la sanzione e sono colpevole quanto gli altri.”  Mosley invece restò sulle proprie posizioni, ma ormai il suo mandato era in scadenza e non era ammessa una ricandidatura. Briatore lo provocò dichiarando alla stampa:” Mi piacerebbe che Mosley spiegasse quello che mi ha detto al telefono il 19 settembre, cioè che la mia presenza all’udienza del Consiglio Mondiale non era stata necessaria perché non ne sarebbe uscita una decisione contro di me.” Il 5 gennaio 2010 arrivò la nuova sentenza, che cancellò la radiazione e dispose un risarcimento di “soli” 15 mila Euro. Nel frattempo sul trono della Federazione era salito un nuovo presidente, Jean Todt, che se inizialmente non mostrò alcuna clemenza verso l’ex manager della Renault, sciolse le riserve a fronte della rinuncia alle azioni legali da parte del condannato. Della serie tutto è bene quel che finisce bene ed il castello di gravissime accuse crollò. Briatore sarebbe così tornato a varcare i tornelli del paddock, anche senza ricoprire alcun ruolo nel Circus. Symonds si risedette nuovamente al muretto box: prima con la Marussia e poi nel 2013 come direttore tecnico della Williams. Mosley dopo aver soddisfatto la sua sete di vendetta si ritirò a vita privata e nel 2021 morì suicida sfiancato da una lunga malattia. Nelsinho Piquet emigrò dapprima nella Nascar per poi partecipare al Campionato di Formula E, conquistando il titolo di Campione del Mondo. Non mancarono pure alcune sue partecipazioni nel Mondiale Endurance, alla “24 Ore di Le Mans” e nella categoria sudamericana della “Stock Car Pro Series”. Tanti attori di un giallo che ha rappresentato una triste pagina della Formula Uno e che a fronte delle ultime notizie non è ancora definitivamente archiviata.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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