Published on Marzo 15th, 2023 | by Massimo Campi
0I misteri di Maranello
Di Carlo Baffi
Dai sorrisi del launch alle tensioni sorte intorno al Cavallino in questo inizio di Campionato.
Sembrerebbe un romanzo giallo, invece è la fotografia della situazione che oggi regna in casa Ferrari. E’ passato solo un mese dal giorno della presentazione della SF-23, la nuova monoposto che dovrebbe andare all’assalto del mondiale di Formula Uno appena cominciato. In quella cerimonia tornata a rispettare le tradizioni di un tempo, con tifosi e media presenti, non mancarono i sorrisi, l’ottimismo e la fiducia. Elementi ideali per affrontare la nuova stagione. Invece sono bastati i primi test in Bahrain per realizzare quanto fosse avanti la concorrenza. E non parliamo solo della Red Bull già dominatrice del 2022 , bensì pure dell’Aston Martin la nuova sorpresa che nell’inverno ha recuperato ben 2”. Dal canto suo Frederic Vasseur, il nuovo team principal che ha preso il posto di Mattia Binotto insediandosi ufficialmente nella prima settimana di gennaio, non ha mostrato una particolare preoccupazione, almeno in apparenza. Dopo i primi chilometri ha parlato di un buon lavoro che stava rispettando un intenso programma, scansionando la monoposto e portando a termine tutte le prove pianificate. Ha sottolineato che l’affidabilità ha risposto bene e che un’immagine chiara delle forze in campo si sarebbe avuta solo nel primo weekend di gara. Secondo Leclerc s’è riscontrata una certa conformità tra i dati ottenuti al simulatore e quelli ottenuti dalla pista (elemento importante). “La macchina è parsa più efficiente con una buona velocità massima, ma necessita ancora di una messa a punto per trovare il migliore assetto”. Poi è arrivato il 5 marzo, sempre sull’impianto alla periferia di Manama. Nelle libere è perdurato il problema dell’eccessivo consumo di penumatici, in particolare con la C3, un handicap non da poco rispetto a Max Verstappen e Sergio Perez la cui RB19 tratta le coperture con la massima dolcezza. Però a fronte del terzo crono in qualifica a meno di tre decimi dalla pole di “Mad Max”, Leclerc appariva speranzoso:” Siamo più vicini del previsto ed ho salvato un set di soft.” Infatti consapevoli del degrado, i tecnici del Cavallino avevano deciso di sacrificare l’ultimo assalto alla pole per dar modo al “Principino” di usufruire di un treno nuovo di soft nel primo stint di gara. “Ne abbiamo discusso in precedenza al muretto – precisava Vasseur- sapendo che i punti si danno la domenica e per noi è importante prepararci per la gara. Prima delle qualifiche non avevamo il giusto quadro della situazione, perché nessuno aveva girato con gli stessi carichi di carburante. Dal momento che ci siamo trovati a lottare con la Red Bull, pensiamo di aver optato per la scelta giusta.” E nel fare una previsione sulla gara, il manager francese non si sbilanciava pur sperando nel podio, evidenziando che la stagione non sarebbe finita la domenica:” Occorre procedere step by step cercando di fare del nostro meglio per tutta il campionato.” Purtroppo la corsa avrebbe riservato al clan di Maranello ed hai fans ferraristi un’amara sorpresa. Pur essendo partito bene e portatosi dietro al leader olandese, il monegasco cercava di rispondere agli assalti di Perez sulla seconda Red Bull, resistenza che sarebbe venuta meno dopo la prima sosta: un confronto impari visto che girava con le dure ed il messicano con le soft. Al ferrarista non restava che portare a casa la terza piazza (aveva nuovamente montato le dure per arrivare in fondo), ma al giro 40 partiva l’SOS via radio :” No power !” Dopodichè la rossa n°16 rallentava e veniva parcheggiata a bordo pista. Ne scendeva un Leclerc visibilmente deluso che prendeva mestamente la via dei box. Nel frattempo pure Sainz veniva attaccato dal rimontante Alonso sull’Aston Martin. Carlos era al limite ed avvertiva il muretto che se forzava la difesa non avrebbe visto il traguardo. Sopravanzato dal due volte iridato, il madrileno stringeva i denti guardando negli specchietti l’avvicinarsi pericoloso di Hamilton. Fortunatamente per Sainz, Lewis faticava sulla nuova Mercedes W14 e così tirava i remi in barca rinunciando al quarto posto. A fine gara Vasseur interrogato sull’improvviso ko di Leclerc si diceva scioccato:” Non ci aspettavamo questo problema, è la prima volta che succede. Charles era tranquillo. Abbiamo percorso 6/7000 chilometri nei test e la power unit ha girato al banco senza problemi. Dobbiamo trovare la soluzione, altrimenti faremo fatica.” Il monegasco più rassegnato che infuriato, descriveva una Red Bull marziana:” Siamo un secondo dietro al giro. Sono di un’altra categoria, hanno trovato qualcosa mai visto.” Amaro anche Sainz che già nelle libere aveva rivelato che la SF-23 non si comportava come nei test. ”Per difendermi da Alonso ho spinto ed ho quasi perso il confronto con Hamilton – ammetteva Carlos – in gara gli altri spingono e noi gestiamo le gomme.” Frasi eloquenti che costringevano Vasseur a vestire ancora il ruolo di pompiere sostenendo che in se il progetto non è sbagliato, bensì necessita di sviluppo aggiungendo che forse la pista medio-orientale, dato il sul manto particolarmente abrasivo, ha messo in evidenza i punti deboli della Ferrari, concludendo:” …ma ora sappiamo su cosa lavorare.” Nei giorni successivi alla corsa, a seguito di accurate verifiche emergeva che il guasto di Leclerc fosse da imputare ad un cablaggio difettoso che a sua volta avrebbe mandato in tilt le centraline. Per carità un intoppo può succedere, ma quando si somma ad altri inconvenienti occorre fare una riflessione. All’inizio della Q1, sulla vettura di Leclerc ha ceduto un convogliatore di flusso facente parte della carenatura della ruota anteriore destra, con conseguenti detriti sparsi in pista e bandiere gialle esposte. Poi la domenica mattina a fronte di una verifica dei parametri, sempre sulla rossa del monegasco, s’è resa necessaria la sostituzione della batteria a causa di valori anomali. Infine non possiamo trascurare i dubbi circa l’ala posteriore sorretta dal mono-pilone. Una volta in pista è stata oggetto di vistose oscillazioni tali da danneggiare il meccanismo del DRS. Morale ala tolta in attesa di nuovi collaudi. Elementi che non sono certo incoraggianti, ma non è finita. Il giovedì seguente si diffondeva la notizia relativa alle dimissioni di David Sanchez, ovvero l’Head of Veichle Concept, il capo degli aerodinamici, in forza a Maranello da dieci anni e pronto. Un tecnico di spicco il cui ruolo è stato rilevante nella realizzazione sia della monoposto 2022 che in quella attuale, il quale lavorava a stretto contatto con il responsabile tecnico del telaio, il progettista Enrico Cardile. La decisione di Sanchez di passare alla McLaren diretta dal suo ex collega Andrea Stella non è stata una decisione dell’ultim’ora, bensì presa da tempo. Ma a fare le valigie sono stati pure Gino Rosato, una figura poliedrica presente sin dai tempi di Jean Todt. E poi Jonathan Giacobazzi, l’Executive Race Manager, un cognome importante che ci riporta in mente gli anni dell’indimenticabile Gilles Villeneuve, in quanto figlio del titolare dell’omonima azienda vinicola che sponsorizzava il canadese. Infine non scordiamoci del cambio della guardia tra gli strateghi, con l’indiano Ravin Jain che ha preso il posto al pit-wall dello spagnolo Inaki Rueda, il quale stazionerà nel remote garage. Quest’ultimo, a Maranello dal 2015, fino alla scorsa stagione ricopriva il ruolo di “Head of Race Strategy”, il settore messo più volte all’indice durante il mondiale scorso. E stando ad alcune indiscrezioni pubblicate di recente, potrebbe cambiare anche il futuro di Laurent Mekies il Racing Director che gestisce le attività in pista, il quale s’è visto ridurre alcune deleghe rispetto alla gestione Binotto. Detto ciò, in molti si chiedono le ragioni di questi cambiamenti. A rispondere ci ha pensato Vasseur in un’intervista rilasciata alla rivista “Autohebdo”, che riferendosi a Sanchez sostiene:” Penso sia inevitabile. Ci sono persone che erano molto vicine a Binotto e di conseguenza hanno preferito andarsene. Ma non sono preoccupato o dispiaciuto ed immagino che altre persone si siano preoccupate per il loro futuro.” D’accordo, ma da chi verranno sostituiti i partenti? In particolare chi gravita nell’area tecnica e che si occupa sia dello sviluppo della SF-23, che della progettazione della vettura 2024? Nell’immediato la soluzione è rappresentata dalle cosiddette seconde linee, che magari si riveleranno validissime grazie al know-how acquisito finora. E poi c’è sempre il mercato dei tecnici qualora si volesse guardare in casa d’altri, ma attenzione. In primis vanno sempre rispettati i limiti imposti dal budget-cap e poi i neo-acquisti non possono presentarsi nel nuovo team prima del famoso periodo di “gardening”: condizione che sta vivendo lo stesso Sanchez. Di conseguenza metterebbero le mani solo sul progetto 2024, con la monoposto attuale destinata a vivere un campionato di transizione. In sostanza l’ennesimo anno gettato alle ortiche per buona pace dei tifosi ed anche dei piloti. E qui tocchiamo un altro tasto delicato. Sulla prima pagina de “La Gazzetta dello Sport” dell’11 marzo scorso si leggeva:” Ansia Leclerc. Incontro con Elkann”. Dopo l’amaro esordio in Bahrain il monegasco ha chiesto un meeting col Presidente, che fra l’altro non s’era visto alla presentazione della vettura. Segno evidente dei comprensibili fantasmi che aleggiano nella mente del “Principino”, il quale vede volar via i giorni (è in Ferrari dal 2019) senza realizzare il grande sogno di conquistare il mondiale in sella al Cavallino, a cui è molto legato. Nel campionato scorso Charles ha dovuto ingoiare troppi rospi e la pazienza ha un limite. A Sakhir dopo aver alzato bandiera bianca è parso rassegnato, quasi stia perdendo quell’indole combattiva e fumantina che l’ha sempre contraddistinto. I rumors inglesi parlano addirittura di un ipotetico scambio tra Leclerc ed Hamilton, ad oggi i due grandi delusi del Circus. Un avvicendamento che sicuramente farebbe notizia, ma che francamente ci pare molto improbabile. In Mercedes, il monegasco non disporrebbe di quel bolide che fece man bassa dal 2014 al 2020 ed in più avrebbe al suo fianco un certo George Russell, l’astro nascente britannico da tempo presente a Brackley nonché pupillo di Toto Wolff. Riguardo ad Hamilton, consideriamo innanzitutto il forte legame che lo lega alla “Stella a Tre Punte” (una volta ritirato avrebbe un prestigioso futuro di ambassador) e poi cosa indurrebbe l’eptacampione ad imbarcarsi in una nuova avventura con troppi punti interrogativi, forse più di quelli che incombono sulla sua attuale Freccia Nera? Per carità chiudere la carriera sulla Rossa sarebbe prestigioso e conquistare la tanto inseguita ottava corona ancora di più, ma occorre fare i conti con la tempistica. Hamilton ha 38 anni suonati, gradirebbe battere il record di Michael Schumacher quanto prima ed attualmente la Ferrari non è in grado di assicurargli un mezzo vincente per contrastare lo strapotere del binomio Red Bull-Verstappen. Ricordiamoci del grande Ayrton Senna che a fronte della serrata corte fattagli a suo tempo da Maranello, poneva la condizione di guidare una macchina competitiva. Ma torniamo al problema di fondo. Che impatto avrà nel breve termine questa metamorfosi improvvisa in atto a Maranello? Difficile dirlo. L’importante è che la Ferrari non perda ulteriori pezzi e resti compatta. Nelle sue prime uscite in pubblico, Vasseur non ha mai detto di dover ribaltare sin da subito la Ges come un calzino. Nessun cambiamento della struttura, dal momento che doveva fare una conoscenza accurata dell’ambiente. Una politica sensata per non creare caos in una struttura prossima ad affrontare una stagione cruciale. Invece nel giro di due mesi e dopo il primo Gran Premio, lo scenario è mutato. La sensazione attuale è che a Maranello regni l’incertezza con troppi dubbi e timori. Presupposto non certo confortante in vista del prossimo impegno in Arabia Saudita. Uno scenario diverso rispetto al Bahrain. La pista di Jeddah presenta dei rettifili che potrebbero favorire la potenza espressa dalla power unit delle rosse; la SF-23 è infatti risultata la vettura più veloce in rettilineo. Per contro c’è sempre il fattore gomme che impone la ricerca di un set-up ideale. E non dimentichiamoci dell’insidia costante dei muretti, dal momento che si corre su un circuito cittadino. La trasferta si annuncia delicata per il Cavallino a cui è vietato toppare, anche se siamo solo alla seconda gara del campionato. Si sa che la Ferrari è da sempre al centro dell’attenzione nel bene e nel male. E’ perennemente obbligata a stare davanti e questo genera una pressione che non si vive negli altri box. Riguardo a domenica prossima, ipotizzare di battere la Red Bull sarebbe forse chiedere troppo, ma centrare il podio e stare davanti al resto della concorrenza è un obiettivo alla portata che regalerebbe un po’ di tranquillità alla Scuderia. Intanto Vasseur ha voluto rassicurare squadra e tifosi smentendo le voci di contrasti tra lui ed i piani alti dell’azienda. Sempre ad “Autohebdo” riferisce:” Ho mezzi e potere decisionale come non ho mai avuti altrove: ecco la verità. Personalmente non ho problemi, ho ben chiaro il mio progetto e lo realizzerò. Sono in contatto ogni giorno con John Elkann e Benedetto Vigna, so bene cosa si aspettano da me”. E sulle tante critiche ricevute dopo Sakhir, il Team Principal e General Manager della Rossa ribatte:” Fatico a comprendere come mai la squadra sia divenuta un bersaglio dopo una sola gara. Il Gran Premio del Bahrain è stato positivo per alcuni aspetti e negativo per altri. Se guardiamo la correlazione dei dati tra la simulazione e la pista siamo sulla strada giusta. Ho chiesto a tutti di restare concentrati sulle prestazioni e di trovare soluzioni ai problemi di affidabilità. Il campionato è lungo.” Un messaggio esplicito e doveroso con lo scopo di tenere unita la truppa al fine di uscire velocemente dal tunnel.