Published on Marzo 11th, 2023 | by Massimo Campi
0Cento di questi giorni Arturo!
Di Carlo Baffi – Immagini © Massimo Campi
Anniversario speciale per Merzario, popolare driver ed icona dell’automobilismo sportivo.
Ha tagliato il traguardo delle ottanta candeline. Certo le rughe non mancano, ma il suo spirito è indiscutibilmente quello di un giovane, un “fiulet” (tradotto letteralmente bambino), come ama definirsi in dialetto lombardo. Sempre pronto a calarsi nell’abitacolo di una vettura sportiva sfogando la sua inesauribile passione per la velocità, misurandosi contro avversari che spesso hanno meno della metà dei suoi anni. Rivali che vengono più volte messi in riga. Parliamo di Arturio Merzario, com’è registrato all’anagrafe, ma per tutti è … l’Arturo. Un personaggio storico del motorsport, famoso per i successi e per il look originale grazie al cappello da cowboy che indossa dalla notte dei tempi. Carattere deciso e parlantina sciolta senza peli sulla lingua nel commentare severamente la Formula Uno di oggi, o nel raccontare quella della sua epoca, quella romantica e ruspante di cui resta un prezioso testimone oculare. Ha attraversato varie epoche vedendone di cotte e di crude e fortunatamente può raccontarle, visto che in quell’epoca la sicurezza non era certo quella di adesso e la morte era costantemente dietro l’angolo. Merzario nasce a Civenna in provincia di Como l’11 marzo del 1943, cresce in una famiglia benestante mostrando una forte attrazione per carburatori e pistoni. Debutta a Monza il 14 ottobre del ’62 a bordo della sua Giulietta spider Alfa Romeo e l’anno dopo su una SZ del “Biscione” s’impone nella propria classe al Rally di Sardegna.
La carriera prosegue al volante di un’Abarth 1000 con la quale inizia a farsi largo e mietere successi nelle gare in salita. La prima vittoria con i bolidi di Carlo Abarth, è siglata nella Bolzano-Mendola del 1964. Terminato il servizio di leva torna al volante e si piazza secondo nel Campionato Europeo del ’67, risultato che impressiona il duro “Herr Abarth” e che gli vale il contratto di pilota ufficiale della famosa scuderia dello Scorpione. Da li in avanti la carriera di Merzario è in costante ascesa. A notare quel giovane driver esile con la corporatura da fantino e dai capelli lunghi c’è pure Enzo Ferrari che lo ingaggia per correre le gare endurance. E puntuale, il comasco lo ripaga con un ottimo terzo posto nella 24 Ore di Daytona sulla 512S insieme a Mario Andretti e Jacky Ickx. Per tutto il 1970, l’attività sulle vetture sport si alterna alle competizioni con l’Abarth, con la quale si afferma nel G.P. del Mugello, un tracciato molto impegnativo dove sfoggia la sua classe. Sul circuito toscano aveva già dominato l’anno prima percorrendo 500km sotto un caldo terrificante e contro rivali molto quotati. Piccolo particolare, corse da solo su un Abarth 2000, senza che nessuno gli desse il cambio. Il 1971 vede Merzario aumentare gli impegni, grazie alla partecipazione nel campionato di Formula 2 con la Tecno. La stagione successiva è quella della svolta in cui centra importanti traguardi. S’aggiudica il Campionato Europeo Sport 2000 con la Abarth e sotto le insegne del Cavallino contribuisce alla conquista del Mondiale Marche sulla 312P. Trionfa nella Targa Florio in coppia con il fuoriclasse degli sterrati Sandro Munari a bordo della 312PB. Modello con cui si aggiudica la 1000 KM di Spa, la 500 KM di Imola e la 9 Ore di Kyalami in Sud Africa. Performances eccellenti che sono il viatico per il suo grande esordio in Formula Uno che va in scena il 15 luglio nel Gran Premio di Gran Bretagna. A Brands Hatch fa coppia con l’altro ferrarista Ickx, la vettura è la 312B2, parte nono e giunge sesto (Ickx è costretto al ritiro per noie meccaniche) guadagnando il suo primo punto iridato e conquistando il Premio Siffert per la combattività. Non male come debutto! Purtroppo per lui, la Ferrari non gli mette a disposizione una monoposto competitiva, ma nel ’73 riesce comunque a capitalizzare due preziosi quarti posti (in Brasile e Sud Africa) su nove G.P. disputati.
Nell’endurance le cose vanno meglio ed il comasco è secondo sia nella 1000 KM del Nurburgring (soprannominato “l’inferno verde), che nella prestigiosa 24 Ore di Le Mans insieme a Carlos Pace. Il matrimonio con la Ferrari è però giunto al capolinea e così “l’Arturo” approda alla corte di Frank Williams che gli affida una Iso-Williams per affrontare il mondiale ’74 nella massima categoria. La FW non è certo il massimo, i ritiri non mancano eppure grazie alla sua determinazione Merzario coglie una sesta piazza a Kyalami ed è ottimo quarto nella sua Monza, che in quella stagione lo vedrà salire sul gradino più alto del podio nella 1000 KM al volante dell’Alfa Romeo 33, facendo coppia con Andretti. Il ritorno alla corte del Biscione sotto la direzione dell’ingegner Carlo Chiti sarà ricco di soddisfazioni che nel 1975 culmineranno con la conquista del Mondiale Marche. Il bilancio è eloquente con le affermazioni a Digione, nuovamente a Monza, a Pergusa, al Nurburgring ed in Sicilia dove in coppia con l’idolo locale Nino Vaccarella fa il bis alla Targa Florio. In Formula Uno corre per Williams e Fittipaldi per poi emigrare alla Wolf nel 1976. Proprio in quell’anno finirà sotto i riflettori per aver salvato Niki Lauda da una morte certa al Nurburgring. Guarda caso era stato proprio Niki a prendere il posto di Arturo a Maranello. E’ il 1 agosto quando nelle fasi iniziali del G.P. di Germania sulla temibile pista dell’Eifel, il campione austriaco esce rovinosamente di pista alla curva di Bergwerk rimanendo intrappolato nella sua Ferrari in fiamme. Incurante del pericolo, Merzario ferma la sua Wolf e grazie al supporto di altri piloti che con l’estintore cercano di aprirgli una via nel rogo, raggiunge dopo vari tentativi l’abitacolo della 312T2. Slaccia le cinture, porta in salvo il collega che aveva pure perso il casco e gli pratica un massaggio cardiaco, nonché la respirazione artificiale. Un’azione determinante di grande coraggio ed altruismo verso la quale Lauda non manifestò molta gratitudine, anzi quando si rividero poche settimane dopo a Monza fece finta di nulla. Si sarebbe poi freddamente sdebitato con l’omaggio di un Rolex riciclato. Giustamente, Merzario se ne risentì. Solo trent’anni dopo i due si rivedranno al Nurburgring in occasione del G.P. d’Europa sulla nuova pista tedesca e ci sarà il chiarimento. Una “rimpatriata” organizzata dal patron Bernie Ecclestone con tanto di parentesi scherzosa.
Giunti sul luogo dell’incidente, Merzario va dietro il guard-rail e raccoglie un grosso orecchio di plastica porgendolo a Lauda, che scoppia a ridere. Nell’annata 1977 prende vita il Merzario Team, una scelta dettata dalle circostanze visto che non ci sono grosse offerte dalle altre scuderie per restare nel Circus. Gioco forza il comasco rileva una vecchia March 761B da Max Mosley, proprietario insieme a Robin Herd della factory inglese e prende parte a dieci delle diciassette prove in calendario (fa eccezione il G.P. d’Austria in cui è a bordo di una Shadow). E’ il viatico verso il grande passo che lo vedrà iscriversi al mondiale successivo come pilota e costruttore della Merzario A1. Un progetto ambizioso in cui è al suo fianco l’amico ed ex driver Gianfranco Palazzoli, al secolo “Pal Joe”. I disegni del progetto sono ad opera di Giorgio Piola, il famoso giornalista e designer tecnico tutt’oggi presente in F.1, mentre l’alettone posteriore del tipo a “persiana” è progettato da un altro nome illustre, l’ingegner Enrico Benzing. La monoscocca è praticamente cucita addosso alle dimensioni minute del pilota, il posto di guida è avanzato in modo da piazzare i serbatoi vicini al baricentro della macchina. Un passo troppo azzardato? Forse si, dal momento che comporta cospicui investimenti, mentre le risorse economiche non abbondano.
Insieme a giovani e volonterosi meccanici, l’Arturo costruisce personalmente la macchina in officina, rivettandola e saldandola con innumerevoli sacrifici nel capannone di Carate Brianza. Così la presentazione ufficiale ha luogo nel dicembre ’77 a Bologna in occasione della cerimonia dei Caschi d’Oro organizzata dal settimanale Autosprint. La vettura si presenta con una livrea rossa su cui spicca il numero 37 ed i marchi Marlboro, Gulf e Goodyear. E si arriva al 15 gennaio 1978 dove sulla pista di Buenos Aires scatta il G.P. d’Argentina, gara inaugurale del Campionato del Mondo. La Merzario A1 prende posto sullo schieramento in terz’ultima fila dopo aver siglato il 20esimo tempo in qualifica. Il comasco percorrerà solo nove tornate, prima di essere tradito da un guasto meccanico. Sfortunatamente rimedierà altri sei ritiri nelle corse in cui prenderà il via e la stagione dopo, sebbene disponga di una vettura leggermente aggiornata, non sarà migliore. E’ in griglia a Buenos Aires ed a Long Beach, ma non vedrà la bandiera a scacchi; la prima volta per una collisione allo start, la seconda per il cedimento del motore. L’ultima uscita in F.1 avviene ad Imola nel G.P. Dino Ferrari del 16 settembre 1979, evento non valido per il mondiale in cui la gialla Merzario A4 chiude undicesima alle spalle della Williams pilotata dal campione delle due ruote Giacomo Agostini. Sarà l’unica volta dove il pilota di Civenna al volante della sua macchina verrà classificato in un Gran Premio. Ed è pure la competizione che segna la fine dell’avventura di Arturo nel Circus, con 85 G.P. alle spalle. Chiusa quell’esperienza, il team Merzario corre dapprima in F.2 e successivamente in F.3. L’attività corsaiola di Merzario continuerà anche nei trofei monomarca e nelle gare GT alla guida di diverse vetture che gli regaleranno ovviamente altre gioie e vittorie. “Well done King Arthur!”