Published on Marzo 7th, 2023 | by Massimo Campi
0Bahrain: solito monologo Red Bull.
Di Carlo Baffi
Doppietta in scioltezza delle RB19 con Verstappen davanti a Perez. Terzo, seppur staccato, un magnifico Alonso sulla sorprendente Aston Martin, con cui Stroll s’è piazzato sesto. Mercedes in grossa difficoltà con Hamilton quinto e Russell settimo. Debutto da dimenticare per la Ferrari, solo quarta con Sainz e Leclerc ritirato.
Sono passati poco più di tre mesi dalla fine del mondiale 2022, eppure pare ieri. Anche nel novembre scorso il Circus faceva tappa in Medio Oriente e dal deserto intorno ad Abu Dhabi siamo passati a quello del Bahrain. Analogie geografiche e stesso ruolo dei protagonisti in pista, con una Red Bull stellare e tutto il mucchio selvaggio ad inseguire, chi con più fiato e chi con affanno. La Mercedes non è ancora guarita dalla profonda crisi dell’anno scorso e la Ferrari è partita decisamente male. L’unica novità è rappresentata dall’Aston Martin che dopo aver stupito nei test pre-stagionali s’è messa nuovamente in evidenza durante la gara, issandosi almeno per ora al ruolo di seconda forza del campionato forte di un Fernando Alonso che ha fame di successi come un debuttante, malgrado i suoi 41 anni suonati. Ma procediamo per gradi.
I Marziani. I test della scorsa settimana avevano palesemente evidenziato lo stato di grazia della Red Bull, efficiente sia sul passo gara che in qualifica, un pacchetto figlio della vettura dominatrice del 2022 che è stata ulteriormente perfezionata da Adrian Newey. Quel mago dell’aerodinamica in auge da tempo, che tutt’oggi passeggia sulla griglia di partenza guardando con estrema attenzione le monoposto rivali. Magari celano soluzioni interessanti, che vengono prontamente annotate sul taccuino: segno di intelligenza e pure di umiltà, perché non si finisce mai di imparare. Ma lo strapotere messo in pratica dalla RB19 non se lo immaginava proprio nessuno. lI distacco rifilato da Max Verstappen al primo dei terrestri, nella fattispecie Fernando Alonso giunto terzo, è di oltre 38”, poi Sainz a 48”, Hamilton, Stroll e Russell a più di 50”. Margini abissali che ci riportano alla memoria lo scorso Gran Premio del Belgio, quando il Campione del Mondo rimontò dalla 14esima posizione (a causa della penalità per la nuova power unit) andando a vincere in scioltezza. A Sakhir invece è scattato dalla pole senza sbavature prendendo il largo e coprendo la distanza di 57 giri col braccio fuori dal finestrino. Unico fastidio, un leggero bloccaggio del cambio in scalata lamentato via radio, che però non ha minimamente condizionato la prova dell’orange, il quale ha potuto imporsi per la prima volta in Bahrain portando a 36 le sue vittorie in F.1. Alle sue spalle è giunto il compagno Sergio Perez a quasi 12” centrando la 23esima doppietta per il team di Milton Keynes. E dire che il messicano, era partito male dalla prima fila facendosi infilare da Charles Leclerc, ma al settimo passaggio era a meno di un secondo dal monegasco costretto. Trovatosi secondo dopo il pit-stop della Ferrari raccoglieva la leadership al 15esimo giro quando Verstappen effettuava la prima sosta. Si sarebbe fermato anch’egli tre tornate dopo per montare come il suo compagno, il secondo treno di soft. Con Verstappen riportatosi al comando, Perez s’avventava su Leclerc senza dargli scampo ripigliandosi la seconda piazza. Nell’ultima parte di gara le due RB19 conducevano la marcia trionfale con la mescola dura e Perez poteva permettersi pure un intoppo al secondo pit complice un problema al carrello di sollevamento anteriore. Che dire d’altro? Meglio di così non poteva cominciare per la compagine anglo-austriaca che si candida ad uccidere il mondiale.
La rivelazione. Il diciannovesimo Gran Premio del Bahrain ha rischiato di diventare soporifero causa manifesta superiorità del duo di testa, fortuna che a mantenere vivo l’interesse ci ha pensato Alonso autore di una performance superlativa che gli ha regalato il suo 99 esimo podio. Il primo andò in scena il 23 marzo di vent’anni fa in Malesia al volante della Renault (era al suo secondo anno di F.1), l’ultimo invece risale al 21 novembre del 2021 in Qatar, sempre al volante di una vettura della Regie, nell’anno del suo ritorno nella massima serie. Dopo aver chiuso decimo nel mondiale, l’asturiano avrebbe disputato una seconda stagione coi francesi mettendosi in luce in alcune gare grazie alla sua classe, per poi accordarsi con l’Aston Martin ereditando il sedile di Sebastian Vettel. Se nella sua carriera, Fernando ha compiuto delle scelte poco felici approdando in varie scuderie nel momento sbagliato, pare che questa volta abbia azzeccato la mossa. La nuova AMR23 è figlia del know-how tecnico di Luca Furbatto (capo progetto) e Dan Fallows (allievo di Newey),g che hanno sposato scelte molto ardite subito mostratesi valide nei test. Trattasi di una vettura nata bene e con un ottimo bilanciamento. Significativo l’elogio elargito via radio da Fernando mentre s’avvicinava alla bandiera a scacchi:” Questa è una macchina amorevole da guidare.” E se consideriamo che il suo compagno Lance Stroll, sia stato in grado di lottare e giungere sesto (partiva ottavo) malgrado fosse dolorante per una recentissima frattura al polso, si può intuire tutto il potenziale di questa monoposto. A detta dei tecnici l’AMR23 ha recuperato ben 2” rispetto allo scorso anno, quando il team di Lawrence Stroll non andò oltre il settimo. In Bahrain Alonso ha svettato sin dalle libere, solo in qualifica non ha brillato rimediando il quinto tempo, ma la domenica è tornato grande protagonista. Allo start è stato sopravanzato dalle Mercedes per via di un contatto con Stroll nel mezzo della lotta con Hamilton e Russell. Transitato settimo al primo passaggio ha iniziato a spingere, ha passato un brutto cliente come Russell, al primo pit-stop ha montato le dure e dopo metà gara era quarto. Fermatosi nuovamente ai box s’è ritrovato alle spalle di Hamilton con cui ha ingaggiato un coriaceo duello prendendosi la quinta posizione. Una rivalità sempre viva, nata nel lontano 2007 quando entrambi erano in forza alla McLaren-Mercedes. Dopodichè è iniziata la caccia a Sainz. Entrato in zona DRS, Alonso non ha lasciato scampo al connazionale in crisi di trazione superandolo al 45° giro sul rettifilo opposto a quello dei box, assicurandosi così il podio. Un risultato da sogno salutato da un grande entusiasmo del team. ”E’ stato un fine settimana grandioso per il team – ha confessato lo spagnolo – e concludere sul podio la prima gara della stagione è straordinario. Il lavoro fatto dal team nella pausa invernale è stato incredibile ed abbiamo la seconda macchina migliore del lotto. E’ davvero irreale.”
Frecce spuntate. Altrettanto irreale pare la situazione che sta vivendo la Mercedes. In parecchi giuravano che il 2023 sarebbe stato l’anno della rinascita grazie alla risoluzione dei tanti problemi che avevano afflitto la “maledetta” W13. C’era fiducia nel clan di Brackley deciso a tornare ai piani alti, invece sin dai primi chilometri sono nuovamente emersi i guai al punto che il team boss Toto Wolff ha ammesso che presto sarà pronta una versione B della monoposto, dotata di particolari più in linea con le altre vetture. E questo al secondo giorno di test! In corsa sia Hamilton che Russell partiti rispettivamente sesto e settimo, non sono riusciti a tenere il passo non solo della Red Bull (elemento scontato), bensì di Ferrari e soprattutto Aston Martin. Ed è proprio questo il dato che preoccupa la “Stella a Tre Punte”, ovvero finire dietro ad un team cliente. Da qui il secondo sfogo di Wolff:” La Mercedes non è competitiva ed ora si cambia.” Per poi sottolineare che l’Aston Martin è per metà una Mercedes per via dello stesso motore, cambio, sospensione posteriore e l’utilizzo in comune della galleria del vento. “Hanno fatto un lavoro migliore del nostro. E’ quindi tempo di mettersi ad un tavolo con gli ingegneri e capire in quale direzione andare per tornare a vincere delle gare.” Un messaggio chiaro che pare diretto in particolare al direttore tecnico Mike Elliott, il cui lavoro è stato difeso più volte nella stagione passata dallo stesso Wolff. Ora però a fronte di un persistere della crisi complice l’ostinazione a seguire i principi che hanno ispirato la W13, qualcuno s’è spazientito. Anche Hamilton è stato lapidario confessando che il quadro è forse peggio del 2022:” La Red Bull ci da un secondo al giro.” E chissà fino a quando l’eptacampione sopporterà l’impossibilità di difendersi dagli assalti dei rivali non potendo competere per la fatidica ottava corona? C’è chi dice che lo stretto rapporto con l’Aston Martin possa correre in aiuto di Wolff & C. Non dimentichiamoci che nel 2020 la scuderia di Stroll iscritta allora come Racing Point, s’era distinta per la competitività tanto che venne soprannominata ironicamente la “Mercedes Rosa”. Non mancarono le polemiche e l’ex Force India fu penalizzata nella classifica costruttori e poi con una multa. Dunque pare poco probabile il ripetersi di questo copione.
Il flop. Ed arriviamo alle dolenti note di casa nostra: ovvero la Ferrari. Che la SF-23 non fosse un fulmine lo si era intuito nella settimana dei primi collaudi, in cui era emerso un eccessivo consumo degli penumatici. Ragione che ha indotto i tecnici della Scuderia a risparmiare un treno nuovo di soft facendo abdicare a Lelcerc l’ultimo tentativo in Q3 per dare l’assalto alla pole. Il monegasco ha digerito un po’ a fatica, era terzo dietro le Red Bull e forse aveva il sentore di poter rifilare la zampata finale. Segno che la rossa non era poi così male, vista la quarta piazza di Carlos. Una decisione forse discutibile, ma concreta che anziché puntare sulla prestazione privilegiava la gara lasciando qualche speranza al popolo ferrarista.” Non è facile dire ad un pilota di rinunciare alla qualifica, ma ne abbiamo parlato prima – dichiarava il nuovo team principal Frederic Vasseur, aggiungendo – sappiamo che in Bahrain (pista molto abrasiva) è importante disporre di gomme nuove in gara.” Ed in vista della domenica restava cauto:” Non dobbiamo pensare di attaccare la Red Bull, ma procedere passo dopo passo. Va risolto il degrado ed i risultati verranno. Incominciamo a salire sul podio.” Ora riflettendo su queste parole c’è da supporre che la conservazione di un treno di rosse fosse una strategia non tanto mirata ad insidiare le RB19, ma a difendersi dalle Aston Martin e dalle Mercedes. Allo spegnimento dei semafori Leclerc è partito a fionda portandosi negli scarichi di Verstappen mentre Sainz manteneva la quarta piazza. Con “Mad Max” che prendeva il largo, il “Principino” cercava di mantenersi alle sue spalle guardandosi dal ritorno di Perez. Una volta calzate le dure (14^ tornata) non aveva grosse chance e si vedeva costretto a cedere il passo al messicano, però il podio sembrava alla sua portata. Con un nuovo treno di dure s’apprestava ad arrivare in fondo quando al giro 40 si materializzava la doccia fredda. Dapprima veniva lanciato l’SOS lanciato via radio :” No power”, dopodichè la Ferrari numero 16 rallentava fino ad arrestarsi ed a Leclerc visibilmente deluso non restava che accomodarsi sul sellino di uno scooter per tornare ai box. Nel frattempo pure Sainz non viveva un momento facile. Attaccato da Alonso avvertiva il suo pit-wall che se forzava per difendersi non avrebbe visto il traguardo. Sopravanzato dal due volte iridato, Carlos stringeva i denti guardando negli specchietti l’avvicinarsi di Hamilton. Fortuna che pure il britannico stesse faticando e così il madrileno ha potuto conservare il quarto posto: una magra consolazione. A fine gara Vasseur si diceva scioccato per l’improvviso ko di Leclerc:” Non ci aspettavamo questo problema, è la prima volta che succede. Charles era tranquillo. Dobbiamo trovare la soluzione, altrimenti faremo fatica.” Leclerc invece parlava di una Red Bull di un’altra categoria:” Loro hanno trovato qualcosa mai visto.” Deluso anche Sainz che evidenziava il surriscaldamento delle coperture:” Per difendermi da Alonso ho spinto ed ho quasi perso il confronto con Hamilton. In gara gli altri spingono e noi gestiamo le gomme. Dovremo capire il perché.” Ma al di là del risaputo handicap pneumatico, s’è aggiunta la preoccupazione sul fronte affidabilità. A posteriori pare che la causa del ko sia da imputare ad un cablaggio difettoso che ha fatto saltare le centraline. Un intoppo che può succedere, che però si somma al cedimento di un convogliatore di flusso che compone la carenatura interna della ruota anteriore destra all’inizio della Q1 (da qui la bandiera gialla). E che dire della sostituzione della batteria la domenica mattina sulla macchina di Leclerc per precauzione a fronte di parametri anomali? Per non parlare della bocciatura dell’ala più carica sorretta dal mono-pilone per via del vistoso dondolio che ha compromesso il meccanismo del DRS. Interrogativi che minano la serenità della squadra e dei piloti. Leclerc dopo il ritiro, più che infuriato è apparso rassegnato e non vorremmo che dopo i ko del 2022 iniziasse a sentirsi perseguitato dalla sfortuna: un loop pericoloso sotto il profilo psicologico. Il monegasco è ben conscio del tempo che passa (è alla quinta stagione a Maranello) ed il mondiale non arriva. Siamo comunque all’inizio del mondiale e lungi da noi invocare nel breve periodo soluzioni forcaiole e rivoluzioni copernicane nello staff. Tanto meno tirare in ballo che il progetto in questione sia nato sotto la gestione di Mattia Binotto, liquidato a fine anno dalla Ges. La SF-23 è risultata essere la vettura più veloce in rettilineo ed è giusto confidare nelle sue potenzialità. Come detto, la tipologia dell’asfalto di Sakhir ha accentuato il difetto della rossa e c’è da sperare che sulle piste future i responsi siamo meno severi. Fra due domeniche il Circus farà tappa a Jeddah in Arabia Saudita, una pista di 6,174 chilometri con parecchie curve, ma pure con tratti rettilinei percorribili ad elevate velocità e con i muretti in agguato. Caratteristiche che si possono tradurre con l’alto rischio di incidenti e molti interventi della safety-car. Vedremo se su una pavimentazione differente la Ferrari si sentirà a suo agio sperando che il guasto di natura elettrica permetta di rimontare la centralina andata in tilt, altrimenti Leclerc andrà incontro ad una retrocessione di cinque posti in griglia. Una complicazione che proprio non ci vorrebbe. L’imperativo per la Rossa è quello di tornare il prima possibile ad essere la sfidante diretta della Red Bull.
Complimenti ! Note positive provenienti dal Bahrain hanno riguardato l’Alfa Romeo che oltre al buon piazzamento di Valtteri Bottas giunto ottavo, ha siglato il giro veloce con il cinese Guan Yu Zhou, che nella 56esima tornata ha fermato i cronometri sul tempo di 1’33″996. Il team di Hinwil aveva ben figurato nei test e può guardare con ottimismo al futuro. Lodevole la Williams-Mercedes che ha smentito i pronostici che la vedevano nel triste ruolo di fanalino di coda. La scuderia inglese di Grove, è da tempo alle prese con problemi di budget ed il team principal James Vowles, ex tecnico Mercedes, s’è detto propenso a puntare ad una crescita sul lungo termine, sacrificando le perfomances dell’attuale FW45. Un futuro in salita, che però non ha impedito ad Alexander Albon di chiudere la top ten ed al rookie, il 23enne statunitense Logan Sergeant di finire dodicesimo, ad un giro. Bravo anche Nico Hulkenberg, il tedesco (classe 1987) tornato a disputare una stagione completa nella massima categoria. Forte dei 181 G.P. disputati è stato ingaggiato dal team boss Gunther Steiner, convinto che la sua esperienza sarà di grande utilità per la Haas-Ferrari, soprattutto nella messa a punto. Ebbene, Nico ha subito ripagato questa fiducia entrando in Q3 e qualificandosi decimo.
Crisi nera. Tempi grami per la nobile decaduta McLaren-Mercedes, che in questa stagione avrebbe dovuto fare il salto di qualità. Già nel corso del launch della MCL60 i vertici di Woking avevano ammesso le lacune del nuovo progetto che nei test ha confermato tutta la sua carenza sul piano dell’efficienza aerodinamica. In corsa Lando Norris ha chiuso ultimo a due giri, mentre il quotato esordiente Oscar Piastri ha dovuto abbandonare al 14esimo passaggio tradito dall’elettronica. Per il gran capo Zak Brown ed il team principal Andrea Stella, si profila una stagione decisamente in salita.
Immagini Pirelli press
Ordine d’arrivo
1° Max Verstappen (Red Bull-Honda) – 57 giri
2° Sergio Perez (Red Bull-Honda) – 11″987
3° Fernando Alonso (Aston Martin-Mercedes) – 38″637
4° Carlos Sainz (Ferrari) – 48″052
5° Lewis Hamilton (Mercedes) – 50″977
6° Lance Stroll (Aston Martin-Mercedes) – 54″502
7° George Russell (Mercedes) – 55″873
8° Valtteri Bottas (Alfa Romeo-Ferrari) – 1’12″647
9° Pierre Gasly (Alpine-Renault) – 1’13″753
10° Alexander Albon (Williams-Mercedes) – 1’29″774
11° Yuki Tsunoda (Alpha Tauri-Honda) – 1’30″870
12° Logan Sargeant (Williams-Mercedes) – 1 giro
13° Kevin Magnussen (Haas-Ferrari) – 1 giro
14° Nyck De Vries (Alpha Tauri-Honda) – 1 giro
15° Nico Hulkenberg (Haas-Ferrari) – 1 giro
16° Guan Yu Zhou (Alfa Romeo-Ferrari) – 1 giro
17° Lando Norris (McLaren-Mercedes) – 2 giri
Ritirati
Esteban Ocon (Alpine-Renault) – 42° giro
Charles Leclerc (Ferrari) – 40° giro
Oscar Piastri (McLaren-Mercedes) – 14° giro
Campionato Piloti
1° Verstappen 25 – 2° Perez 18 – 3° Alonso 15 – 4° Sainz 12 – 5° Hamilton 10 – 6° Stroll 8 – 7° Russell 6 – 8° Bottas 4 – 9° Gasly 2 – 10° Albon 1
Campionato Costruttori
1^ Red Bull-Honda 43 – 2^ Aston Martin-Mercedes 23 – 3^ Mercedes 16 – 4^ Ferrari 12 – 5^ Sauber-Ferrari 4 – 6^Alpine-Renault 2 – 7^ Williams-Mercedes 1