Formula 1

Published on Dicembre 28th, 2022 | by Massimo Campi

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La scomparsa di Philippe Streiff

 

Di Carlo Baffi

La notizia del decesso di Philippe Streiff si è diffusa in rete il 23 dicembre scorso. Il pilota francese era nato il 26 giugno di 67 anni fa a La Tronche, un piccolo centro nel dipartimento dell’Isere nella regione dell’Alvernia Rodano Alpi. La passione per i motori lo portò ad iscriversi alla scuola di guida di Nogaro nel 1977. L’anno dopo corse in Formula Renault imponendosi a Le Castellet, per poi emigrare in Formula 3. Nel 1981 si laureò campione della F.3 francese e giunse secondo alla “24 Ore di Le Mans” al volante di una Rondeau M379C. Un risultato che replicò nel 1984 su una Porsche 956 e proprio quella stagione salutò il suo debutto in Formula Uno a bordo della Renault nel G.P. del Portogallo (ultimo round del mondiale); Philippe partì 13esimo e si ritirò al 48esimo giro per noie alla trasmissione.

La stagione successiva, Streiff sbarcò nella F.3000 Internazionale correndo per la Ags e la Lola Motorsport. Dall’8 settembre fece ritorno nel Circus in occasione del G.P. d’Italia chiamato dalla Ligier-Renault per sostituire Andrea De Cesaris. Disputò le restanti quattro gare del mondiale (eccetto il G.P. del Sud Africa corso con la Tyrrell) e proprio nell’ultimo appuntamento salì sul podio di Adelaide grazie al terzo posto che gli fruttò i suoi primi quattro punti iridati. Nel 1986 venne ingaggiato dalla Tyrrell con la quale solo in due occasione andò a punti. Stesso bilancio nel campionato dopo, sempre in forza al team britannico che lasciò nell’89 per approdare alla Ags (Automobiles Gonfaronaise Sportives), la scuderia transalpina motorizzata dalla Ford. Una scelta che però non si rivelò delle più felici. Il francese patì dieci ritiri in 16 gare ed il suo miglior piazzamento fu un ottavo posto in Giappone. Avrebbe dovuto prendere il via anche nel campionato seguente, ma purtroppo fu vittima di un tremendo incidente che gli stroncò la carriera.

Era il 15 marzo e sul circuito brasiliano di Jacarepaguà (oggi Autodromo Internacional Nelson Piquet) stavano svolgendosi i test prestagionali, quando la sua AGS sbandò di colpo nei pressi della curva “Cherrinho”, un punto che si affrontava a circa 250 km/h. Dopo essersi schiantata violentemente contro le barriere superandole, la monoposto compì alcune carambole in aria per un’ottantina di metri arrestando la sua folle traiettoria proprio dove erano posizionati un commissario ed un pompiere che rimasero feriti. Della Ags restarono solo tre tronconi (motore e cambio da una parte, mentre la zona del serbatoio si divise all’altezza del roll-bar che cedette inspiegabilmente) e fu quasi un miracolo se Streiff fosse ancora in vita dopo un urto di tale portata. Estratto a fatica dai rottami, il pilota venne trasportato nella clinica Sao Vicente di Rio de Janeiro e ricoverato in terapia intensiva, ma non mancarono le polemiche.

La moglie Renee denunciò pubblicamente i ritardi dei soccorsi, dicendo che trascorsero oltre dieci ore tra il momento del botto e l’ingresso in sala operatoria. Inoltre l’ambulanza non disponeva del lettino a conchiglia usato per chi subisce contusioni alla colonna vertebrale.” L’elicottero che doveva trasferirlo direttamente all’ospedale, è invece atterrato su una spiaggia vicina – attaccò la signora Streiff – dove Philippe è stato caricato su una seconda lettiga. Ma ciò che non riesco a capire è perché i responsabili dell’autodromo abbiano chiamato un’equipe di specialisti da San Paulo (l’impianto di Jacarepaguà sorge a soli 30 km da Rio de Janeiro) che hanno tardato ad arrivare, complice anche uno sciopero generale che bloccò il Brasile; nel frattempo i sanitari di Rio erano pronti ad intervenire.” Un insieme di complicazioni che peggiorarono il quadro clinico, perché se in pista il paziente era ancora in grado di muovere gli arti inferiori e superiori, la mobilità andò via via riducendosi fino ad essere assente. Così la moglie decise di far operare il marito dal dottore che lo accolse in ospedale assistito da due neurochirurghi. Da una prima diagnosi erano infatti emerse lussazioni alla 4^ e 5^ vertebra cervicali, uno schiacciamento della 9^ dorsale, una frattura alla clavicola destra e ferite varie. Traumi molto seri, che malgrado un delicato intervento chirurgico di tre ore, ebbero conseguenze sul sistema neurologico ed a causa delle lesioni al midollo, Streiff rimase tetraplegico a soli 33 anni. Una vita stravolta all’improvviso, un verdetto agghiacciante di fronte al quale però Philippe non si arrese reagendo con grande forza di volontà. Pur avendo abbandonato le competizioni, il transalpino rimase nell’orbita dell’automobilismo battendosi per la sicurezza stradale e dando vita alla Cesa, un’associazione che consentì ai portatori di handicap di partecipare a competizioni motoristiche. E non solo. Streiff organizzò il popolare Paris-Bercy Kart Masters, un evento che vide negli anni la presenza dei mostri sacri della Formula Uno. Seppur costretto a muoversi sulla sedia a rotelle, non mancarono alcune sue apparizioni nel paddock ed in occasione del tragico incidente del connazionale Jules Bianchi, espresse dure critiche verso la Federazione Internazionale.

Immagini © Massimo Campi

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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