Formula 1

Published on Novembre 16th, 2022 | by Massimo Campi

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Giallo Ferrari: Binotto silurato. Poi la smentita.

 

Di Carlo Baffi

Clima agitato a Maranello, in vista dell’ultimo G.P. stagionale in programma domenica prossima ad Abu Dhabi. La voce del “benservito” all’attuale team-principal è stata smentita dalla Ferrari stessa, ma i dubbi sul futuro restano.

La notizia bomba è comparsa sul sito de “La Gazzetta dello Sport” e del “Corriere della Sera” per poi diffondersi velocemente in rete. Secondo le popolari testate milanesi, Mattia Binotto, team principal della Ferrari dal 2019, avrebbe perso il bastone del comando, sostituito nel gennaio prossimo dal team-boss dell’Alfa Romeo Sauber, il francese Fredric Vasseur. Un personaggio alquanto navigato nel mondo delle competizioni. Una decisione presa dal Presidente della Ferrari John Elkann come scrive la rosea, insoddisfatto dei risultati conseguiti dalle rosse nel campionato ancora in corso. Passa qualche ora ed ecco la smentita ufficializzata da Maranello che recita testualmente:” In relazione alle speculazioni apparse su alcuni organi di stampa relative alla posizione del Team Principal della Scuderia, Mattia Binotto, Ferrari comunica che si tratta di voci totalmente prive di fondamento”. Dunque, per ora resterebbe tutto come prima, ma è doveroso l’uso del condizionale. Cosa stia accadendo all’interno della rossa è un vero e proprio rebus. Difficile pensare che l’annuncio del cambio della guardia si sia trattato di una fake news, dal momento che a riportarlo sono state testate autorevoli. Piuttosto chiediamoci quale sia la gola profonda? Chi può dirlo. Sta di fatto che l’atmosfera tra le mura tanto care al grande Enzo Ferrari, non sia delle più serene. Inoltre a dir la verità, un cambio di rotta non sarebbe proprio un fulmine a ciel sereno. Dopo aver alzato bandiera bianca nella battaglia con la Red Bull, la Ferrari è chiamata a difendere coi denti il secondo posto tra i costruttori, incalzata a 19 lunghezze dalla risorta Mercedes. Più volte Binotto è finito al centro delle polemiche, sia per i problemi di natura tecnica, strategica e nella gestione dei piloti, in particolare in merito a Charles Leclerc. La memoria corre a lunedì 1 agosto, quando il quotidiano sportivo torinese “Tuttosport” scriveva in prima pagina:” Elkann, salva Leclerc.” Un titolo eloquente che non aveva bisogno di particolari spiegazioni e che sintetizzava il malumore dei vertici del Cavallino all’indomani del disastroso G.P. di Ungheria. Una sorta di out-out probabilmente indirizzato a Binotto, che nel toboga magiaro visse una delle sue giornate più amare. A fronte del dominio crescente della Red Bull e di Max Verstappen, la rossa doveva assolutamente fare bottino pieno a Budapest al fine di restare in corsa nel mondiale piloti e costruttori. Un’ultima spiaggia dove era vietato sbagliare e su cui è bene rinfrescare i ricordi, perché forse è ben da quel momento che certi equilibri hanno iniziato a vacillare. Binotto, dopo il G.P. di Francia in cui s’era ritirato Leclerc mentre era in testa (finito contro le barriere), s’era addirittura sbilanciato dichiarando:” E’ giusto pensare con ottimismo al prossimo G.P. di Ungheria in programma settimana prossima e puntare ad un uno-due.” Parole forse dettate dalla volontà di tenere alto il morale della truppa, ma che purtroppo avrebbero sortito un effetto boomerang. All’Hungaroring la pole era alla portata delle rosse che però vennero beffate per soli 44 millesimi dalla Mercedes di George Russell. L’inglese precedette Sainz e Leclerc che restarono ugualmente ottimisti visto che Verstappen sarebbe partito decimo, per aver cambiato la power unit. Charles con le medie, riuscì ad avere la meglio sul britannico dopo una bella battaglia e prese il comando. Ma al 38esimo dei 71 passaggi arrivò il momento topico. Il monegasco rientrò per la seconda sosta e tornò in pista con le gomme dure. Decisione che lasciò perplessi in molti, perché con quella mescola le Alpine stavano faticando e la Pirelli stessa, visti i 20 gradi in meno, l’aveva sconsigliata. Un handicap che compromise il finale di Leclerc, il quale non esitò a lamentarsi via radio, tant’è che venne richiamato per un terzo cambio e gli vennero montate le soft. Nel frattempo, Verstappen era salito in vetta davanti alle due Mercedes e quasi incredulo tagliò vittorioso il traguardo.

Per il Cavallino fu un vero e proprio ko, che scatenò su Binotto & C. uno tsunami di accuse. Il capo d’imputazione riguardò quella mescola dura di Leclerc, ma il team-boss dirottò la discussione sul calo di performances della F1-75:” Non dico che la scelta delle gomme bianche fosse giusta, anzi, però dobbiamo comprendere perché di base la macchina non andava. Se una vettura non funziona, non va con nessuna gomma.” Tesi sostenuta da Sainz, ma smentita da Leclerc che replicò:” La vettura aveva un buon passo con le medie, nel primo e nel secondo stint, tant’è che ho chiesto di prolungarlo. Però abbiamo preso una decisione diversa ed abbiamo usato le hard. In quel momento abbiamo perso molto tempo, ma di questo dovrò parlarne con il team.” Una frase diplomatica che celava una certa rassegnazione. Dopo quel flop, i punti che dividevano il monegasco da Verstappen erano saliti a 80 e nel mondiale costruttori il Cavallino era a 97 lunghezze dalla Red Bull: game over! E dopo il Gran Premio del Belgio, al rientro dalla pausa estiva, il gap sarebbe salito rispettivamente a 98 e 118 punti. A Spa, la prima Ferrari si piazzò terza con Sainz a mezzo minuto dal vincitore, il solito Verstappen e Leclerc chiuse sesto ad oltre un minuto. Nei successivi appuntamenti le rosse cercarono il riscatto, ma il tanto sospirato ritorno alla vittoria non è ancora arrivato. Le ragioni sono da ricercare nell’eccessivo consumo delle gomme, che ha condizionato costantemente il passo della Ferrari in gara. E quando la F1-75 è parsa in crescita come ad Interlagos, a f di una Red Bull opaca, ecco materializzarsi la doppietta Mercedes, con le W13 divenute imprendibili dopo un annus horribilis. A detta di qualcuno pare che a Brackley abbiano benedetto la famosa direttiva TD39. Ma ritorniamo in quel di Maranello. Le aspettative deluse hanno probabilmente spazientito chi siede nella stanza dei bottoni, stanco delle critiche da parte dei media e che forse confidava nel tanto auspicato riscatto dopo l’avvio sfolgorante di stagione: 2 vittorie ed un secondo posto di Leclerc nelle prime tre gare. Certo, rispetto alle ultime due annate in cui il Cavallino faticava ad entrare in Q3, si sono fatti importanti progressi grazie ad una monoposto decisamente competitiva su tutti i tracciati, ma ciò non è bastato perché gli ottimi risultati iniziali hanno fatto alzare rapidamente l’asticella. Di conseguenza l’involuzione progressiva della F1-75 ed i palesi errori commessi nella gestione di alcuni Gran Premi, hanno lasciato il segno e qualcuno sta tirando le somme. Inoltre, come detto, anche il fronte piloti sta esercitando la sua influenza. Leclerc, che smania di vincere sul Cavallino, s’è sempre assunto le responsabilità a fronte dei propri errori, ma al tempo stesso non ha mai nascosto la delusione davanti a certe scelte discutibili della squadra, seppur contenendosi nei commenti critici. Nel Gran Premio di casa a Monaco, Charles vide svanire le proprie possibilità di successo pur partendo dalla pole e terminato solo quarto, complice una strategia sbagliata dal pit-wall. E poi come dimenticarsi dello sfogo di Silverstone, dovuto ad un altro errore tattico? Binotto dovette calmare il monegasco nel paddock e l’episodio non passò inosservato, tant’è che seguì un incontro chiarificatore a Monte Carlo con una cena il martedì successivo alla gara. Non ultimo il broncio del “Principino” in Brasile, forse non tanto per la posizione chiesta a Sainz e non ottenuta a causa del particolare frangente di gara, quanto per la decisione dei suoi tecnici di mandarlo in pista con le intermedie da pioggia in Q3, quando l’asfalto era ancora asciutto: mossa che gli ha complicato il fine settimana. Leclerc è in piena lotta con Perez per il titolo seppur simbolico di vice Campione del Mondo, sono a pari punti e sa che ad Abu Dhabi si giocherà il tutto per tutto, ma visti i precedenti chissà se ha mantenuto intatta la fiducia nella squadra? Altro aspetto che inquieta il “Principino” riguarda la gerarchia interna. Le velleità di Sainz sono evidenti ed è difficile pensare che nel 2023 il madrileno accetti il ruolo di seconda guida. Binotto non diede i galloni di capitano a Charles nemmeno quando era in testa al mondiale con un certo margine; d’accordo che il campionato era appena cominciato, ma rispetto all’iberico, il monegasco aveva mostrato di avere maggiore feeling con la F1-75. Un ipotetico arrivo di Vasseur sarebbe ben accolto da Leclerc per alcuni motivi. Nel 2018 il monegasco esordì in F.1 nella Sauber diretta proprio dal manager francese. Costui è a sua volta legato a Nicholas Todt (il figlio dell’ex presidente Fia) manager del ferrarista. Vasseur e Todt jr furono i fondatori della Art Grand Prix, il team che ha mietuto successi nelle categorie addestrative portando alla ribalta piloti del calibro di Nico Rosberg e Lewis Hamilton. Ottime credenziali a cui va aggiunta l’amicizia del 54enne ingegnere e uomo d’affari transalpino con Carlos Tavares, Ceo di Stellantis. Morale: è un cerchio che si chiude e che consentirebbe a Vasseur di essere in pole position per assumere il ruolo di Binotto. Le prossime ore saranno cruciali per il Cavallino al fine di gettare le basi di un rilancio che si fa attendere da troppo tempo. Contemporaneamente però occorre guardare al presente dove gli uomini in rosso sono chiamati a respingere l’assalto delle Frecce d’Argento fresche della doppietta brasiliana. Una missione che va affrontata con concentrazione e unità di gruppo, quella che attualmente non pare essere di casa a Maranello.

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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