Published on Novembre 5th, 2022 | by Massimo Campi
0Johnny e Francois le promesse francesi
Johnny Servoz-Gavin e Francois Cevert, le due promesse spezzate d’oltralpe
Nella seconda metà degli anni ’60 la Francia da corsa inizia a scalare le posizione alte delle classifiche nelle corse automobilistiche. Complice soprattutto la Matra e la Elf che investono risorse nel motorsport. La Matra, industria aerospaziale, si dedica alla realizzazione di vetture e motori da competizione. Inizia con le formule minori sino ad arrivare alla massima formula, grazie anche all’aiuto economico fornito dal partener petrolifero. Le vetture dimostrano di essere all’altezza delle migliori, Ken Tyrrell acquista i telai, li equipaggia con il Ford Cosworth e va a vincere il titolo mondiale 1969 con Jackie Stewart.
In Francia, nella seconda metà degli anni ’60, iniziano a farsi strade alcune scuole di guida veloce che sfornano giovani talenti pronti a salire sulle vetture da competizione. Uno dei più promettenti tra loro è Johnny Servoz Gavin, ex istruttore di sci, nato a Grenoble. Dopo un corso di pilotaggio a Magny Cours gareggia nei rally e nelle gare in salita. Con le monoposto debutta con una Brabham in F.3, poi entra nella squadra Matra e vince il titolo francese 1966. Nel 1967 corre in F.2 e debutta anche nel G.P. di Monaco di F.1 ritirandosi al primo giro. In F.2 ottiene qualche buon risultato, ma la Matra lo impiega nella gare di F.2 e con le vetture sport. Il principale problema è il suo stile di vita, indisciplinato e trasgressivo: il francesino è un formidabile viveur, ama fumare, bere, mangiare e godersi la vita. Johnny è uno spirito libero dai capelli lunghi che interpreta perfettamente il movimento sessantottino di quel periodo e non tutti nell’ambiente delle corse, che sta evolvendo verso la professionalità, sono disposti ad appoggiarlo.
Johnny va forte, ed arriva nuovamente l’occasione di correre nella massima formula. La Elf preme per il francese, complice un infortunio a Stewart Servoz-Gavin è nell’abitacolo della Matra a Montecarlo 1968. Nelle prove è velocissimo, parte dalla prima fila e va in testa alla gara fino a quando esce di pista dopo solo tre giri. Tutto il circus si interessa a Sevoz-Gavin, arriva secondo a Monza e sarà il suo unico podio nella massima formula. Con la Matra F.2 conquista il titolo Europeo 1969 vincendo tre gare, corre quattro gare in F.1 ottenendo un sesto posto in Canada e facendo registrare i primi e unici punti per una vettura a quattro ruote motrici con la Matra MS 84.
Servoz-Gavin è una delle migliori giovani leve, Ken Tyrrell lo vuole in squadra ed entra nell’abitacolo della seconda March della squadra, sponsorizzata sempre dalla Elf, sotto l’ala protettiva di Jackie Stewart. Johnny sembra avere tutto dalla vita, ma improvvisamente il suo destino cambia. È inverno, Servoz -Gavin sta facendo una scampagnata con una Land Rover, quando viene colpito in un occhio da un banale ramoscello. Johnny sottovaluta inizialmente il danno, ma la situazione precipita fino a quando il pilota è costretto a rimanere in una stanza buia di un ospedale per ben cinque settimane, sperando che possa servire a un recupero. In condizioni precarie il pilota francese ottiene comunque un quinto posto a Jarama nella gara d’apertura del ’70, con il compagno Stewart vincitore del Gp. Poi arriva il G.P di Montecarlo, mentre sta cercando di qualificare la sua March tra i marciapiedi del principato, Servoz – Gavin capisce che il problema è grave: visione periferica dell’occhio destro è definitivamente compromessa. Fare girare la monoposto nelle curve a destra diventava difficilissimo, l’occhio gli dava la sgradevole sensazione di mettere la ruota interna addosso al marciapiede quando in realtà si trovava ben lontano da esso. La sensazione è devastante, come i tempi sul giro: la tabella dei tempi segna “DNF” ovvero “non qualificato”, mentre Stewart vola in pole position.
Nulla sarebbe più stato come prima, per Johnny il sogno di sfondare nella massima formula era definitivamente crollato. La paura è anche quella di fare la fine di Bandini, morto tre anni prima proprio per un errore di valutazione. Servoz-Gavin non poteva più correre in quelle condizioni psicologiche e alla fine di quella giornata, su uno yacht attraccato nel molo del principato, con un bicchiere di cognac in mano, disse ai suoi amici : “Oggi mi avete visto in una macchina da corsa per l’ultima volta “.
Era il momento di dire basta pochi giorno dopo informa Ken Tyrrell della sua decisione e non torna più indietro. Disse a tutti che si ritirava perché aveva paura ma non rivela cosa gli provocava quella sgradevole sensazione, preferendo uscire dalla scena in un modo tutto suo, come era solito fare. Servoz-Gavin ricominciò la sua nuova vita scoprendo la passione per il mare, attraversando l’Atlantico con il suo yacht da 37 metri, un modo per sentirsi liberi e più umili davanti a qualcosa di più grande di un semplice paddock fatto di benzina e gomme impilate una sopra l’altra. Poi, nei primi anni ottanta, lo scoppio di una bombola a gas a bordo della sua barca lo mise in pericolo di vita per settimane. Il suo volto da spaccone che faceva impazzire le donne era ormai sfigurato dalle ustioni, ma si riprese, tanto da tornare a navigare in mare, quel mare che ormai era tutta la sua vita. Sopravvisse a tre arresti cardiaci per poi cedere, a 64 anni, il 29 maggio 2006, ad una embolia polmonare.
Il suo posto viene preso da un incredulo Francois Cevert, il quale diviene il delfino di Stewart e Ken Tyrrell, prima della sua fine orribile a Watkins Glen. Francois Cevert poteva continuare l’attività della famiglia, Il padre, di cognome Goldenberg, a Parigi lavora come gioielliere ed agli inizi degli anni trenta si sposa con la parigina Huguette Cevert, da cui ha tre figli. Francois nasce il 25 febbraio 1944 durante l’occupazione nazista. Il padre, Charles è un ebreo nato in Russia e fuggito con la famiglia in tenera età per scampare alle sommosse popolari antisemite del regime comunista e Francois prende il cognome della madre per evitare persecuzioni antisemite. La famiglia Goldenberg-Cevert è benestante, Francois frequenta le migliori scuole della capitale, ha un’ottima istruzione ed è anche un buon pianista classico.
La passione della velocità arriva grazie alla sorella maggiore Jacqueline, fidanzata con Jean-Pierre Beltoise che corre in moto e poi passa alle quattro ruote. Per Francois è un colpo di fulmine, la passione per i motori diventa travolgente e si iscrive alla scuola di automobilismo presso il circuito di Montlhéry. Francois va forte e nel 1966 conquista il prestigioso Volant Shell, battendo un’altra giovane promessa dell’automobilismo francese, Patrick Depailler. Il premio è un’intera stagione sponsorizzata nel Campionato Francese 1967 di Formula 3 al volante di una Alpine-Renault, ma la vettura va comunque a Depailler, il pupillo di Martini. Pazienza, per vincere ci vuole una Tecno e nel 1968 Francois è il pilota ufficiale della casa bolognese, batte tutti, Depailler compreso che finisce solo quinto, vince il titolo francese e passa alla F.2.
Cevert ha fiuto e manico, è presto anche protagonista nella formula cadetta, dove militano tanti piloti e team manager della massima formula. Stewart, il campione scozzese, lo nota in azione tra le curve dei difficili circuiti dell’epoca, Cevert fa danzare la sua Tecno, è uno dei migliori giovani, ottiene la vittoria a Reims ed è terzo in campionato a fine stagione. Nel 1970 al Crystal Palace, Stewart e Cevert si ritrovano in lotta con le monoposto, il campione scozzese è l’alfiere della scuderia di Ken Tyrrell, l’ex boscaiolo è uno dei migliori talent scout dell’ambiente a cui non sfuggono le doti di Cevert e la considerazione di Stewart.
Il suo nome è in cima alla lista della squadra inglese, che si sta riorganizzando e da semplice team gestore vuole diventare costruttore. Ben presto si spalancano le porte della massima serie, complice il ritiro di Johnny Sevoz-Gavin al GP di Montecarlo 1970. È fatta per Cevert, ora deve solo dimostrare di avere meritato quell’abitacolo. March, poi Tyrrell, il Team del boscaiolo è al top, il caposquadra scozzese è l’uomo da battere e nel 1971 diventa nuovamente campione mondiale. Francois guida, veloce, sempre più forte, impara tanti segreti da Stewart, accumula 12 podi ed alla fine della stagione ’71 sale sul gradino più alto del podio nel difficile tracciato di Watkins Glen, la pista che gli sarà fatale nel 1972 quando è pronto per ereditare i galloni di caposquadra dal suo mentore scozzese.
Ma non ci sono solo monoposto nel palmares di Cevert, con il neozelandese Howden Ganley porta la Matra MS670 sul secondo gradino del podio a Le Mans. Francois Cevert, bellissimo ed affascinante come un attore, occhi azzurri, profondi, magnetici, in Francia è un eroe nazionale. Non c’è ragazza che non abbia una sua foto, non c’è rivista che non lo ritragga.
E’ il 6 ottobre del 1973, Watkins Glen è una pista insidiosa, da uomini, veri, andare forte sul quel tracciato significa essere tra i migliori. Sabato pomeriggio,ultimo turno di qualifiche del Gran Premio degli Stati Uniti. Stewart è già campione del mondo, Cevert ha campo libero, ma vuole la pole position, deve battere il tempo di Peterson con la Lotus, Ingrana la prima, molla la frizione e via nella pit lane. Jo Ramirez, il suo capo meccanico lo segue con la coda dell’occhio, sa che Francois ce la può fare, ma un minuto dopo non c’è già più. L’azzurra monoposto esce violentemente di pista, si ribalta, Francois muore sul colpo. Stewart è sconvolto, è finito il sogno di quegli occhi azzurri che hanno fatto innamorare tante donne, di quel pilota, piede di piombo e gentiluomo che pareva destinato al titolo mondiale.
Immagini © M58 – Raul Zacchè/Actualfoto