La stagione 1972 è stata quella del grande cambiamento nella gare di durata, finita l’era delle grosse e potenti sport di 5 litri, il campionato mondiale di durata vede la Ferrari 312P come la grande protagonista. Alle gare sono ammessi solo i prototipi di 3 litri, con un peso minimo di 650 kg, l’idea della FIA era di incoraggiare i produttori a costruire, sviluppare e utilizzare motori basati sull’attuale standard della F.1 da 3 litri.
La Ferrari sbanca il mondiale ed anche ai test della 24 Ore è la più veloce, ma Maranello ritira l’iscrizione alla maratona francese dopo avere testato i motori. Il 12 boxer è stato modificato per le gare di durata, ha dimostrato di essere il più potente nelle competizione di 1000 KM, ma ha grosse difficoltà a reggere il ritmo di una gara lunga quattro volte tanto. Inoltre il cavallino ha già praticamente conquistato l’alloro mondiale e deve nuovamente concentrare le proprie forze per risollevare le sorti delle monoposto di F.1, in grave crisi tecnica.
Per la gara francese la Matra ha invece dedicato tutto lo sviluppo della stagione. Vincere sul tracciato della Sarthe è l’unico obiettivo del 1972 per i prototipi dipinti di azzurro, la mancanza delle vetture di Maranello è uno punto in più per non fallire nell’impresa.
Grosse novità anche per la gara francese, l’Automobile Club de l’Ouest ha aperto la lista degli iscritti alle Special Touring Car del Gruppo 2 , insieme alle GT Speciali del Gruppo 4 e al nuovo Gruppo 5. Iscrizioni per le categorie del Gruppo 2 e 4 aveva un minimo di 2 litri ma nessun limite superiore alla cilindrata. Hanno anche rinnovato i requisiti di distanza minima e velocità. Non più un tempo prestabilito per qualificarsi, tutte le vetture dovevano trovarsi entro il 140% di una media dei tre giri di prova migliori. Ma il cambiamento più grande è stato al layout della pista, con una nuova serie di curve in costruzione tra Arnage e la chicane Ford che aggirano la sezione pericolosamente veloce della Maison Blanche. Finanziata da Porsche, divenne quindi nota come le “curve Porsche”. Anche la chicane Ford è stata ridisegnata con una seconda chicane aggiunta appena sopra la pista per consentire la costruzione di una corsia d’ingresso dedicata alla corsia dei box. Ciò ha consentito alle auto di decelerare fuori dalla linea di corsa e fuori dalla pista principale, aumentando notevolmente la sicurezza.
Oltre alla Matra, le vetture più performanti sono le Alfa Romeo e la nuova Lola T210 di Jo Bonnier, con il V8 Cosworth di 3 litri. La barchetta è molto veloce, e aveva vinto facilmente la gara di quattro ore al Test Weekend. Bonnier ha iscritto due vetture, una per sé e Giis Van Lennep e l’altra per Gerard Larrousse /Hughes de Fierlandt, entrambe sponsorizzate da Swiss Cheese.
La Matra ha sviluppato una nuova versione della 660, la MS660C, che era risultata più lenta di un secondo rispetto alla Ferrari di Ickx durante il weekend di test. Ma un nuovo modello, la MS670 è stato iscritto per la gara. Il V12 da 3 litri è stato depotenziato per la gara fino a 450 CV, spingendolo a 310 kp/h sul rettilineo di Mulsanne. Alla gara sono iscritte 4 vetture ed il direttore del team Gérard Ducarouge ha preparato le auto con versioni aerodinamiche a coda lunga per Jean-Pierre Beltoise / Chris Amon e François Cevert / Howden Ganley, mentre Henri Pescarolo / Graham Hill (tornato a Le Mans per la prima volta dal 1966) aveva una versione a coda corta. La quarta vettura è stata l’affidabile 660C, data a Jean-Pierre Jabouille / David Hobbs .
Al via, davanti al presidente della repubblica francese Georges Pompidou, la Matra prendono il comando della gara, ma subito iniziano i problemi con la vettura di Beltoise che si ferma in rettilineo. La Lola di Bonnier è molto veloce, prende il comando della gara, ma il serbatoio della barchetta è piccolo e deve rifornire più spesso delle barchette francesi. Si fanno avanti le Alfa, con Vic Elford e Rolf Stommelen, ma dopo quattro ore, le due Matra 670 sono inseguite dalla Lola di Larrousse. Stommelen era stato ritardato dalla sostituzione della pompa carburante. Un altro breve acquazzone ha bagnato la pista e de Fierlandt è uscito nella sabbia a Mulsanne, ha poi bruciato una frizione già indebolita cercando di districarsi. Anche la vettura di Bonnier/van Lennep Lola era stata ritardata da problemi di selezione delle marce e dopo quando Bonnier ha avuto uno scoppio di pneumatici sul rettilineo di Mulsanne a 320 km/h.
Mentre scendeva la notte e la pista si asciugava, Bonnier e van Lennep stavano facendo tempi veloci per recuperare il ritardo e stabilire il giro più veloce della gara con un 3:46.9, mentre le due Matra si scambiavano ancora il comando con un comodo margine di 3 giri sulle tre Alfa Romeo. Durante la notte prima Vaccarella poi Elford hanno avuto problemi alla frizione e ciascuno ha perso mezz’ora. Per tutta la notte le due Matra di testa hanno continuato la loro corsa con un ritmo in tutta sicurezza scambiandosi le posizioni in base alla strategia dei box. Un’alba nebbiosa ha interrotto la routine della corsa mentre Jo Bonnier stava tentando di recuperare posizioni. Alle 8.25, si è avvicinato alla Ferrari GTB4 Filipinetti di Florian Vetsch sul rettilineo tra Mulsanne e Indianapolis. Nel tentativo di doppiaggio la Lola colpisce in piena velocità la Ferrari e vola 100 metri oltre le barriere tra gli alberi. Gravemente ferito, Jo Bonnier morì poco dopo. Era un veterano della 13 Le Mans e presidente della Grand Prix Drivers’ Association .
A metà mattina ritorna la pioggia, Cevert e Ganley hanno perso tempo ai box per riparare l’impianto elettrico bagnato. Poi poco prima di mezzogiorno, mentre la pioggia si faceva più intensa, Ganley stava percorrendo lentamente il rettilineo di Mulsanne quando viene tamponato dalla Corvette di Marie-Claude Beaumont. A quel punto della gara la vettura di Pescarolo/Hill ha ormai un sicuro vantaggio su Cevert/Ganley e Jabouille/Hobbs, con la Joest Porsche ben al quarto posto. La pioggia è sempre più incessante, e come colpo di scena finale, la Matra 660 di Jabouille/Hobbs, terza in classifica, è stata fermata da problemi al cambio a meno di 90 minuti dalla fine, e la Porsche spagnola in 8a posizione è stata fermata da un guasto al cuscinetto della ruota negli ultimi minuti.
Alla fine, le Matra 670 di Pescarolo e Hill hanno preso la bandiera a scacchi con un comodo margine di undici giri sui compagni di squadra Cevert e Ganley. Questa è stata la prima vittoria di un’auto francese dalla vittoria di Rosier a Talbot-Lago nel 1950. Ha anche reso Graham Hill il primo e, ad oggi, l’unico pilota a vincere la Triple Crown della 24 Ore di Le Mans, della 500 Miglia di Indianapolis e del Campionato del Mondo di Formula 1.
Immagini © Massimo Campi