Formula 1

Published on Agosto 2nd, 2022 | by Massimo Campi

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Hungaroring: Flop Ferrari e rivince Verstappen.

 

Di Carlo Baffi

Sebbene partisse decimo dopo una qualifica da dimenticare, il Campione del Mondo della Red Bull ha colto un successo prepotente che annichilisce i suoi diretti rivali in campionato, ovvero la Ferrari. Il Cavallino puntava alla doppietta ed ha racimolato solo un quarto ed un sesto posto con Sainz e Leclerc, complice una strategia discutibile ed un calo di prestazioni. Ottima la Mercedes, in pole con il talento Russell giunto terzo alle spalle di un grandissimo Hamilton. Nella classifica piloti Verstappen vola a 80 lunghezze da Leclerc, secondo. Tra i costruttori la Red Bull mette le ali e vanta 97 punti sulla Ferrari.

“Bisogna scoprire cos’è successo, ma la velocità c’è. La rimonta sarà dura, però ogni cosa è possibile e bisognerà prendere le decisioni giuste cercando di non perdere tanti punti. L’obiettivo resta quello di vincere.” Così parlava Max Verstappen al termine delle qualifiche in cui un problema alla power unit gli aveva impedito di disputare l’ultimo tentativo nella Q3 e che l’avrebbe costretto a partite dalla decima posizione. Dichiarazione che pareva un po’ troppo ottimistica considerando anche la natura del tracciato dell’Hungaroring che rende difficili i sorpassi. Per contro la Ferrari, seconda e terza il sabato rispettivamente con Carlos Sainz e Charles Leclerc, beffati dalla pole di George Russell autore di un giro monstre con la sua Mercedes, puntava a fare bottino pieno, incoraggiata dalle prestazioni della F1-75. Pareva che la famosa doppietta tanto già sbandierata dal team principal Mattia Binotto la domenica prima a Le Castellet fosse alla portata di mano, malgrado la presenza di quel Russell che s’era intromesso per soli 44 millesimi impedendo a Sainz di partire dal palo. Invece il Campione del Mondo si è rivelato profetico. Ha trionfato al termine di una risalita figlia di una strategia perfetta che gli ha permesso di siglare il suo 28esimo successo in carriera, ottavo stagionale, malgrado pure un testacoda. Un risultato frutto anche di un crollo inspiegabile delle Rosse nella seconda parte della gara, vuoi per un calo delle performances, vuoi per una strategia che ha messo nel mirino delle critiche il muretto box; per l’ennesima volta dopo Monte Carlo e Silverstone. In Ungheria, la scuderia di Maranello doveva assolutamente vincere per ridurre l’enorme svantaggio che la separa dalla Red Bull sia nella classifica piloti che in quella costruttori, prima della pausa estiva. Della serie vietato sbagliare, dopo le tante occasioni sprecate, su un circuito congeniale alla F1-75 e con Verstappen decimo e Perez addirittura fuori dalla Q2 pareva fosse la volta buona. Purtroppo, invece che approdare trionfalmente sulla cosiddetta ultima spiaggia, il Cavallino è naufragato non raggiungendo manco podio, preceduto dalle due Mercedes in piena resurrezione. Dunque ancora un fine gara amaro per i fans della Rossa, a cui il team ha rivolto le proprie scuse con questo post:” Una domenica che voi tifosi non meritavate…grazie per il vostro continuo supporto, sia nei momenti alti che in quelli bassi.” Eppure fino a metà corsa le Ferrari avevano mostrato di aver il passo per salire almeno sul podio. Cerchiamo qundi di capire le ragioni che hanno generato la debacle. Innanzitutto partiamo dal meteo. Dopo il caldo estremo nel venerdì di prove libere, le temperature sono andate in calando fino ad arrivare a 20 grandi in meno la domenica. Dopo la pioggia che ha flagellato le libere tre, la qualifica s’è svolta con il fresco e già li le prestazioni della F1-75 non erano più quelle ottimali del giorno prima. Nel giorno della gara il cielo s’è presentato grigio con raffiche di vento e la minaccia di nuovi rovesci. Condizioni che hanno ricordato un po’ quelle trovate ad Imola, dove malgrado fosse il 24 aprile c’era un’atmosfera autunnale e dove le rosse non riuscirono a dettare legge come nei primi tre round del mondiale. Comunque sia, allo spegnimento dei semafori se Russell, con le soft, riusciva a mantenere la testa Sainz e Leclerc gli stavano dietro malgrado avessero le medie. Mescola scelta pure da Hamilton autore di un ottimo spunto che dalla settima piazza lo portava in quinta. Verstappen invece riusciva intelligentemente ad uscire indenne dalla prima curva nel mezzo del mucchio selvaggio dando così inizio alla sua risalita avvicinandosi ad Hamilton. Da sottolineare che sulla RB18 dell’olandese era stata montata una nuova power unit, così come a Perez e Gasly, dopo l’allarme del sabato a cui era seguito un controllo accurato. A differenza del francese partito dai box, i primi non dovevano scontare alcuna penalità dal momento che l’unità motrice era la terza. Complice una Virtual Safety Car Russell allungava, ma le rosse risultavano più veloci di tutti alla 14^tornata con Leclerc che via radio chiedeva se Sainz poteva essere più rapido.  Tre passaggi dopo Russell e Verstappen effettuavano la prima sosta tornando in pista con le medie. Subito dopo era la volta di Sainz, poi Hamilton ed infine al giro 21 era la volta di Leclerc. Per tutti e tre era pronta la mescola gialla (media). E qui qualcuno s’è chiesto perché i due ferraristi non hanno atteso di più dal momento che non mostravano un particolare degrado? Il monegasco si ritrovava alle spalle di Russell col quale dava vita ad un’accesa battaglia segno della loro classe, che alla fine vedeva prevalere Charles autore di una magistrale staccata in curva 1. Proprio in quel momento, osservando il cronologico emergeva un dato significativo (poi capiremo il perché), ovvero la difficoltà delle due Alpine di Alonso ed Ocon con le gomme dure, montate rispettivamente alla 21esima e 24esima tornata. Leclerc intanto procedeva da leader con 2”5 su Russell, poi Sainz, Verstappen (rispuntato ai piani alti), Hamilton, Perez, Norris, Ricciardo, Stroll ed Ocon. E siamo al passaggio 38 dei 71 previsti, quando Verstappen metteva in atto l’undercut optando nuovamente per le gialle. Subito dopo, Russell e Leclerc imboccavano la corsia box. Un secondo pit in cui per l’inglese c’erano le medie, mentre per il monegasco le dure. Una decisione da parte degli strateghi di Maranello che ha suscitato non poche perplessità dal momento che la Pirelli stessa aveva consigliato le hard solo per chi avrebbe impostato la gara su una sola sosta. Del resto se già col caldo le gomme bianche non funzionavano bene, figuriamoci col fresco. Inoltre erano sotto gli occhi di tutti i tempi delle due Alpine. Problematica in cui s’è subito ritrovato Leclerc che via radio osservava:”…Ma le bianche non andavano sull’Alpine…”  Intanto Sainz era il leader provvisorio davanti ad Hamilton, mentre Leclerc vedeva avvicinarsi minaccioso Verstappen, lasciato passare dal compagno Perez: quando si dice una gerarchia definita. “Mad Max” conscio di avere delle gomme migliori, rompeva gli indugi e sopravanzava la F1-75 numero 16 nel primo tornante dopo il rettilineo. Cercava di prendere il largo, ma si girava da solo compiendo un tondo a 360°, riuscendo con mestiere a tenere la monoposto. Un errore marchiano che permetteva così a Leclerc di riprendersi la posizione e continuare l’inseguimento al duo di testa formato sempre da Sainz ed Hamilton. Le speranze del “Principino”  sarebbero venute meno di li a poco. Verstappen desideroso di rifarsi della sbavatura, si riportava sulla rossa avendo nuovamente la meglio in curva 1. Al giro 47 arrivava il secondo pit-stop di Sainz che avrebbe così completato i restanti 22 passaggi con le gomme soft. Purtroppo la sosta era più lunga del previsto per via di un guaio alla ruota posteriore sinistra. La leadership di Hamilton durava poco e quando tornava ai box per calzare anch’egli le soft, Verstappen saliva in prima posizione: una missione che da impossibile era divenuta realtà. L’iridato aumentava subito il ritmo portando il vantaggio a 6”7 su Leclerc, il quale doveva difendersi da Russell. Anche in questa circostanza, Charles penalizzato dagli pneumatici non poteva opporsi più di tanto cedendo così strada alla W13E. Resisi conto della scelta errata, i tecnici di Maranello richiamavano il monegasco per mettergli le soft: un terzo pit che l’ha definitivamente escluso dalla zona podio. Con “Mad Max” saldamente in testa, l’interesse si spostava su Russell secondo e Sainz terzo, che però vedeva spuntare nei suoi specchietti la sagoma della Freccia d’Argento di Hamilton. L’eptacampione era un fulmine ed una volta in zona Drs impallinava lo spagnolo in curva 1. Non pago come il suo solito, “Hammertime” andava a caccia del compagno sul quale piombava come un rapace, prendendosi una meritatissima piazza d’onore. La fermata dell’Alfa Romeo di Valtteri Bottas lungo il tracciato faceva temere una possibile neutralizzazione della gara con possibili colpi di scena per un eventuale restart. Tutto si risolveva con una Vsc e l’ultima tornata non offriva emozioni nonostante iniziasse a piovere. Verstappen transitava trionfalmente sotto la bandiera a scacchi, seguito da Hamilton (autore del giro più veloce) e Russell. A seguire Sainz, Perez (sempre coriaceo), Leclerc, Norris, Alonso, Ocon e Vettel a completare la top-ten. In parco chiuso il vincitore era euforico per il centro insperato.” Sono riuscito a vincere anche con un testacoda – ha confessato l’orange – speravo di arrivare vicino al podio, ma la nostra strategia è stata ottima. Siamo stati molto reattivi, entrando al momento giusto con dei buoni giri d’uscita.” A fargli eco era il suo team-principal Christian Horner:” Siamo stati calmi ed alla fine ce l’abbiamo fatta. Pensavo di partire con le hard, ma poi sentendo i piloti nei giri di schieramento siamo passati alle soft. Ed il tutto è diventato più semplice quando si ha un pilota come Max. E’ la prima volta che l’ho visto guidare così cauto. Ero convinto – prosegue il manager britannico – che la Ferrari adottasse una strategia molto diversa dalla nostra, poi quando ho visto Charles fermarsi subito dopo Max (2° pit) e montare le medie ho pensato che avremmo avuto la concreta possibilità di farcela.” Singolare il siparietto ripreso dalle telecamere prima della premiazione, in cui i tre piloti a podio commentavano ironicamente la scelta fatta dal Cavallino in merito alle hard. Una premessa ai commenti feroci pubblicati. Inevitabile che sulla graticola finisse Binotto. Il team boss non si è detto certo felice dell’esito di questo 13esimo round, ma qui la cabala non c’entra molto. Incalzato dalle domande degli inviati di Sky, ha puntualizzato:” In queste condizioni la Ferrari ha faticato e non c’era motivo per cui le gomme hard potessero funzionare così male e se la macchina ci fosse stata non saremmo qui a parlare di strategia. Oggi la F1-75 non ha funzionato come venerdì in condizioni differenti e nella prima parte della stagione. Non siamo riusciti a tenere il passo gara di Red Bull e Mercedes. Dobbiamo capire perché è successo questo ed io come Mattia Binotto, responsabile della Scuderia Ferrari, analizzo prima le prestazioni, poi le strategie. Se una vettura non funziona, non va con nessuna gomma. Questo è il problema più grosso e per avere una risposta dobbiamo valutare i dati. Non dico che la scelta delle gomme bianche fosse giusta, anzi, però dobbiamo comprendere perché di base la macchina non andava.” Tesi sposata da Sainz che dopo aver espresso la propria delusione ha dichiarato:” Queste condizioni ambientali ci hanno penalizzato in qualifica e nel G.P. A mio avviso oggi c’era qualcosa che non andava sia con la vettura che con le gomme ed oggi col freddo c’è stato un ulteriore passo indietro. Per quanto mi riguarda non ha funzionato nessuna gomma, nemmeno le soft. E quando si ha un passo così brutto anche la strategia è complicata.” Diverso il parere di Leclerc:” Non sono contento per niente. Il primo stint è andato bene, la vettura aveva un buon passo con le medie, così come nel secondo – aggiungendo – ho così chiesto di prolungarlo, però abbiamo preso una decisione diversa ed abbiamo usato le hard. In quel momento abbiamo perso molto tempo, ma di questo dovrò parlarne con il team.” Una frase diplomatica che cela un’amarezza che potrebbe trasformarsi in rassegnazione. La forbice tra il monegasco e Verstappen nel mondiale piloti è di ben 80 punti, mentre nella classifica costruttori è addirittura di 97. Distanze molto difficilmente colmabili anche se mancano nove round. D’accordo, tutto è possibile, ma la percentuale di riaprire i giochi da parte della Ferrari è ridotta al lumicino. E ciò per diversi motivi sopracitati che sommandoli hanno originato un handicap che non puoi concedere al binomio Verstappen-Red Bull. In troppe occasioni il muretto, che si avvale come tutti del remote garage non è parso reattivo alla comparsa di determinate variabili, a differenza di quanto avviene sul ponte di comando dei rivali di Milton Keynes. A Budapest s’è puntato il dito sulle condizioni atmosferiche, ma queste valevano per tutti e poi se queste criticità s’erano palesate già a Imola per quale ragione non si è corso ai ripari? Binotto critica le prestazioni della F1-75, però nel primo stint sia Sainz che Leclerc non sono parsi così in crisi quando giravano con le medie. Non ultime le esitazioni che troppo spesso si vedono nel corso dei pit-stop, in cui fino a pochi anni fa i meccanici in rosso erano pressochè infallibili. Tanto per fare dagli esempi a Le Castellet, Sainz s’è preso una penalità per unsafe release che gli è costata il podio ed all’Hungaroring, sempre il madrileno, ha lamentato una seconda sosta più lunga del previsto. Anche questi episodi finiscono per costituire un tallone d’Achille che quando ci si gioca la posta sui millesimi diventano determinanti. Durante il debriefing con i cronisti, Binotto ha ribadito la sua fiducia nel proprio muretto dove non va cambiato nulla. “Abbiamo un base forte e occorre aggiungere per cercare di migliorare. Evidentemente dobbiamo ancora crescere per fare meglio.” Gettare la croce addosso ad ogni singolo errore non è opportuno anche perché poi si rischia di aumentare il carico di tensione. Tutti possono sbagliare. E’ pur vero però che non si può parlare di necessità di maturazione all’infinito. Se la scuderia pagava l’inesperienza già qualche stagione fa, ora dovrebbe iniziare a fare il salto di qualità. Invece il Cavallino tende a zoppicare nel momento decisivo, si ha quasi l’impressione che  abbia perso l’abitudine di lottare per la corona iridata. Quella che latita da tre lustri, almeno per quanto riguarda i piloti. Lodevole il messaggio di scuse ai tifosi che continuano a pazientare, ma gli alti vertici come potrebbero reagire davanti ad un prolungamento del digiuno? Malauguratamente ora, l’avversario da fronteggiare non è più soltanto la Red Bull, c’è pure la Mercedes. Se nei mesi scorsi la scuderia diretta da Toto Wolff annaspava nelle retrovie con una monoposto indecifrabile, adesso sta cambiando pelle ad ogni G.P. ed è in costante crescita grazie al lavoro incessante dei tecnici di Brackley, che non hanno mai smesso di credere nel progetto iniziale. In Francia la W13E è salita sul podio con Hamilton e Russell che si sono ripetuti in Ungheria. Le Frecce d’Argento non giungono più al traguardo con decine di secondi di ritardo, bensì mostrano il ritmo gara dei primi. Le lotte di Lewis e George ne sono una dimostrazione lampante. La “Stella a Tre Punte” è a sole 30 lunghezze dalla Ferrari nella graduatoria costruttori e che accadrebbe se il Cavallino perdesse il suo status di terza forza? La minaccia è spaventosamente reale. Insomma, gli interrogativi che incombono su Maranello non sono pochi e forse questa pausa estiva servirà a chiarire le idee a qualcuno. Dulcis in fundo, il 38esimo Gran Premio di Ungheria ha avuto un’appendice il lunedì successivo con la notizia del passaggio di Fernando Alonso dall’Alpine all’Aston Martin già dal 2023. E’ la prima mossa del mercato piloti che vede il due volte iridato prendere il posto del quattro volte campione Sebastian Vettel, il quale ha annunciato il ritiro al termine della stagione. L’asturiano sarà sostituito con ogni probabilità da Oscar Piastri, pilota australiano, classe 2001. Circa le ragioni che abbiano indotto Alonso ad abbandonare l’Alpine con cui era rientrato nel Circus l’anno passato non sono chiarissime. In fin dei conti il team transalpino, ex-Renault, in queste stagioni è parso più competitivo di quello di Lawrence Stroll, cogliendo già una vittoria nel 2021 proprio all’Hungaroring con Esteban Ocon. Un pilota su cui la squadra ripone una grande fiducia e che domenica non ha avuto alcuna esitazione a mettere alle strette il ben più esperto Alonso, tanto da provocarene le lamentele via radio. Solo il futuro ci dirà se Fernando abbia visto giusto in merito a questa sua nuova scommessa. Un’altra di quelle sfide che lui ama affrontare.

Campionato Piloti
1° Verstappen 258 – 2° Leclerc 178 – 3° Perez 173 – 4° Russell 158 – 5.Sainz 156 – 6° Hamilton 146  7° Norris 76 – 8° Ocon 58 – 9° Bottas 46 – 10° Alonso 41 – 11°Magnussen 22 – 12.Ricciardo 19 – 13° Gasly, Vettel 16 – 15° Schumacher 12 – 16° Tsunoda 11 – 17° Zhou 5 – 18° Stroll 4 – 19° Albon 3.

Campionato Costruttori
1^ Red Bull-Honda 431 – 2^ Ferrari 334 – 3^ Mercedes 304 – 4^ Alpine-Renault 99 – 5^ McLaren-Mercedes 95 – 6^ Sauber Alfa Romeo-Ferrari 51 – 7^ Haas-Ferrari 34 – 8^ Alpha Tauri-Honda 27 – 9^ Aston Martin-Mercedes 20 – 10^ Williams-Mercedes 3.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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