La stagione 1982 verrà ricordata per la tragedia di Villeneuve, il mancato titolo di una Ferrari velocissima che perde anche Didier Pironi nelle prove del GP di Germania ed il titolo che va nelle mani di Keke Rosberg e della Williams conquistato con una sola vittoria a Digione.
È una annata complicata, soprattutto nella prime gare, con una serie di lotte politiche che condizioneranno la stagione ed i risultati finali. Il motore turbo è ormai maturo per conquistare titolo e vittorie nella massima formula, Ferrari e Renault hanno già dimostrato l’efficienza del nuova tecnologia, ma i rimanenti team privati di Formula Uno sono pronti alla guerra con i team ufficiali e con la Federazione Internazionali che li appoggia.
La Ferrari aveva già dimostrato nel 1981 di essere pronta alla conquista del titolo mondiale con le due vittorie di Villeneuve a Montecarlo e Spagna, ma anche la Renault era della partita dopo avere introdotto e sviluppato la tecnologia dei motori sovralimentati. I due protagonisti sono pronti a giocarsela per la stagione 1982, ma entra in gioco la politica che cambia ben presto le situazioni e stravolge gli equilibri consolidati.
Tra le novità di inizio stagione c’è il ritorno di Niky Lauda con la McLaren di Ron Dennis. Il campione austriaco ha fatto ritorno nella massima formula dopo l’avventura con la Lauda Air, la compagnia aerea fondata dopo l’abbandono degli abitacoli. Lauda deve ripianare alcuni debiti ed i cinque milioni di dollari offerti da Ron Dennis e dallo sponsor tabaccaio diventano un toccasana per le tasche dell’austriaco che comunque dimostrerà di meritare ampiamente l’abitacolo della massima formula.
Si inizia la stagione in Sudafrica e subito parte la guerra per l’introduzione della superlicenza. I piloti la giudicano lesiva della loro professionalità ma soprattutto un ostacolo nella trattative con sponsor e team manager. Parte lo sciopero dei piloti prima della gara ed un braccio di ferro con la FIA, la federazione capitanata da Jean-Marie Balestre che quella superlicenza ha imposto. Alla fine si arriva si arriva ad un accordo, parte la gara e vince Alain Prost su Renault. In Brasile è ancora la gialla monoposto del francese a partire dalla pole, ma dopo 29 giri al comando, con le gomme sulle tele, dove cedere il comando alla Brabham di Nelson Piquet. Il brasiliano vince, poi sviene dopo l’arrivo disidratato per il gran caldo, mentre Prost è terzo con la Williams di Rosberg davanti a lui. Dopo le verifiche scoppia il finimondo: su alcune monoposto viene trovato un serbatoio sospetto con dieci litri di acqua che dovrebbero servire per raffreddare i freni. Nella realtà è solo una zavorra che viene riempita a fine gara per consentire alle monoposto con motore aspirato di rispettare al peso minimo regolamentare. Renault e Ferrari presentano ricorso contro Williams e Brabham, ma non ottengono risultati. Minacciano di ricorrere alla giustizia sportiva brasiliana, e se necessario anche al tribunale FIA e la gara resta quindi sub-judice.
Nella terza gara a Long Beach c’è il ritorno di Lauda alla vittoria con la McLaren-Ford particolarmente a suo agio sul tracciato cittadino. Villeneuve è terzo con la Ferrari che però viene squalificata per l’alettone irregolare. Mauro Forghieri, d’accordo con Enzo Ferrari, ha voluto sfidare il resto del plotone con una interpretazione regolamentare facendo correre la 126C2 equipaggiata da un doppio alettone posteriore per avere più carico aerodinamico.
I conti arrivano ad Imola: il 20 aprile il massimo grado di giustizia della FIA ha giudicato congrua la protesta di Renault e Ferrari in Brasile e ha cancellato con un tratto di penna il primo e secondo posto di Piquet e Rosberg in quella gara. È di nuovo sciopero, i team legalisti contro i garagisti inglesi che decidono di abbandonare il Santerno e non partire per la gara. Rimangono protagonisti solo Ferrari e Renault, con la lotta per il primo posto tra i due alfieri della rossa e lo sgarro di Pironi e Villeneuve che porterà al successivo dramma di Zolder che cambierà diversi equilibri nella massima formula. In Ferrari, dopo gli incidenti di Villenuve e Pironi cercano di correre ai ripari con Patrick Tambay ma anche il pilota francese avrà dei problemi fisici che condizionano gli esiti finali.
Il resto della stagione vede un Keke Rosberg con la sua Williams che bada ad ottenere più punti possibili, la Ferrari e la Renault che non riescono a concretizzare le loro potenzialità tecniche anche se la rossa riesce a vincere il mondiale costruttori ma non quello piloti. Il mondiale 1982 finisce in un modo completamente inaspettato, una stagione condizionata dal quel inizio tra le polemiche e la politica. Senza il problema delle superlicenze, i falsi serbatoi posticci in Brasile e la squalifica di Brabham e Williams con il successivo sciopero di Imola, si sarebbe assisto e ad una lotta al vertice tra Ferrari e Renault con il titolo piloti conquistato magari da Gilles Villeneuve.
Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto