Nel 1967 vengono superati i 5000 km in 24 Ore
La 24 Ore di Le Mans è una gara fatta di sfide, velocità, incidenti, drammi e grandi vittorie, ma è anche una gara fatta di numeri e di record da raggiungere e superare. Il primo record che viene alla mente è quello delle vittorie, ed il nome che spicca è quello di Tom Kristensen che ne ha vinte ben nove superando il precedente record di “Mister Le Mans”, al secolo scorso Jacky Ickx che ne aveva vinte ben sei. Un record che sembrava impossibile da battere ed invece il danese è riuscito a fare della maratona francese la gara della sua vita, diventando “Monsier Le Mans”, l’eroe assoluto, grazie a vetture e situazioni di grande prestigio. Una prima vittoria nel 1997 con la TWR Porsche dove il giovane Kristensen dimostra di essere subito a proprio agio nelle difficili ore notturne dopo essere stato istruito da un coach di grande esperienza come Michele Alboreto. Poi con lo squadrone Audi di Wolfgang Ullrich fa centro altre otto volte.
Tra le marche è la Porsche la regina dei record con ben 19 successi assoluti dal 1970 al 2017. La casa di Stoccarda in quasi mezzo secolo ha vinto con tutte le vetture da corsa con cui ha partecipato, ed oltre alla vittorie assolute ci sono anche quelle di classe con le varie GT. Tra i piloti c’è il record delle partecipazioni, ben 33 di Henry Pescarolo che è anche salito sul gradino più alto del podio ben quattro volte tra il 1972 ed il 1974. Il record di velocità spetta a Roger Dorchy che è stato cronometrato sul rettilineo dell’Hunaudieres a 405 km/h con la WM P88 Peugeot. Questo è un record che sarà difficilmente battibile: la famosa “ligne droite” è stata modificata, con l’introduzione di due chicane, proprio per ridurre le velocità troppo elevate.
Ci sono piloti che hanno vinto al debutto e paghi del trofeo non hanno più corso nella maratona francese, come Tazio Nuvolari, vincitore nel 1933 con l’Alfa Romeo ed A.J.Foyt che ha vinto con la Ford nel 1967 ed è l’unico pilota ad avere vinto anche le classiche americane: la Daytona 500, la 24 Ore di Daytona e la 500 Miglia di Indianapolis. Invece l’unico al mondo ad avere vinto la “Triple Crown”, ovvero il mondiale di F.1, Le Mans ed Indy è Graham Hill. Poi c’è il record negativo di Bob Wollek, la maratona della Sarthe era il suo cruccio, l’alsaziano ha preso il via in 30 edizioni della gara, spesso con possibilità di vittoria, ma senza mai riuscire nell’impresa.
La 24 Ore di Le Mans è una gara di durata, e c’è un record, quello della lunghezza percorsa, che indica bene il progresso delle vetture dal 1923 ai giorni nostri. André Lagache e René Léonard, i primi vincitori della maratona, nel 1923, avevano percorso una distanza di 2.209.536 km su un tracciato molto diverso dall’attuale circuito con la loro Chenard & Walcker Sport. Il traguardo di 3000 km è superato nel 1931 dall’Alfa Romeo 8C di Henry “Tim” Birkin e Lord Howe che completano la gara compiendo 3.017.654 km.
Bisogna aspettare il dopoguerra per vedere vetture che riescono ad infrangere il muro dei 4.000 Km, ed è solo nel 1953 che vengono superati dalla Jaguar C-Type di Duncan Hamilton / Tony Rolt con 4088,064 km percorsi.
Il passo successivo, quello di 5.000 km, era quindi molto lontano e da molti giudicato impossibile da raggiungere, ma bastano una quindicina di anni e la potenza economica della Ford per raggiungere l’obbiettivo. Fino alla prima vittoria del produttore americano, la migliore prestazione era quella della Ferrari 275 P di Jean Guichet / Nino Vaccarella, vittoriosa nel 1964 con 4.695.310 km, ma ancora molto lontana da 5.000 km. Nel 1966, la Ford GT40 Mk II conquista la prima vittoria americana con Chris Amon / Bruce McLaren che riescono ad abbattere il muro di 200 km / h di media nelle 24 ore con 4.843,090 km percorsi.
La stagione 1967 si apre con la vittoria Ferrari a Daytona che ha messo in campo le nuove 330P4. La casa americana non ci sta ad essere sconfitta,a Sebring le Ferrari non ci sono e la Ford vince con le nuove GT40 Mk IV derivata dal prototipo J-Car progettata da Roy Lunn e sviluppata da Carrol Shelby. La nuova vettura ha un telaio in alluminio a nido d’ape ed una diversa conformazione aerodinamica rispetto alla versione precedente. In pratica è una nuova vettura che sfrutta l’esperienza e buona parte della meccanica della versione Mk II con le varie sperimentazioni fatte durante l’inverno. Sul rettifilo dell’Hunaudieres supera i 350 Km/h ed allo scoccare della 24 ora i vincitori Dan Gurney ed A.J.Foyt hanno compiuto una formidabile distanza di 5.232,9 km alla media record di 218,038 km/h.
Gli organizzatori della maratona e la FIA decidono di ridurre le prestazioni, vengono abolite le vetture di 7 litri di cilindrata e per vedere un nuovo record bisogna spettare il 1971, quando la Porsche 917 della Martini Racing, pilotata da Helmuth Marko e Gijs Van Lennep vince con 5.335,313 km percorsi. La pista viene modificata dal 1972 ed anche le vetture vengono ridotte nelle prestazioni, per superare la fatidica soglia dei 5.000 km bisogna attendere il 1978 con la vittoria della Renault A442B Turbo di Jassaud/Pironi.
Negli ultimi 20 anni, nonostante le restrizioni regolamentari, la pista rallentata con le nuove chicane, la soglia dei 5.000 km è stata raggiunta e superata più volte con il record assoluto che appartiene all’Audi R15 TDI di Mike Rockenfeller, Timo Bernhard e Romain Dumas che ha vinto l’edizione 2010 alla media 225,446 km/h compiendo la distanza di 5.410,71 km.
Immagini © Massimo Campi – Ford press