Storia

Published on Aprile 25th, 2022 | by Massimo Campi

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Imola 1982: dal tradimento alla tragedia

Di Carlo Baffi.

Una delle rivalità dai contorni più drammatici vissuta al box Ferrari, è quella tra Gilles Villeneuve e Didier Pironi. Quest’ultimo giunse a Maranello nel 1981 e col canadese, in rosso dal ’77, instaurò subito un rapporto trasformatosi in una profonda amicizia. Ma si sa che nello sport domina un acceso spirito di competizione, in particolare nelle discipline individuali come quelle motoristiche in cui spesso il compagno di scuderia è il tuo primo nemico. E fu proprio questa la ragione che minò improvvisamente il legame tra questi due piloti, complice uno sgarro andato in scena il 25 aprile del 1982. Per comprendere meglio l’intera vicenda dobbiamo tornare indietro esattamente di quarant’anni. Quel giorno è in programma sul tracciato di Imola il 2° Gran Premio di San Marino e nulla fa presagire che da li a poco quella coppia di piloti si sfascerà irreparabilmente.

Va premesso che la stagione non è iniziata nel migliore dei modi. E’ sconvolta dalle polemiche tra le scuderie inglesi che aderiscono alla FOCA capeggiata da Bernie Ecclestone, contro le altre legate alla FISA, la Federazione Internazionale presieduta da Jean Marie Balestre. In realtà si tratta di una lotta di potere per garantirsi il controllo del Circus, dove circolano sempre più enormi quantità di denaro. Una delle prime conseguenze è la defezione delle principali scuderie d’oltre Manica dal G.P. di San Marino, che lasciano la griglia ai cosiddetti legalisti, ossia Ferrari, Renault, Alfa Romeo, Osella e Toleman, solidali con Balestre. Da qui la necessità di salvare una gara decapitata in partenza. Ma come? Con una combine decisa tra Ferrari e Renault, che dovrebbero garantire lo spettacolo. Le prove ufficiali vengono dominate dalle monoposto della Regie che occupano la prima fila, rispettivamente con Renè Arnoux e Alain Prost. A seguire Villeneuve e Pironi col 3° e 4° tempo. Allo start, Arnoux scatta al comando e allunga, seguito da Prost e Villeneuve che guadagna la seconda piazza dopo poche curve. Al 26esimo passaggio il canadese si porta in testa alla Piratella, ma poco dopo, alla Tosa, deve cedere nuovamente il passo ad Arnoux e a Pironi. Mentre la Renault cerca di fuggire Villeneuve ripassa Pironi dando così inizio ad un’accesa bagarre. Tra i due però esiste un accordo stabilito in seno al team nel pre-gara; chi si troverà in testa a metà gara salirà sul gradino più alto del podio. Quando alla 44esima tornata il turbo di Arnoux cede di schianto, Villeneuve si trova in testa con Pironi che lo segue come un’ombra. Per la gioia del pubblico, le due rosse ormai sole al comando continuano a giocare al gatto e al topo. Pironi diventa leader all’uscita della Rivazza e tre giri dopo viene fulminato dal canadese.

Quando i battistrada iniziano il 45esimo dei 60 passaggi previsti, dal muretto Ferrari viene esposto un cartello su cui spicca una scritta: “slow”. La scuderia, a fronte del patto sopracitato, vuole infatti congelare le posizioni al fine di preservare il risultato di squadra importantissimo ai fini della classifica costruttori. Occorre evitare collisioni, o magari restare senza benzina. Alla vista di quel messaggio Villeneuve si sente sicuro e molto probabilmente rallenta l’andatura. Ed ecco il fuoriprogramma. Pironi sferra un attacco e si ritorna al vertice. Gilles crede che il compagno voglia continuare il “festival del sorpasso” e sta al gioco. Quando però al penultimo passaggio vede che Pironi chiude tutte le porte ai suoi assalti, rompe gli indugi e lo supera con decisione all’uscita della Tosa. Tutto deciso? Mai dire mai. All’ultimo giro si consuma definitivamente il tradimento. “Cicciobello”, come viene soprannominato Pironi dai tifosi italiani, sferra il colpo basso e sempre alla Tosa beffa un allibito Villeneuve involandosi verso la vittoria. Sceso dalla sua monoposto il canadese è ferito nell’anima, perché pur essendo un tipo spericolato oltre il limite, è un uomo leale e mai si sarebbe aspettato una pugnalata alle spalle dall’amico Didier. “Adesso so chi è il mio compagno di squadra…” dice Gilles tagliato il traguardo e dopo essere salito a fatica sul podio, si fionda nel motorhome dove urla al direttore sportivo Marco Piccinini di cercarsi un nuovo pilota. Nel frattempo, Pironi è assediato dai giornalisti e con un italiano non precisissimo dichiara: “Per una volta, penso che una mia vittoria non sia poi ingiustissima. Capisco la delusione di Villeneuve, ma non può essere arrabbiato con me, fra noi sono sempre esistiti ottimi rapporti di lavoro ed amicizia. E’ un successo della scuderia – conclude il transalpino – e deve far piacere anche a lui.” Frasi di circostanza con cui Didier cerca di minimizzare l’accaduto. Anche Piccinini cerca di smorzare i toni dichiarando che sul famoso cartello non sono state indicate le posizioni da prendere perché non era il caso. “Quindi ritengo naturale – prosegue il manager – che Didier abbia cercato di conquistare il primo posto. Se ci sarà uno strascico nei contrasti fra i due piloti cercheremo di superarlo.” Invece le cose andranno diversamente. Villeneuve indignato, si presenterà a Maranello nei giorni seguenti convinto di trovare la solidarietà dal team e da Enzo Ferrari. Ma il “Drake” lo spiazza facendogli capire che per lui ciò che conta è la vittoria di una sua macchina: per le statistiche, quella di Imola era la 27esima doppietta in F.1 nella storia del Cavallino.

E’ un altro colpo basso destinato a segnare il morale del funambolo canadese. Uno stato d’animo non certo ottimale per affrontare il successivo Gran Premio del Belgio, a Zolder. Al box Ferrari la tensione è alta coi due piloti che si evitano. Le prove del venerdì vedono Villeneuve davanti a Pironi, ma quando il giorno dopo a pochi minuti dal termine delle qualifiche il transalpino è davanti, Gilles decide di tornare in pista per batterlo. Mauro Forghieri, l’allora responsabile tecnico delle rosse, cerca di dissuaderlo dicendogli che non ci sono più pneumatici da qualifica, ma il canadese non vuole sentire ragioni. Forse in cuor suo vuole dimostrare al team di essere la prima guida. Villeneuve stacca un buon crono, però ancora più alto di quello del compagno. Giunto in prossimità della Terlamenbocht, la curva del bosco, si trova davanti la March guidata da Jochen Mass che procede lenta. Villeneuve cerca di passarlo all’esterno sulla destra, ma purtroppo non s’intende col pilota tedesco che a sua volta da strada spostandosi nella stessa direzione del canadese. La ruota anteriore destra della Ferrari 126 C2 urta la posteriore sinistra della March. Per il cosiddetto effetto catapulta, la “rossa numero 27” decolla, ripiomba a terra di muso ed inizia a roteare.

L’impatto è violentissimo, l’avantreno si disintegra ed il pilota viene sbalzato fuori dall’abitacolo legato al sedile. Ricade dopo qualche decina di metri colpendo con il collo un paletto di sostegno delle recinzioni situate all’esterno della pista. I soccorsi sono tempestivi e dopo alcuni tentativi di rianimazione, il pilota viene trasferito in condizioni disperate all’ospedale Saint Raphael di Lovanio. Mantenuto in vita artificialmente, Gilles si spegnerà alle 21.12. Purtroppo però il destino sarà terribile anche nei confronti di Pironi. Il 7 agosto successivo, nel corso delle prove del sabato mattina ad Hockenheim per il G.P. di Germania, il ferrarista tampona la Renault del connazionale Alain Prost che procede lenta. Una collisione dalla dinamica simile a quella di Villeneuve, complice sempre un malinteso tra i due piloti, a cui si aggiunge la scarsa visibilità per il maltempo. Dopo essere decollata, la Ferrari impatta col terreno e comincia a capovolgersi fino ad arrestarsi semidistrutta. Intrappolato nelle lamiere il francese è cosciente, però è stravolto dal dolore per via delle fratture multiple alle gambe. Per estrarlo occorrerà quasi mezz’ora e solo un delicato intervento chirurgico gli eviterà l’amputazione del piede destro. La sua degenza ospedaliera durerà circa un anno, durante la quale subirà 30 operazioni e ben 35 anestesie. Compromessa definitivamente la carriera in pista, Pironi non abbandonerà il mondo dei motori dedicandosi alle gare sugli off-shore. Purtroppo il 23 agosto del 1987, gli sarà fatale il ribaltamento del suo motoscafo nel corso di una competizione al largo dell’isola di Wight, in Gran Bretagna. Insieme a lui perderanno la vita anche gli altri due membri dell’equipaggio. Insomma, una vicenda dai risvolti tragici. All’inizio del mondiale 1982 c’erano molte aspettative viste le alte potenzialità della nuova monoposto. Gilles sognava finalmente di mettere le mani su quella corona iridata sfuggitagli nel ’79, quando malgrado avesse a disposizione la potente 312 T4 accettò di fare lo scudiero a Jody Scheckter. E Pironi non aveva mai dato segni di velleità contro il canadese; della serie una coppia perfetta per dominare la scena. Nessuno avrebbe mai pensato che sarebbero bastate poche tornate per cambiare radicalmente il prosieguo di una stagione trasformandola in un autentico incubo.

Immagini © Raul Zacchè/Actualfoto – Carlo Baffi – Mem

 

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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