Storia

Published on Aprile 13th, 2022 | by Massimo Campi

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F.1 a Las Vegas: tra ritorno e ricordi

Di Carlo Baffi

Nel campionato mondiale 2023 è stato inserito il round nella popolare città statunitense, dove Piquet conquistò il mondiale così come Keke Rosberg ed Alboreto colse la sua prima vittoria in F.1.

La Formula Uno è in costante crescita di ascolti, particolarmente negli Stati Uniti e non è un caso che oltre al Gran Premio di Austin, in calendario dal 2012 hanno fatto il loro ingresso di recente i tracciati cittadini di Miami (già da questa stagione) e di Las Vegas in programma il 23 novembre 2023. Quest’ultimo appuntamento si correrà il sabato sera poco prima della mezzanotte locale, un orario scelto in funzione dei fusi orari europei ed asiatici. Il percorso utilizzerà le strade più famose della cosiddetta “città che non dorme mai”, per una lunghezza di 6.120 metri con 14 tornanti e tre rettilinei in cui si raggiungeranno velocità elevate. Ma se Miami rappresenta una novità assoluta, non si può dire altrettanto di Las Vegas. Nel capoluogo della contea di San Miguel nel nuovo Messico dove regna il gioco d’azzardo, il Circus vi fece tappa due volte in passato nel 1981 e nel 1982. Una pista alquanto anomala ricavata nel parcheggio dell’Hotel/Casinò Caesars Palace, in cui si erano tenuti importanti match di pugilato, tant’è vero che la denominazione del Gran Premio non fu quella degli Usa; venne utilizzato il nome del celebre albergo. Il layout era lungo 3650 metri, con 14 curve tra i muretti. La prima edizione disputata il 17 ottobre, salutò il trionfo di Alan Jones su Williams e laureò Nelson Piquet campione del mondo sulla Brabham. Una gara in cui si consumò il dramma sportivo di Carlos Reutemann. L’argentino si presentò all’ultimo round del campionato conquistando la pole ed in qualità di leader della classifica con un punto di vantaggio sul diretto rivale Piquet, che partiva quarto. Pareva fatta per “Lole”, invece la poca fiducia in se stesso fu la causa della sua disfatta. Partì malissimo sopravanzato del compagno Jones (che se ne guardò bene di fare il gioco di squadra) e perse parecchie posizioni. Piquet invece iniziò a rimontare ed alla fine arpionò il quinto posto che gli permise di aggiudicarsi il mondiale per una sola lunghezza in più. Per Reutemann giunto ottavo, fu una vera e propria beffa. L’anno dopo, il 25 settembre di quarant’anni fa, Las Vegas fu sempre teatro dell’ultimo appuntamento del campionato ed incoronò Keke Rosberg, primo finlandese a diventare re della F.1. Il baffuto pilota della Williams doveva tenere a bada John Watson (McLaren), l’unico rivale che era ancora tenuto in gioco dalla matematica. La Ferrari, seppure forte della 126 C2, fu sconvolta da uno degli anni più drammatici della sua storia con la perdita dei due piloti titolari, Villeneuve e Pironi. Ma torniamo al Gran Premio. Le qualifiche furono dominate dalle Renault di Prost ed Arnoux, davanti al nostro Michele Alboreto sulla Tyrrell-Cosworth e a Eddie Cheever sulla Ligier-Matra. Il 26enne milanese, al suo secondo anno nella classe regina, era riuscito con un explloit a riportare al vertice la scuderia del popolare “boscaiolo”. Alla partenza le gialle monoposto francesi presero subito il comando, con Prost (poleman) leader per 31 passaggi. Poi complice una sosta inaspettata perse le chances di vittoria. Fu quindi Arnoux a salire in testa, ma dopo 13 tornate fu tradito dal motore. Così Alboreto, rimasto nella scia dei battistrada capitalizzò al meglio questa grande occasione e non commise alcun errore nei restanti 24 passaggi che lo separavano dal suo primo trionfo in Formula Uno. Dietro di lui arrivarono Watson e Cheever. Rosberg giunse quinto e divenne matematicamente campione. Il finnico fu festeggiato con Alboreto sul podio alla presenza della star Diana Ross, in veste di madrina ufficiale. Nonostante la gioia immensa, il driver della Tyrrell non perse la sua consueta umiltà figlia dei tanti sacrifici fatti: “Guardate che sono ancora quello di prima. Di gente che mi ha aiutato ad arrivare ce n’è stata tanta ed è a tutte queste persone che dedico questa vittoria che mi da molta più fiducia in me stesso. Ho superato un momento difficile della mia carriera perché il primo successo è un ostacolo che emotivamente frena.” Ed ai giornalisti che gli chiedevano se avesse pensato di vincere un Gran Premio nel corso della stagione, Alboreto rispondeva:” Assolutamente no, non mi ero fatto illusioni, neppure qui dove la macchina aveva funzionato bene nelle prove. Dall’avere una vettura ben bilanciata e vincere, il passo è lungo. All’inizio – spiegava Michele – ho forzato molto per non perdere il passo delle Renault e nello stesso tempo per staccare i miei inseguitori. Dopo il ritiro di Arnoux, le mie gomme si sono surriscaldate e per poco non sono andato fuori pista. Ho allora rallentato e quando gli pneumatici sono tornati a funzionare decentemente ho ripreso ad attaccare. Una volta in testa ho tirato alla morte per dieci giri, come se fossi nelle prove, per concentrarmi ulteriormente. E’ stato in quel momento che ho staccato Watson che si stava facendo sotto.” Una volta lasciato il circuito Alboreto tornò in albergo dove chiamò subito la madre che aveva seguito la gara da Milano:” … è contenta anche quando mi ritiro – precisò il Michele – basta che porti a casa la pelle.” Incontenibile anche l’entusiasmo di patron Tyrrell, che non saliva sul gradino più alto del podio da quattro anni:” Michele ha una rara sensibilità e conduce la macchina come pochi sanno fare. E’ il miglior pilota italiano degli ultimi vent’anni. Per fare un paragone, unisce alla guida veloce di Lauda l’irruenza di Peterson.” Quel risultato rappresentò senza dubbio una svolta nella carriera di Alboreto. Quell’impresa non passò inosservata agli occhi di Enzo Ferrari, che due anni dopo lo chiamò a Maranello, per iniziare una nuova avventura.

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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