Formula 1

Published on Marzo 4th, 2022 | by Massimo Campi

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Gran Premio di Russia bye bye.

Di Carlo Baffi

La Formula Uno ha risolto il contratto con la Russia che prevedeva l’impegno di disputare in futuro i Gran Premi. Una sanzione ulteriore a fronte della guerra scatenata da Vladimir Putin contro l’Ucraina.

La scorsa settimana Liberty Media aveva diffuso un comunicato ufficiale in cui affermava che al momento non vi erano le condizioni per disputare il Gran Premio di Russia, in programma a Sochi il 25 settembre prossimo. Una decisione interlocutoria che avrebbe forse lasciato qualche speranza qualora l’attacco russo all’Ucraina si fosse interrotto e la situazione avesse preso un corso diverso. Purtroppo con il barbaro inasprimento del conflitto da parte dell’esercito di Mosca, ha indotto i vertici del Circus ha prendere ulteriori provvedimenti. E’ di queste ore il comunicato con cui è venuto meno definitivamente l’impegno con gli organizzatori russi:” La F.1 conferma di aver rescisso il contratto con il promotore del G.P. di Russia, con la conseguenza che la Russia non avrà una competizione in futuro.” Cala così il sipario su un progetto, la cui idea iniziò a prendere corpo nel lontano agosto del 1983. Nella mente dell’allora “padrino” della massima formula Bernie Ecclestone, c’era il sogno di varcare la cortina di ferro e si diffuse la notizia di una trattativa con i funzionari del Politburo per organizzare un Gran Premio a Mosca. Il circuito cittadino sarebbe dovuto sorgere sulle rive della Moscova, nella zona delle colline Lenin. Ma nonostante la grande passione per le auto da parte dell’allora Premier Leonid Breznev, il progetto decadde. Poi quando nel 1986 la F.1 fece il suo esordio in Ungheria, paese ancora facente parte del Patto di Varsavia, ecco che si tornò a parlare di una tappa del mondiale in Urss. Nell’ottobre del 1988, a seguito del sopralluogo di una delegazione del municipio moscovita, il capo del dipartimento finanziario ufficializzò il progetto di costruzione di un circuito all’avanguardia nei sobborghi della capitale. Proposta avallata pienamente anche dal presidente della federazione automobilistica sovietica. Seppur consci delle difficoltà grandi e piccole del programma, le autorità locali si dissero pronte a partire coi lavori, già fiutando il grosso giro di affari legato alla pubblicità ed ai diritti che orbitavano intorno al Circus. A quell’epoca si sarebbe trattato di un evento di grande portata. Invece, a poco a poco tutto finì nel dimenticatoio. Con la caduta del muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre del 1989 e con le conseguenze della Perestrojka, anche l’economia nei paesi legati all’Unione Sovietica subì un cambiamento radicale e qualcuno dei cosiddetti oligarchi, i nuovi nababbi, tornò a manifestare il proprio interesse per la Formula Uno seppur non in tempi brevi. Nell’universo motoristico iniziarono a fare la loro comparsa i primi piloti russi con risultati poco eclatanti e successivamente qualche scuderia. In Formula Uno si ricordano la Midland e la Marussia, che però non ebbero un futuro felice. Malgrado tutto Ecclestone, sempre attento ai movimenti della finanza internazionale, non rimase insensibile nei confronti dell’interesse delle nuove imprese russe in continua espansione, che potevano essere dei munifici investitori. “Mister E” continuò così a coltivare il suo programma iniziale, che prese corpo nel 2010. Anno in cui firmò con Putin un accordo di sette anni, in virtù del quale partirono i lavori di costruzione del circuito automobilistico a Sochi una località sul Mar Nero. Si trattava di un percorso di 4.070 metri che situato all’interno del Parco Olimpico, ovviamente realizzato dalla matita dell’architetto Hermann Tilke. Un business di grande portata, che a Ecclestone fruttò circa 40 milioni di dollari per il solo evento inaugurale. Un investimento altrettanto gravoso per il governo russo, che secondo i giornali locali orbitava intorno a 150 milioni di dollari. Si lavorò a spron battuto ed il 12 ottobre del 2014, scattò il primo Gran Premio di Russia dell’era moderna. Per la verità si trattava del terzo. Le prime due edizioni si svolsero nel 1913 e nel 1914 sul circuito di San Pietroburgo. Guarda caso, la città che diede i natali a Putin, a lui tanto cara e che dal 2023 avrebbe rimpiazzato Sochi nel calendario mondiale. Parliamo di Igora Drive, un autodromo situato a circa 54 chilometri dall’ex Leningrado, i cui lavori iniziarono nel 2017 e terminarono due anni dopo. Trattasi di un altro layout firmato dall’architetto Tilke, che vanta la possibilità di creare ben dieci configurazioni diverse, la cui lunghezza misura 4.086 metri per una capienza di 50 mila spettatori. L’impianto doveva ospitare non solo la F.1, bensì altre categorie come il DTM nel 2020, ma la manifestazione non ebbe luogo a causa del Covid-19. Quasi un oscuro presagio al progetto che avrebbe dato ulteriore lustro ai sogni megalomani del “padrone del Cremlino”. Oggi, complice l’escalation militare, la Russia deve dire addio ad un futuro motoristico-sportivo e viene ulteriormente isolata dal mondo. D’altronde tutto lo sport ha preso provvedimenti ai danni di Mosca, calcio in primis ed a seguire il divieto da parte del Comitato Internazionale Paralimpico agli atleti di Russia e Bielorussia di partecipare alle Paralimpiadi di Pechino. L’unico spiraglio che resta aperto è rappresentato dalla decisione da parte della Fia, di ammettere alle corse i piloti con licenza russa a condizione che gareggino sotto la bandiera della Federazione Internazionale.

Immagini Pirelli press

 

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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