Published on Gennaio 22nd, 2022 | by Massimo Campi
0La rivolta di Kyalami 1982 – 1° puntata
Il Gran Premio del Sud Africa 1982 rischiò di saltare per uno sciopero dei piloti guidati da Lauda e Pironi. – di Carlo Baffi.
C’era molta curiosità alla vigilia del Campionato del Mondo di Formula Uno 1982 che sarebbe iniziato il 23 gennaio sul tracciato sudafricano di Kyalami, situato nel distretto di Johannesburg ad oltre circa 1.500 metri di altitudine. Niki Lauda si ripresentava in pista dopo due anni di stop al volante della McLaren-Cosworth e faceva il suo debutto la Bmw in qualità di fornitore di motori alla Brabham del detentore del titolo iridato Nelson Piquet. Tanta attesa pure sul fronte italiano con la Ferrari che schierava la coppia formata da Gilles Villenueve e Didier Pironi, i quali portevano contare sulla 126 C2 spinta dal V6 turbo, un’arma che avrebbe permesso al Cavallino di contrastare le competitive Renault, Brabham e Williams. Inoltre, dei 31 piloti iscritti ben otto erano di casa nostra con i debuttanti, Riccardo Paletti (Osella), Teo Fabi (Toleman) e Mauro Baldi (Arrows). Insomma, i presupposti per assistere ad un anno interessante non mancavano, ma quella stagione non iniziò certo sotto i migliori auspici.
Il Circus è turbato dalla crescente rivalità tra la Federazione Internazionale dello Sport Automobilistico (FISA) presieduta dall’autoritario Jean Marie Balestre e la Formula One Constructors Association diretta dal macchiavellico Bernie Ecclestone, il patron della Brabham. La FOCA raggruppa le maggiori scuderie d’oltre Manica e si contrappone ai cosiddetti team legalisti, ovvero i costruttori (Ferrari in primis) legati ai vertici federali. Una lotta politica con il fine di controllare il potere economico dell’intero movimento, il quale da anni ha iniziato a beneficare dell’arrivo di grandi sponsors e dei munifici diritti televisivi. Ecclestone, da abilissimo manager, ha intuito prima di tutti le enormi potenzialità della Formula Uno e non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire il business. Ma al di là di questa tematica, torniamo al gennaio dell’82, quando a finire sotto i riflettori non sono i gestori del giocattolo, bensì i piloti, una volta tanto uniti e compatti, decisi a far valere i propri diritti. Del resto sono loro i primi attori, senza i quali non andrebbe in scena lo spettacolo e ne sono ben consci. Con l’aggiunta di un “piccolo” particolare: quello di rischiare costantemente la vita. Gli standard di sicurezza di quei tempi erano ben lontani da quelli di oggi. Sin dai primi giorni, al di là delle tematiche sportive, i piloti sollevano critiche verso il nuovo sistema per la concessione della superlicenza, ossia il permesso di poter correre nella massima serie. Se fino all’anno prima a decidere chi viene ammesso era una commissione che valutava quanto dimostrato dal richiedente in F.2 e F.3 (il budget a disposizione faceva sempre la differenza) ora è diverso. Occorre compilare e firmare un formulario che contiene punti che sollevano non poche perplessità. Andiamo ad esaminarli.
La superlicenza viene rilasciata a seconda dei risultati ottenuti nei dodici mesi precedenti, ovviamente per Lauda rimasto fermo, viene applicata una deroga; del resto vanta due titoli iridati. La superlicenza viene rilasciata ai piloti contrattualizzati dalle scuderie. E qui viene il bello. Di conseguenza nel caso di svincolo per svariati motivi, il conduttore perderebbe il permesso e non potrebbe correre in F.1. Altro paragrafo importante riguarda l’organizzazione che declina ogni responsabilità in caso di incidenti. Così come quello secondo cui i piloti rinunciano a rivolgersi a fronte di controversie a sedi giudicanti extra-sportive. E dulcis in fundo, il pilota non deve rilasciare dichiarazioni tali da arrecare danni e pregiudizi all’immagine della propria squadra della Formula Uno. In sostanza, si tratta di una serie di vincoli che rischiano di limitare parecchio il ruolo dei drivers, ridotti a meri impiegati del volante, seppure beneficino di stipendi che vanno dai 50 milioni ai due miliardi di vecchie lire.
Il primo ad essere perplesso sul documento da controfirmare è proprio il rientrante Lauda che nel libro “La mia storia” confesserà:”… mi inviarono un questionario in cui dovevo precisare la durata del mio contratto con la McLaren e accettare che non mi era concesso cambiare squadra. La superlicenza veniva di fatto emessa a nome Niki Lauda/Mc Laren. Mi chiesi che importanza avesse al fine dell’idoneità per chi corri? Chiamai Pironi e gli chiesi cosa significasse e lui mi rispose di firmare tranquillo, perché quel problema era stato approvato dalla GPDA (Associazione Piloti). Fui il solo a capire che accettando quella clausola il pilota diventava di proprietà del team. Di conseguenza il mercato si sarebbe risolto con una trattativa diretta tra le squadre, con i piloti ridotti a merce di scambio. Richiamai Pironi dicendogli che dovevamo opporci e di dissuadere gli altri ad accettare quel formulario. Alcuni di questi erano piloti inesperti e quindi in una posizione di debolezza.” Lo scenario si sposta così in Sud Africa nei giorni a ridosso della corsa con i piloti che iniziano a divulgare la questione alla stampa. Villeneuve, fresco del suo 30esimo compleanno per il quale si è regalato un elicottero Augusta 109 da circa 800 milioni di lire, dice di non aver firmato e punta sull’argomento relativo alle responsabilità:” E’ gravissimo che un organizzatore venga sollevato a priori da qualsiasi colpa per quello che potrebbe accadere in pista. E’ come dire che è sempre colpa nostra.” Ed insieme a Pironi annuncia che i drivers si riuniranno a breve per approfondire la materia.
Intanto hanno luogo le prime prove libere con Prost che svetta al volante della sua Renault davanti alla Ferrari, ma il malumore cresce e dopo il meeting, i concorrenti sono sempre più decisi a far valere le proprie ragioni. Al punto che viene messo in dubbio il regolare svolgimento della manifestazione. Ipotesi che potrebbe sembrare assurda, ma il pericolo non è da escludersi, tant’è che Ecclestone attacca definendo i piloti come impiegati che devono ubbidire e tacere. Un parere che non contribuisce di certo a calmare gli animi, anzi. Anche Balestre è deciso a non mollare, sebbene incontri Lauda e Pironi e dopo parecchie ore minimizza il tutto prospettando un certo ottimismo a fronte di modifiche di alcuni paragrafi, nella fattispecie quello relativo agli incidenti. Per contro i drivers restano ugualmente iscritti alla corsa, ma annunciano un nuovo incontro con le controparti per il giorno successivo, giovedì 21. Nel frattempo rilasciano un comunicato in cui si focalizzano sui contratti:“ I piloti sono concordi nell’avere una licenza che precisi chiaramente il nome della scuderia di appartenenza, ma vogliono che ciò abbia la validità di un anno e non quella della durata del contratto fra il pilota e la scuderia. Questo per evitare che il team diventi proprietario degli eventuali spostamenti del pilota stesso. Ma considerato che su questo punto la commissione F.1 non ha voluto cedere, i piloti, all’unanimità e per la prima volta, dichiarano che non hanno il necessario stato d’animo per prendere parte alle prove di qualificazione ed alla gara, se non si raggiungerà un compromesso soddisfacente.”
Alle 8.30 di giovedì tutti i piloti sono sul circuito, ma all’appello mancano Ecclestone e Balestre. Li aspettano per un quarto d’ora e poi se ne vanno spazientiti. I due boss si presentano in autodromo alla 9.45 e non si sa fino a che punto il ritardo sia voluto con lo scopo di alzare il livello dello scontro e magari far commettere un passo falso ai rivali. Fatto sta che ad eccezione di Pironi (è il chairman della Gpda, la Grand Prix Drivers Association) tutti sono partiti su un pullman in direzione del Sunny Sight Hotel di Joahannesburg. Non mancano gli attimi di tensione, come quando, John McDonald manager della Ram cerca di bloccare con un furgone i rivoltosi. Ne nasce un acceso diverbio e vola qualche manata con Jacques Laffite. L’abbandono della scena dei concorrenti fa si che saltino le pre-qualifiche. A pagarne le conseguenze sono l’Osella, la Toleman e la March le cui vetture vengono escluse e poste sotto sequestro. Queste squadre infatti si giocavano la qualificazione proprio con le prove cancellate. L’Osella non ci sta ed il suo direttore sportivo Gianfranco Palazzoli, storica figura del motorsport, sottolinea a Pironi l’enorme handicap per le piccole realtà. Il francese capisce il problema e assicura che i top team faranno fronte comune e nel frattempo cercherà di trovare un’intesa con Balestre. Per contro Ecclestone non è per nulla conciliante. E’ ben conscio che sono a rischio i contratti con alcuni sponsor e con le tv per la diretta, che porterebbero ingenti perdite alle casse del Circus. Da qui la minaccia di licenziare i propri piloti Piquet e Patrese se non saliranno al più presto sulle rispettive vetture. Tra il tanto nervosismo però, c’è anche chi trova il tempo di scherzare.
Ad un certo punto il silenzio in pitlane è rotto dal ruggito di un motore. Il rumore proviene dal box della Lotus dove un uomo con la tuta ed il casco di Elio De Angelis s’è calato nell’abitacolo della 87. Che si sia rotto il fronte dell’eversione? Sarebbe un colpo di scena clamoroso! Ma ben presto si scopre che non si tratta del pilota romano, bensì di un meccanico che ha inscenato una burla, il motore si spegne e sul paddock cala nuovamente la tensione. Pure i gestori dell’impianto cercano di parlare coi piloti, però verso 14.50 Pironi fa il suo ritorno in pista con un elicottero e conferma che i margini di trattativa sono saltati. Per ritorsione gli organizzatori paventano allora il ritiro della licenza dei piloti e alcuni titolari delle scuderie inglesi propongono di rinviare la corsa di una settimana schierando giovani promesse provenienti dalla F.2. Pronta è la replica di Lauda:” Ecclestone e Balestre sono uomini che credono nei loro sistemi e non vogliono recedere. Ora sarà importante vedere il ruolo degli sponsor, poiché non penso che intendano investire tanto denaro per veder correre dei piloti di rincalzo e non delle prime guide come noi.” Altrettanto secca è la risposta di Pironi:” I team sono liberi di farlo, ma devono assumersi le responsabilità in caso di incidenti con piloti che non hanno l’esperienza nella guida di vetture da 600 cavalli.” L’opzione viene fortunatamente bocciata. E Pironi precisa:” Avrebbe potuto esserci un accordo, ma un membro di piccola statura della Foca lo ha impedito (è chiara l’allusione ad Ecclestone). Noi siamo venuti qua per correre, ma la Fisa ha preso una posizione dura e noi non faremo marcia indietro.” Nel congedarsi coi media, il ferrarista conferma che insieme ai colleghi trascorrerà la notte al Sunny Sight Hotel. Sempre nel libro “La mia storia”, Lauda racconterà:” Chiedemmo al direttore dell’albergo di dormire in un unico stanzone. Con le camere singole rischiava di rompersi la coalizione. Ci diedero materassi e lenzuola e siccome per recarsi alla toilette occorreva uscire, decidemmo di lasciare una chiave in un piattino al centro del locale in modo che fosse ben visibile chi uscisse. Costui l’avrebbe poi riposta una volta rientrato.” Malgrado siano reclusi, i drivers cercano di trascorrere una serata serena allietati da De Angelis che suona egregiamente il pianoforte, scherzano e mangiano.
Ad alcune mogli viene pure concesso di far visita ai mariti. Il clima apparentemente disteso viene però scosso dall’arrivo di Jacky Oliver proprietario della Arrows.” Si presentò scortato da un gorilla deciso ad entrare ed aveva pure chiesto l’intervento della polizia – rivela Lauda – dovevamo quindi fare attenzione ad evitare una possibile rissa, perché sarebbe stato il pretesto per l’intervento delle guardie. I due erano quasi entrati, ma riuscimmo a tenerli fuori e sbarrammo la porta col il pianoforte. I giovani piloti però erano in preda alla paura temendo grosse ritorsioni, s’era sparsa la voce che saremmo stati arrestati all’aeroporto, ma insieme a Pironi e Piquet li confortammo.” Dunque con il braccio di ferro che prosegue ad oltranza è quasi certo che il Gran Premio non prenderà il via. Una situazione paradossale sulla quale si esprime il grande vecchio, Enzo Ferrari:” Sono addolorato, anche se non sorpreso, del contrasto esploso a Kyalami. In un ambiente sempre più inquinato da mimetizzati particolari interessi economici che mortificano l’impegno tecnico-agonistico e deludono la passione per lo sport dell’automobile.” Si aggiungono i commenti di altri team manager, come Larrousse e Osella che si dicono d’accordo coi loro conduttori nella sostanza, non nella forma. Marco Piccinini, direttore sportivo della rossa, noto per la sua diplomazia dichiara di aver cercato di far applicare le modifiche richieste, ma di non esserci riuscito:” Meglio cambiare un documento che annullare un Gran Premio.” E poi ribadisce che per tradizione la Ferrari lascia libera i piloti di condurre le loro battaglie e che non intende ricattare nessuno con soluzioni di ripiego.
E giungiamo a venerdì mattina. Tutto è ancora installo e ci si aspetta a breve di vedere le squadre fare le valigie e prendere la via dell’aeroporto, quand’ecco il colpo di scena. I piloti lasciano l’albergo e varcano i cancelli del circuito alla 10.40, venti minuti prima delle prove libere. A precederli c’è già stato Teo Fabi, fuggito dall’hotel. Poco conta però, dal momento che nella notte Pironi ha dialogato a lungo con Balestre, il quale ha garantito che il formulario sarebbe stato rivisto la settimana successiva a Parigi (sede Fisa). Gioco forza la protesta rientra. Si corre!
Attenzione però, non è scoppiata la pace, c’è solo in atto un armistizio e con tutte le conseguenze del caso. Ecclestone e Balestre non sono affatto due buoni samaritani e fino a che punto intendono fare marcia indietro ? Le parole sono eloquenti.” Con i piloti non c’è stato nessun accordo – dice Bernie – sono stati loro a scegliere di correre.” A fargli eco è il suo avvocato Max Mosley:” E’ una sconfitta totale dei piloti.” Lauda ribatte:” Abbiamo avuto quello che volevamo, possiamo tornare in pista.” Della serie, tutti vincitori e nessun perdente. Il presidente della Fisa invece non parla, agirà di li a poco. Il patron della Brabham fa subito apporre sulle sue macchine il numero 2, quello di Patrese. E’ un dispetto nei confronti di Piquet, possessore del numero 1. Nelson, reo di esser stato uno degli animatori dello sciopero, viene subito incalzato dal “Padrino” che gli chiede:” Come hai dormito ?” Risposta:” Meglio di te Bernie, grazie.” La querelle continua. Sid Watkins, storico medico del Circus si avvicina al brasiliano e dopo averlo osservato negli occhi gli dice che non sta bene. A quel punto Ecclestone vieta all’iridato di mettersi al volante.” Non passo farlo guidare – si giustifica Ecclestone – non è nelle condizioni psicologiche di guidare e non voglio che si faccia male. Sono preoccupato per lui. Ieri insieme a Pironi, bloccava gli altri piloti ed ora è stressato.” Frasi da cui emerge lo humour britannico che ha sempre contraddistinto il futuro capo supremo della F.1. Piquet tornerà al volante solo per le qualifiche del primo pomeriggio, nelle quali farà registrare il secondo miglior tempo alle spalle del transalpino Renè Arnoux, autore della pole con la Renault. Alle loro spalle si piazzeranno Villeneuve e Patrese. Lauda partirà invece tredicesimo.