Published on Giugno 13th, 2020 | by Massimo Campi
0Le Mans a settembre
La 24 Ore di Le Mans è già stata disputata nel 1968 a settembre
La 24 Ore di Le Mans storicamente si disputa a metà del mese di giugno. Fare un giro completo dell’orologio in pista, per i piloti ed i meccanici, non è certamente rilassante. La stanchezza è spesso la grande compagna della notte, che con le sue insidie, le macchine più lente in pista, da sempre fa parte del grande fascino della gara francese. La scelta del mese di giugno è sempre stata fondamentale proprio per la durata della notte: siamo nell’equinozio estivo, la notte a Le Mans è sempre corta, se c’è bel tempo le luci del tramonto durano ben oltre le 10 di sera e le prime luci dell’alba arrivano dopo poche ore. Quest’anno, per effetto della pandemia mondiale creata da coronavirus, l’Automobile Club de l’Ouest ha annunciato lo spostamento della maratona francese nella seconda metà di settembre, un avvenimento eccezionale, ma non unico. Nelle 87 edizioni della gara solo tre sono state disputate in un mese diverso dal tradizionale giugno: la prima edizione del 1923 si tenne l’ultima settima di maggio e nel 1956 è stata spostata a fine luglio a causa delle necessarie modifiche alla sicurezza del tracciato dopo la tragedia del 1955 che costò la vita ad 80 persone.
L’unica edizione disputata a settembre è quella del 1968: la primavera di Praga e l’assassinio di Martin Luther King ad aprile aprirono la strada ad una serie di lotte sociali anche nell’occidente. Nel maggio del 1968 gli studenti scendono in piazza a Parigi, la Francia è paralizzata dagli scioperi e dalle manifestazioni, ed il governo francese annulla tutti i grandi eventi sportivi per limitare focolai di rivolta. Anche la 24 Ore di Le Mans ne fa le spese, e viene fissata una nuova data a fine settembre per permettere alla popolazione di calmare gli animi.
La partenza della gara era prevista nel pomeriggio di sabato 28 settembre 1968. L’atmosfera non era quella solita estiva, il freddo e la pioggia incombevano sulla Sarthe, inoltre le previsioni meteo davano la possibilità di folta nebbia durante la notte con conseguenti problemi di visibilità, ed alcuni team chiesero anche l’annullamento della gara per motivi di sicurezza. Quell’anno si inaugurava un nuovo corso della gare di durata con la limitazione della massima cilindrata a cinque litri. La sfida Ford-Ferrari tra il 1964 ed il 1967 aveva portato ad un incremento delle prestazioni sui velocissimi rettilinei del tracciato francese. Le Ford GT delle due scuderie ufficiali montavano i V8 di sette litri, mentre la Ferrari con il prototipo P4 erano equipaggiate con il V12 di 4 litri. Per il 1968 entrambe le vetture non potevano più correre: i prototipi potevano avere una cilindrata massima di 3 litri, per adeguarsi ai motori di F1 dell’epoca e ridurre i costi, mentre le vetture Sport derivate dalla GT di serie con almeno 50 esemplari prodotti, potevano montare propulsori fino a 5 litri. Enzo Ferrari era molto contrariato da queste scelte, la P4 del 1967, oltre ad essere bellissima, era molto competitiva ed aveva vinto il titolo mondiale anche se non era riuscita a conquistare Le Mans, ma non era più utilizzabile. La scuderia di Maranello, per protesta, decise di non realizzare più nessuna vettura per il mondiale di durata 1968, dopo anni di militanza nella serie. Tra gli assenti anche Jacky Ickx, che doveva essere al volante della Ford, ma a causa di un incidente con conseguente rottura di una gamba, non può partecipare alla gara.
Il tracciato della Sarthe subì anche delle modifiche, nel tratto tra Maison Blanche ed il rettilineo dei box con la creazione della prima Chicane Ford per ridurre le velocità nello stretto rettilineo dei box che allora non aveva ancora nessuna separazione tra la corsia per i rifornimenti e la pista dove sfrecciavano le vetture ad oltre 250 all’ora. Correre a settembre significava avere una notte molto lunga, e per compensare fu anticipata l’inizio della gara, mentre era concessa l’eventuale sostituzione della batteria per compensare il lungo tempo di impiego dei fari.
L’edizione 1968 di Le Mans dava inizio ad un nuovo periodo delle gare di durata: assenti le Ford ufficiali e le Ferrari, la protagoniste della maratona erano le nuove Porsche con i prototipi di tre litri e le collaudate Ford GT40 con i motori di 5 litri. L’inglese John Wyer, ex direttore sportivo dell’Aston Martin e collaboratore della Ford, ha dato vita ad una sua squadra e schiera in pista le vecchie Ford GT40 sponsorizzate con i colori celeste-arancio dalla Gulf Oil.
Gianni Agnelli da il via alla maratona alle 15 del pomeriggio, sotto un cielo plumbeo e l’asfalto umido con le Porsche che conquistano il comando della gara, ma dopo nove ore ben due vetture di Zuffenhausen, delle quattro ufficiali, sono ferme per problemi meccanici, una terza è squalificata e la rimanente in gara è attardata con problemi all’impianto elettrico. La Gt40 della scuderia Wyer di Pedro Rodriguez e Lucien Bianchi prende il comando della gara e continua a macinare chilometri indisturbata fin sotto la bandiera a scacchi. Fortunatamente la tanto temuta nebbia non si è vista, ma la pioggia, a tratti intensa, ha accompagnato i superstiti i superstiti durante la notte. Alle tre del pomeriggio della domenica la Gt40 taglia il traguardo con cinque giro di vantaggio sulla vecchia Porsche 907 di Rico Steineman/Dieter Spoerry e sei giri sull’unica 908 superstite di Jochen Neerpasch/Rolf Stommelen. Seguono le piccole Alfa Romeo 33/2 con il V8 di 2.000 cc di Ignazio Giunti/Nanni Galli e Carlo Facetti/Spartaco Dini. Con questa vittoria il mondiale Sport è nuovamente nella mani della Ford, la Gt40, anche nella versione derivata dalla stradale con il V8 di 4.942 cc diventa sempre di più una icona nella storia del motor sport.
Tra le vetture iscritte alla gara ci sono anche le Alpine, le Matra e la Howmet Tx con il motore a turbina derivato da quello di un elicottero. Le Mans 1968 di settembre è una gara un po’ in sordina ma segna anche l’inizio di un nuovo periodo che porterà, entro pochi anni ad avere nuovi protagonisti della gare di durata; scorrendo la classifica oltre alla Porsche, ci sono i costruttori francesi ed una serie di piloti che diventeranno campioni delle ruote coperte: Rodriguez, Stommelen, Piper, Attwood, Wollek, Pescarolo.
Immagini ©Ford Press