Published on Settembre 6th, 2018 | by Massimo Campi
0Monza 1933, l’anno nero
a prima tragedia sull’Autodromo brianzolo risale al 1933, quando persero la vita Campari, Borzacchini e Czaykowski
La pista di Monza è spesso stata teatro di grandi manifestazioni, ma anche di tragedie dello sport. Una delle giornate più funeste è stata quella del 10 settembre 1933, in occasione del Gran Premio d’Italia con la scomparsa dei maggiori campioni di quell’epoca.
L’autodromo Brianzolo, nato nel 1922, nei primi dieci anni ha subito diverse evoluzioni del tracciato tra cui quella voluta dal presidente della Commissione Sportiva Automobilistica, l’appassionato mecenate siciliano Vincenzo Florio, che utilizzava la sola parte stradale la curva sopraelevata Sud, raccordate da un breve rettifilo e da due curve a 90′. Il cosiddetto “circuito Florio”, dello sviluppo complessivo di circa 6.680 metri. Nel 1932 venne ripreso il circuito completo di 10 chilometri, ma venne abbandonato dopo gli avvenimenti drammatici del 1933 in cui persero la vita Giuseppe Campari, Baconin Borzacchini e Stanislas Czaykowski. sulla curva sopraelevata Sud.
Il Gran Premio d’Italia, con Benito Mussolini come starter d’eccezione, prese il via alle 9,45 della domenica mattina ed i piloti dovevano percorrere una distanza minima di 500 km. Fu subito duello tra la Maserati di Tazio Nuvolari e l’Alfa Romeo di Luigi Fagioli. Nel tratto di alta velocità c’era il predominio di Nuvolari, ma Fagioli era più veloce sullo stradale. Alla fine, complice una ruota da sostituire sulla Maserati del mantovano, l’Alfa P3 di Fagioli, gestita dalla Scuderia Ferrari, prese il sopravvento vincendo il Gran Premio.
Nel pomeriggio era in programma il Gran Premio di Monza gara di contorno con le stesse vetture e piloti della mattina ma veniva usato solo l’anello di alta velocità di 4,5 km. La gara era stata divisa in tre manche ed una finale e ci partecipavano i migliori piloti e vetture dell’epoca attirati dal montepremi totale di 73.000 lire dell’epoca. La giornata, dal punto di vista meteorologico, non era delle migliori, con una leggera pioggerellina che inumidiva alcuni tratti della pista.
Alle 14,10 il gerarca Starace dette il via alle prime otto macchine schierate sulla linea del via. La batteria venne vinta dalla Bugatti T54 del conte Stanislas Czaykowski, già detentore del record mondiale di un ora con le auto da 4,5 litri, seguita dalle Alfa Romeo di Guy Moll e Felice Bonetto.
Il primo grave incidente succedeva al primo giro della seconda manche quando le Alfa Romeo di Giuseppe Campari e di Carlo Castelbarco uscivano di pista sull’olio lasciato dalla Duesemberg di Trossi alla curva sud nella manche precedente. L’Alfa di Campari si ribaltava a bordo pista, il pilota rimase intrappolato morendo sul colpo, mentre Castelbarco riusciva ad uscire indenne dell’incidente. Ma al giro successivo la Maserati di Mario Baconin Borzacchini usciva di strada nello stesso punto con le stesse drammatiche conseguenze di Campari.
Nonostante le proteste del pubblico e di alcuni piloti tra cui Guy Moll, parti la terza manche che venne vinta dalla Bugatti T31 di Marcel Lehoux seguito dall’Alfa di Pietro Ghersi e dalla MB di Clemente Biondetti. Solo 11 i piloti al via della finale, con Diritto che prese la testa della gara, ma ben presto Czaykowski sorpassa Ghersi e Lehoux con la sua Bugatti prendendo il comando delle operazioni. Sono previsti 22 giri di gara ed inizia la lotta tra le due Bugatti di Czaykowski e Lehoux a suon di giri veloci, tanto che il facoltoso conte polacco segna il giro più veloce a 187,935 kmh.
Ma all’ottavo giro è solo la vettura del francese che passa davanti alle tribune gremite di folla, mentre una sinistra nuvola nera di fumo si alza dalla curva sud, 50 metri dopo il luogo del dramma vissuto poche ore prima. La Bugatti di Czaykowski è finita fuori strada e si è incendiata. La vettura si è ribaltata ed ha preso fuoco, il conte ha battuto la testa contro una pietra nel prato decedendo sul colpo. È troppo per il pubblico che ha subito capito il nuovo dramma e protesta violentemente. La gara viene conclusa al quattordicesimo dei 22 giri in programma, con la vittoria di Lehoux seguito da Moll e Bonetto, mentre il pubblico, sconvolto, abbandona di gran fretta la pista brianzola nella giornata più nera da quando era stata creata.
Le salme dei tre piloti furono composte nella Casa del Fascio di Monza, dove vennero recapitate tre corone di fiori con le scritte “il Duce a Borzacchini”, “il Duce a Campari” e “il Capo del Governo a Czaykowski”. La camera ardente fu vegliata dai picchetti d’onore delle rappresentanze operaie di Maserati e Alfa Romeo, mentre Tazio Nuvolari, che non aveva partecipato alla gara, amico fraterno di Campari, ma soprattutto di Borzacchini, venne pietosamente allontanato dalla camera ardente di Monza dopo essere caduto in una disperata crisi di pianto. Dopo questo dramma, dove tre dei migliori piloti dell’epoca avevano perso la vita, non venne più usato il tracciato di alta velocità ma una serie di tracciati alternativi con velocità e medie sul giro piuttosto ridotte.