Storia

Published on Maggio 1st, 2018 | by Massimo Campi

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Nuvolari e l’ultima Mille Miglia

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Mille Miglia 1948, l’ultimo sprazzo, l’ultima giornata di gloria, ma sfortunata, per la leggenda vivente Tazio Nuvolari

Primavera 1948, la malattia si aggrava sempre di più ma Tazio Nuvolari non vuole neppure pensare al ritiro, con una Ferrari, ancora alla Mille Miglia, scrive l’ultimo capitolo, glorioso, ma sfortunato, della sua leggendaria carriera.

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Nuvolari e Scapinelli

Nuvolari, sempre più malandato di salute, da mesi soggiorna in un convento sul Lago di Garda, a Gardone, dove i medici lo hanno mandato sperando che il clima più mite, rispetto a Mantova, potesse far migliorare le condizioni dei suoi polmoni, minati dal fumo e dai vapori delle benzine speciali usate in gara. Ma il “mantovano volante” soffre anche di un’altra malattia, ancora più grave: la morte prematura dei suoi adorati figli lo ha corroso dal dolore e se ne sta relegato e solitario rimuginando continuamente sulla sua amara sorte, sentendo la fine sempre più vicina.

Ancora una volta ha bisogno di ritrovare se stesso, il suo pubblico o forse la sua disperazione. In un certo senso cerca la disperazione della morte, su una sua vettura, a folle corsa contro tutto e tutti.

Alfa Romeo e Ferrari pensano contemporaneamente a lui, metterlo alla guida di una macchina sarebbe un grande avvenimento, la stampa farebbe faville per rivederlo tra le ali di folla della corsa che la consacrato alla gloria, ma bisogna convincerlo.

Il giorno prima della gara Nuvolari si presenta alle verifiche di Brescia solo per salutare i colleghi. Enzo Ferrari gli va incontro, lo porta nella sua officina, gli offre una vettura, gioca d’anticipo sui rivali del portello, ha le molle giuste per convincerlo. Sono coetanei, parlano la stessa lingua, Ferrari è un grande istrione, Nuvolari correrà con una vettura del Cavallino Rampante, è fatta!.

A Maranello è già pronta la quarta vettura, Nuvolari vuole quella, una 2.000 inizialmente destinata al principe Igor Trubezkoy. come meccanico siede Scapinelli al fianco di Nivola, mentre l’Alfa affida la vettura di scorta al collaudatore Consalvo Sanesi con il famoso meccanico Zanardi.

Il Mantovano ha 56 anni, è gravemente malato, sono mesi che non corre, non ha allenamento, non conosce la macchina, non aspettava di dover partecipare alla massacrante gara di 1600 km, ma parte per vincere.

 “Sfasciala, non ti preoccupare” lo incita Ferrari “non avere paura, nessuno potrà superarti, neanche il diavolo!” ma i fatti gli daranno torto.

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Enzo Ferrari e Tazio Nuvolari

Come accadde in tutte le edizioni della maratona italica, ogni partecipante ha la sua personale odissea, ma la prestazione di Tazio Nuvolari alla Mille Miglia del 1948 rimarrà inimitabile, commovente, entusiasmante ed un grande pezzo della storia di questa gara, anche se finirà con un triste ritiro.

E’ il 1 maggio del1948, alla partenza tutti i tifosi sono con lui, la folla e la stampa lo acclama, è ancora il mito delle folle. La corsa parte velocissima, Alberto Ascari con la Maserati prende la testa, sostituito da Franco Cortese con la Ferrari, poi arriva Nuvolari in lotta con Sanesi, seguito da Taruffi con la Cisitalia. Nivola prende sempre più confidenza con il mezzo poi scatena l’offensiva sugli Appennini facendo valere la sua classe. Arriva a Roma con un largo vantaggio, ha una media di 125 all’ora, ha seminato tutti gli altri che non riescono a reggere il suo ritmo. Taruffi è fuori corsa, Ascari per inseguire il mantovano rompe il cambio e si ritira. Bonetto e Dusio sono fermi con le Cisitalia, Sanesi esce di strada, come il suo compagno di squadra Rol e la Alfa sperimentali sono fuori corsa.

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La Ferrari è già senza cofano

Nuvolari vola in testa alla corsa, ma ben presto l’amaro destino mostra il suo triste volto. Poco dopo Roma si rompe il gancio che tiene chiuso il cofano: Tazio elimina il cofano e prosegue a motore scoperto. Dopo Livorno sbanda ed esce di strada: il sedile del meccanico si danneggia nell’urto. Allora toglie anche il sedile e prosegue, nonostante una balestra in avaria. Finchè le ruote girano continua con una furia commovente ed una classe cristallina accrescendo il suo vantaggio! A Firenze ha un margine enorme sul secondo, poi perde anche un parafango. Pezzi della sua auto sono sparsi per l’Italia ma lui procede verso la vittoria che sembra sempre più vicina. Ma non vincerà. Scampato il pericolo della pioggia, con la macchina senza più il cofano, infine si rompe il perno della balestra già danneggiata e si deve ritirare a Villa Ospizio, vicino a Reggio Emilia. Il sogno è finito: Nuvolari ha 29 minuti di vantaggio sulla Ferrari di Clemente Biondetti, ma non vedrà mai Brescia.

Tutta l’Italia ammutolisce, l’entusiasmo scompare di colpo, la stanchezza e la malattia si fanno sentire. È l’ultimo romantico ritiro del più grande campione italiano, uno degli ultimi atti di una vita leggendaria a tutto gas. Non appena costretto al ritiro e fermo lungo la strada, Nuvolari, calmo e silenzioso, chiede un letto dove riposarsi. E’ fisicamente distrutto e solamente la sua indomita e disperata volontà lo ha sorretto. Sono le quattro del pomeriggio, entra nella canonica della vicina chiesa, il prete si commuove, gli mette a disposizione il suo letto. Si addormenta di colpo, forse sognando l’ultimo possibile trionfo. Scapinelli telefona che mandino una vettura a prenderli. Arriva Ferrari in persona, sono le sei del pomeriggio ed entra in canonica svegliando Nuvolari.

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il “mantovano volante” appare stanco, la malattia avrà presto il sopravvento

“Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno” sono le parole del Drake per consolarlo. Ed il mantovano: “Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte….” poi ripartì in silenzio per la sua casa di Mantova.

Le cronache riportano che la gara fu vinta dalla Ferrari di Clemente Biondetti, ma il vero eroe, la leggenda vivente era ancora lui: il “mantovano volante”!

 

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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