Published on Ottobre 13th, 2017 | by Massimo Campi
0Stile transatlantico/Translatlantic style, una storia d’amore di pinne e cromature.
Lo style delle auto visto da Donald Osborne
Donald Osborne, giornalista e presentatore televisivo americano, è un grande esperto, ed innamorato, di auto italiane. L’italian style lo ha sempre affascinato, soprattutto quello del primo dopoguerra, quando i carrozzieri italiani hanno prodotto linee, e vetture, rimaste nella storia dello stile. Osborne ha realizzato un libro proprio su questo argomento e sulle influenze italiane nello stile americano e viceversa. Lo abbiamo incontrato alla Libreria dell’Automobile dove ha presentato la sua opera ed ha intrattenuto il pubblico con la sua verve e le sue conoscenze.
“Questa opera nasce dalla passione personale per tutto lo style italiano e per le auto in particolare. Tra le mie passione c’è anche il canto, sono un baritono, e la più grande emozione è stata quella di cantare l’inno italiano alla Mille Miglia di due anni fa. Lo stile, l’arte, i carrozzieri, italiani sono stati la base dello stile, soprattutto dopo il secondo conflitto mondiale con la produzione di modelli e prototipi rimasti come esempi nel mondo dell’automobile.”
Il mondo automobilistico ha una grande espansione, soprattutto in America, negli anni ’50.
“Dopo la fine della guerra, tutto il mondo guardava l’America come esempio, molti attori amavano sfilare sulle strade di Hollywood con le loro enormi berline e cabriolet pieni di pinne. Anche in Italia, dove si producevano vetture molto più piccole, si guardava verso l’America per capire quale fosse il futuro dell’auto, ma l’Italia è sempre stata la culla dell’arte e del bello ed è qui dove è nato il design più puro che ha fatto scuola. Inizialmente l’Italia, per l’America, era il paese dove si potevano trovare i migliori artigiani per produrre prototipi a costi decisamente più bassi rispetto a quelli americani. Costruire una fuoriserie in Italia era molto più economico che in America, ma le linee degli artigiani italiani hanno iniziato a farsi strada ed a contagiare il mondo della grande produzione negli States”.
Il design delle vetture degli anni ’50 è spesso frutto di scambi e ricerche tra carrozzieri
“In questo libro si può vedere come lo scambio di idee abbia influenzato il modo di disegnare le vetture. Inizialmente anche i carrozzieri italiani hanno realizzato le fuoriserie con gli orpelli, come pinne e cromature, tanto in voga in America, poi le forme più classiche e semplici, ma basate sulle proporzioni ed i volumi, hanno percorso in senso inverso l’Oceano Atlantico trovando vasti consensi a Detroit. Le forme più snelle, semplici ed elementari sono state quelle vincenti. Ghia, Pininfarina, sono stati i carrozzieri, con i loro prototipi, che hanno lavorato da entrambe le parti dell’oceano favorendo lo scambio di idee. Per esempio Mario Revelli De Beamont, ha lavorato per due anni, all’inizio degli anni ’50, a Detroit; ha disegnato un prototipo per una berlina americana, mai messo in produzione e quando è ritornato in Italia ha venduto il disegno a Pininfarina che ha realizzato la Lancia Florida. Tre anni dopo, le stesse linee, le ritroviamo sulla Lincoln Continental ed è molto interessante pensare come una Lancia potesse diventare una berlina americana degli anni ’50. Un altro esempio riguarda la Maserati 5000 GT, carrozzata Touring, la stessa calandra che identifica il muso la ritroviamo dopo qualche tempo sulla Oldsmobile. Il parabrezza della Chevrolet Corvette è praticamente quello della Lancia Aurelia B24 Spider. Lo scambio tra i due mondi si vede anche tra la Cisitalia disegnata da Savonuzzi e le Chrysler pinnate americane a fine degli anni’50, anche se gli elementi sono puramente decorativi. La fiancata della Ford Mustang è ripresa, nove anni dopo, dalle linee di un’Alfa Romeo degli anni ‘50. Per scrivere questo libro ci ho messo quattro anni, con foto d’autore realizzate da professionisti del settore mischiate a foto d’epoca, ed una ricerca approfondita in Italia ed in America.”
Perché, con il tempo, il lavoro dei carrozzieri artigiani viene standardizzato ed ha meno valore rispetto alle grandi produzioni di serie?
“In quasi tutto il mondo vengono prodotte vetture con carrozzerie chiuse, l’Italia invece ha delle fuoriserie o vetture realizzate in pochi esemplari aperte, fruibili con il clima particolare mediterraneo, un lavoro che permette agli artigiani di vivere e proliferare. Proprio il successo delle piccole carrozzerie costringe ad elevare i numeri di produzione e nella seconda metà degli anni ’50, inizio anni ’60, si arriva ad una standardizzazione anche nel lavoro dei carrozzieri per consentire una produzione in serie a costi ragionevoli e soddisfare le grandi richieste del mercato”.
Le vetture americane hanno però dimensioni diverse da quelle europee
“Certo, in America le vetture sono molto più grandi, ed alcune volte lo stesso design, riportato in dimensioni maggiori, non ha la stessa armonia rispetto a quelle del vecchio continente. Da una berlina di 4 metri, passare ad una di 5,5 metri, non basta fare un semplice calcolo matematico sulla proporzione delle misure per mantenere uno stile armonico e la stessa bellezza, ci vuole studio e grande esperienza per realizzare un prodotto bello e di successo”.
Quali sono stati gli stilisti che hanno lavorato bene da entrambi i lati dell’oceano?
“Direi che i due nomi di riferimento sono stati Mario Revelli De Beamont e Giovanni Savonuzzi, due designer che hanno saputo istituire grandi collaborazioni sia In Italia che in America. Ghia e Pininfarina sono poi state le carrozzerie che hanno realizzato prototipi che hanno creato lo stile di riferimento per quell’importante periodo di evoluzione dell’automobile”.
UNA STORIA D’AMORE DI PINNE E CROMATURE. Il primo libro del noto esperto di auto italiane, giornalista e presentatore televisivo Donald Osborne.