Storia

Published on Luglio 15th, 2017 | by Massimo Campi

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Chaparral, l’aerodinamica secondo Jim Hall

La casa americana Chaparral introduce negli anni ‘60 gli alettoni e le ventole per aspirare l’aria.Distinguished by its huge, downforce-generating and driver-adjustable wing, and side-mounted radiators, the 1966 introduction of the Chaparral 2E helped alter the course of race car design.

Ci sono voluti molti decenni prima di sfruttare la forza dell’aria per aumentare la tenuta di strada delle vetture da corsa. Il mondo dell’automobilismo sportivo inizia seriamente ad interessarsi all’aerodinamica dei fluidi verso la metà degli anni ’60, quando le prestazioni delle vetture da corsa sono sempre più alte e, oltre alle potenze dei motori, occorre alzare le velocità in curva per essere sempre più veloci.

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I primi studi per lo sfruttamento dell’aerodinamica risalgono alla metà degli anni ’50 quando le favolose Mercedes W196 si presentano sui circuiti veloci con particolari carrozzerie aerodinamiche completamente carenate. Ma ai piloti la soluzione non piace particolarmente, hanno difficoltà nell’individuare gli ingombri e le vetture tedesche giù dominano il campo con la loro tecnologia meccanica. Le vetture della stella a tre punte finiscono la loro avventura alla fine del 1955, in seguito cambiano i regolamenti tecnici della massima formula, ma iniziano a cambiare anche i circuiti con tracciati meno veloci e più tecnici.

Le gare di durata degli anni ’60 sono il fulcro della tecnica automobilistica con la sfida tra la Ferrari e la Ford, ma sarà Jim Hall, specialista in aerodinamica della General Motors, è il primo ad occuparsi in modo scientifico dello sfruttamento del carico aerodinamico per aumentare le velocità in curva. James Hellis “Jim” Hall è un ingegnere meccanico americano, nato in Texas nel 1935. Appassionato di auto e di gare, gareggia in diverse categorie, fino ad arrivare in Formula Uno come pilota, in seguito, con Hap Sharp, fonda la Chaparral nel 1960 per gestire vetture ed in seguito costruirle, che gareggiano soprattutto nelle gare americane della serie SCCA, ovvero quelle a ruote coperte.

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Le vetture della Chaparral hanno soluzioni innovative, come i telai in alluminio, scocche in fibra di carbonio, cambi automatici, sempre motorizzati dai propulsori Chevrolet. Le Chaparral corrono in America, ma nella seconda metà degli anni ’60 iniziano a fare la loro comparsa in alcune gare di durata del Mondiale Marche. È Jim Hall che introduce gli alettoni nelle gare con i modelli 2E e 2F che montano una grande ala rialzata per evitare le turbolenze dannose. L’ala è ancorata alla vettura con due alti supporti verticali fissati davanti all’asse posteriore ed il carico generato consentiva alla vettura di percorrere le curve più velocemente degli avversari.

La Chaparral fece alcune apparizioni a Monza, Daytona, Le Mans, Targa Florio nel biennio 1966 – 67, cogliendo l’unica vittoria a Brands Hatch nella BOAC 500 del 1967 pilotata da Phil Hill e Mike Spence. La Federazione Internazionale vietò i motori di oltre 5 litri dal 1968 e per le vetture come la Ford GT40 e la Chaparral non ci fu più spazio con i loro potenti V8 di oltre 7 litri. Ma Jim Hall non si fermò e la Chaparral continuò a correre in America, nella Can Am, dove destò scalpore con la 2J del 1970, la macchina con l’aspirapolvere.

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Dopo l’esperienza del 1966 con l’ala montata sopra il corpo vettura, Jim Hall continuò gli esperimenti aerodinamici e ben presto risultò che l’ala posteriore dava dei benefici sul carico in curva, ma creava problemi alla parte anteriore della vettura che tendeva a sollevarsi. Il muso alzandosi faceva passare più aria nella parte sotto della vettura rendendo impreciso lo sterzo e vanificando in parte gli effetti del carico aerodinamico dato dall’alettone. Per avere ulteriore carico bisognava inclinare l’ala che però faceva aumentare la resistenza all’avanzamento sul dritto con ulteriore diminuzione delle velocità. Il passo successivo fu quello di aumentare il carico in curva senza aumentare la resistenza all’avanzamento e la quadratura del cerchio Jim Hall la ottenne con la 2J nel campionato Can Am, applicando due ventole che estraevano l’aria da sotto la scocca per creare deportanza, ovvero aumentare il carico aerodinamico verso terra senza penalizzare la resistenza data dagli alettoni all’aria. La “sucker car” o aspirapolvere aveva due ventole piazzate sopra il motore azionate da un motore ausiliario a due tempi che estraevano l’aria mentre tutta la parte inferiore era sigillata verso il suolo con delle bandelle di lexan che contornavano tutta la carrozzeria. La differenza di pressione generata tra la parte superiore e inferiore della vettura generava una deportanza pari a 1,3 volte il peso della vettura ed i vantaggi erano così descritti da Jim Hall “questo sistema è molto più efficiente dell’alettone, perché lavora a tutte le velocità anche la più bassa, mentre l’ala diventa efficace solo alle velocità elevate”.

Il 12 luglio 1970, Jackie Stewart pilotò la Chaparral 2J al debutto a Watkins Glen. La vettura curvava come se fosse sui binari, ma dalla parte posteriore uscivano polvere, detriti, ghiaia e pezzi di gomma in gran quantità. La 2J era spesso la più veloce in prova, ma in gara ebbe spesso problemi di vario genere impedendo di concretizzare il risultato. Infine il 1° novembre 1970 la Commissione Tecnica della SCCA dichiarò la vettura fuori legge ponendo fine agli esperimenti di Jim Hall.

Sull’esempio delle trovate di Jim Hall anche la Formula Uno scopre gli alettoni. Inizia la Ferrari e la Lotus nel 1968, in breve tutte le vetture saranno dotate di alettoni e l’aerodinamica entra a far sempre più parte della progettazione fino ad arrivare, un decennio dopo, alle wing car, le vetture ala, basate principalmente sui profili aerodinamici per sfruttare il carico della deportanza in curva.

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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