Storia

Published on Giugno 14th, 2017 | by Massimo Campi

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Bob Wollek, ed il differenziale maledetto

Le Mans 1997, Bob Wollek esce di strada con la Porsche GT1 ufficiale favorendo la vittoria della TWR-Porsche del Team Joest

Ci sono piloti che sono riusciti a vincere la 24 Ore di Le Mans alla prima partecipazione, ed alcuni di loro non ci sono più voluti ritornare per non rovinare il loro palmares, due nomi su tutti: A.J. Foyt e Tazio Nuvolari, ma ci sono altri piloti che ci hanno tentato per una vita, spesso andando vicini al risultato, ma senza mai riuscirci. Vic Elford, Brian Redman, Mario Andretti e Bob Wollek, questo è il poker di piloti che hanno amato Le Mans profondamente, senza mai riuscire a conquistarla. Tra questi un nome spicca su tutti: Bob Wollek, la sua storia è diventata leggenda, il suo inseguimento a quel gradino più alto del podio una questione di vita, una ferita sempre aperta, mai rimarginata, fino all’ultimo giorno della sue esistenza.

Bob nasce in Alsazia, terra di confine tra Germania e Francia, nel 1943 durante l’occupazione nazista. Il padre lo chiamò Bob, trasgredendo agli ordini impartiti dalla Wermacht che non gradiva un nome filo americano tra i nuovi nati. Debutta in macchina, va subito forte. La prima volta corre a Le Mans nel 1968, quando si partiva ancora correndo da una parte all’altra del rettilineo di partenza. Il giovane Bob fa la sua parte, attraversa di corsa il nastro d’asfalto, sale sulla sua Alpine si allaccia le cinture e parte a razzo badando a non commettere errori. Non ha mai corso in F.1, ma è stato uno dei piloti più famosi con le ruote coperte. Ha vinto le grandi gare, compreso Sebring e Daytona, alcune le ha rivinte dimostrando di essere forte, molto forte, spesso stracciando piloti molto più blasonati di lui.

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Uomo dal carattere forte

Brutto carattere, forte, scontroso. Tanto per capirci, a Daytona nel 1983, mentre sta per vincere, il boss del Team Henn chiama A.J. Foyt per salire in macchina nell’ultimo turno di guida. Bob arriva ai box, vede A.J. pronto con il casco in mano a prendere in suo pronto e tagliare da vincitore il traguardo, pronto a godersi il trionfo al suo posto. Non apre la portiera, ingrana la prima e via di nuovo sul banking a manetta. Poi ci ripensa, in America meglio non toccare AJ se uno vuole continuare a correre, “ma non era giusto, lui arrivava solo per prendersi i meriti!” Venti giorni dopo si ritrovano a Riverside, questa volta su due vetture differenti. AJ va da Bob, lo saluta con un“Bob sei pronto a fare qualche bel duello in pista!” – “impossibile” risponde l’Alsaziano “ci vedremo solo quando ti doppierò!” A fine corsa Wollek doppia AJ per la terza volta e gli fa ciao ciao con la mano, tanto per far  capire chi era. Due anni dopo Foyt è invitato a correre a Sebring e Daytona e pone due condizioni: tanti soldi e Bob Wollek al suo fianco. Ovviamente vinsero ed entrarono nella leggenda!

Dal 1975 è diventato pilota ufficiale Porsche, ha tradito la casa tedesca solo per un breve periodo, nel 1984 e 85 quando ha guidato per il team Lancia di Cesare Fiorio, per poi ritornare, dopo la parentesi italiana, con la casa tedesca. Quando non ha corso con le vetture ufficiali ha impugnato il volante di quelle dei migliori team satelliti, come Loos, Kremer o Joest. Ha corso con tutti i modelli Porsche per oltre 25 anni: 935, 956, 962, 911GT1, Gt2, Gt3, ed anche la 917 replica.

Trenta volte a Le Mans

La maratona della Sarthe era il cruccio di Wollek, che ha preso il via in 30 edizioni della gara, spesso con possibilità di vittoria, alcune volte sfiorandola, ma senza mai riuscire nell’impresa. Solo il grande Pescarolo ha partecipato alla maratona della Sarthe più volte di Wollek, ma ha anche ottenuto quei risultati che sono sfuggiti all’alsaziano, secondo per ben quattro volte, vincitore di classe per altre quattro volte, ma mai sul gradino più alto del podio. L’ostinazione per quel podio lo ha forse reso famoso più delle sue tante conquiste. Nel 1978 mentre correva con la 936 rompe il pignone del cambio. In Porsche avevano deciso di alleggerirlo, fecero una modifica con quattro buchi su tutte le macchine ad eccezione di quella di Wollek che ne aveva cinque. Il ritmo di gara era quello vincente, ma il pignone cedette, ancora una volta stop al sogno. Nel 1988 Peter Falk gli fa scegliere il motore da montare per la gara, ha tre cerini in mano, tre motori da montare su altrettante tre macchine. Due sono buoni, il terzo è quello di scorta che difficilmente reggerà per tutta la gara. Bob sceglie il cerino, ovviamente era il terzo motore. Nel 1994 la Porsche non c’è, corre per la Toyota e chiede che venga alzata l’altezza della macchina che striscia per terra in alcune parti della pista. Nessuno lo ascolta, quando erano in testa con due giri di vantaggio si devono fermare a cambiare il fondo scocca, di nuovo fine, si rimanda ad un’altra volta.

Le Mans 1997, la grande delusione

Le Mans, giugno 1997, la Porsche ufficiale è al via con la bestia 911Gt1, un vero prototipo mascherato da vettura GT. Bob ha 54 anni, da 30 sta ancora spettando il suo momento, tante volte è andato in testa, ha dominato, poi la sua macchina si è rotta. Ci ritenterà anche questa volta.

Al via scatta come una belva, ne sorpassa tre appena il semaforo diventa verde, altri due alla staccata del Dunlop, alle Esse de la Foret scarta la 333SP di Tyes, mangia in un sol boccone la TWR-Porsche di Alboreto alla Tertre Rouge. Hunaudieres è primo, non è neanche passato un minuto di corsa è al comando e sta già staccando tutto il gruppo, solo, con 23 ore e 59 minuti davanti, in Porsche esultano, Norbert Singer, il progettista della GT1 questa volta è sicuro di farcela.

Otto della domenica mattina, la buia notte è passata indenne, Wollek è ancora in testa, questo è il suo anno, se lo sente….eppure tutto succede in un attimo. Indianapolis due, accelerazione, tutto è ok. In fondo al breve rettilineo c’è Arnage, la curva a destra, novanta gradi di lenta una pura formalità da espletare. Via il gas, piede sul freno, giù le marce, ma un piccolo tac al posteriore lo mette in guardia… non può essere, anche questa volta! Mezzo giro di volante a destra, giù il gas, improvvisamente la GT1 scarta senza controllo, si intraversa a 80 all’ora, picchia secca nel rail, gara finita, sogno finito!

Bob Wollek è finito nel rail ad Arnage, macchina distrutta, urla lo speaker. Il box Porsche è ammutolito, tutti si scatenano contro l’alsaziano. Andava solo ad ottanta all’ora, un grave errore che è costato la gara alla Porsche! La sfortuna di Wollek, il pilota che non sa vincere a Le Mans! I titoli si sprecano. L’Alsaziano è massacrato. Una occasione del genere non si ripeterà mai più. Bob tace, ma sa che non è stata colpa sua, quel maledetto piccolo tac alla trasmissione, il differenziale, un’altra volta, un’altra sfortuna. La Porsche glissa, sa che Wollek non ha colpa ma non smentisce neanche. In fondo la stampa ha dato la colpa alla sua sfortuna, alla sua voglia di vincere ad ogni costo, il tempo forse rimetterà a posto le cose.

La fine in bicicletta ed il riscatto di Singer

Sebring 2001, l’Alsaziano è in pista con una 911 Gt2 del Team Petersen. Turno di prove finito, Bob va a fare un giro in bici, tanto per tenersi in allenamento. Mentre percorre la highway 98 viene travolto da un camper guidato da John Rashley, un signore di ben 82 anni che non si è accorto della presenza del ciclista. Fine di Bob Wollek, fine di quel pilota che non è riuscito a vincere a Le Mans.

Passano gli anni, Norbert Singer, il guru delle vetture di Stoccarda va in pensione, ed in un libro pubblica le sue memorie tra cui spicca una frase: “A Le Mans ’97 avremmo vinto noi se sulla 911 di Wollek non si fosse rotto il differenziale facendolo uscire ad Arnage, Wollek è sicuramente stato il vincitore morale di quella gara!”

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About the Author

Perito meccanico, fotografo, giornalista, da oltre 40 anni nel mondo del motorsport. Collaborazioni con diverse testate e siti giornalistici del settore.



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