Published on Maggio 8th, 2017 | by Massimo Campi
0Lorenzo Bandini: dramma a Montecarlo
Il 7 maggio del 1967 Lorenzo Bandini perdeva la vita a Montecarlo
Lorenzo Bandini e la formula uno. Una storia come tante altre, uguale ad altre storie di altri piloti che negli anni 60 avevano una voglia matta di emergere, di arrivare, di dimostrare di che pasta erano fatti. Di carattere calmo e molto serio, Lorenzo rappresentava quello che in gergo si chiama “il bravo ragazzo”, un ragazzo che ha costruito il suo debutto in formula uno con tanti sacrifici arrivando fino alla Ferrari ufficiale.
Il 1967 inizia ottimamente per Bandini, che vince nella 24 ore di Daytona e nella 1000 km di Monza entrambe in coppia con Chris Amon.
Montecarlo, è il 7 maggio 1967 e Bandini parte in prima fila, dal secondo posto, a fianco di Jack Brabham. Quando si accende il semaforo verde, Bandini prende subito il comando e spinge al massimo sull’acceleratore, guadagnando decimi su decimi nei confronti dell’inseguitore Denny Hulme.
ha davanti solo Brabham, che al secondo giro “sbiella” inondando la pista per un paio di chilometri di olio motore. Inizia il pandemonio; vetture che si girano, che si toccano. I piloti fanno inutilmente di tutto per tenerle in pista, ma nulla da fare.
Ormai il tracciato di Montecarlo non è altro che un nastro viscido di asfalto. Bandini segnala ai box che la pista non è praticabile e si ondeggia inesorabilmente. Bandini non ama correre sul bagnato, figuriamoci sull’olio. La Ferrari 312 di Lorenzo, scarica a terra inutilmente i suoi cavalli motore, patinando da una parte all’altra della pista, ma Lorenzo continua, quella gara la deve vincere lui.
Al secondo giro, Bandini, finisce sulla macchia d’olio e sbanda, perdendo due posizioni, a vantaggio di Denny Hulme e Jackie Stewart.
L’italiano non si dà per vinto e si mette all’inseguimento di Hulme. La Ferrari del romagnolo guadagna secondo su secondo e al 61° dei 100 giri previsti fa segnare un distacco di appena 7,6 secondi dal neozelandese.
Ludovico Scarfiotti è ai box della Ferrari, si parla di un avvicendamento al volante della rossa, forse la paura di una sostituzione alla guida della rossa lo attanaglia. Bandini pian piano riprende velocità, tanto da incuriosire il D.S. Franco Lini che è ai box, ma si scoprirà poi che non fu Bandini ad accelerare, ma Hulme ad andare più piano.
Davanti Hulme e dietro a Lorenzo, Amon con l’altra Ferrari, corrono verso il traguardo di questa pazzesca edizione del Gran Premio di Monaco.
Nell’inseguimento Bandini trova sulla sua strada due doppiati, Pedro Rodriguez e Graham Hill. Il primo si fa facilmente superare, ma il secondo è un mastino ed è un duro ostacolo per Bandini. Il ferrarista riesce a superare Hill solo dopo diversi giri e con un distacco ormai di 12 secondi da Hulme e gli sforzi per sorpassare il pilota della Lotus lo hanno spossato fisicamente. La sua guida non è più lucida, anche dai box intuiscono che qualcosa non funziona più bene, i tempi sul giro sono altalenanti, sintomo di grande stanchezza da parte del pilota italiano. Nei giri seguenti Bandini perde tempo ulteriore, tanto che all’80° giro il suo distacco da Hulme è ormai salito a 20 secondi.
Al 73. giro, Lini fa mettere il segnale delle posizioni: Bandini secondo e Amon terzo. Bandini vede il cartello ma non rallenta e continua a girare il 1’30”, sembra quasi che Lorenzo sia bloccato con lo sguardo e con il pensiero a qualcosa di incomprensibile. Ormai Bandini era diventato un automa . La gara doveva vincerla lui e basta!. Dalle tribune si dirà che Lorenzo “era cotto”, arrivando persino lungo alla Curva del gasometro.
Poi, all’82° giro si consuma la tragedia. La Ferrari n°18 di Bandini giunge alla chicane del porto a velocità nettamente superiore a quella di solito tenuta in quel punto. Sono le 17.10 del 7 maggio 1967, la Ferrari sbanda e colpisce una bitta di ormeggio delle navi, sollevandosi e ricadendo a terra ormai avvolta dalle fiamme e ribaltata di 180°. Fuoco, tanto fuoco, tanto da convincere quasi subito i commissari di percorso che Lorenzo è già morto
I soccorsi non riescono a spegnere le fiamme tempestivamente, anche perché c’è chi pensa che Bandini sia finito in acqua (com’era successo ad Alberto Ascari nel 1955): ma quando, tre minuti e mezzo dopo l’impatto, le fiamme sono domate, la sagoma del pilota, ormai privo di sensi, è chiaramente visibile all’interno della Ferrari. Bandini viene trasportato al Nosocomio di Montecarlo in condizioni critiche, con una profonda ferita alla milza e ustioni su oltre il 60% del corpo. all’Ospedale di Monaco, il Prof. Chatelain dichiara apertamente che dal punto di vista scientifico, Lorenzo è già morto e ogni ora in più di sopravvivenza è un vero miracolo.
Purtroppo ogni tentativo dei medici risulta vano e Lorenzo Bandini si spegne, dopo settanta ore di agonia, il 10 maggio 1967.
Le indagini apertesi dopo l’incidente fanno chiarezza sulle cause. Senz’altro la prima fu la stanchezza di Bandini, la cui vettura fu trovata in quinta marcia, anziché in terza (come avrebbe dovuto essere nel punto dell’incidente). Ma pure un insieme di altri fattori avevano contribuito a rendere più drammatica una vicenda che forse poteva concludersi meno tragicamente: pesanti accuse sono lanciate in proposito contro la sicurezza dell’autodromo monegasco, specie a causa della presenza di lamiere metalliche e bitte per l’ormeggio (pericolosissime se colpite a quelle velocità dalle monoposto da corsa), nonché di balle di fieno per attutire gli impatti (ma anche le prime ad incendiarsi). In più i soccorritori non indossavano tute anti incendio e i primi estintori a loro disposizione erano di scarsa capacità: in tal modo essi non si erano potuti avvicinare a distanza sufficiente per spegnere le fiamme all’auto di Bandini, né erano riusciti a domare il rogo tempestivamente.
La morte di Bandini, amatissimo dagli appassionati di Formula 1 del tempo e dagli italiani tifosi della Ferrari, lascia un grande vuoto nel mondo automobilistico. Ai funerali, svoltisi a Reggiolo, parteciperanno oltre 100.000 persone.