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martedì 18 Marzo 2025

Ferrari 290 MM, la trionfatrice della 1000 Miglia del 1956

La Ferrari 290 MM appartenuta a Juan Manuel Fangio è stata battuta all’asta da RM Sotheby’s alla cifra di 28 milioni di dollari, pari a 25,8 milioni di euro.

Mille Miglia 1956 Eugenio Castellotti su Ferrari 290 MM
Eugenio Castellotti (Ferrari 290 MM) alla Mille Miglia del 1956.

Questa 290 MM, telaio 0626 (nella foto d’apertura), nell’ambiente delle corse era stata soprannominata Indistruttibile, perché nonostante una lunghissima carriera agonistica, ben otto anni al vertice, non rimase mai vittima di incidenti, nemmeno quando dalla Scuderia Ferrari passò alla Scuderia Temple Buell.

Progettata in funzione della Mille Miglia 1956 e destinata a sostituire la 860 Monza, la Ferrari 290 MM fu costruita in quattro esemplari.

La genesi del V12 montato sulla 290 MM propulsore va ricercata negli scarsi successi del Cavallino nelle competizioni nel 1955, dove i motori usati erano in linea a quattro ed a sei cilindri.

In questo periodo la Ferrari acquistò il reparto corse della Lancia che si occupava di Formula 1, e con esso arrivarono Vittorio Jano, Vittorio Bellentani ed Andrea Fraschetti. I tre ingegneri progettarono un V12 che si basava su quelli progettati dei tecnici Ferrari Aurelio Lampredi e Gioacchino Colombo, prendendo le caratteristiche migliori del motore a “corsa lunga” del primo e di quello a “corsa corta” del secondo

La 290 MM fu subito vincente: prima alla Mille Miglia del 1956 con Eugenio Castellotti  – seguita dalle due 860 Monza di Collins e Musso – e quarta (Indistruttibile) con Manuel Fangio.

Un’altra vittoria importante della 290 MM fu al Gran Premio di Svezia del 1956 con Phil Hill e Maurice Trintignant, ultima gara per il campionato Sport Prototipo di quella stagione. Con questa affermazione la Ferrari conquistò il campionato Costruttori.

Come già accennato la 290 MM Indistruttibile fu venduta a fine stagione alla statunitense Scuderia Temple Buell.

Con questo team vinse la 1000 Km di Buenos Aires del 20 gennaio 1957 con l’equipaggio Masten Gregory, Eugenio Castellotti e Luigi Musso. Precedette sul traguardo argentino la Maserati 300S di Jean Behra – Stirling Moss e la Ferrari 290 MM ufficiale (in realtà era una 860 Monza “convertita in 290 MM) di Alfonso de Portago ed Eugenio Castellotti.

Ferrari 290 MM (1956)

Motore della Ferrari 290 MM del 1956
Motore della Ferrari 290 MM del 1956.

Motore: 12 cilindri a V(60°), anteriore longitudinale; 3490,61 cc (alesaggio e corsa 73×69,5 mm), rapporto di compressione 9:1; potenza max 320 CV a 7200 giri/min; un albero a camme in testa per bancata, due valvole per cilindro; 3 carburatori Weber 36 IR4/C1; accensione doppia con 4 spinterogeni; lubrificazione a carte secco. Trasmissione: frizione multidisco, cambio a 4 rapporti + RM, trazione posteriore con differenziale autobloccante. Telaio: spider 2 posti con telaio tubolare, carrozzeria Scaglietti; sospensioni ant. indipendenti  a quadrilateri trasversali, molle elicoidali, ammortizzatori idraulici; sospensioni post.  a ponte De Dion, doppi puntoni, balestra trasversale, ammortizzatori idraulici; sterzo a vite senza fini e settore; freni a tamburo; pneumatici ant. 6.00×16, pneumatici post. 7.00×16. Dimensioni e pesi: passo 2350 mm; carreggiata ant. 1296 mm, carreggiata post. 1310 mm; peso a vuoto 880 kg; capacità serbatoio 190 litri. Prestazioni: velocità max. 280 km/h.

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