Published on Dicembre 15th, 2015 | by Massimo Campi
0Alfetta 158, la prima vettura campione del mondo
L’Alfetta 158 è nata nel 1937, ed ha corso fino al 1950. E’ stata la monoposto che ha vinto il primo titolo mondiale di F.1, conquistando molti successi.
La notizia ha già riempito le pagine dei giornali ed i sogni degli appassionati del marchio del biscione: “l’Alfa Romeo potrebbe tornare in Formula Uno”, parola di Sergio Marchionne! Una sparata, qualche fondamento di verità, o solo una notizia per far parlare dell’Alfa Romeo deviando i media dai ritardi di produzione della nuova Giulia? Vedremo cosa succederà in futuro ma appare abbastanza improbabile che il gruppo Fiat possa sostituire l’immagine del cavallino rampante con quella del biscione.
La storia dell’Alfa Romeo è una delle più gloriose, da sempre l’immagine delle vetture italiane è legata alle auto sportive. La ex fabbrica milanese è stata la prima a vincere dei titoli iridati, iniziando dal primo titolo conquistato ben 90 anni fa da Brilli Peri per poi continuare con quello di Nino Farina nel 1950, il primo anno della Formula Uno, per continuare la stagione successiva con il “maestro” Manuel Fangio. Una serie di allori nelle massime formule che hanno fatto grande l’Alfa Romeo ed hanno contribuito a rendere famoso il marchio al mondo intero.
Gastone Brilli Peri, il primo campione del mondo con l’Alfa Romeo.
Sono passati ben nove decenni da quando l’Alfa Romeo vinceva il suo primo titolo mondiale, ovvero nel 1925, precisamente il 6 settembre, sul tracciato dell’Autodromo Nazionale di Monza. Il Gran Premio d’Italia di quell’anno era valido per il “Campionato del Mondo Automobilistico, e vincere l’alloro era un premio molto ambito. Ben 15 le vetture in gara, ma solo otto taglieranno il traguardo dopo 80 giri di una massacrante gara, soprattutto per le parti meccaniche delle vetture. L’Alfa Romeo è la vettura da battere, Vittorio Jano ha creato la “P2”, un vero bolide per l’epoca e chi corre con la vettura del Portello ha quasi la vittoria assicurata. Per la squadra corse milanese corrono i più grandi campioni dell’epoca e sarà Gastone Brilli-Peri che vince la corsa con il tempo record di 5 ore, 14 minuti e 33 secondi a una velocità media di oltre 152 km/h. Alle sue spalle, con un distacco di soli 3 secondi, si piazza l’Alfa Romeo “P2” del compagno di squadra Giuseppe Campari. Nasce allora la leggenda sportiva dell’Alfa Romeo che conquista il primo dei suoi cinque Campionati del Mondo, una storia gloriosa che è durata per decenni. Proprio a seguito di questo successo, che lo proietta nell’olimpo dei costruttori di prestigio, il marchio Alfa Romeo si cinge della corona d’alloro.
Nino Farina il primo campione del mondo della Formula Uno.
Era il 3 settembre 1950 quando l’Alfa Romeo 158 numero 18 sfreccia per prima sotto la bandiera a scacchi, con Nino Farina che vince la ventunesima edizione del Gran Premio d’Italia, una gara faticosa, di oltre 500 km, come era abitudine in quegli anni. Con i 30 punti conquistati si laurea campione del mondo, il primo della storia, precedendo Juan Manuel Fangio di tre lunghezze. Nino Farina era nato a Torino il 30 ottobre 1906. Suo padre Giovanni era il fondatore degli Stabilimenti Farina, una delle più antiche ed importanti carrozzerie automobilistiche dell’epoca. Giovanni era fratello maggiore di Pinin, padre dell’ingegner Sergio Pininfarina che, quindi, era cugino di Nino.
L’esordio di Farina in F.1 avviene nella prima gara mondiale, in Inghilterra a Silverstone con l’Alfa Romeo 158. Conquistò la pole, stabilì il giro più veloce e vinse la gara ed in quel 1950, prese parte a sei dei sette eventi in calendario, saltando la 500 Miglia di Indianapolis alla quale partecipavano prevalentemente i piloti nordamericani. Oltre all’Inghilterra, Nino Farina vinse anche i Gran Premi di Svizzera e d’Italia marcando anche il miglior tempo sul giro veloce che a quei tempi significava 1 punto in più su quelli della gara. “Nino Farina era l’uomo dal coraggio che rasentava l’inverosimile”, scrisse Enzo Ferrari sul suo libro “Piloti che gente”. Il pilota torinese era un uomo spesso al centro delle cronache mondane per alcuni comportamenti che, a quei tempi, erano considerati eccessivi: la sua grande passione per le donne e il vezzo di correre con un sigaro cubano fra le labbra. Nel 1952 passò alla Ferrari, dove resterà fino alla fine della stagione 1955 collezionando nell’ordine un secondo, un terzo, un ottavo e un quinto posto mondiale. Morì com’era vissuto, al volante di un’automobile, il 30 giugno 1966. Mentre si recava a Reims per assistere al Gran Premio di Francia, con una Ford Cortina Lotus uscì fuori strada, nei pressi del paese di Aiguebelle, affrontando una curva ad una velocità pazzesca.
L’Alfetta 158, la vettura che ha conquistato il primo titolo mondiale di Formula Uno.
La vettura era nata a Modena, disegnata e costruita nelle officine della Scuderia Ferrari, quando ancora era il reparto sperimentale e si occupava di gestire i programmi sportivi della fabbrica milanese. L’Alfa Romeo 158 era stata progettata da Gioacchino Colombo con la collaborazione nella zona delle sospensioni e del cambio di Alberto Massimino. La monoposto, nata nella primavera del 1937 era equipaggiata con un motore 8 cilindri sovralimentato di 1.500 cc. La sigla 158 derivava dalla cilindrata e dal numero di cilindri. Venne subito rinominata “Alfetta”, un nome che resterà nella storia della marca del biscione, ma sarà identificata anche come una delle auto più longeve con una carriera sportiva durata ben 13 anni. Gareggiò in varie versioni, ma mantenendo sempre l’impianto costruttivo originale, attraversando gli anni del periodo bellico. La 158 venne progettata per la categoria delle “vetturette” per non andare a scontrarsi con le potenti vetture da Grand Prix dove imperversavano Auto Union e Mercedes.
L’Alfa Corse, diretta da Enzo Ferrari, la fece debuttare il 7 agosto 1938 sul circuito del Montenero nei pressi di Livorno, un percorso cittadino di 5800 metri da ripetere 25 volte per un totale di 145 km. La vettura conquistò il primo e il secondo posto con Emilio Villoresi e Clemente Biondetti. Nel 1939 arriva la prima evoluzione dell’Alfetta con una potenza cresciuta a 225 cavalli a 7500 giri/minuto. La 158 era rientrata direttamente in fabbrica e gestita dalla struttura tecnica diretta dallo spagnolo Wilfredo Ricart dopo i contrasti avuti con Enzo Ferrari che giudicava il tecnico dell’Alfa come una figura politica e non all’altezza del ruolo coperto. Il 30 luglio si aggiudicò la Coppa Ciano di Livorno e la XV edizione della Coppa Acerbo, il 13 luglio 1939, con Clemente Biondetti. L’ultima vittoria prima della guerra fu al G.P. di Tripoli del 1940, poi venne messa a sicuro per non cadere nelle mani delle forze di occupazione naziste durante il conflitto.
Nel 1946, dopo la parentesi bellica, ci fu il lento ritorno alle competizioni e le fabbriche rimaste tirarono fuori dai nascondigli le vetture che avevano corso nel decennio precedente. Il Servizio Esperienze, diretto da Gian Paolo Garcea si occupò della preparazione e dell’assistenza in gara della monoposto che fu definita dalla stampa “il simbolo della ripresa del nostro Paese”. Al motore dell’Alfetta furono fatte delle modifiche portando la potenza da 225 cavalli a 250 cavalli, era a quel tempo era la vettura più progredita e la più competitiva nella gare. Il 21 luglio rientrò in gara al Gran Prix des Nations di Ginevra, piazzando tre piloti nelle prime tre posizioni: Giuseppe Farina, Carlo Felice Trossi, Jean Pierre Wimille. La stagione continua con le vittorie a Torino, nel GP del Valentino ad a Milano. Nel 1947 sulla 158 venne adottato un nuovo compressione volumetrico Roots a 3 stadi, la potenza aumentò fino a 275 cavalli a 7500 minuto/giro e nella nuova evoluzione vinse al Bremgarten con Jean-Pierre Wimille. La 158 continua a correre ed a vincere nelle varie competizioni del primo dopo guerra fino a quando, nel 1950 la Federazione Internazionale organizza il primo campionato mondiale di Formula Uno. L’Alfa ha ancora le macchine più competitive ed è pronta alla sfida con una nuova squadra composta da Giuseppe “Nino” Farina, Luigi Fagioli ed il campione argentino Manuel Fangio.
Con 350 cavalli di potenza a 8.600 giri/minuti, ed un peso di soli 700 kg, che porta il rapporto peso/potenza allo stratosferico (per quei tempi) valore di 2Kg/cavallo, l’Alfa Romeo 158 non ha praticamente rivali nel 1950 aggiudicandosi 6 dei 7 Gran Premi di questa prima stagione mondiale. L’unica gara non vinta è la 500 Miglia di Indianapolis, allora inserita nel calendario, ma nessuna macchina europea va in America, come gli americani non verranno mai a correre in F.1. Il 3 settembre Farina si laurea primo Campione del Mondo a Monza. In Alfa Romeo si festeggia, il dominio è assoluto, Farina e Fangio si dividono le vittorie e solo il ritiro dell’argentino a Monza lascia via libera all’italiano. Con il 1950 finisce la carriera della 158, nel 1951 corre la nuova evoluzione Alfetta 159, che aveva già corso e vinto a Monza l’ultima gara di campionato e degna erede, che trionferà cogliendo il secondo successo mondiale per l’Alfa con Fangio.