Alcune volte il favorito della stagione si è rivelato un flop, come la Lotus nel 1979 e la Williams del 1994
Melburne è alle porte, dai risultati della scorsa stagione e dai test invernali un solo nome è in testa alla lista dei pretendenti al primo posto del podio: Mercedes. L’armata teutonica sembra avere ancora una marcia in più rispetto agli avversari, ma ci sono stati casi, nella formula uno degli ultimi 40 anni che i risultati sono stati ribaltati ed una vittoria che sembrava scontata si è presto tramutata in un sonoro flop.
Mario Andretti vince la stagione 1978 con la Lotus 79, la wing car creata da Colin Chapman che ha innalzato di colpo le prestazioni delle monoposto. Agli avversari non rimaneva che inseguire la soluzione aerodinamica della Lotus, ma Chapman ovviamente si spinse molto più in là. L’arma segreta per il 1979 si chiamava Lotus 80 “quando la vedrete le altre monoposto vi sembreranno autobus di Londra” annunciava mister Colin in una intervista per campionato. Il velo scopre la vettura, la prima sorpresa è il colore, non più il classico nero ma il verde inglese con la livrea del nuovo sponsor, poi le linee aerodinamiche, tutte all’insegna della massima efficienza aerodinamica con uno spiccato effetto suolo e tutta la meccanica sviluppata in funzione dei passaggi dell’aria. È bella, quando è ferma sembra un altro pianeta rispetto alla concorrenza, ma quando scende in pista è la concorrenza a farsi un baffo delle soluzioni di mister Colin. Per l’efficienza aerodinamica è stato sacrificato il telaio che torce come fosse di gomma impedendo ai flussi di essere efficienti. Inizia la stagione 1979, intanto la concorrenza è corsa ai ripari con i loro “autobus londinesi” e ben presto la creatura di Chapman sarà bollata come uno dei più famosi flop della storia mentre le rosse di Scheckter e Villeneuve si disputano la vittoria finale che andrà al sudafricano. Stessa sorte toccherà alla Ferrari nel 1980, con Villeneuve già pronto per un eventuale titolo mondiale e la T5 di Maranello che non si dimostrerà all’altezza della sua progenitrice T4, ma intanto Forghieri da Modena già stava pensando alla nuova vettura con il turbo.
Anno 1993, la Williams FW14 domina la stagione con Alain Prost, il motore Renault e le sospensioni attive che la fanno volare rispetto a tutta la concorrenza lontana anni luce soprattutto in curva ed in accelerazione. Finita la stagione il fantino francese, pago del suo quarto titolo mondiale, annuncia il ritiro, il seggiolino della Williams è già pronto per l’eterno rivale Ayrton Senna. Sir Frank già pregusta una nuova vittoria, ha la macchina, motore e pilota migliore, quale può essere risultato più scontato? Ed invece è la Fia a cambiare le carte in tavola abolendo le sospensioni attive, il vero punto di forza della Williams. Pazienza, pensano a Didcot, abbiamo ancora il motore ed il pilota migliore, e tutti saranno sullo stesso piano telaistico. Ma la F14B senza l’ausilio dell’elettronica va in crisi. Per farla viaggiare attaccata a terra e sfruttare l’aerodinamica bisogna indurire le sospensioni come un macigno, inoltre l’abitacolo progettato da Adrian Newey è troppo angusto per l’asso brasiliano che deve ricorrere a tutta la sua classe per cercare di tenere il passo del giovane Michael Schumacher che vola con la sua Benetton. Il primo maggio ad Imola sarà l’epilogo della vicenda con il dramma di Senna. Alla Williams, predestinata vincente, non rimarranno che briciole di quella ipotetica supremazia.